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LE OPERE DELLA LETTERATURA REGIONALISTA DEL NORDEST: TRADUTTORI, MEDIATORI CULTURAL

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2.1 LE OPERE DELLA LETTERATURA REGIONALISTA DEL NORDEST: TRADUTTORI, MEDIATORI CULTURAL

Il clima in cui sono nate le opere che fanno parte del corpus in Brasile negli anni Trenta, con il crearsi di gruppi di intellettuali che condividono ideali, progetti, impegno politico e si incontrano per confrontarsi magari, come succedeva, per esempio, a Maceió, è di effervescenza culturale, di scoperta, di desiderio di raccontare realtà prima poco conosciute o addirittura sconosciute, come quella nordestina nel nostro caso:

[...] siamo rimasti a bocca aperta quando, nel 1928, è apparso A Bagaceira, de José Américo de Almeida; riconoscevamo nel libro di José Américo tutto quello a cui aspiravamo; ci parlava della realtà brasiliana, della realtà rurale, come nessuno aveva fatto prima. A Bagaceira ha avuto una grande influenza su di noi. Siamo nati tutti lì, noi, i romanzieri chiamati ‘del Nordest’, José Lins do

Rego, Rachel de Queiroz e io – anche Graciliano Ramos, ma forse in un modo un po’ diverso ...” 250. La letteratura regionalista degli anni Trenta si nutre di incontri, di scambi, gli scrittori nordestini sono legati da rapporti di amicizia e stima reciproca, Amado lo dice in modo chiaro nel libro che, come riporta il titolo, ‘non’ è un’autobiografia, Navigazione di cabotaggio: appunti per un libro di memorie che non scriverò mai251 e anche durante l’intervista

rilasciata ad Alice Raillard:

[i]o ricevevo almeno una lettera alla settimana da Érico Veríssimo, un’altra da Graciliano Ramos, da Rachel de Queiroz, da tutti ... [...] Così, quando Rachel è arrivata a Rio, ci incontravamo quotidianamente, noi e tutti gli altri, Raul Bopp, il poeta gaúcho, uno dei miei grandi amici 252.

Si tratta di scrittori che vedono aprirsi un nuovo scenario per quanto riguarda il fare letteratura, con l’aumento di attività di case editrici come la José Olympio, la Ariel, la Schmidt, che aumentano esponenzialmente il numero delle pubblicazioni, basti vedere il caso di Lins do Rego253. Quello della revolução de 30 è un clima di speranza in

250 “[...] ficamos alucinados quando em 1928 apareceu A Bagaceira, de José

Américo de Almeida; reconhecíamos no livro de José Américo tudo aquilo a que aspirávamos; ele nos falava da realidade brasileira, da realidade rural, como ninguém o fizera antes. A Bagaceira teve grande influência sobre nós. Todos nascemos ali, nós os romancistas chamados ‘do Nordeste’, José Lins do Rego, Rachel de Queiroz e eu – Graciliano Ramos também, mas talvez de uma maneira um pouco diferente ...”. RAILLARD, A. Conversando com Jorge Amado, Rio de Janeiro: Record, 1990, p. 41.

251 Basti vedere le pp. 32-34, 147-148, 207-208, 258 di AMADO, J. Navegação

de cabotagem: apontamentos para um livro de memórias que jamais escreverei. São Paulo: Companhia das Letras, 2012. AMADO, J. Navigazione di cabotaggio: appunti per un libro di memorie che non scriverò mai, traduzione di Irina Bajini. Milano: Garzanti Editore, 2011, pp. 32-35, 222-223, 269.

252 “Eu recebia pelo menos uma carta por semana de Érico Veríssimo, outra de

Graciliano Ramos, de Rachel de Queiroz, de todo mundo... [...] Assim, quando Rachel chegou ao Rio, nos encontrávamos diariamente, nós e todos os outros, Raul Bopp, o poeta gaúcho, um dos meus grandes amigos”. RAILLARD, A., Conversando com Jorge Amado, op. cit., 1990, pp. 48-49.

un cambiamento sociale, di una crescita dal punto di vista culturale, con un’uscita della cultura dal circolo ristretto dell’élite che poteva permettersi il lusso di avervi accesso, basti vedere l’apertura di nuove università e facoltà254, anche se, purtroppo, di fatto tali speranze verranno

deluse dall’instaurarsi dell’Estado Novo. Come ho già evidenziato, gli intellettuali nordestini sentono l’urgenza di arrivare a un pubblico più ampio di lettori, ai quali aprire scenari culturali molto caratterizzati, come quelli dipinti da Amado, Ramos e Lins do Rego, in una lingua accessibile, che sia libera da ogni accademismo e vicina alla lingua usata nel quotidiano dai lettori non ‘addetti ai lavori’ e anche da chi lettore non è. Un clima che si avvicina molto a quello dell’Italia degli anni Cinquanta, in cui scrittori, artisti, cineasti, condividono un progetto e si incontrano in luoghi che diventano un punto di riferimento, autentici laboratori di idee, progetti, come può essere stato il Caffè Rosati in Piazza del Popolo a Roma, in cui non era infrequente vedere intellettuali italiani ma anche stranieri, Vincenzo Cardarelli, Italo Calvino, Elsa Morante, Pier Paolo Pasolini, Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, Pablo Picasso, Pablo Neruda, artisti in esilio dai propri paesi stretti nella morsa della dittatura. Questi intellettuali portano con sé testimonianza di storie, culture altre alle quali l’Italia del dopoguerra sente il bisogno di aprirsi ed è in questo contesto che va inserito l’arrivo delle traduzioni italiane degli scrittori nordestini degli anni Trenta; Roma e Milano sono centri frequentati da esiliati, artisti, cineasti stranieri. Finita la guerra in Italia c’è l’impulso di costruire un mondo nuovo, scambiare progetti, idee e lo scambio con intellettuali esiliati, molti sudamericani, alla ricerca di un confronto con chi aveva appena superato il fascismo. A Roma si incontravano in continuazione da Rosati in Piazza del Popolo e c’era uno scambio fertilissimo di progettualità artistica oltre che politica, alimentato dalla spinta, anche in Italia, a rivolgere lo sguardo altrove, ad andar fuori e confrontarsi.

Un altro punto d’incontro è rappresentato dal Congresso Mondiale dei partigiani per la Pace che ha luogo nel 1949 a Parigi, dove è nato il movimento, occasione di dialogo e di condivisione; al Congresso di Parigi hanno partecipato anche Amado e uno dei suoi traduttori,Puccini, che vi prendeva parte come traduttore255. Si tratta, nel caso dei caffè letterari

254 CANDIDO, A., “A Revolução de 1930 e a cultura”, op. cit., 1987, p. 184. 255 Da conversazione con la Professoressa Stefania Piccinato Puccini (14 luglio

2016), che faceva a sua volta parte del gruppo di interpreti coordinato da Jeanne Modigliani. Tra i partecipanti si contano: Picasso, Neruda, Ehrenburg,

come in quello degli incontri successivi dei partigiani della Pace (a Varsavia, a Vienna, a Roma, per esempio256) di intellettuali e artisti che,

evidentemente, si muovono in un ambito che politicamente è quello della sinistra, interessato a far conoscere al pubblico italiano autori che ne condividono tematiche e sensibilità, come è il caso dei nordestini brasiliani degli anni Trenta. Molti dei protagonisti dell’ingresso di Amado, Ramos e Lins do Rego nella cultura italiana fanno quindi parte di una rete di relazioni che pongono in essere un dialogo e uno scambio estremamente vivi tra il Brasile e l’Italia, basti pensare che Puccini traduce Jubiabá, Calvino e Natalia Ginzburg ne seguono, in momenti diversi, il percorso per Einaudi, Ginzburg si occupa della revisione257 e

Picasso è autore dell’immagine presente sulla copertina della prima edizione di Terre del finimondo per Bompiani: tre delle persone citate erano presenti al Congresso Mondiale dei partigiani per la Pace del 1949 a Parigi. La copertina realizzata da Picasso era, come dice Paloma Amado, la preferita in assoluto del padre, “la copertina, la sua preferita

Vittorini, Guttuso, Quasimodo, Natalia Ginzburg, Einaudi, solo per citarne alcuni.

256 Si vedano i seguenti articoli da L’Unità: 23 ottobre 1949, p. 5 “UN GRANDE

AVVENIMENTO INTERNAZIONALE. Lo stato maggiore della Pace riunito il ventotto a Roma. Delegazioni da tutti i paesi del mondo”; 26 ottobre 1949, p. 3, “IL CONVEGNO DEI PARTIGIANI DELLA PACE VEDE RIUNITI UOMINI CELEBRI DI TUTTO IL MONDO. Ospiti illustri nella nostra città. Ieri sono giunti Jorge Amado, Lukacs, Sadoveanu – Picasso e Joliot Curie sono attesi per la giornata di oggi”; 29 ottobre 1949, prima pagina, “L’APPELLO SOLENNE DI JOLIOT CURIE APRE I LAVORI DEL COMITATO Tutti i combattenti per la Pace uniti contro il riarmo e i patti d'aggressione! Il saluto di Pietro Nenni e la relazione organizzativa di Laffitte - Commosse accoglienze a Fadeev, Ehrenburg, KorneiciuK e Picasso - Il Comitato prosegue i lavori a porte chiuse”; 30 ottobre 1949, prima pagina, “DINANZI AI DELEGATI DI SESSANTOTTO PAESI DEL MONDO Oggi Roma in nome dell’Italia testimonierà la sua ferma volontà di pace. Il saluto di Fadeev agli italiani – Il grande scrittore sovietico riafferma la possibilità della coesistenza dei due sistemi socialista e capitalista. Le proposte di Emilio Sereni per impegnare i Parlamenti contro il riarmo”; e l’articolo da La Stampa, 1 novembre 1949, p. 3 “Quattro chiacchiere a cena con i partigiani della Pace. Si festeggiano gli ospiti illustri – Quando Picasso si cava la giacchetta…- Storiella della signora dalle calze dipinte – Gli aforismi e i precetti di Iljas Ehrenburg”, solo per fare alcuni esempi.

257 Queste informazioni sono contenute in lettere scambiate tra Puccini e Calvino, conservate presso il fondo Einaudi dell’Archivio di Stato di Torino, delle quali dirò più diffusamente in seguito.

era una copertina italiana di Picasso […] è la più bella di tutte, un disegno, un dipinto di Picasso, è quella di Terras do Sem Fim”258:

Immagine 16: Copertina prima edizione di Terre del finimondo, 1949, prima edizione

La traduzione è manifestazione concreta di questo dialogo e affrontare il discorso della traduzione come mediazione culturale, impostazione che mi sono data nella presente ricerca, significa sicuramente riflettere, oltre che sui paratesti contenuti nel libro-archivio tradotto, sulle figure che sono protagoniste dell’intero processo che porta un’opera letteraria in un sistema linguistico-culturale altro. Figure che fanno parte dell’archivio invisibile, meno leggibile, che è presente in un libro tradotto, a cominciare, ovviamente, dai traduttori, coloro che, di fatto, rendono fruibile il testo a chi non conosce la lingua in cui esso è originariamente scritto. Lefevere offre un’interessante definizione dei traduttori:

258 “A capa, a preferida dele era uma capa italiana do Picasso [...] é a mais

linda de todas, é um desenho, uma pintura do Picasso, é do Terras do Sem Fim”. Da conversazione con Paloma Amado. AMADO, J. Terre del finimondo. Milano: Bompiani, 1949. Disponibile in

http://www.librirari.it/it/libri/ricerca/editore/Valentino+Bompiani, accesso effettuato il 18 maggio 2017.

scrittori e scrittrici che svolgono una funzione di mediazione: essi non creano la letteratura ma la riscrivono e sono responsabili, forse più degli stessi autori, della ricezione e del successo delle opere letterarie presso i lettori non specialisti, i quali nella globalità della nostra cultura costituiscono la stragrande maggioranza dei fruitori259.

Alcuni degli intellettuali coinvolti nell’ingresso della letteratura brasiliana nordestina degli anni Trenta in Italia hanno intessuto uno scambio a livello personale oltre che professionale, che è testimoniato da lettere che ho avuto il privilegio di poter consultare. Mi riferisco, in primo luogo, alla corrispondenza scambiata tra Amado e Puccini, traduttore di due delle opere contenute nel corpus, Capitães da Areia e Jubiabá e di racconti di Amado pubblicati su L’Unità nonché autore di articoli sulla letteratura brasiliana affidati alle pagine dello stesso giornale260. Si tratta

delle lettere conservate presso l’Archivio Contemporaneo Bonsanti del Gabinetto Vieusseux di Firenze, nel Fondo a lui intitolato, e presso la Fundação Casa de Jorge Amado di Salvador. Una documentazione ricchissima, che restituisce tracce di un percorso personale e professionale comune, costruito sulla condivisione di ideologie, interessi, obiettivi da realizzare; uno scambio intenso e continuativo, che tocca nello specifico le traduzioni fatte da Puccini e la collaborazione esistente tra i due intellettuali, e che non può non aver influito sulla presentazione e la divulgazione della letteratura e della cultura brasiliana in Italia e viceversa.

Le prime notizie che emergono dalle lettere sono quelle relative alla traduzione italiana di Jubiabá, a partire da quando nasce l’idea di realizzarla. Una lettera da Roma del 1° ottobre 1948 scritta da Puccini

259 LEFEVERE, A., Traduzione e riscrittura. La manipolazione della fama

letteraria, op. cit., 1998, p. 3.

260 La prima traduzione di Capitães da Areia, I banditi dell'Arena, è però pubblicata a puntate su Vie Nuove a partire dal 1948 e si intitola così, non La banda dell’Arena, come riportato nell’articolo di Maria Gloria Vinci “Ideologia e traduzione: Jorge Amado in Italia e la traduzione in italiano di Capitães da Areia”, in Revista de Italianística, XXXIV, 2017, p. 9. L’articolo è disponibile in http://www.revistas.usp.br/italianistica/article/view/139838, accesso effettuato il 05/12/2017. Lo stesso traduttore Puccini nelle pagine de L’Unità (28 luglio 1949, p. 3, articolo dedicato a Terre del finimondo) riporta quel titolo, La banda dell’Arena, ma tra virgolette.

spiega come la casa Einaudi cominci a manifestare interesse nei confronti dell’opera di Amado, di cui il futuro traduttore ha spedito esemplari e arriva a Jubiabá:

[c]aro Jorge, […] Ora Einaudi mi scrive che ha deciso di tradurre Jubiaba e mi fa domande su traduttore, contratto e diritti d’autore. Per quanto concerne il primo punto: vorrei essere io l’eletto, ma non ho tempo, ho soltanto voglia di farlo. Se potessi trovare un aiuto (non so quale); ma credo che sia meglio un traduttore completo e unico. Quanto al resto: devi dire tu! [...]261.

Subito dopo, la stessa lettera offre un esempio di come, tra Puccini e Amado, esista una reale condivisione di vedute e preoccupazioni dal punto di vista politico, ma anche un reale rapporto di amicizia:

[c]he notizie del Brasile? Qui nella furia del Partito si sente la necessità di notizie, di articoli sul movimento di resistenza antimperialista, su Prestes, su Neruda etc. Notizie come quella del movimento nazionalista per il petrolio sono riportate solo nei quotidiani “di destra”. La manifestazione del 26 settembre qui a Roma, per il ritorno di Togliatti nella lotta, è stata una cosa grandiosa, unica. Il Partito Italiano affronterà, in

261 “Querido Jorge, [...] Agora Einaudi me escreve que decidiu traduzir Jubiaba,

e me pide sobre o asunto do traductor e pelo contrato e pelos direitos. Pelo primero asunto: eu quereria ser o eleito, mas nao tenho tempo, tenho so vontade. Se puderia achar um ajuda (nao sei qual); mas acho que melhor é um traductor completo e único. Pelos outros asuntos: você tem que falar! [...]”. In ACGV, Firenze, Fondo Dario Puccini, Corrispondenza con Jorge Amado. La lettera non è firmata, elemento che conferma quanto riferitomi dalla moglie di Dario Puccini, Professoressa Stefania Piccinato, durante una delle conversazioni gentilmente concessemi: che si tratti cioè, in questo come negli altri casi, di brutte copie destinate alla dattilografa e, in quanto tali, contenenti possibili errori e refusi. La Professoressa Piccinato si è dimostrata sempre disponibile ad aiutarmi e gli incontri hanno avuto luogo il 14 luglio 2016, il 28 dicembre 2017, il 22 agosto 2018 e il 01 gennaio 2019. Le conversazioni hanno contribuito enormemente ad ampliare lo sguardo con cui stavo approcciando la ricerca e mi hanno permesso di cogliere spunti che prima mi erano sfuggiti. Nel caso delle lettere ho sempre rispettato la forma originale, quindi eventuali sottolineature o altro erano presenti nei documenti.

questi mesi, lotte importantissime! Tu ora stai a Parigi? Pensi di lavorare anche come scrittore? […] Vorrei che mi ricordassi agli amici e compagni: Zora, Scliar, etc. Cordiali saluti alla tua signora. Un abbraccio dal tuo amico e compagno262.

La preoccupazione di Amado nei confronti delle traduzioni italiane dei propri romanzi è presente e ricorda quella espressa da Guimarães Rosa, che più volte ripete di desiderare che Bizzarri accetti di tradurre Grande Sertão Veredas263. Anche nel caso di Jubiabá si manifesta un

desiderio piuttosto esplicito circa la scelta del traduttore:

[m]io caro Puccini, grazie per la tua lettera del 1° e per esserti interessato presso Einaudi, con cui ho già firmato il contratto per l’edizione italiana di “Jubiabá” e dal quale aspetto ancora notizie su “Vida de Prestes”. Lo stesso giorno in cui ho ricevuto la tua lettera avevo scritto, poco prima, a Einaldi, chiedendo se non potresti essere tu il traduttore del libro. Per me sarebbe ottimo. Ma, se non potessi, desidero, per lo meno, che orienti un po’ il traduttore che sarà scelto264.

262 “Quais noticias de Brasil? Aqui na pressa do Partido se sente a necessidade

de noticias, de artigos sobre o movimento de resistencia antimperialista, sobre Prestes, sobre Neruda, etc. Noticias como esa do movimento nacionalista pelos petroleos, sao reproducidos so nos diarios “de derecha”. A manifestação de 26 setembro aqui em Roma, pelo regresso de Togliatti na luta foi uma coisa grandiosa, unica. O Partido Italiano enfrentera nestos meses lutas importantissimas! Você agora fica em Paris? Pensa de trabalhar tambem como escritor? [...] Gostaria que você me lembrasse aos amigos e companheiros: Zora, Scliar, etc. Saludos cordiais pela sua senhora. Abraços de seu amigo e companheiro”. In ACGV, Firenze, Fondo Dario Puccini, Corrispondenza con Jorge Amado.

263 GUIMARÃES ROSA, J., João Guimarães Rosa: correspondência com seu

tradutor italiano Edoardo Bizzarri, op. cit., 2003, p. 159 e pp. 184-190.

264 “Meu caro Puccini: obrigado por tua carta de 1° e pelo interesse tomado junto

a Einaldi com quem já assignei contrato para a edição italiana do “Jubiabá” e de quem espero ainda noticias sobre a “Vida de Prestes”. No mesmo dia em que recebi tua carta havia eu escrito, um pouco antes, a Einaldi perguntando se tú não poderias ser o tradutor do livro. Para mim seria otimo. Mas, se não o puderes, desejo pelo menos que orientes um pouco o tradutor que for escolhido.” Lettera da Parigi del 05 ottobre 1948, in ACGV, Firenze, Fondo Dario Puccini, Corrispondenza con Jorge Amado.

Se non sarà possibile averlo come traduttore, lo scrittore spera che Puccini possa essere punto di riferimento per chi si incaricherà del lavoro: una dimostrazione di fiducia e al contempo di preoccupazione per la traduzione dei propri romanzi. Queste righe di Amado forniscono anche un’indicazione ulteriore su Puccini, che si occupa anche di rappresentare lo scrittore brasiliano presso le case editrici italiane per quanto riguarda traduzioni in italiano di altre sue opere, svolgendo così un autentico ruolo di mediazione culturale per quanto riguarda l’arrivo della letteratura brasiliana in Italia265. Amado incalza l’intellettuale italiano sperando di

persuaderlo ad accettare il lavoro di traduzione: “[m]io caro Puccini: insomma, fai o no la traduzione per Einaldi? Sarei molto contento che tu accettassi questo lavoro”266 e manifesta la propria soddisfazione quando

egli accetta:

[c]aro Puccini, non immagini quanto mi abbia reso felice la tua lettera del 27, che ho ricevuto oggi, in cui mi dici che ti sei incaricato della traduzione di “Jubiabá”. Sono a tua disposizione per tutto quello di cui dovessi avere bisogno sulla lingua e altro267.

Amado si rende disponibile ad aiutare Puccini, lo ribadisce più volte: “[d]i qualunque cosa avessi bisogno, per quanto riguarda la traduzione di “Jubiabá”, dimmelo, dovrei essere di nuovo qui all’inizio di

265 Sono numerose le richieste di intercessione in tal senso fatte da Amado a Puccini (spesso riferite anche a fattori economici, come i diritti d’autore): presso Bompiani per quanto concerne Terras do Sem Fim (lettere da Parigi del 30 ottobre 1948; 02 novembre 1948) presso Einaudi per Vida de Prestes (lettere da Parigi del 30 ottobre 1948; 12 novembre 1948), solo per fare alcuni esempi. In ACGV, Firenze, Fondo Dario Puccini, Corrispondenza con Jorge Amado.

266 “Meu querido Puccini: Enfim, fazes ou não a tradução para Einaldi? Eu

ficaria muito alegre que se topasse esse trabalho”. Lettera da Parigi del 13 ottobre 1948, in ACGV, Firenze, Fondo Dario Puccini, Corrispondenza con Jorge Amado.

267 “Querido Puccini, não imaginas como me alegrou a noticia de tua carta de

27, hoje recebida, de que te encarregaste da tradução do “Jubiabá”. Aqui fico ás tuas ordens para o que precises sobre a linguagem, etc.”. Lettera da Parigi, datata 30 ottobre 1948, in ACGV, Firenze, Fondo Dario Puccini, Corrispondenza con Jorge Amado.

dicembre”268; “[s]to aspettando le domande su ‘Jubiabá’”269. Che ci siano

momenti di collaborazione che toccano molto nello specifico problemi linguistici e culturali è testimoniato da quello che Amado scrive, per esempio, nella lettera inviata da Dobříš il 1 dicembre 1951:

[c]aro Dario, senza aver ricevuto una tua risposta ti scrivo perché ho trovato tra le mie carte la richiesta di spiegazione di diverse parole di Jubiabá che ho dimenticato di inviare con la mia ultima lettera. Ti mando tutto ora, quando, forse, avrai già terminato il lavoro e consegnato la traduzione a Einaudi270.

Purtroppo l’archivio Bonsanti non contiene alcun tipo di materiale relativo a questi scambi che potrebbero gettare luce su alcune scelte traduttive fatte da Puccini e neanche la Fundação Casa de Jorge Amado di Salvador ha, fino a ora, restituito informazioni in tal senso271.

In un numero significativo di lettere Amado manifesta ansia e preoccupazione sull’andamento della traduzione: si va da brani in cui si

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