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ONG, attività umanitaria e sicurezza privata

Nel documento Private Military and Security Companies (pagine 80-83)

3. Il ruolo delle PMSCs negli interventi della NATO

3.3. ONG, attività umanitaria e sicurezza privata

Una delle possibilità verso cui le organizzazioni umanitarie si sono in-dirizzate nell’affrontare l’incremento nel livello di insicurezza nel corso delle operazioni umanitarie è stato il ricorso alle PMSCs per la fornitura di vari servizi volti alla protezione del proprio staff e sedi84. Un primo in-centivo a favore dell’impiego di PMSCs proviene dalla constatazione che il modello di sicurezza fondato sul “consenso” delle parti non sia più in gra-do di garantire un’adeguata protezione agli attori umanitari a causa, tra i vari fattori, del mancato rispetto del diritto internazionale umanitario da parte di alcuni attori non-statali e del targeting intenzionale del perso-nale umanitario85. Inoltre, se nel passato le connessioni tra attori militari e civili erano state oggetto di critica a causa del rischio di politicizzare

83 NATO Allied Command Operations, Bi-Strategic Command Procurement Directive, cit.

84 Abby Stoddard, Adele Harmer, Victoria DiDomenico, The use of private security pro-viders and services in humanitarian operations, London, Overseas Development Institute, 2008, (HPG Report, 27), http://www.odi.org.uk/resources/docs/3703.pdf.

85 Il modello del “consenso”, elaborato dal Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) sin dalla sua fondazione nel 1863, si basa sulla convinzione che la protezione del personale umanitario debba fondarsi sul consenso negoziato tra le parti al con litto. Tale scelta è stata motivata da ragioni pragmatiche e di principio. Il consenso delle parti è in-fatti considerato da parte del CICR sia la base fondante della sicurezza del personale che il modo migliore per rispettare il suo mandato di neutralità e imparzialità.

o militarizzare le missioni umanitarie, quest’impostazione è mutata e si assiste ad una maggiore propensione alla cooperazione con gli eserciti.

Questa tendenza apre la strada ad un maggior utilizzo delle PMSCs in ag-giunta o in alternativa alle Forze Armate.

Molte ONG dedite all’assistenza umanitaria non possiedono al loro interno personale quali icato per la gestione della propria sicurezza. In linea generale, esse decidono di ricorrere a servizi di sicurezza privata in seguito ad un incidente speci ico o ad una serie di incidenti che porta-no a presumere un complessivo deterioramento delle condizioni di sicu-rezza. In Afghanistan, ad esempio, varie organizzazioni hanno optato per l’impiego di PMSCs dopo i tumulti a Kabul del maggio 2006 nel corso dei quali gli edi ici di alcune organizzazioni umanitarie erano stati oggetto di attacchi86. Altre motivazioni riguardano considerazioni economiche e di attribuzione delle responsabilità87. Detto ciò, le implicazioni derivanti da-gli eventuali abusi perpetrati da impiegati delle PMSCs potrebbero essere devastanti per quanto riguarda la reputazione, l’immagine e la credibilità di un’organizzazione.

I servizi più comunemente erogati dalle PMSCs sono l’analisi e la stima del rischio, il training dello staff in materia di sicurezza, la consulenza sulla gestione delle crisi e, in particolare, la fornitura di guardie (nella maggio-ranza dei casi disarmate) per la protezione di uf ici, magazzini e residen-ze. La sorveglianza di edi ici e proprietà è generalmente af idata a PMSCs locali deputate al controllo all’accesso, e all’identi icazione di personale e visitatori. Tra le organizzazioni che hanno usufruito di tali servizi è pos-sibile menzionare CARE, Caritas, GOAL, International Rescue Committee (IRC), Save the Children e Worldvison88. Dal lato delle aziende, una lista di PMSCs che hanno lavorato per attori umanitari include ArmorGroup, Control Risks Group, Global Risk Strategies, Erinys, Hart Security, KROLL, Lifeguard, MPRI, Olive, RONCO, Southern Cross Security e Triple Canopy89.

86 Abby Stoddard, Adele Harmer, Victoria DiDomenico, The use of private security pro-viders and services in humanitarian operations, cit., pp. 21-22.

87 James Cockayne, Commercial Security in Humanitarian and Post-Conϔlict Settings: An Exploratory Study, New York, International Peace Academy, March 2006 (IPI Policy Pa-pers), http://www.ipinst.org/publication/policy-papers/detail/128-commercial-securi-ty-in-humanitarian-and-post-con lict-settings-an-exploratory-study.html.

88 Christopher Spearin, Humanitarian Non-Governmental Organizations and Interna-tional Private Security Companies: The “Humanitarian” Challenges of Moulding a Market-place, Geneva Centre for the Democratic Control of Armed Forces, July 2007, p. 5 (DCAF Policy Papers, 16), http://www.dcaf.ch/Publications/Humanitarian-Non-Governmental- Organizations-and-International-Private-Security-Companies.

89 Ibidem, pp. 5-6.

L’impiego di personale privato per la scorta dello staff o dei convogli umanitari – sebbene meno diffuso rispetto alla protezione statica – è una pratica abbastanza comune. Scorte armate sono utilizzate regolarmente nelle grandi operazioni logistiche quali quelle realizzate da CARE o dal World Food Programme (WFP). Generalmente a tali scorte provvedono i governi ospitanti ma, in alcune circostanze, l’unico modo di operare in situazioni instabili tra fazioni in lotta consiste nell’impiego di PMSCs. Un altro settore in cui le PMSCs sono particolarmente attive è quello dello sminamento. Più di 60 PMSCs sono state ingaggiate da organizzazio-ni umaorganizzazio-nitarie per la rimozione di mine, un’attività un tempo spettante esclusivamente alle forze armate regolari, in nazioni quali Afghanistan, Angola, Bosnia, Iraq e Mozambico. Le aziende coinvolte includono Par-sons Corp., EOD Tecnhology Inc., Tetra Tech Inc., USA Environmental Inc.

e le africane Mechem, Mine-Tech e SCS90.

Non esistono ad oggi informazioni sistematiche circa le interazioni tra ONG e PMSCs. L’impressione è che si tratti di un fenomeno più esteso di quanto appaia e che il mercato sia dominato da un numero ristretto di compagnie. Su scala globale, ArmorGroup detiene una lista clienti che in-clude un numero consistente di ONG. Southern Cross Security è un’altra impresa impiegata da varie organizzazioni umanitarie in Sierra Leone.

Per quanto riguarda prestazioni di risk assessment le compagnie più uti-lizzate dagli operatori umanitari sono Control Risks Group e Centurion.

In linea generale, comunque, si assiste ad una prevalenza nell’impiego di PMSCs locali rispetto a quelle attive a livello internazionale.

Nonostante la fornitura di servizi di sicurezza privati nel corso del-le operazioni umanitarie rappresenti un fenomeno in espansione, sia riguardo al livello di impiego che alla gamma delle prestazioni erogate, lo sviluppo di un serio dibattito in seno alle organizzazioni umanitarie è limitato da una serie di ostacoli. L’impiego di PMSCs fa infatti parte di un più ampio processo di politicizzazione e militarizzazione degli aiuti uma-nitari che potrebbe minare la legittimità del lavoro che le organizzazioni presenti sul campo tentano di svolgere. Per le organizzazioni umanitarie vi sono profonde implicazioni derivanti dal trade off tra la sicurezza dei propri operatori e quella delle popolazioni oggetto di aiuto. Se infatti da

90 Peter W. Singer, “Humanitarian principles, private military agents: some implica-tions of the privatized military industry for the humanitarian community”, in Victoria Wheeler and Adele Harmer (eds.), Resetting the rules of engagement. Trends and issues in military-humanitarian relations, London, Overseas Development Institute, March 2006, p.

70 (HPG Report, 21), http://www.odi.org.uk/resources/docs/273.pdf.

un lato è comprensibile che le organizzazioni umanitarie che forniscono assistenza e soccorso in contesti critici abbiano bisogno di un’elevata pro-tezione, d’altro canto, la natura stessa degli scenari nei quali la risposta umanitaria ha luogo rende la presenza di PMSCs suscettibile di in luire sul contesto politico e di sicurezza nel suo insieme.

Nel documento Private Military and Security Companies (pagine 80-83)