• Non ci sono risultati.

Leonardo Caffo

Laboratorio di Ontologia, Università di Torino Via Verdi 8, 10124 Torino, Italia

leonardocaffo@gmail.com Riassunto

Oscar Horta ha sostenuto (Horta 2012) che l’ecologia e l’antispecismo (la considerazione di animali umani e non umani sullo stesso piano morale) siano incompatibili. Questa concezione filosofica si basa sull’idea che l’ecologia, da quella superficiale a quella profonda, fino alla più recente “Land Ethic”, non considerino le individualità animali – che vivono nei diversi ambienti – in modo specifico ma solo come parti non-necessarie di un più vasto agglomerato di cui è necessario tenere conto. Ciò che sosterrò è che questo dibattito costringe e identificare diverse tassonomie ontologiche per tali teorie: l’antispecismo con un’ontologia che ragiona per “individui singolari” (Caffo 2012) mentre, dall’altro lato, le diverse ecologie che costringono a ragionare per “classi di individui” (Brennan, Lo 2011). Il mio argomento è che sia possibile, tuttavia, proporre un’ecologia che abbia alla sua base un’ontologia che ragioni per “individui singolari” dove, per individui, si intendono proprio gli “ecosistemi” come composti, a loro volta, di un insieme di individui indispensabili (e dunque necessari) per il tutto: in un recupero di una concezione spinoziana della natura. Solo attraverso tale impostazione ontologica è possibile, per il pensiero ecologico, superare i problemi morali evidenziati da Horta.

L’argomento di Horta e l’ontologia

Oscar Horta ha sostenuto (Horta 2012) che l’ecologia e l’antispecismo (la considerazione di animali umani e non umani sullo stesso piano morale) sono incompatibili - questo perché l’ecologia non concentra mai, neanche nelle sue forme più radicali, il suo interesse verso individui (come gli animali) ma solo verso le specie. Significa, cioè, che finché la specie nella sua interezza non viene messa in discussione -allora la singola vita animale non avrà un’importanza sufficiente nel calcolo morale della teoria ecologista.

Questo dibattito costringe e identificare diverse tassonomie ontologiche per tali teorie: l’antispecismo con un’ontologia che ragiona per “individui singolari” (Caffo 2012) mentre, dall’altro lato, le diverse ecologie che costringono a ragionare per “classi di individui” (Brennan, Lo 2011). Credo tuttavia che sia possibile proporre un’ecologia che abbia alla sua base un’ontologia che ragioni per “individui singolari” dove, per individui, si intendono proprio gli “ecosistemi” come composti, a loro volta, di un insieme di individui indispensabili (e dunque necessari) per il tutto: in un recupero di una concezione spinoziana della natura (tipica, ad esempio, del pensiero tradizionale cinese). Tutto ciò serve a considerare la prospettiva secondo cui, al contrario di ciò che sostiene Horta, antispecismo ed ecologia possano far parte di una congiunzione e non di una disgiunzione esclusiva. Si considerino questi due schemi:

Schema A: Ontologia dell’ecologia standard Schema B: Ontologia dell’antispecismo standard

Lo schema A fornisce un’immagine dell’ecologia con un inventario del mondo dato dalle diverse specie che compongono l’ambiente questo consente, in un secondo momento, di impostare ragionamenti specifici su salvaguarda delle specie, integrazione delle specie, ecc.

Lo schema B, invece, fornisce l’immagine ontologia dell’antispecismo: un inventario del mondo dato dai diversi animali, individui e non classi. In modo speculare, anche in questo caso, tale ontologia consente discorsi specifici su salvaguarda dei singoli animali ecc.

Figura 1. Schemi ontologici standard

Analisi del problema

Se l’ontologia dell’ecologia si basa su classi, dunque, gli individui interni alle classi non sono essenziali fin quando la classe stessa non è danneggiata -questo crea, effettivamente, dei problemi di ordine morale per l’antispecismo tali da far sembrare incompatibili le due teorie la vita del singolo animale non è per se stessa importante.

Per uscire dall’impasse consideriamo la nozione di “ecosistema” -una porzione di biosfera delimitata naturalmente, cioè l'insieme di organismi animali e vegetali che interagiscono tra e con l'ambiente che li circonda. Costituito essenzialmente da un ecotopo (componente abiotica) e da una (o più) biocenosi (componente biotica) inserite in un particolare ambiente climatico. Almeno dall’ecologia profonda in poi non è peregrino il tentativo di considerare l’ecosistema come un individuo per farlo, infatti, basta recuperare una concezione spinoziana della individualità naturale: «Una cosa singolare qualsiasi, ossia qualunque cosa che è finita e ha un'esistenza determinata, non può esistere né essere determinata, e così via all’infinito» [B. Spinoza, Ethica, I, propo.XXVIII]. Questo perché un individuo di per sé non esiste non in relazione - entro quella ontologia relazionale tipica del pensiero orientale attraverso cui un ecosistema può essere, stavolta filosoficamente e non scientificamente, definito come: complesso degli esseri animati e inanimati, delle forze, dei fenomeni e delle relazioni che lo costituiscono come totalità organica tra individui in relazioni regolate da leggi intrinseche. A tal proposito si consideri questo schema:

Schema C: Ontologia di un ecosistema

Diversi organismi, individui e non classi, che compongono l’inventario del mondo degli ecosistemi. Attraverso la concezione sovraesposta possiamo provare a sostenere la tesi che al variare di anche solo un organismo l’ecosistema è cambiato completamente diverse relazioni implicano diversi individui.

Un criterio di identità

Consideriamo per un attimo il classico principio lebniziano della identità degli indiscernibili -eadem sunt, quorum unum potest substitui alteri salva veritate. Come sappiamo bene se e solo se due individui hanno le stesse proprietà possono essere identificati come “uguali” [∀P, ∀x, ∀y: (x = y ↔ (Px ↔ Py))] -se assumiamo tale principio (ma anche varianti assai più deboli e meno problematiche) un Ecosistema E1 che perde un suo organismo O1 non è più E1 ma diventa un E2. Se l’ecologia vuole salvaguardare gli ecosistemi nella loro interezza e integritàè indirettamente costretta a salvaguardare e considerare importanti anche ogni organismo che di tali ecosistemi potrebbe far parte.

Conclusioni

In questo modo antispecismo ed ecologia non sono più in conflitto come sostenuto in (Horta 2012): se l’antispecismo vuole prendersi cura della vita di ogni singolo animale deve tener conto dell’ecosistema in cui vive e se l’ecologia vuole prendersi cura degli ecosistemi nella sua interezza deve curarsi di ogni singolo organismo. Certo sappiamo però che non è sempre così facile: talvolta proprio per mantenere l’equilibrio di un ecosistema siamo costretti a concepire una regolamentazione degli organismi al suo interno -anche se l’ecosistema varia, perlomeno “resiste” (distinguendo, de facto, tra proprietà necessarie e contingenti entro il criterio di identità proposto). In questo caso sostengo che, effettivamente, antispecismo ed ecologia rimangono paradigmi teorici in netta contrapposizione.

Bibliografia

Brennan, A., Lo, Y. S. (2011), “Environmental Ethics”, in The Stanford Encyclopedia of Philosophy (Autunno 2011), Edward N. Zalta (a cura di.),

URL = <http:// plato.stanford.edu/archives/fall2011/entries/ethics-environmental/>.

Caffo, L. (2012), “Per una metafisica dei quodlibet”, in A. Ramberti (a cura di) Scrivere per il futuro: ai

tempi delle nuvole informatiche, Fara Editore, Rimini, 287 – 300.

Horta, O. (2012), “Tomándonos en serio la consideración moral de los animales: más allá del especismo y el ecologismo”, in Rodríguez Carreño, Jimena (ed.), Animales no humanos entre

animales humanos, Plaza y Valdés, Madrid, 2012, 191-226 [traduzione italiana O. Horta, Una morale per gli animali, Mimesis 2014 - a cura di M. Pettorali].

Lo, Y. S. (2001), “The Land Ethic and Callicott's Ethical System (1980-2001): An Overview and Critique”, in Inquiry 44: 331-58.

Interrelatedness and the Emerging ‘One Health’ Paradigm: