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I P OBLICII A R OMA : UNA GENS SENATORIA CON RAMIFICAZIONI FAMILIARI AFFARISTICHE

PRODUTTIVO COMMERCIALE NELLA VENETIA COSTIERA : UN PROFILO STORICO , POLITICO , ECONOMICO E SOCIALE

2.4.2 I P OBLICII A R OMA : UNA GENS SENATORIA CON RAMIFICAZIONI FAMILIARI AFFARISTICHE

Per quanto spesso associabile a personale di origine libertina, la documentazione urbana, derivante dall‟analisi delle fonti letterarie, epigrafiche e numismatiche, fornisce diretta testimonianza di un precoce inserimento della gens, o meglio di alcuni rami di essa, nel rango senatorio.

Se appare piuttosto incerta l‟esistenza di Anco Poblicio, un dato incontrovertibile riguarda il pieno inserimento nella vita politica almeno a partire dalla seconda metà del III secolo a.C. di due rami familiari della gens, i Poblicii Bibuli e i Poblicii Malleoli.

Primi membri in ordine cronologico ad essere noti sono Caius Poblicius Bibulus, che in qualità di tribuno della plebe nel 209 a.C. si oppose tenacemente in chiave antinobiliare al quarto consolato di Marco Claudio Marcello per l‟anno successivo379, e Lucius Poblicius

376 Per una disamina generale del fenomeno dei servi e liberti pubblici si rinvia allo studio recentemente condotto da Weiss 2004 e a quello che Franco Luciani sta conducendo per l‟ambito della Cisalpina. 377 A livello puramente ipotetico, un caso di voluta mimetizzazione, a distanza di almeno due generazioni,

potrebbe essere documentato in un‟inscrizione sepolcrale, oggi irreperibile, di provenienza asolana da

C(aius) Publicius, che risulta essere figlio di Caius; vd. CIL V, 2101.

378 Il totale tiene conto anche di individui, la cui connessione con la servitus publica è indirettamente desumibile da vari elementi testuali: è il caso, ad esempio, Publicia Amabilis, associata a Virilis, servus del municipio altinate, in AE 2001, 1049; Publius Publicius Ursio, gestore di saltus publici, in CIL V, 715 = Pais 1107 = InscrIt X, 4, 340 = ILS 6682; i tergestini Quintus Publicius Charito e Caius Publicius

Hermes, rispettivamente sacerdos e aedituus di un tempio, ricordati in CIL V, 519 vd. p. 1022 = ILS 4110

= InscrIt X, 4, 11, per i quali vd. anche Bassignano 2003, Certamente servi publici sono invece Buonopane 1990, pp. 155-156, nr. 15 = AE 1977, 285, da Trento: Marcus Publicius Metrodorus,

Tridentinorum libertus; CIL V, 2109 = SIRIS 619 = RICIS 2, 515/301 = Boscolo, Luciani 2009, da

Treviso: L(ucius) Publicius Eutyches, municipii Tarvisiorum libertus; CIL V, 3139, da Vicenza: Publius

Poblicius Valens, municipii Vicetinorum libertus; AE 1975, 449 = AE 1987, 455 = AE 2004, 616, da

Cremona: Caius Poblicius Aprodisius populi libertus; CIL V, 4685 = InscrIt X, 5, 496: Publius Publicius

Brixianorum libertus. Sui servi publici della X Regio vd. più in generale Weiss 2004, pp. 239-241.

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Bibulus, forse fratello del precedente, il quale pochi anni prima (216 a.C.) era stato uno dei

pochi tribuni militari ad essere sfuggiti alla disfatta di Canne380.

Al medesimo ramo dei Bibuli doveva appartenere anche l‟edile della plebe del 210 a.C.

Caius Poplicius Bibulus, figlio di Lucius381, in ricordo del quale fu eretto a spese pubbliche (“publice”), e si tratterebbe in questo senso della prima attestazione cronologicamente documentata per via epigrafico-archeologica, un monumentum commemorativo a forma di

aedes, con struttura in antis e munito di podio e cella382. L‟edificio templare che fungeva simbolicamente da monumento sepolcrale (il rinvenimento nelle vicinanze della Chiesa di S. Eusebio, nell‟Esquilino, di una lastrina di Lucius Poblicius Herma, liberto e nomenclator di Bibulus, potrebbe essere utile elemento per localizzare il sepolcro familiare)383, fu eretto al di fuori delle mura serviane nel segmento iniziale del clivus Argentarius, che rientrava un tempo nel percorso di collegamento tra Campidoglio e Campo Marzio. Nel monumento molteplici erano i riferimenti alla gens, sia sotto forma di imagines sia di scripta, come testimonia la duplice iscrizione conservatasi, replicata sui lati frontale e destro della base, nella quale si menzionano, oltre ai destinatarî (sé e i propri familiari) e alle informazioni sull‟usufruibilità degli eredi, le motivazioni (“honoris virtutisque causa”), per le quali la concessione del locus era stata decretata dal senato (“senatus consulto”) e contestualmente approvata dal popolo (“populi iussu”). Un sicuro scarto cronologico si è comunemente rilevato, comparando il periodo nel quale era vissuto Caius Poplicius Bibulus (fine III- inizio II secolo a.C.), e quello entro il quale datare il monumento (età sillana, stando a paleografia e particolarità linguistiche testuali), motivabile evidentemente con la volontà di perpetuare la tradizione familiare ormai secolare, magari nell‟ambito delle lotte politiche del I secolo a.C.

Parimenti ai Bibuli, anche il ramo dei Poblicii Malleoli, il cui cognome (malleolus, martello) si inserisce pienamente nella tradizione di dotarsi di elementi onomastici connotanti il proprio status plebeo, dimostra una precoce vivacità in ambito politico che si intreccia, almeno a partire dalla tarda età repubblicana pure con un diretto interessamento nel settore dell‟economia.

380 Liv. XXII, 53, 2; vd. Münzer 1959,c. 1899, nr. 16.

381 Münzer 1959, cc. 1898-1899, nr. 15; PIR2 ; Broughton 1986, p. 176.

382 CIL VI, 1319 vd. pp. 3134, 3799, 4679, 4772 = CIL VI, 31599 = CIL I2, 834 vd. pp. 728, 839, 957 = ILLRP 357 vd. p. 327 = ILS 862 = AE 2000, 135 = AE 2000, 149 = AE 2005, 26: C(aio) Poplicio L(uci)

f(ilio) Bibulo, aed(ili) pl(ebis), honoris / virtutisque caussa, senatus / consulto populique iussu, locus / monumento, quo ipse postereique / eius inferrentur, publice datus est. Per il monumento vd. Tomassetti

2000, part. pp. 58-61 e il cenno, nel quadro degli onori tributati nei loci celeberrimi a personaggi di primo piano, in Chioffi 1998-1999, pp. 241-272. Sulla rilevanza e sulla precocità della concessione pubblica del

monumentum funerario vd. Bassignano 2006-2007, pp. 328-329 e Gregori 2007-2008, part. p. 1072, nt.

28.

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La prima testimonianza nota risale al III secolo a.C.: Marcus Publicius Malleolus e probabilmente il fratello Lucius Publicius Malleolus (entrambi figli e nipoti di due Lucii) rivestirono l‟edilità nel corso del 240 a.C., anno nel quale, narra Ovidio, furono istituiti i

ludi florales con i proventi derivanti dall‟affitto dell‟ager publicus, per mezzo dei quali fu

anche aperto il clivus Publicius congiungente il Foro Boario con l‟Aventino384. Lo stesso Marcus Publicius Malleolus fu poi console nel 232 a.C., trovandosi a combattere in

Sardegna e Corsica contro i Cartaginesi385.

Ulteriori membri di tale ramo sono attivi più di un secolo dopo: di uno non è noto il prenome e rimane unicamente il ricordo dell‟accusa di matricidio nel 101 a.C.386; nel medesimo periodo, figurano tra i tresviri monetales due Caius Poblicius Malleolus, che battono moneta rispettivamente nel 118 a.C.387 e attorno al 96 a.C.388. Quest‟ultimo fu quasi certamente il questore in Cilicia che, nel corso del governatorato della provincia di Dolabella dell‟80 a.C., venne defraudato dei suoi beni da Verre, il quale era peraltro tutore proprio del figlio di Malleolus389. Un ricco repertorio di bolli testimonia un diretto e parallelo interesse dei Malleoli, attivi nei decenni centrali del I secolo a.C., nel campo della produzione laterizia e anforaria390. Nel primo caso la ricorrenza del bollo C.MALLE entro cartiglio rettangolare, il quale ricalca la medesima modalità espressiva limitata a prenome e cognome delle legende monetali dei tresviri monetales di fine II- inizio I secolo a.C., ha favorito l‟identificazione del produttore con un membro dei Poblici Malleoli, se non con lo stesso Caius Poblicius Malleolus, questore cilicio dell‟80 a.C. Di costui ci è giunta infatti la descrizione fornitaci nella II Verrina da Cicerone, che ne delinea la figura di un dives con molteplici interessi in ambito economico, sia nel settore finanziario sia presumibilmente vinario, disponendo peraltro di un elevato numero di schiavi, molti dei quali erano

opifices391. Allo stato attuale, non si hanno comunque a disposizione elementi utili per

384 Sull‟istituzione dei ludi floreales vd. Ovid. Fast. 5, 287-288; Fest. 276; sull‟apertura del clivus Publicius vd. Varro Ling. 5, 158. Sui due personaggi vd. Münzer 1959, cc. 1900-1901, nrr. 20, 22.

385

Zon. 8, 18, 13. Vd. anche CIL I2 1, p. 138.

386 Liv. Per 68; Cic. Rhet. Her. I, 23; Oros. 5, 16, 23. Vd. Münzer 1959, cc. 1899-1900, nr. 17. 387 RRC 282; Broughton 1986, p. 176 Costui risulta essere essere figlio di Quintus.

388

Münzer 1959, c. 1900, nr. 19; RRC 335; Broughton 1986, p. 176. 389 Cic. Verr. 2, 36-37, 90-94.

390 Sugli interessi economici dei Publicii Malleoli si vedano Nonnis 2001, p. 487 e, più estesamente, Nonnis 2003, pp. 269-270.

391

Vd. Cic. Verr. II, 36, 91: “Nam Malleolus in provinciam sic copiose profectus erat ut domi prorsus nihil

relinqueret; praeterea pecunias occuparat apud populos et syngraphas fecerat, argenti optimi caelati grande pondus se cum tulerat. Nam ille quoque sodalis istius erat in hoc morbo et cupiditate; grande pondus argenti, familiam magnam, multos artifices, multos formosos homines reliquit. iste quod argenti placuit invasit, quae mancipia voluit abduxit, vina cetera que quae in Asia facillime comparantur, quae ille reliquerat, asportavit, reliqua vendidit, pecuniam exegit”. Sugli interessi finanziari e commerciali di

Caio Publicio Malleolo e delle gentes italiche e romane nella provincia d‟Asia nel corso del I secolo a.C. vd. Delplace 1977, pp. 240-241.

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individuare le figlinae dei laterizi, presumibilmente ubicate nel comprensorio laziale, che doveva corrispondere al raggio distributivo dei medesimi prodotti, come testimoniano i ritrovamenti nei centri di Satricum, Anzio e Lanuvium392.

Gli stessi elementi onomastici, prenome (in questo caso Lucius) e cognome (Malleolus) con sottinteso il gentilizio, ricorrono inoltre in un nutrito gruppo di bolli marchiati su anfore Lamboglia 2 e sono solitamente associati al nome dei servi, i quali dovevano rivestire un preciso ruolo gestionale all‟interno delle officinae di produzione delle anfore393

. L‟appartenenza al medesimo ramo familiare e il coincidente periodo di attività non aiutano a definire i legami di parentela esistenti tra i Caii Poblicii e Lucius Poblicius, che dal canto suo sovrintendeva come dominus alle operazioni di produzione e presumibilmente di commercializzazione. La carta distributiva dei bolli anforari testimonia comunque un esteso raggio diffusivo dei prodotti, che oltre a raggiungere diverse centri dell‟Italia centro- meridionale, quali Taranto, Pompei e Roma, nonché Siracura e Lilibeo in Sicilia e Malta, erano presumibilmente commercializzati anche nell‟Egeo (un esemplare è noto ad Atene), nella Cisalpina, dove diverse attestazioni si contano sia a Milano che a Padova, e infine nella Gallia Narbonense (nel carico del relitto Planier 3, rinvenuto nella rada marsigliese)394. Allo stato attuale non è possibile localizzare i centri di produzione del materiale anforario, i quali, proprio per la tipologia dei contenitori in questione (Lamboglia 2), potrebbero non necessariamente essere ubicati nel comprensorio laziale395. In linea teorica, non si può escludere che l‟attività condotta dai servi dei Publicii Malleoli comprendesse anche la diretta produzione vinicola.396 Rintracciare nei repertori onomastici dei centri laziali possibili connessioni appare, anche per le ragioni sopra espresse, alquanto arduo. Potenziali servi e liberti, attestati in realtà portuali note, potrebbero essere operanti a

Minturnae, sempre che lo scioglimento del gentilizio Publ(- - -) ricorrente in alcune elenchi

di magistri e ministri locali, possa essere preferibilmente sciolto con Publ(icius) e non con

Publ(ilius)397. Parallelamente, estendendo tale ricerca al di fuori del territorio italico, va

392 Per un quadro completo dei ritrovamenti vd. Nonnis 2003, p. 269, nt. 84. 393

Un resoconto esauriente dei servi (Boiscus, Diphilus, Arthemo, Glaucus o Alaucus) citati nei bolli è in Nonnis 2001, p. 487, nt. 89. Sul ruolo dei servi vd. più dettagliatamente Manacorda 1985, pp. 146-148. 394 Sui luoghi di provenienza dei bolli vd. Tchernia 1986, pp. 68, 402 (carta distributiva) e Bruno 1995, pp.

138, 232, nr. 75; Nonnis 2003, p. 487, nt. 89. 395

Vd. Cipriano 1994, pp. 208-210. 396 Vd. Tchernia 1986, pp. 117-118.

397 Vd. CIL I2, 2691 vd. pp. 845, 934, 935 = ILLRP 738 = IMint 14, Antioc(hus) Publ(- - -) pu(pi) s(ervus); CIL I2, 2700 vd. pp. 934, 935 = ILLRP 740 = IMint 23, Antioc(hus) Publ(- - -) M(arci) L(uci) s(ervus); AE 1934, 254 = AE 1936, 127 = AE 1938, 142 = AE 1945, 78 = AE 1948, 82, Antioc(hus) Publ(- - -) Pu(bli)

s(ervus). Che si possa trattare della gens Poblilia, sembrerebbe tuttavia confermato da CIL I2, 2695 vd. pp. 845, 934, 935 = ILLRP 728 = IMint 18, che è l’unica iscrizione proveniente dalla colonia a conservare uno dei due nomina in questione per esteso: Apol(l)opha(nes) Publili M(arci) s(ervus). Per contro, va rilevata

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registrato l‟assoluto silenzio all‟interno del ricco patrimonio onomastico delio, mentre sul fronte occidentale Caius Poplicius, figlio di Caius, figura in un gruppo di magistri, curatori di una non meglio nota opera, testimoniati in un‟iscrizione certamente tardo-repubblicana di Nova Carthago, tràdita però solo per via manoscritta398.

Sempre nel corso dei decenni centrali del I secolo a.C., sono conosciuti ulteriori membri della gens Publicia, presumibilmente non appartenenti al ramo dei Malleoli. È il caso del

monetalis Caius Poblicius, figlio di Quinto, il quale associa il proprio nome sulla legenda

delle monete battute con l‟immagine di Ercole (80-79 a.C.)399. Tale scelta iconografica non sarebbe episodica e ne sottenderebbe un rapporto privilegiato della gens che trova peraltro conferma in una coeva iscrizione urbana, nella quale Publicia, moglie di Cnaeus Cornelius, viene ricordata come promotrice della costruzione e dipintura di un‟aedes e contemporaneamente del restauro di un‟ara, entrambe dedicate ad Ercole400. La filiazione di Poblicia (Luci filia) ha permesso di identificare il padre in Lucius Poblicius che, sulla base di due concisi cenni nell‟orazione ciceroniana in difesa di Publius Quinctius401, sappiamo essere stato attivamente impegnato per conto di Sextus Naevius, qui in veste di accusatore del socio d‟affari citato a giudizio, nel commercio di pueri dalla Gallia Narbonese al mercato urbano.

Caius Poblicius monetale era forse legato da parentela con Quintus Publicius, noto sia dalle

fonti letterarie402 sia da un‟iscrizione onoraria di Efeso datata al periodo 74-70 a.C., dove viene ricordato come proquestore e propretore della provincia d‟Asia, di cui fu forse successivamente anche governatore403.

Infine, un Marcus Poblicius, già legato propretore in Hispania al soldo di Cneo Pompeo figlio, batté moneta tra il 46 e il 45 a.C.404.

la ricorrenza nelle restanti iscrizioni dell’idionimico Antiochus, il quale presenta sempre la medesima abbreviazione ed è associato regolarmente a patronimici diversi.

398 CIL II, 3433 vd. p. 952 = CIL I2, 2270 vd. p. 1104 = ILLRP 777 = HEp 4, 565: Heisce m/agistris /

coira(r)unt / C(aius) Poplici(us) C(ai) f(ilius) / L(ucius) Cervi(us) L(uci) f(ilius) / M(arcus) Caeici(us) N(umeri) C(ai) l(ibertus) / L(ucius) Talepi(us) A(uli) l(ibertus) / Cn(aeus) Tongili(us) Pu(bli) l(ibertus) / L(ucius) Paqui(us) Lon[g]i l(ibertus) Silo / Q(uintus) Verati C(ai) s(ervus) / Pil(ippus) Pontili(orum) M(arci) C(ai) s(ervus) / Q(uintus) Claudi Pu(bli) s(ervus). Vd. Münzer, Gundel 1959, cc. 1896-1897, nr.

8, che sarebbero orientati a identificare un liberto pubblico. Che si tratti del discendente di un liberto è molto probabile, visto l‟orizzonte collegiale; tuttavia non appare scontato che quantomeno il padre fosse un servus publicus affrancato.

399

RRC 380.

400 CIL I2 981 = ILLRP 126. Vd. anche Nonnis 2003, p. 27, nt. 16.

401 Cic. Quinct. 24. Su Lucius Publicius vd., più in generale, Münzer 1959, c. 1897, nr. 10.

402 Cic. Clu. 126; Cic. Quint. I, 2, 14; Vd. Münzer 1959, c. 1897, nr. 13. Sul legame di parentela vd. Wiseman 1965, p. 159, che però non sembra tener conto della diversità vocalica presente.

403

AE 1983, 920.

404 Vd. Münzer 1959, c. 1897, nr. 12; sulle monete battute vd. RRC I, p. 479, nr. 469; Amela Valverde 2002, Un suo liberto è forse il Marcus Poblicius attestato in CIL I2, 1143= CIL VI 8393.

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La vitalità dei diversi rami della gens continua anche in età imperiale. Ne sono diretta testimonianza, in particolare, Caius Poblicius Bibulus, appartenente all‟omonimo ramo, edile della plebe del 22 d.C.405, Publicius Certus406, pretore nel 93 d.C. e prefetto dell‟aerarium Saturni nel 97; Publicius Tullus e Caius Quinctius Certus Poblicius

Marcellus, consoli suffetti rispettivamente nel 95 d.C.407 e nel 120 d.C.408, e Publicius

Florianus, tribuno dei pretoriani nel 193 d.C.409.

2.4.3 I POBLICII NELLA X REGIO: INTERESSI ECONOMICI REGIONALI E