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A ORISTO E PERFETTO DI ΓΙΓΝΟΜΑΙ NEI SECOLI IV-

2.1. Esposizione dei dati quantitativi

Sebbene la questione dell'uso di aoristo e perfetto nei documenti papiracei e nel Nuovo Testamento abbia goduto di una certa fortuna negli studi, le opere letterarie sono state in passato poco considerate o citate solo per confermare le ipotesi formulate sulla base dei documenti su papiro56.

In particolare, l'uso di perfetto e aoristo nei papiri documentari è stato studiato anche sulla base di indagini statistiche almeno parziali, come sono quelle che si trovano nel già citato Mandilaras 1972, mentre per quanto riguarda i testi letterari dati di questo tipo sono molto meno reperibili.

Per quanto riguarda le opere letterarie dal IV secolo in poi, alcuni dati, anche statistici, sono stati recentemente discussi da Hinterberger57, che ha fornito dati numerici sull'uso del perfetto in 61 testi di età tardoantica e bizantina. I dati presenti nello studio sono sicuramente uno strumento utile per le indagini sull'uso del perfetto in queste epoche e costituiscono un valido aiuto per le opere che in futuro volessero ampliare il corpus di testi da cui estrarre le statistiche. Il lavoro, tuttavia, non è esente da problemi poiché non riporta sistematicamente dati sulla frequenza delle forme di aoristo nei testi analizzati e fornisce statistiche solo parziali: ad essere studiate sono state, infatti, porzioni di testo lunghe 6400 parole e non i testi nella loro interezza58. L'opera di Hinterberger, dunque, sebbene sia utile per comprendere come il perfetto venisse usato in età tardoantica e bizantina, fornisce tuttavia informazioni molto più scarse se si intende studiare il rapporto, anche statistico, che intercorre tra questo tempo e l'aoristo.

56 Sui papiri si vedano, ad esempio, i già citati Chantraine 1926: 240–244, che dedica però ampio spazio

alle opere letterarie di età ellenistica nelle pagine precedenti; Mandilaras 1972; McKay 1980.

57 Hinterberger 2014. 58

Hinterberger 2014: 178-179. Occorre, tuttavia, notare che lo studio non si propone di analizzare la differenza di frequenza tra aoristo e perfetto, bensì solo l'uso e il significato che le forme di perfetto avevano in età tardoantica e bizantina: la scelta di non riportare dati sulla frequenza dell'aoristo e di non utilizzare i testi nella loro interezza è, dunque, perfettamente giustificabile.

Una situazione problematica si può osservare anche per i primi quattro secoli dopo Cristo: per quanto riguarda i testi letterari prodotti in questo periodo, ad eccezione del Nuovo Testamento, le statistiche sull'uso di aoristo e perfetto sono assai limitate. È questo, ad esempio, il caso dello studio di Mihevc sull'uso del perfetto sintetico greco dal II al XV-XVI secolo: l'opera riporta soltanto parzialmente dati numerici e, per le opere letterarie dei primi quattro secoli dopo Cristo, l'analisi è limitata unicamente a Plutarco e Luciano, mentre uno spazio più ampio è lasciato all'analisi dei testi papiracei59.

Altre statistiche, che però riguardano solo l'infinito, sono fornite da uno studio di Kavčič sul rapporto tra infinito presente, aoristo e perfetto osservabile negli infiniti dichiarativi greci dall'epoca omerica fino al VI-VII sec. d.C. Il lavoro nota, nei primi secoli dopo Cristo, un aumento nell'uso dell'infinito perfetto nelle proposizioni infinitive con valore dichiarativo60.

Uno studio sulla frequenza delle forme di perfetto e aoristo può, invece, far emergere delle tendenze interessanti, come si vedrà a proposito del verbo γίγνομαι. A questo scopo, si riportano nelle seguenti tabelle i dati relativi alla frequenza, nelle opere letterarie dei secoli I-VII, delle forme dell'aoristo e del perfetto attivo di γίγνομαι.

Le forme verbali sono state divise tra forme dell'indicativo e forme dei modi non indicativi, mentre i participi, data la loro natura di aggettivi verbali, sono stati conteggiati a parte e non verranno presi in considerazione nel presente lavoro. I participi greci, infatti, oltre agli usi di tipo verbale, tendono a essere impiegati anche come aggettivi e ad essere sostantivati. Questi usi sono particolarmente evidenti nel caso del verbo γίγνομαι, i cui participi aoristo e perfetto neutro tendono a essere sostantivati e ad assumere il significato di «fatto», «evento», «passato»61: l'alta frequenza di questo tipo di impieghi avrebbe rischiato, dunque, di inficiare la validità statistiche.

Le ricerche sono state effettuate impiegando il corpus di testi presente nel TLG62, che contiene una grande quantità di testi e consente di effettuare ricerche divise per i singoli secoli.

59

Mihevc 1959: 4-29, di cui 17 pagine dedicate ai papiri dei primi secoli dopo Cristo.

60 Kavčič 2016: 282, 296-298, 301. 61 Cfr. LSJ, s.v. I.3.

Naturalmente la distribuzione trovata potrebbe essere semplicemente casuale. Per verificare che la variazione sia statisticamente significativa si è utilizzato il test del χ2

. In questo caso specifico, il test valuta l'ipotesi che la distribuzione delle forme di aoristo e perfetto non dipenda dall'evoluzione cronologica nei singoli secoli, ipotesi che si vuole confutare. Tale test ci fornisce un valore p, riportato nelle tabelle 1-2, che indica la significatività statistica dei dati63. Più il valore p è basso, più è difficile che sia verificata l'ipotesi che non ci sia relazione tra la distribuzione delle forme di aoristo e perfetto e l'evoluzione cronologica nei singoli secoli, e quindi che la distribuzione sia casuale.

Si è scelto di considerare significativi solo i dati per i quali si ha p< 0,01, ossia i dati per i quali la probabilità di una distribuzione casuale è inferiore all'1%. Questo valore è molto restrittivo; molti studi linguistici scelgono la soglia meno restrittiva del 5%64.

Nelle tabelle presenti in questa tesi i valori percentuali delle frequenze saranno arrotondati al centesimo. p< 0,0005 I d.C. II d.C. III d.C. IV d.C. V d.C. VI d.C. VII d.C. Aoristo 57,41% (1522) 60,68% (5800) 56,82% (2724) 39,61% (8329) 36,28% (5399) 34,52% (2419) 36% (1303) Perfetto 42,59% (1129) 39,32% (3759) 43,18% (2070) 60,39% (12700) 63,72% (9484) 65,48% (4589) 64% (2316) Totale 100% (2651) 100% (9559) 100% (4794) 100% (21019) 100% (14883) 100% (7008) 100% (3619)

Tabella 1. Distribuzione delle forme di indicativo aoristo e perfetto del verbo γίγνομαι dal I al VII sec. d.C.

63

Come già accennato, i dati riguardanti i participi sono stati riportati per ragioni di completezza, ma non verranno qui presi in considerazione. Nella tabella dei participi non si è, pertanto, effettuato alcun test statistico.

64 La soglia al di sotto della quale i valori di p ottenuti nell'indagine statistica sono rilevanti viene detta

«valore di soglia» e è indicata col simbolo α: in questo caso, quindi, si è scelto α= 0,01. Convenzionalmente, i valori di α scelti sono 0,05; 0,01 e 0,001. Più è basso il valore di α, più è alta la significatività statistica che si vuole ricercare. Su questo argomento si vedano Soliani, Sartore, Siri 2005: cap. 4, pp. 1-8.

p< 0,0005 I d.C. II d.C. III d.C. IV d.C. V d.C. VI d.C. VII d.C. Aoristo 86,59% (3979) 85,56% (11700) 84,2% (5447) 94,86% (16847) 97,26% (14568) 92,07% (7777) 97,25% (3322) Perfetto 13,41% (616) 14,44% (1974) 15,8% (1022) 5,14% (913) 2,74% (411) 7,93% (670) 2,75% (94) Totale 100% (4595) 100% (13674) 100% (6469) 100% (17760) 100% (14979) 100% (8447) 100% (3416)

Tabella 2. Distribuzione delle forme di aoristo e perfetto non indicativi del verbo γίγνομαι dal I al VII sec. d.C. I d.C. II d.C. III d.C. IV d.C. V d.C. VI d.C. VII d.C. Aoristo 77,49% (4430) 78,36% (8902) 78,24% (4064) 73,27% (11018) 67,37% (7871) 74% (5052) 75,14% (2902) Perfetto 22,51% (1287) 21,64% (2459) 21,76% (1130) 26,73% (4020) 32,63% (3812) 26% (1775) 24,86% (960) Totale 100% (5717) 100% (11361) 100% (5194) 100% (15038) 100% (11683) 100% (6827) 100% (3862)

Tabella 3. Distribuzione delle forme participio di aoristo e perfetto del verbo γίγνομαι dal I al VII sec. d.C.

Grafico 1. Distribuzione delle forme di indicativo aoristo e perfetto del verbo γίγνομαι dal I al VII sec. d.C.

Grafico 2. Distribuzione delle forme di aoristo e perfetto non indicativi del verbo γίγνομαι dal I al VII sec. d.C. 0,00% 10,00% 20,00% 30,00% 40,00% 50,00% 60,00% 70,00% I d.C. II d.C. III d.C. IV d.C. V d.C. VI d.C. VII d.C. indicativo aoristo indicativo perfetto 0,00% 20,00% 40,00% 60,00% 80,00% 100,00% 120,00% I d.C. II d.C. III d.C. IV d.C. V d.C. VI d.C. VII d.C.

aoristo non indicativo perfetto non indicativo

Grafico 3. Distribuzione delle forme participio di aoristo e perfetto del verbo γίγνομαι dal I al VII sec. d.C.

Le distribuzioni delle occorrenze osservate devono essere considerate statisticamente significative: il valore di p è, infatti, molto basso e, eccezion fatta per i participi, si osservano notevoli variazioni nella frequenza di perfetto e aoristo. In particolare, un periodo piuttosto interessante sembra essere l'intervallo di tempo tra III e IV sec. d.C.: in questo periodo si registrano, infatti, un notevole aumento dell'uso dell'indicativo perfetto e una corrispettiva diminuzione nell'impiego delle forme non indicative del perfetto. Entrambe queste tendenze continuano nei secoli successivi al IV. A proposito dei participi, invece, la loro frequenza si mantiene relativamente stabile per tutti e sette i secoli presi in considerazione, eccezion fatta per un aumento dell'uso dei participi perfetti nel V secolo.

Per quanto riguarda l'indicativo, a partire dal IV secolo la frequenza d'uso del perfetto aumenta notevolmente e supera di molto quella dell'aoristo, che si attesta attorno al 36%. Questa tendenza sembra essere analoga a quella osservata da Mandilaras nei tesi papiracei da lui presi in considerazione: lo studioso nota, infatti, un aumento delle forme del perfetto nei papiri documentari di III-IV secolo65.

Che l'indicativo perfetto di γίγνομαι sia usato con una certa frequenza in età tardoantica e bizantina è stato affermato anche da Hinterberger e Horrocks, che notano che l'indicativo perfetto γέγονα tende ad essere impiegato piuttosto frequentemente

65 Mandilaras 1972: 20. 0,00% 10,00% 20,00% 30,00% 40,00% 50,00% 60,00% 70,00% 80,00% 90,00% I d.C. II d.C. III d.C. IV d.C. V d.C. VI d.C. VII d.C. participio aoristo participio perfetto

come sostituto del corrispondente indicativo aoristo ἐγενόμην. Notazioni simili fa Mihevc, che afferma che γίγνομαι fa parte di un gruppo di verbi il cui perfetto ha una frequenza d'uso piuttosto alta e spesso possiede valore aoristico66.

Per quanto riguarda i modi non indicativi, participio escluso, si assiste, invece, a una tendenza di segno opposto: a partire dal IV secolo la frequenza delle forme non indicative del perfetto di γίγνομαι, che non era alta neanche nei secoli precedenti, diminuisce nettamente, con punte vicine al 2,75% nel V e VII secolo.

Questi dati sono in accordo con quanto notato da Mihevc nella sezione del suo studio dedicata ai papiri di epoca romana e tardoantica: la studiosa nota che il sistema del perfetto mostra sempre meno vitalità nei papiri documentari risalenti al periodo che va dal IV-V secolo in poi, specialmente per quanto riguarda piuccheperfetto, futuro perfetto e modi non indicativi del perfetto: le ultime attestazioni di piuccheperfetto e futuro perfetto, quest'ultimo nella sua forma perifrastica, sono di IV secolo, mentre dopo il V secolo il congiuntivo cessa di essere impiegato e la frequenza dell'imperativo si riduce nettamente. L'infinito, invece, continua ad essere utilizzato con una certa frequenza67. A questo proposito, si nota che le 94 occorrenze di perfetto non indicativo osservate nel presente lavoro per il VII secolo sono tutte costituite da infiniti.

2.2. Aoristo e perfetto di γίγνομαι: un'analisi qualitativa

Le tendenze osservate a proposito del verbo γίγνομαι non devono essere considerate come due fenomeni indipendenti, ma sembrano essere legate a una differenziazione su base modale, almeno parziale, delle forme di aoristo e perfetto di questo verbo. In questa sezione verrà dunque effettuata un'analisi qualitativa che permetterà di indagare più nel dettaglio l'uso di questi due tempi di γίγνομαι. A questo proposito, si riportano qui di seguito i dati sulla frequenza di aoristo e perfetto in alcune opere di IV-VII secolo da cui saranno tratti gli esempi che verranno analizzati68.

Anche in questo caso le ricerche sono state effettuate con l'ausilio del TLG69.

66 Mihevc 1959: 31-32; Horrocks 2010: 247, 256, 354; Hinterberger 2014: 185. 67 Mihevc 1959: 25-26.

68

Dal conteggio si sono dovute escludere, in quanto citazioni bibliche, 12 forme di aoristo indicativo attestate in: Storia Lausiaca (1); Historia monachorum (1); Eustrazio di Costantinopoli (10) e 2 forme di aoristo non indicativo attestate nella Storia Lausiaca.

Indicativo Modi non indicativi Participio Perfetto Aoristo Perfetto Aoristo Perfetto Aoristo

Ath. Vita di Antonio (IV sec.) 37 2 0 18 1 21

Historia monachorum (IV sec.) 27 8 0 17 3 26

Pall. Storia Lausiaca (V sec.) 26 9 0 19 0 28

Cirillo di Scitopoli (VI sec.)70 60 10 1 42 102 46

Eustrazio di Costantinopoli (VI-VII sec.)

82 11 1 67 38 49

Jo.Mosch. Pratum spirituale (VI-VII sec.)

69 13 0 23 17 33

Teofilatto Simocatta (VII sec.) 44 13 6 42 68 118

Vita di Santa Marta (VII sec.) 17 4 0 9 2 25

Vita di Simeone Stilita il giovane (VII sec.)

68 48 0 49 35 110

Totale 430 118 8 286 266 456

Tabella 4. Uso dell'aoristo e del perfetto di γίγνομαι in alcuni autori e opere di IV-VII sec.

Dall'esame della tabella sopra mostrata si può notare che il comportamento dei testi è in linea con le statistiche generali esposte nella sezione precedente: il numero degli indicativi perfetti supera di molto quello degli indicativi aoristi, mentre ai modi non indicativi si può osservare una netta prevalenza nell'uso dell'aoristo, con le forme del perfetto che addirittura non sono impiegate nella maggior parte dei casi.

Per quanto riguarda i participi, invece, la situazione è assai differente da quella presentata dagli altri modi non indicativi. Il participio mostra infatti un comportamento abbastanza differenziato all'interno del corpus preso in considerazione e la sua frequenza d'uso varia di caso in caso: in alcuni casi i participi perfetti sono utilizzati molto meno dei participi aoristi o addirittura non sono impiegati, come nella Storia

70 Le opere che il TLG inserisce sotto i nomi di Cirillo di Scitopoli, Eustrazio di Costantinopoli e

Teofilatto Simocatta sono, rispettivamente, 8, 3 e 4. Il totale delle opere prese in considerazione è, quindi, 21.

Lausiaca, mentre in altri casi si hanno distribuzioni più equilibrate, come nelle opere di Eustrazio di Costantinopoli. In Cirillo di Scitopoli, infine, il numero dei participi perfetti supera nettamente quello degli aoristi71.

Si riportano qui di seguito alcuni esempi dell'uso aoristico dell'indicativo perfetto di γίγνομαι particolarmente significativi tratti dalla Vita di Antonio: il perfetto è, infatti, usato in un'espressione di probabile derivazione biblica e questo consente di operare un confronto con l'uso linguistico di testi di epoche precedenti:

Ath. v.Anton. 66.5

(15) καὶ εὐθὺς πρὸς Ἀντώνιον γέγονε φωνή. E subito una voce parlò ad Antonio.

Il breve passo è parte di una visione che Sant'Antonio ha di notte: il santo vede un gigante che impedisce ad alcuni uomini di salire in cielo, mentre altri riescono a sfuggirgli. A questo punto, la voce chiede ad Antonio di interpretare ciò che ha visto.

In questo caso il perfetto γέγονε è impiegato in una narrazione e fa riferimento a un evento puntuale conclusosi nel passato e senza alcun rapporto con il presente. Il carattere puntuale del manifestarsi della voce è sottolineato anche dall'uso dell'avverbio εὐθὺς.

L'espressione γέγονε φωνή seguita da un discorso diretto è un modo tipico in cui Atanasio introduce i discorsi che vengono fatti ad Antonio da potenze divine e nella Vita è attestata altre due volte: Ath. v. Anton. 10.3, 49.2. Nel primo caso a parlare è una voce che si rivolge al santo dopo che egli ha concluso una dura lotta contro i demoni, mentre nel secondo caso la voce convince Antonio a ritirarsi nel deserto.

L'utilizzo del discorso diretto introdotto dall'espressione «γέγονε φωνή» per descrivere la manifestazione di una voce divina ha probabilmente per modello moduli espressivi biblici assai simili e utilizzati nei medesimi contesti, sempre in unione con un discorso diretto. Una breve ricerca mette in luce, tuttavia, un fatto particolarmente interessante: in queste espressioni, attestate in tutto sette volte nell'Antico e nel Nuovo Testamento, è utilizzato sempre l'indicativo aoristo ἐγένετο e mai il perfetto γέγονε. Si

71 Come già notato, i participi perfetti e aoristi non verranno presi in considerazione nel presente lavoro:

il loro comportamento estremamente variabile e la tendenza di queste forme ad essere impiegate come aggettivi e sostantivi rischierebbe di alterare le statistiche.

riportano qui di seguito due esempi: il primo è tratto dall'episodio del battesimo di Gesù nel Giordano, mentre il secondo dal racconto della Trasfigurazione72:

Ev.Marc. 1.11.

(16) καὶ φωνὴ ἐγένετο ἐκ τῶν οὐρανῶν· σὺ εἶ ὁ υἱός μου ὁ ἀγαπητός, ἐν σοὶ εὐδόκησα. E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto».

Ev.Luc. 9.35

(17) καὶ φωνὴ ἐγένετο ἐκ τῆς νεφέλης λέγουσα· οὗτός ἐστιν ὁ υἱός μου ὁ ἐκλελεγμένος, αὐτοῦ ἀκούετε.

E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto, ascoltatelo».

Esaminiamo, invece, i restanti casi della Vita di Antonio:

Ath. v.Anton. 10.3

(18) φωνὴ γέγονε πρὸς αὐτόν· Ἀντώνιε, ὧδε ἤμην, ἀλλὰ περιέμενον ἰδεῖν τὸν σὸν ἀγωνισμόν.

E una voce a lui: «Antonio, ero qui, ma aspettavo di vedere la tua contesa».

Ath. v.Anton. 49.2

(19) ταῦτα δὲ αὐτοῦ σκεπτομένου, φωνή τις ἄνωθεν γέγονε πρὸς αὐτόν· Ἀντώνιε, ποῦ πορεύει καὶ διὰ τί;

Mentre esaminava queste cose, gli parlò una voce dall'alto: «Antonio, per dove ti incammini e perché?».

Come si può notare, in tutti e quattro i casi il verbo γίγνομαι è impiegato in una narrazione per descrivere eventi conclusisi nel passato e senza rapporti con il presente, e quindi ha il valore di passato perfettivo tipico dell'indicativo aoristo greco, ma negli esempi atanasiani l'espressione biblica è stata variata e sono utilizzate le forme del perfetto.

Questi non sono gli unici usi del perfetto di γίγνομαι con valore di aoristo: nei testi presi in considerazione nel presente lavoro l'indicativo perfetto γέγονα viene usato

72 Si riportano in nota i luoghi delle restanti cinque attestazioni dell'espressione: LXX. Ge. 15.4; LXX.

spesso con valore di aoristo e tende a diventare un sostituto dell'indicativo ἐγενόμην73. Si consideri qualche esempio:

Pall. h.Laus. 23

(20) ἀπομανεὶς οὖν ἔδωκα αὐτῇ κόσσον καὶ γέγονεν ἄφαντος

Allora, preso dalla follia, le diedi uno schiaffo e divenne invisibile.

Il brano è tratto dal racconto autobiografico del monaco Pacone riguardante le tentazioni da lui subite: in questo caso il diavolo provoca Pacone assumendo la forma di una ragazza etiope che il monaco aveva visto in gioventù. Il sant'uomo fa sedere la ragazza sulle sue ginocchia, si lascia sedurre e, preso dalla passione amorosa, le tira uno schiaffo. A questo punto il demone, raggiunto il suo scopo, sparisce improvvisamente, mentre Pacone si rende improvvisamente conto del peccato che ha commesso.

In questo caso il perfetto γέγονεν designa un'azione conclusasi nel passato e senza alcun rapporto con il presente, assolvendo, quindi, la funzione di un aoristo.

Eustrat. v.Golinduch 14

(21) ἀλλ' ὁ τὸν Ἰωσὴφ καὶ τὴν Σωσάνναν περισωσάμενος αὐτίκα καὶ ταύτης γέγονε σκεπαστὴς καὶ ἀντιλήπτωρ.

Ma colui che aveva salvato Giuseppe e Susanna subito divenne anche suo protettore e aiutante.

Il passo è parte del racconto di uno dei miracoli avvenuti durante la vita di Santa Golinduch: la santa era stata rinchiusa dai suoi persecutori in una casa insieme a una folla di uomini che tentava di stuprarla. Tuttavia, Dio rispose alle invocazioni della donna, accecando gli uomini e facendo sì che nessuno la toccasse.

Anche in questo caso il verbo γίγνομαι è utilizzato in una narrazione per indicare un'azione conclusa nel passato e senza rapporti col presente, quindi come un semplice indicativo aoristo.

Theoph.Simok. Hist. 3.1.9-10

(22) τοῦ δὲ ταράχου ὁ στρατηγὸς αὐτήκοος γέγονε καὶ τὴν αἰτίαν διεπυνθάνετο. Il comandante stesso sentì del tumulto e si mise a ricercarne la causa.

Il breve estratto descrive le conseguenze di un tumulto dell'esercito: i soldati, già amareggiati col loro comandante Prisco per i suoi atteggiamenti altezzosi e per giunta rimasti senza cibo, si ribellano e tentano di assaltare la tenda del generale. A questo punto Prisco decide di indagare.

Anche in questo caso il valore di semplice passato perfettivo assunto dal perfetto γέγονε è evidente: il verbo è usato in una narrazione di eventi passati, senza alcun rapporto colla situazione presente.

V.Sym. 78

(23) ἐν τῇ ἑσπέρᾳ τῆς ἡμέρας ἐκείνης γέγονε σεισμὸς μέγας καὶ ἐπηκολούθει ὁ φόβος τῷ φόβῳ καὶ ὁ σεισμὸς τῷ σεισμῷ.

La sera di quel giorno venne un grande terremoto: la paura si aggiungeva alla paura e le scosse alle scosse.

Il brano descrive gli effetti di un sisma che colpisce la città di Antiochia. San Simeone aveva previsto il terremoto e grazie alle sue preghiere riesce a fermare il cataclisma, con grande gioia degli abitanti.

Nel passo in questione il perfetto di γίγνομαι è usato in un contesto narrativo per descrivere un evento avvenuto e conclusosi nel passato e privo di rapporti col presente: ancora una volta, il perfetto γέγονε ha il valore di un indicativo aoristo.

Esistono, tuttavia, anche casi in cui il perfetto di γίγνομαι può essere interpretato come un perfetto vero e proprio, come si può vedere nel seguente esempio:

Pall. h.Laus. 22

(24) ἰδοὺ γέγονας μοναχός· μένε κατ' ἰδίαν ἵνα καὶ πεῖραν δαιμόνων λάβῃς.

Ecco, sei diventato monaco: rimani da solo per ricevere anche la prova dei demoni.

Questo breve estratto descrive la consacrazione a monaco che Sant'Antonio opera sul contadino Paolo. Paolo, dopo aver scoperto che la moglie lo tradiva con un altro uomo, l'aveva ripudiata e aveva deciso di farsi monaco. Per questo scopo si era recato da Sant'Antonio, ma il santo, giudicandolo inadatto a causa dell'età avanzata e non volendo essere disturbato, aveva tentato in tutti i modi di dissuadere il contadino, sottoponendolo a digiuni e a lavori noiosi ed estenuanti. Dopo qualche mese, colpito

dalla perseveranza del contadino, Sant'Antonio cedette alle richieste di Paolo, gli costruì una cella e lo consacrò monaco.

La consacrazione di Paolo continua ad avere effetti nel presente: il vecchio contadino è, infatti, divenuto monaco e tale condizione perdura nel momento in cui Sant'Antonio pronuncia le sue parole. Il perfetto di γίγνομαι, dunque, è qui interpretabile come un perfetto vero e proprio e non come un perfetto con valore aoristico.

In questo caso, l'avverbio ἰδοὺ serve a constatare gli effetti dell'avvenuta consacrazione74. Si veda, a tal proposito, un parallelo evangelico:

Ev.Matt. 22.4

(25) ἰδοὺ τὸ ἄριστόν μου ἡτοίμακα, οἱ ταῦροί μου καὶ τὰ σιτιστὰ τεθυμένα καὶ πάντα ἕτοιμα· δεῦτε εἰς τοὺς γάμους.

Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze.

Il brano è tratto dalla parabola del banchetto nuziale, che descrive in forma allegorica come il popolo eletto scelto da Gesù non sia costituito solo dagli Ebrei, ma da tutto il mondo: un re ha preparato un lauto banchetto per le nozze di suo figlio, ma gli invitati non vogliono andare. Il re adirato fa allora uccidere tutti gli invitati e ordina ai

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