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A SPETTO E AZIONALITÀ IN GRECO : UNA BREVE INTRODUZIONE

3.1. Il valore di presente e aoristo: perfettività, imperfettività e teorie precedenti

Il problema della selezione dell'indicativo aoristo o imperfetto che verrà esaminato nel quarto capitolo è parte della più ampia questione dell'aspetto verbale greco e della differenza aspettuale tra tema del presente e tema dell'aoristo. Di conseguenza, prima di esporre i dati relativi al fenomeno che sarà qui analizzato, sarà necessario prendere brevemente in considerazione tale questione generale. L'argomento è assai vasto e la bibliografia prodotta a riguardo molto estesa89. Per brevità, in questa sede ci si limiterà a esporre l'interpretazione attualmente più diffusa del valore aspettuale di presente e aoristo e a discutere in breve le principali teorie proposte in passato. Un'altra breve sezione introdurrà il concetto di azionalità e esporrà per sommi capi il rapporto che intercorre tra questa categoria e l'aspetto verbale.

La teoria aspettuale ad oggi più diffusa è quella che interpreta il sistema verbale greco facendo uso delle categorie derivate dal lavoro tipologico di Comrie90 sull'aspetto verbale. Questa interpretazione vede nei sistemi di presente e aoristo dei mezzi per esprimere, rispettivamente, l'aspetto imperfettivo e perfettivo.

Per Comrie, l'aspetto è il modo in cui viene visualizzata la struttura temporale interna di una situazione91. In particolare, l'aspetto imperfettivo presenta la situazione nel suo svolgimento interno, senza che ne siano presi in considerazione l'inizio o la fine,

89 Una rassegna bibliografica sull'argomento è stata compilata da Binnick (Binnick 2002-2006) e è

accessibile online al seguente link: <http://www.utsc.utoronto.ca/~binnick/TENSE/OnGreek.htm> (ultimo accesso 13/06/2019). Per discussioni complete e esaustive sulle varie questioni che riguardano l'aspetto verbale greco e sulla storia degli studi in questo ambito, si vedano Fanning 1990: 8-85; Napoli 2006: 56-70, che si concentra in particolare sui valori aspettuali di presente e aoristo.

90 Comrie 1976. La presentazione delle questioni legate all'aspetto verbale e all'azionalità che verrà

offerta in questo capitolo non vuole essere in nessun modo completa o esaustiva, ma sarà soltanto un'introduzione funzionale alla trattazione del problema della selezione di aoristo e imperfetto che verrà trattato nel quarto capitolo.

91 Comrie 1976: 3: «Aspects are different ways of viewing the internal temporal constituency of a

mentre l'aspetto perfettivo presenta una situazione come completa, considerandone anche i momenti iniziali e finali92.

Questa teoria è seguita da gran parte degli studi più recenti sul sistema verbale greco93 e presenta l'indubbio vantaggio di utilizzare categorie e termini comuni alle altre branche della linguistica, in modo da rendere più facili gli studi tipologici e connettere maggiormente lo studio dell'aspetto verbale greco alle indagini condotte, in questo campo, su altre lingue.

Inoltre, interpretare la differenza aspettuale tra aoristo e presente94 in termini di perfettività e imperfettività permette di rendere ragione in modo esaustivo dei vari usi di questi due tempi verbali, a differenza, come si vedrà, di molte teorie precedenti, che non facevano uso di queste nozioni e si trovavano di fronte a numerosi problemi interpretativi. Napoli e Bentein, ad esempio, hanno ribadito che le differenti funzioni assunte dal presente e dall'aoristo greci sono in massima parte sovrapponibili ai valori codificati, rispettivamente, dall'aspetto imperfettivo e dall'aspetto perfettivo95.

L'aspetto imperfettivo può, ad esempio, esprimere un significato progressivo o abituale: nel primo caso un evento viene descritto mentre sta accadendo, mentre nel secondo vengono descritte situazioni o azioni che si estendono per un lungo periodo di tempo, spesso compiendosi in modo ripetuto, tanto da divenire proprietà caratteristiche di questo periodo di tempo96.

Per quanto riguarda la progressività, il significato preciso da assegnare a questa funzione dell'imperfettività è stato materia di un lungo dibattito: secondo Parsons, ad esempio, l'uso del progressivo rende stativo un evento, mentre per Bertinetto lo

92 Comrie 1976: 16-40. Sullo stesso argomento si vedano, ad esempio, Bertinetto, Delfitto 2000: 190;

Boogaert 2004: 1174; Bentein 2016: 31-37.

93

È la teoria seguita, ad esempio, da McKay 1985; Fanning 1990; McKay 1994; Wallace 2000; Porter 2003; Napoli 2006; Conti Eco 2010; Mathewson 2010; Moser 2014; Bentein 2016. Un predecessore di questa visione è Schwyzer 1950: 248-252: lo studio usa infatti una distinzione piuttosto simile a quella tra perfettivo e imperfettivo, parlando di aspetto «confettivo» (konfectif) per il tema dell'aoristo e «infettivo» (infektif) per il tema del presente. Un altro studio che usa categorie simili a quelle proposte da Comrie è Grassi 1966: 118-167.

94 Si precisa che in questo lavoro, con i termini «presente» e «aoristo» si designeranno i tempi e i modi

formati, rispettivamente, a partire dal tema del presente e dell'aoristo. Si precisa che il termine «tempo» verrà usato in questo lavoro per designare delle forme verbali che esprimono valori tempo-aspettuali e non solo temporali.

95 Napoli 2006: 65-66; Bentein 2016: 31-37. 96 Comrie 1976: 27-28; Bentein 2016: 34.

detelicizza, ossia lo priva del suo termine naturale97. Si è inoltre notato che di solito i verbi stativi non possono essere utilizzati in senso progressivo98.

Sempre a proposito della progressività, è stato proposto di dividere questo aspetto in due tipologie: il progressivo focalizzato (focalized) e il progressivo durativo non focalizzato (durative non-focalized). La prima tipologia designa un evento in corso facendo riferimento a un momento ben preciso, mentre la seconda designa sempre un evento in corso, ma senza concentrare l'attenzione su uno specifico momento: in questo caso, l'evento viene messo in relazione con un lasso di tempo più ampio.

Un esempio del primo tipo è costituito da una frase come:

(31) Mentre stavo ascoltando la musica qualcuno bussò alla porta.

In questo caso l'evento in corso viene designato facendo riferimento al momento preciso in cui qualcuno bussa alla porta.

Un esempio del secondo tipo può essere costituito da una frase inglese come:

Bertinetto 2000: 564

(32) While you stay here, I'll be going home. Mentre tu rimani qui, io me ne andrò a casa.

In questo caso l'evento «andare a casa» viene presentato in relazione a una situazione che perdura nel tempo, e non a un momento preciso99.

Il presente greco può assumere funzione progressiva, sia focalizzata sia durativa, come si può notare nei seguenti esempi:

Ev.Luc. 24.36. (Bentein 2016: 32)

(33) ταῦτα δὲ αὐτῶν λαλούντων αὐτὸς ἔστη ἐν μέσῳ αὐτῶν καὶ λέγει αὐτοῖς· εἰρήνη ὑμῖν. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».

97 Sul valore semantico dell'aspetto progressivo si vedano Parsons 1989; Bertinetto 1997: 95-110 e

relativa bibliografia.

98 Vendler 1957: 144. 99

In questo esempio si è scelto di impiegare l'inglese perché in questa lingua la perifrasi progressiva può essere usata anche nel caso dell'aspetto progressivo durativo non focalizzato, mentre l'italiano contemporaneo tende a limitare l'uso della sua perifrasi progressiva alla sola tipologia focalizzata. Per questa distinzione, applicata al greco da Bentein 2016, si veda Bertinetto 2000.

Nel brano in questione, che descrive una delle apparizioni di Gesù dopo la sua resurrezione, gli apostoli stanno parlando, ma vengono interrotti dalla venuta di Gesù.

In questo caso, il discorso degli apostoli è descritto nel suo svolgersi, senza che ne siano presi in considerazione l'inizio o la fine. L'azione è inoltre presentata facendo riferimento al momento preciso in cui si verifica l'apparizione di Gesù: il verbo λαλέω ha quindi un valore progressivo focalizzato.

Ev.Luc. 13.17.

(34) ταῦτα λέγοντος αὐτοῦ κατῃσχύνοντο πάντες οἱ ἀντικείμενοι αὐτῷ, καὶ πᾶς ὁ ὄχλος ἔχαιρεν ἐπὶ πᾶσιν τοῖς ἐνδόξοις τοῖς γινομένοις ὑπ' αὐτοῦ.

Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

Il brano descrive le reazioni della folla a un miracolo operato da Gesù: egli infatti, dopo aver guarito una donna che non riusciva a stare in piedi, era stato rimproverato dal capo della sinagoga perché aveva portato a termine la guarigione di sabato, giorno da dedicare, invece, al riposo. Ai rimproveri di Gesù, che accusa il capo della sinagoga di ipocrisia, si unisce la gioia della folla.

In questo caso l'azione di Gesù non è connessa a un singolo momento nel tempo che funge da punto di focalizzazione, come avviene in (33), ma viene invece messa in relazione con delle azioni che si estendono per un periodo di tempo più ampio e che sono presentate come non complete, come segnalato dall'uso dell'imperfetto nella proposizione principale: il participio λέγοντος ha qui, dunque, un valore durativo.

Si riporterà qui di seguito un esempio di uso abituale del presente greco:

Ev.Luc. 2.41 (Fanning 1990: 246)

(35) καὶ ἐπορεύοντο οἱ γονεῖς αὐτοῦ κατ' ἔτος εἰςἸερουσαλὴμ τῇ ἑορτῇ τοῦ πάσχα. I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua.

In questo caso ad essere descritta è un'usanza dei genitori di Gesù che si ripete regolarmente a cadenza annuale. Tale usanza può essere vista come una proprietà tipica dei genitori di Gesù e l'imperfetto ἐπορεύοντο ha quindi valore abituale.

Per quanto riguarda invece l'aspetto perfettivo, esso designa molto comunemente la semplice occorrenza di un evento visto nella sua completezza: questo valore, unito al

riferimento temporale al passato, è il valore più comune dell'indicativo aoristo, che in greco assolve le funzioni di un passato perfettivo, come già visto nei capp. 1-2. Si riporta qui di seguito un ulteriore esempio di questo uso:

Th. 1.18.2

(36) οἱ Ἀθηναῖοι ἐπιόντων τῶν Μήδων διανοηθέντες ἐκλιπεῖν τὴν πόλιν καὶ ἀνασκευασάμενοι ἐς τὰς ναῦς ἐσβάντες ναυτικοὶ ἐγένοντο.

Gli Ateniesi all'arrivo dei Medi decisero di abbandonare la città e, imbarcatisi sulla flotta portando con sé le proprie cose, divennero marinai

Il breve estratto è parte della descrizione dell'invasione della Grecia da parte dell'Impero Achemenide durante la seconda guerra persiana: in questo frangente, gli Ateniesi decisero di abbandonare la città e di utilizzare la loro flotta come difesa contro il nemico. Questa scelta li renderà dei marinai particolarmente abili e getterà le basi del successivo predominio navale ateniese nel Mar Egeo.

In questo caso, l'indicativo aoristo ἐγένοντο descrive un evento accaduto e completatosi nel passato, ossia la trasformazione degli Ateniesi in marinai: il verbo ha quindi il valore di un passato perfettivo.

Sempre a proposito della perfettività, è stato notato che un verbo stativo usato all'aspetto perfettivo può assumere valore ingressivo, ossia indicare solamente il momento iniziale dello stato100. Anche questo significato è ben attestato per l'aoristo dei verbi greci, come mostrato nel seguente esempio:

Th. 2.15.2

(37) ἐπειδὴ δὲ Θησεὺς ἐβασίλευσε, γενόμενος μετὰ τοῦ ξυνετοῦ καὶ δυνατὸς τά τε ἄλλα διεκόσμησε τὴν χώραν καὶ καταλύσας τῶν ἄλλων πόλεων τά τε βουλευτήρια καὶ τὰς ἀρχὰς ἐς τὴν νῦν πόλιν οὖσαν, ἓν βουλευτήριον ἀποδείξας καὶ πρυτανεῖον, ξυνῴκισε πάντας.

Ma Teseo, che, oltre che prudente, fu anche potente, dopo che divenne re prese altri provvedimenti per la regione, sciogliendo i consigli e le magistrature delle altre città. E fuse politicamente tutti nella città di ora, indicando che dovevano esserci un unico consiglio e un unico pritaneo.

100 Comrie 1976: 19-20, che cita anche esempi tratti dal greco antico. L'interpretazione ingressiva, come

ammette anche Comrie, non è la sola interpretazione possibile di un verbo stativo all'aspetto perfettivo: in greco, ad esempio, i verbi stativi usati all'aoristo possono anche designare uno stato nella sua interezza:

Apoc. 20.4. καὶ ἐβασίλευσαν μετὰ τοῦ Χριστοῦ χίλια ἔτη. In questo caso il verbo stativo βασιλεύω indica

Questo brano è parte della descrizione delle riforme di Teseo, che portarono all'abolizione delle istituzioni di governo delle antiche città dell'Attica: prima della sua salita al trono ogni centro aveva, infatti, le proprie istituzioni politiche, mentre all'inizio del suo regno le funzioni governative furono accentrate nella città di Atene, che divenne la capitale dell'Attica.

In questo caso il verbo βασιλεύω fa riferimento all'inizio del regno di Teseo e non a tutta la durata del suo governo, e ha quindi valore ingressivo.

L'aoristo greco può, infine, far riferimento anche ad azioni che si ripetono abitualmente, ma anche quest'uso è spiegabile a partire dal suo valore perfettivo. A differenza dell'aspetto perfettivo, l'aspetto imperfettivo con valore abituale si riferisce a un macroevento abituale che prosegue indeterminatamente. È il caso, questo, del verbo πορεύω in (35): in questo esempio, infatti, non viene fornita alcuna informazione circa l'inizio o la fine della serie abituale delle azioni e nulla impedisce di pensare che tali azioni continuino ancora nel momento in cui l'autore ha scritto il suo Vangelo.

Quando, invece, viene impiegato l'aspetto perfettivo, il macroevento viene presentato come completo e delimitato nel tempo, senza possibilità di proseguire oltre i suoi limiti temporali. Si veda a questo proposito un esempio tratto da Fanning. Il padre di un ragazzo posseduto da un demonio, in risposta a Gesù, che gli aveva chiesto da quanto durasse la possessione, pronuncia le seguenti parole:

Ev.Marc. 9.22 (Fanning 1990: 259)

(38) ἐκ παιδιόθεν· καὶ πολλάκις καὶ εἰς πῦρ αὐτὸν ἔβαλεν καὶ εἰς ὕδατα ἵνα ἀπολέσῃ αὐτόν. Dall'infanzia; e spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo.

In questo caso, l'aoristo ἔβαλεν fa riferimento a una serie di vessazioni del demone che avvengono con una certa frequenza fin dall'infanzia del ragazzo, ma, a differenza di quanto visto in (35), il testo presenta, per bocca del padre, la serie delle azioni del demone come delimitata e conclusa. Il brano in questione sembra suggerire che l'uomo ritenga che quella fase della vita del ragazzo sia ormai da considerarsi conclusa. In questo caso, in effetti, Gesù guarirà il posseduto, interrompendo la serie di tormenti demoniaci101.

101 A proposito di questo uso dell'aoristo greco si vedano Fanning 1990: 258-259; Bentein 2016: 37.

Un altro uso dell'aoristo greco che può essere spiegato in termini di perfettività è il cosiddetto «aoristo tragico», ossia l'uso dell'indicativo aoristo, quindi di una forma di passato perfettivo, per designare un'azione presente.

Questo fenomeno è attestato, solo per la prima persona, soprattutto nella tragedia attica (da cui il nome di «aoristo tragico») ed è una caratteristica peculiare di una classe di verbi piuttosto ristretta: presentano quest'uso i verbi che designano giudizi o emozioni, i verba dicendi, i verbi di «ordinare», «consigliare» e «giurare». Si riporta qui di seguito un esempio:

E. Or. 1517 (Bary 2012: 31)

(39) Φρ. τὴν ἐμὴν ψυχὴν κατώμοσ', ἣν ἂν εὐορκοῖμ' ἐγώ.

Frigio: Lo giuro sulla mia vita, per la quale manterrei il giuramento.

Queste parole sono pronunciate da uno schiavo frigio nel tentativo di salvarsi la vita di fronte alla furia di Oreste: il giovane era adirato contro Menelao, che non l'aveva difeso durante il processo intentatogli dopo che egli aveva ucciso sua madre Clitemestra, e per vendicarsi aveva tentato di uccidere Elena nel palazzo di Argo. L'intervento dei servitori permette alla regina di mettersi in fuga, ma a questo punto Oreste esce dalla reggia in cerca dello schiavo frigio che era riuscito a scappare dal combattimento.

In questo caso l'aoristo indicativo κατώμοσα designa chiaramente un'azione che si svolge nel presente, e non nel passato, come ci si aspetterebbe.

L'uso dell'indicativo aoristo non è, comunque, obbligatorio: in casi come quello osservato in (39), il greco attico può ricorrere anche a un semplice indicativo presente, come è evidente dal seguente esempio:

E. Med. 752

(40) ὄμνυμι Γαῖαν … Giuro sulla Terra …

temporale. Questo tipo di interpretazioni, tuttavia, sono frutto di inferenze pragmatiche e sono accessibili solo in determinati contesti. L'aspetto imperfettivo con valore abituale, invece, lascia sempre aperta la possibilità che la serie di eventi prosegua indefinitamente. Sulla questione si veda Bertinetto 1997: 205- 208.

Quest'uso apparentemente anomalo102 dell'indicativo aoristo è spiegabile facendo ricorso alla nozione di perfettività.

Come è stato notato, i verbi che presentano questo uso particolare dell'aoristo sono tutti verbi performativi103, ossia verbi il cui impiego non descrive semplicemente un'azione, ma la compie. Un esempio di verbo performativo è il verbo «giurare» in una frase come: «Ti giuro che non l'ho fatto»: in questo caso il verbo non descrive semplicemente il giuramento; al contrario, è proprio tramite l'uso del verbo che il giuramento viene compiuto.

I verbi performativi danno quindi vita a un'azione che si compie nel momento stesso in cui il verbo viene pronunciato. Tale azione si compie nella sua interezza nel presente e, di conseguenza, costituisce un'azione perfettiva con riferimento temporale al presente.

A questo proposito, Bary ha fatto notare che molte lingue slave, che possiedono una distinzione aspettuale tra perfettivo e imperfettivo e una distinzione temporale tra passato e non-passato, esprimono i verbi performativi in una forma verbale perfettiva e non-passata, coerentemente al valore tempo-aspettuale di questi verbi.

Il greco, invece, che non possiede forme verbali perfettive e non-passate, ha a disposizione due modi, che Barry chiama «subottimali» (suboptimal), per esprimere questa classe di verbi: uno è il presente indicativo, che colloca l'azione performativa nella giusta dimensione temporale, ma le conferisce un aspetto imperfettivo, mentre l'altro è l'indicativo aoristo, che conferisce all'azione il valore perfettivo ad essa appropriato, ma la colloca nella dimensione temporale sbagliata104.

L'uso dei concetti di perfettività e imperfettività permette, quindi, di spiegare il comportamento apparentemente anomalo che presentano in greco i verbi performativi e di inquadrare tale comportamento in una prospettiva tipologica più ampia, prendendo in considerazione casi simili che si verificano in altre lingue.

102

Kühner; Gerth 1898: 163, ad esempio, lo spiegano affermando che nei casi in cui è impiegato l'aoristo tragico un'azione che si sviluppa nel presente viene presentata come se fosse accaduta nel passato. Della stessa opinione è Goodwin 1879: 25. Per una discussione delle varie proposte interpretative su questo fenomeno si veda Bary 2012: 32-36.

103

Lloyd 1999: 25-26; Bary 2012: 33-34.

104 Bary 2012: 45-51. Bary nota che, nell'assegnazione dell'aspetto ai verbi performativi, anche alcune

lingue slave, come ad esempio il russo, presentano oscillazioni tra aspetto perfettivo e aspetto imperfettivo assai simili a quelle osservabili in greco.

L'uso delle categorie di perfettività e imperfettività può dunque rendere ragione, a volte, di usi che in passato avevano creato problemi interpretativi, come ad esempio il fenomeno dell'aoristo tragico appena menzionato. A questo proposito si discuterà brevemente un ulteriore caso, citato da Ruijgh, che riguarda l'uso dell'imperativo presente in Demostene.

Ruijgh considerava il tema del presente e quello dell'aoristo come temi temporali: il tema del presente avrebbe designato un'azione in corso a un momento dato, mentre il tema dell'aoristo avrebbe designato un'azione che era stata compiuta prima di un dato momento105.

Questa spiegazione rende ragione dell'uso dei verbi all'indicativo, ma diventa inadeguata quando si prendono in considerazione i modi non indicativi, nei quali l'espressione della temporalità è assente, come già visto a n. 76.

Coerentemente con le sue convinzioni, Ruijgh ammette l'uso dell'imperativo presente solo quando l'ordine che viene dato è contemporaneo all'esecuzione dell'azione. Esistono, tuttavia, casi di imperativi presenti che designano azioni la cui esecuzione non è immediata. Per spiegare queste anomalie nella sua teoria, lo studioso adduce spesso motivazioni psicologiche: le azioni da eseguirsi sarebbero così importanti da essere psicologicamente contemporanee alla formulazione dell'ordine, a prescindere da quando vengano effettivamente eseguite106. Si veda a tal proposito il seguente esempio:

D. 23.22 (Ruijgh 1985: 33)

(41) λαβὲ δὴ τοὺς νόμους αὐτοὺς καὶ λέγε.

Prendi dunque le leggi e procedi con la lettura.

In questo caso l'imperativo presente λέγε fa riferimento a un'azione futura, da effettuarsi una volta prese le leggi. A proposito di questo esempio, Ruijgh afferma che, anche se sul piano cronologico la lettura delle leggi non è ancora avvenuta, su quello psicologico essa sarebbe così importante per Demostene da essere contemporanea alla formulazione del comando: per questa ragione, l'oratore utilizzerebbe l'imperativo presente.

105 Ruijgh 1971: 227-236; Ruijgh 1985: 9-10. 106 Ruijgh, 1985: 33, 35-36.

Tale spiegazione è decisamente problematica: esistono, infatti, casi in cui Demostene utilizza l'imperativo aoristo in contesti assai simili a quello qui presentato, e non ci sono evidenze chiare per poter affermare che, nei casi in cui venga utilizzato l'aoristo, l'importanza attribuita alla lettura delle leggi sia minore.

Inoltre, ricorrendo in modo massiccio a spiegazioni psicologiche come quelle addotte da Ruijgh, qualsiasi azione potrebbe essere presentata come psicologicamente contemporanea, anteriore o posteriore per i parlanti, a prescindere dai dati cronologici: motivazioni psicologiche potrebbero dunque essere addotte per rendere ragione di qualsiasi uso del presente e dell'aoristo, ma in questo modo si conferirebbe alla selezione dei temi aspettuali greci un grado di arbitrarietà tale da compromettere grandemente la nostra capacità di interpretazione del sistema verbale greco107.

La scelta dell'imperativo presente può, invece, essere spiegata in modo molto più agile facendo ricorso alle nozioni di perfettività e imperfettività. In questo caso, l'imperativo presente designa l'azione concentrandosi sul suo svolgimento interno e senza porre attenzione alla sua fine: in questo caso l'ordine potrebbe dunque essere parafrasato con un enunciato come: «Comincia a leggere»; «Procedi con la lettura».

L'uso dell'imperativo imperfettivo pare qui piuttosto adatto: durante la lettura delle leggi, Demostene interromperà più volte il banditore per fare i suoi commenti e ogni volta lo inviterà a riprendere, ossia a continuare il processo di lettura ancora in

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