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Organizzazione della gestione dei rifiuti

6.2 Organizzazione della filiera di raccolta

6.2.2 Organizzazione della gestione dei rifiuti

La gerarchia dei rifiuti36 è un ottimo riferimento nella gestione dei rifiuti, senza

dimenticare che i metodi di trattamento hanno impatti ambientali diversi e pertanto

36 Direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008

138 devono essere adottate le misure in grado di garantire il miglior risultato complessivo. La scelta deve valutare tutte le opzioni di gestione, anche dal punto di vista sociale e finanziario; per esempio, se per poter effettuare il riciclaggio di particolari materiali sono necessari trasporti a lunga distanza dal luogo di produzione, l’impatto ambientale finale sarebbe molto maggiore nonostante le operazioni di riciclo. La verifica della gestione dei rifiuti deve essere effettuata ad intervalli regolari al fine di riscontrare il costo delle diverse opzioni di trattamento dei rifiuti.

Una gestione dei rifiuti ottimale in un’ottica sostenibile deve essere affrontata non solo dal personale delle strutture ricettive, nel corso delle svolgimento delle varie mansioni, ma devono essere adottate strategie per incoraggiare la clientela a contribuire alla riduzione di rifiuti prodotti. Tra i benefici di una corretta gestione all’interno della struttura ricettiva, oltre al positivo ritorno di immagine, figurano il miglioramento del rapporto con la comunità locale, un aumento di competitività nei confronti di strutture analoghe, oltre all’aumento della soddisfazione dei clienti e dei dipendenti coinvolti nell’adozione di pratiche ecologicamente virtuose (Pirani et al, 2014).

La filiera della raccolta dei rifiuti organici si compone delle seguenti fasi: 1) accumulo presso la struttura

2) conferimento da parte dell’utente al servizio di raccolta o prelievo presso la struttura ricettiva;

3) raccolta,

4) ricezione presso l’impianto o in area di stoccaggio temporanea, 5) pretrattamenti,

6) trattamento biologico in impianti di digestione anaerobica o compostaggio, 7) Stabilizzazione e raffinazione del digestato.

Accumulo presso la struttura: uno degli aspetti fondamentali per l’organizzazione di una corretta gestione dei rifiuti è conoscere il quantitativo e le zone di produzione. A tal fine può essere utile ricorrere alla mappatura dei rifiuti che consente di identificare le fonti, i tipi e le quantità prodotti; la sua restituzione grafica individua i comparti che concorrono ad una amministrazione inefficiente, in maniera da poter adottare le necessarie azioni riducendo gli sprechi, risparmiando denaro e perseguire una gestione sostenibile (Owen et al, 2013).

139 Figura n. 15: mappatura dei rifiuti (Owen et al, 2013)

Il quantitativo dei rifiuti viene stimato conoscendo il numero di raccoglitori, il loro volume, la percentuale media di riempimento e la frequenza di raccolta.

Conferimento da parte dell’utente al servizio di raccolta o prelievo presso la struttura ricettiva: l’allontanamento dei rifiuti dal luogo di produzione riveste grande importanza, in quanto esige un’organizzazione logistica complessa in funzione della dispersione delle utenze; può essere fatta con un solo passaggio o sulla base di passaggi appositamente concordati, attraverso l’utilizzo di contenitori posizionati lungo le vie di comunicazione o direttamente presso le strutture ricettive.

Inoltre, nel caso di rifiuti differenziati, la raccolta può essere realizzata tramite cassonetti esterni distinti in base al materiale (“apporto volontario”) o direttamente presso la struttura in maniera “monomateriale, bimateriale o multi materiale” (Commissione europea, 2000). La raccolta monomateriale prevede che ogni materiale sia separato alla fonte, richiedendo una certa attenzione e una maggiore quantità di contenitori diversificati in base a ciò che viene raccolto; per quanto riguarda la raccolta multi materiale, la distinzione riguarda solo alcune tipologie di rifiuti (a priori quelle riciclabili) che, pur essendo separate dagli altri, sono mescolate tra loro; questo tipo di raccolta è meno impegnativa per l’utente ma richiede una seconda separazione più o meno meccanizzata.

140 Raccolta stradale

Materiali, mezzi e

personale Vincoli Obiettivi/Vantaggi

Contenitori da 360 a 700 litri di volume; Benna o veicolo dotato di gru a caricamento meccanico posteriore (1-3 persone) o laterale (1 persona);

Difficoltà per la circolazione; Abbandono, presso i punti di raccolta, di altri rifiuti;

Fenomeno NIMBY;

Occupazione di spazio pubblico;

Impossibilità di diminuire la frequenza della raccolta; Produzione di grandi quantità di rifiuti indifferenziati,

Qualità e valore delle frazioni riciclabili bassi

Rischio di contaminazione da rifiuti pericolosi;

Necessità lavaggio cassonetti; Impossibilità controllo e di definire tariffe individuali;

Facilitazione per il gestore del servizio;

Costi diretti inferiori; Personale ridotto;

Maggiore rapidità nella raccolta;

Migliore adattabilità alle utenze disperse;

Migliore adattabilità nei centri turistici;

Tabella n. 24: caratteristiche della raccolta stradale (Commissione europea, 2000)

Grandi utenze

Materiali, mezzi e

personale Vincoli Vantaggi

Cassonetti da 240 a 360 litri; Mezzi meccanizzati per la raccolta; 1-2 persone per veicolo; Da attivare se esiste un servizio di raccolta differenziata secco/umido;

Migliore aspetto estetico; Minore frequenza di raccolta; Aumento della percentuale di raccolta differenziata;

Migliore qualità delle frazioni riciclabili raccolte;

Razionalizzazione della frequenza della raccolta e riduzione dei trasporti;

Individuazione delle strutture in cui vengono prodotte ingenti quantità di rifiuti;

Tabella n. 25: caratteristiche della raccolta di rifiuti presso grandi utenze (Commissione europea, 2000)

141 Raccolta: una volta raccolti, i rifiuti devono essere trasportati verso strutture adeguate per le operazioni di trattamento e, in certi casi, possono essere necessarie aree intermedie di stoccaggio provvisorio, anche in considerazione delle condizioni naturali e delle vie di circolazione. Le distanze possono comportare un aumento dei costi di trasporto, variabile a seconda del numero e della durata dei viaggi e la razionalizzazione delle movimentazioni tramite la concentrazione presso centri di trasferimento comporta benefici anche in termini ambientali.

Lo stoccaggio temporaneo dei rifiuti raccolti può essere utile per effettuare alcune operazioni di compattamento o di selezione e allontanamento di materiali indesiderati, prima di essere trasportati con mezzi di adeguate dimensioni (automezzi pesanti su strada, trasporti ferroviari, trasporti fluviali) verso gli impianti di trattamento. L’allestimento di “stazioni di trasferimento” in aree baricentriche, in prossimità della confluenza di vie di circolazione rispetto ai luoghi di produzione e ai centri di trattamento, agevola le operazioni di trasporto e permette l’ottimizzazione dei trasporti consentendo di aumentare gli spostamenti “a pieno carico”. Il centro di stoccaggio, in particolare se si prevedono pretrattamenti per l’utilizzo dei rifiuti in impianti di digestione anaerobica, deve avere caratteristiche dimensionali sufficienti per ricevere quantità di rifiuti varabili in base ai flussi turistici, oltre che per poter ricorrere a tecniche di separazione meccanizzate. Ogni pericolo per l’ambiente deve essere attentamente evitato tramite la costruzione di strutture a tenuta stagna con i necessari accorgimenti per il recupero delle acque piovane e di percolazione. Inoltre tali centri possono essere utilizzati anche come punto di conferimento volontario e come punto di incontro e di informazione (Commissione europea, 2000).

Ricezione: Il reparto di ricezione viene generalmente dimensionato in modo da accogliere un volume di rifiuti corrispondente ad una produzione di 2-3 giorni del bacino d’utenza servito. Tale aspetto è particolarmente importante per questo tipo di trattamento in quanto rende compatibile la discontinuità del sevizio di raccolta con la continuità di esercizio dell’impianto, che si rende necessaria nel caso in cui si utilizzino digestori con funzionamento continuo.

Pretrattamenti: a seconda della natura e caratteristiche del rifiuto in ingresso, del tipo di processo di digestione anaerobica adottato e della qualità e destino dei materiali in uscita dall’impianto possono rendersi necessarie alcune operazioni volte

142 all’allontanamento di materiali indesiderati e al raggiungimento di adeguate caratteristiche dimensionali (Cecchi et al, 2005):

- Dilacerazione: prevede l’apertura dei contenitori di raccolta nei quali vengono conferiti i rifiuti e di ridurre la pezzatura del materiale più voluminoso per permettere una selezione corretta. Viene effettuata attraverso apparecchiature aprisacchi che consentono di raggiungere l’obiettivo fissato senza provocare una frantumazione spinta del rifiuto, evitando la commistione di materiali fini inerti triturati. Questa operazione viene di norma eseguita con mulini ad alberi lenti, a dischi o a coltelli, oppure con mulini a coclee o con cilindri rompisacchi.

- Separazione metalli: viene condotta con il duplice obiettivo di recuperare materie prime e di proteggere da abrasione ed eccessiva usura le apparecchiature successivamente utilizzate. La separazione dei metalli si ottiene impiegando separatori magnetici per metalli ferrosi e separatori a correnti indotte per metalli non ferrosi.

- Separazione inerti e plastiche: viene effettuata al fine di rimuovere dalla massa di rifiuti le frazioni non biodegradabili e di ridurre il rischio di abrasione e di blocchi o intasamenti durante il processo. Tale operazione viene effettuata attraverso l’utilizzo di varie apparecchiature, singolarmente od in sequenza tra loro, quali vagli rotanti, vagli a dischi, vagli vibranti, separatori densimetrici, balistici, aeraulici o separatori ad umido (flottatori e sedimentatori).

- Controllo pezzatura: viene effettuata per rendere compatibile la biomassa con il processo e con le apparecchiature utilizzate per la movimentazione. La granulometria del substrato, infatti, influenza direttamente le rese di processo, in quanto da essa dipende la superficie di contatto tra i microrganismi ed il materiale da digerire. In genere vengono ritenute accettabili dimensioni inferiori a 50 mm per la sostanza organica da alimentare alla sezione di digestione. Il controllo della pezzatura viene effettuato tramite fasi di vagliatura e triturazione eseguite prima dell’immissione nel digestore.

Trattamento biologico in impianti di digestione anaerobica: l’applicazione della digestione anaerobica al trattamento dei rifiuti consente di conseguire un interessante recupero energetico attraverso l’utilizzo del biogas prodotto e, nel contempo, di produrre un residuo impiegabile come ammendante organico in agricoltura o per ripristini

143 ambientali. L’aspetto del recupero energetico è senza dubbio quello più interessante in quanto il biogas, come si è visto, è costituito per la maggior parte da metano (circa il 50- 60%), ha un elevato potere calorifico (4000-5000 kcal/Nm3) e pertanto può essere convenientemente convertito in quasi tutte le forme di energia utili: calore, elettricità e cogenerazione (produzione congiunta di elettricità e calore). Le applicazioni più frequenti prevedono la sua combustione in motori endotermici, che consente la produzione di energia elettrica e termica in quantità sensibilmente superiore agli autoconsumi dell’impianto, utilizzando apparecchiature dotate di elevata semplicità impiantistica e gestionale.

Stabilizzazione e raffinazione del digestato: il materiale in uscita può essere sottoposto ad una successiva fase di stabilizzazione aerobica, finalizzata al completamento della degradazione della materia organica più difficilmente degradabile ed all’ottenimento dell’igienizzazione del materiale. Il grado di maturazione richiesto dipende dall’utilizzo finale del prodotto e generalmente il digestato viene sottoposto ad un trattamento di stabilizzazione che si sviluppa in due fasi: biossidazione accelerata e post-maturazione.

Poiché il materiale organico ha già subito una parziale degradazione, i tempi di permanenza nel reparto di stabilizzazione aerobica potranno essere contenuti entro i 30- 45 giorni. A seconda del destino finale del biostabilizzato può essere richiesta una raffinazione del materiale da realizzare dopo la fase di biossidazione accelerata o, in alternativa, dopo la postmaturazione (Cecchi et al, 2005).

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