3.1. La tradizione storico-giuridica (XVI-XVIII sec.)
A Giovanni Francesco Fara, il maggiore storico del Cinquecento celebrato come l'«Erodoto sardo», il primo a impostare la ricerca storica e geografica dell'isola su fondamenti sistematico-scientifici, non poteva sfuggire, condivi-dendo la generale concezione cinquecentesca che univa il pensiero politico con quello storico'23, la centralità della convocazione del Parlamento Vilano-va, una delle prime disposizioni istituzionali di Carlo nei confronti dell'iso-la'24. È interessante osservare che la storia dell'isola viene collocata dal Fara nel più ampio contesto europeo con il ricordo dei primi due passaggi, dei quattro necessari, della nomina imperiale di Carlon la constatazione poi che il Parlamento Vilanova emanò «molte leggi e diede ordinamenti» evidenzia che il Fara non esprimeva giudizi sfavorevoli sul lavoro parlamentare come, invece, accadrà in seguito con altri storici, condizionando per molti aspetti la valutazione storiografica posteriore.
Anche Francesco Vico, nella sua opera La historia generai de la Isla y Reyno de Sardefia (1639), riporta con uno stile narrativo la notizia della nomina del Vilanova e la celebrazione del Parlamento, nel quale si scrissero i 27 capitoli che, presentati da don Blasco de Alagón al re, furono approvati. La conside-razione generale relativa al fatto che il re confermò i capitoli in un momento
Per le strette connessioni fra storia e politica nel Cinquecento cfr. E GmBERT, Machiavel-li e Guicciardini cit., pp. 164-167; A. MATTONE, Giovanni Francesco Fara giureconsulto e stori-co del XVI sestori-colo cit., p. 320.
124 «Anno deinde 1519, imperatoriis comitiis de more Frankefordiae in Germania habitis, Carolus rex creatus est imperator Hispanis Sardisque omnibus congaudentibus et Carolus Alagona habuit in Sardinia regionem Partis Baricati, Isabella Despe et Fabra vendente. Altero anno Angelus Villanova prorex, convocatis de more Sardis, conventus in Castro Calaris habuit iusque omnibus reddidit et multa ordinavit, quae postea a Carolo imperatore, prima corona Aquisgranae insignito, fuerunt Carolo Alagona Sardorum legato postulante confirrnata», cfr.
I. E FARAE, Opera, De rebus Sardois cit., vol. 3, pp. 272-273.
125 La candidatura di Carlo a imperatore nell'assemblea a Francoforte, poi l'elezione a Re dei Romani ad Aquisgrana (prima corona Aquisgranae insignito); gli altri due passaggi avven-nero a Bologna il 22 febbraio del 1530, dove Carlo ricevette da papa Clemente VII la corona ferrea dei Re longobardi e il giorno seguente la corona imperiale, cfr. K. BRANDI, Carlo V cita, -pp. 272-281.
di 'tranquillità', prima di avvenimenti ben più grandi e drammatici che sareb-bero avvenuti in seguito, sarà destinata poi a influenzare la storiografia suc-cessiva:
Este mismo ano de 1519, en demostración de Rey de Sarddia, nos dio el invictísímo don Carlos por virrey a don Angel deste Villanueva: cele-bre) Cortes y en ellas se hicieron veinte y siete capítulos, que presenta-dos al Rey por don Blasco de Alagòn, reliquia de los Marqueses de Ori-
stàn y que reconociendo su naturaleza, fue embajador del Reino, los confirmó, sin que la quietud de los tiempos nos dé màs sucesos, por- que parece descansaban para los grandes que nos esperan'.
Le «storie» di Giovanni Francesco Fara e di Francesco Vico, con le diffe-renze intrinseche delle due opere, riferiscono solo la notizia della convocazio-ne del Parlamento. Invece, a partire dalla seconda metà del Cinquecento, furono trascritti e pubblicati gli atti fondamentali e caratterizzanti i vari Par-lamenti tenutisi nell'isola, perché si stava manifestando la necessità di racco-gliere e di aggiornare la legislazione sarda, che conosceva una singolare sovrapposizione di normative di origini sarde, pisano-genovesi, catalano-ara-gonesi e spagnole.
«Il più antico ricoglitore e compilatore di leggi sarde», secondo la pertinen-te definizione di Pasquale Tola, fu Francesco Bellit, il quale pubblicò la prima raccolta dei Capitols de Cort del Stament militar de Sardenya (Cagliari, 1572) che comprende anche quello del Parlamento Vilanova (1520'. Circa due decenni dopo Pietro Giovanni Arquer curò la ristampa della raccolta di leggi organizzata dal Bellit, i Capitols de Cort del Stament militar de Sardenya (Cagliari, 1591), ripubblicando lo stesso Capitolo di Corte'.
ub E Vico, La historia generai de la Isla y Reyno de Sardega cit., vol. V, p. 429.
121 Capitols de Cort del Stament militar de Sardenya. Ara novament stampats, ah son Reperto-ri, a despesas de dit Stament, Caller, MDLXXII. Per la biografia del Bellit, cfr. P. TOLA, Dizio-nario Biografico degli uomini illustri di Sardegna ossia Storia della vita pubblica e privata di tutti i Sardi che si distinsero per opere, azioni, talenti, virtù e delitti, vol. I, a cura di M. Brigaglia, (Torino, 1837-38; risi. anast. Bologna 1996) Nuoro, 2001, p. 204.
"8P I. ARQUER, Capitols de Cort del Stament militar de Sardenya. Ara novament stampats, y de non anadits, y stampats los capitols dels Parlaments respectivament celebrats per los senors Don Juan Coloma, y Don Mtguel de Moncada, Lloctinents y capitan generals del present Reyne, MDLXXXXI, pp. 73-84; la ristampa fu aggiornata con i capitoli dei Parlamenti succes- sivi (dal 1575 al 1586) e, per rendere più agevole la consultazione, vennero organizzati i som-mari a margine delle pagine. L'Arquer, di famiglia cagliaritana discendente dal ceto borghese degli alti funzionari burocratici aragonesi, dopo aver terminato gli studi giuridici iniziò a svol-gere vari incarichi nell'amministrazione dell'isola (Maestro razionale dell'isola) e fu chiamato dal viceré don Juan Coloma per svolgere la funzione di consigliere, durante un'ispezione amministrativa e militare in Sardegna, e per relazionare a Madrid su quanto era stato fatto, efr.
Giovanni Dexart, «insigne giureconsulto, ed uno dei più dotti magistrati che la Sardegna abbia avuto nella prima metà del secolo
XVII»-9,
analizzò l'istitu-to parlamentare confrontando le Curiae sarde con le Corts catalane, segnalan-done così non solo l'importanza ma anche la specificità del ruolo che esse svol-sero per le istituzioni di Sardegna'. Occorre tuttavia segnalare che, nell'opera dedicata ai Capitula sive acta Curiarum Regni Sardiniae (Cagliari, 1645), i capi-toli approvati nei Parlamenti Vilanova e Cabrero non sono pubblicati nella loro integrità, ma, scorporata l'introduzione e la condusione, sono frammen-tati e organizzati secondo tematiche da lui individuate come più rilevanti.Le raccolte compilate da Francesco Bellit (1572), Pietro Giovanni Arquer (1591) e Giovanni Dexart (1645) furono comunque i testi di riferimento per giuristi, uomini di governo, storici e filosofi nei secoli successivi"' e la princi-pale fonte edita per la conoscenza dei Parlamenti Vilanova e Cabrero.
G. DE CARO, Arquer, Pietro Giovanni, in DBI, vol. 4, 1962, s.v.; A. NIEDDU, Arquer, Pietro Gio-vanni, in DBGI, I, s.v. Il fratello maggiore Sigismondo ((agliari, 1523-Toledo, 4 giugno 1571), condannato al rogo come eretico dall'Inquisizione, fu autore della celebre monografia Sardi-niae brevis historia et descriptio inserita nel libro II della Cosmographia del Miinster a Basilea (1550); cfr. A. STELLA, Arquer, Sigismondo, in DBI, vol. 4, 1962, s.v.; A. NIEDDU, Arquer Sigi-smondo, in DBGI, I, s.v.
" Così il Tola in Dizionario Biografico degli uomini illustri di Sardegna cit., vol. 2, pp. 72-80; cfr. A. MATTONE, Dexart, Giovanni, in DBI, vol. 39, 1991, s.v.; A. MATTONE, Dexart, Gio-vanni, in DBGI, I, s.v.
g° A. MATTONE, Centralismo monarchico e resistenze stamentarie. I Parlamenti sardi del XVI e del XVII secolo, in Istituzioni rappresentative nella Sardegna medievale e moderna, Atti del Seminario di studi tenuto a Cagliari il 28-29 novembre 1984, Cagliari, 1986 (Acta Curiarum Regni Sardiniae, 1), pp. 127-179, in part. pp.155-156. Si riteneva il primo Parlamento sardo quello di Alfonso il Magnanimo (1421), e le convocazioni delle Corti del Parlamento di Pietro IV il Cerimonioso (1355) non avrebbero contenuto — scriveva il Tola parafrasando Giovanni Dexart — «non grazia, concordato o privilegio veruno, ma solamente esortazioni a fedeltà e vas-sallaggio» (nullas leges tulit nec capitula et gratias formam legis concessit, cfr. J. DEXART, Capi-tula sive acta Curiarum Regni Sardiniae, Caller, MDCXII). Giuseppe Meloni, con una raccolta di materiale inedito, ha dimostrato che le Corti celebrate dal sovrano catalano-aragonese nel 1355 devono essere «individuate espressamente come inizio della prima fase di esperienze par-lamentari nell'isola, fase che sarebbe culminata nei Parlamenti della metà del XVI secolo», cfr.
Il Parlamento di Pietro IV d'Aragona (1355), a cura di G. Meloni, Firenze, 1993, pp. 67-72, cit.
p. 72; in proposito le considerazioni di A. MATTONE, «Corts» catalane e Parlamento sardo: ana-logie giuridiche e dinamiche istituzionali (XIV-XVII secolo), in "Rivista di Storia del diritto Ita-liano", LXIV (1991), pp. 19-44, in part. 30-33.
"i Un esempio fra i molti possibili: le tre edizioni facevano parte della biblioteca di Ludo-vico Baille, studioso di scienze umanistiche ed economiche, e uno tra i maggiori professori e dotti dell'Università di Cagliari nel Settecento, cfr. Catalogo della Biblioteca sarda del cavaliere Lodovico Baille preceduto dalle memorie intorno alla di lui vita del cavaliere Pietro Martini, Cagliari, 1844, pp. 56 (Arquer), 66 (Bellid, sic), 85 (Dexart); sul Baille (Cagliari, 3 febbraio 1764 - ivi,. 14 marzo 1839), cfr. G. SORGIA, Baille, Ludovico, in DBI, vol. 5, 1963, s.v.
3.2. La storiografia nei secoli XIX-XX
Nell'Ottocento una parte della documentazione dei Parlamenti Vilanova e Cabrero venne ripresentata da Vittorio Angius nel volume dedicato alla Sar-degna, parte del Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, curata dall'abate Goffredo Casalis (Torino, 1856)132, e precisamente i capitoli del Regno e quelli dello Stamento militare del Par-lamento Vilanova (1518) — "il primo" di Carlo V, secondo la definizione del-l'Angius — e i capitoli dello Stamento militare del Parlamento Cabrero (1530), preceduti e inframmezzati da qualche osservazione. Lo studioso segnalava di non conoscere la data in cui Carlo aveva ordinato al Vilanova di celebrare il Parlamento, perché non era stata indicata dal Dexart, ma suggeriva che il Parlamento si era probabilmente riunito a partire dal 1519.
Da segnalare che il testo dei capitoli è tradotto in italiano permettendo, per la prima volta, una maggiore diffusione di parti normative fondamentali dei Parlamenti Vilanova e Cabrero, tuttavia non senza inesattezze. L'edizione del-l'Angius era basata infatti non sui documenti originali ma sull'opera del Dexart, sicché più che a una traduzione fedele ci si trova di fronte a una sin-tesi che talora finisce per impoverire la sostanza dei capitoli formulati in maniera ben più articolata e complessa.
Un esempio rilevante è quello che si riferisce ai capitoli del Regno: da un confronto con l'originale presente nel Parlamento si evince che l'Angius, pro-prio seguendo lo schema del Dexart, non arrivava — tentando di interpretare la suddivisione dei Capitula sive acta Curiarum Regni Sardinie — a dare una ricostruzione fedele all'originale finendo per inframmezzare i capitoli del Regno con quelli del Braccio militare. Ad esempio: il capitolo n. 6, riportato dall'Angius nei capitoli del Regno, corrisponde in realtà al capitolo n. 8 con-cesso al Braccio Militare". Vittorio Angius incorre in questa svista anche per-ché il Dexart, nell'ordine dato alla propria compilazione, lo classifica come VI (anche se, subito dopo il titolo, dichiara che si tratta del capitolo n. 8) e afferma che è stato concesso a petizione del tre Stamenti facendo così crede-re che si tratti di un capitolo del Regno e non di uno del Braccio militacrede-re.
132 V ANGIUS, Sardegna, in Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, a cura di G. Casalis, vol. XVIII quater, Torino, 1856, pp. 486-496 (ristampa anastatica, voi. III, Bologna, 1977); sull'Angius (Cagliari, 18 giugno 1797 - Torino, 24 giugno 1853), dr. G. S0FRI, Angius, Vittorio, in DBI, vol. 3, 1961, s.v. Per comprendere il valore innovativo dell'opera, cfr. L. CARTA, Il contributo di Vittorio Angius al Dizionario geo-grafico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna di Goffredo Casalis, in V. Ar. GIUS, Città e villaggi della Sardegna dell'Ottocento, vol. I Abbasanta - Guspini, a cura di L. Carta, Nuoro. 2006, pp. 7-47.
"3 Parlamento 1518, doc. 325, cc. 8-8v.
Ancora, è inserito come capitolo n. 15 del Regno quello che corrisponde invece al n. 9 dello Stamento militare, dichiarando come «Questo 'capitolo non indicato nella nota dei capitoli di questo Parlamento riferita dal Dexart, dovrebbe essere collocato il 7°»'. Dopo le richieste presentate al sovrano dai tre Bracci del Parlamento Vilanova, l'Angius riportava, a seguire, quelle del Braccio Militare, avanzate da don Carlo de Alagón. Anche in questo caso si segnalano delle variazioni: due capitoli (8 e 12) non appartengono all'origina-le e vanno a sostituire i due invece presenti. AI cap. 9 viene correttamente riportato quello già erroneamente inserito al n. 15 dei capitoli del Regno.
Non è riportato il capitolo 22, dichiarando che era stato omesso dal "compi-latore", cioè dal Dexart, perché non concesso dal re. L'Angius pubblicava, con criteri analoghi, solo 7 su 17 capitoli dello Stamento militare del Parla-mento Cabrero (1530), omettendo quelli non riportati dal Dexart in quanto non provvisti del fiat del re e inframezzandoli da proprie considerazioni.
ll commento conclusivo dell'Angius riguarda l'Inquisizione, già presente nell'isola. L'istituzione ecclesiastica, fondata dalla Chiesa cattolica, negli anni di Carlo V iniziò ad assumere un ruolo crescente e funzionale "al servizio dello Stato"15. Dal Parlamento Vilanova quest'aspetto non traspare ancora in tutta la potente influenza e conflittualità tra autorità religiosa e civile, com- presa quella viceregia, come poi acquisirà negli anni a venire". Tuttavia;
quello che si osserva dai capitoli di Cagliari (10 maggio 1520) è un tentativo da parte degli Stamenti di far pressione sul re affinché limitasse il potere degli
"4 J. DEXART, Capitula sive acta Curiarum Regni Sardiniae cit., vol. I, p. 76; V. ANGIus, Sar-degna cit., pp. 488-489.
B. ANATRA, Insula Cristianorum. Istituzioni ecclesiatiche e territorio nella Sardegna di anti-co regime, Cagliati, 1997, pp. 11-57.
136 Conflitti che divennero manifesti ed ebbero il culmine sotto il viceré Antonio Fokh de Cardona, nell'isola dal 1534 al 1549, il quale ebbe <d'incarico di riordinare la gestione ammi-nistrativa e patrimoniale del regno, correggendo distorsioni e abùsi e riaffermando il potere regio». In questi anni «l'inquisitore sardo prese decisamente posizione contro il Cardona, schierandosi apertamente con la fazione contraria [membri della feudalità e ceti emergenti] e rafforzandone la capacità di azione con il suo appoggio», cfr. S. Loi, L'Inquisizione spagnola, un tribunale quasi dimenticato, ín il Regno di Sardegna in età moderna. Saggi diversi, a cura di F. Manconi, Cagliari, 2010, pp. 133-157, cit. pp. 144-145; S. Loi, Storia dell'inquisizione in Sar-degna, Cagliari, 2013. Su un tema così ampio si rinvia alle considerazioni di J.P. DEDIEU, La Inquisición en la época de Carlos V (1516-1556), in Carlos V Europeismo y universalidad cit., vol. II, La organización del poder, pp. 141-154; in particolare per la Sardegna, cfr. G. OLLA REPE1TO, Un inventario dei beni dell'Inquisizione in Sardegna nell'anno 1591, ín Convegno di studi religiosi sardi (Cagliari 24-26 maggio 1962), Padova, 1963, pp. 107-123; A. BORROMEO, Inquisizione spagnola e libri proibiti in Sicilia ed in Sardegna durante il XVI secolo, in "Annua-rio dell'Istituto Storico Italiano per l'età moderna e contemporanea", XXXV-XXXVI (1983-1984), pp. 219-271; G. SORGIA, L'inquisizione in Sardegna, Cagliari, 1991; T. PINNA, Storia di una strega. L'Inquisizione in Sardegna, Sassari, 2000; S. Loi, Inquisizione, sessualità e matrimo-nio. Sardegna, secoli XVI-XVII, Cagliari, 2006.
ufficiali dell'Inquisizione segnalando così che venivano acquistando maggior potere. Analoga supplica si ritrova anche tra i capitoli di Sassari (maggio 1520)137. In proposito si ricorda che la Sardegna, fin dai primi secoli del Cri-stianesimo, si era mostrata particolarmente tollerante verso le immigrazioni di carattere religioso, per esempio di ebrei e ariani18.
Infine, nel cap. XI, relativo ai processi nell'isola, l'Angius aggiungeva una postilla zirca l'usanza di chiamare con funzione di giudici coloro che aveva-no «riputazione di probità», commentando poi: «ma ne' giudicanti a questa condizione vuolsi cumulata l'intelligenza, e questa dovea mancare in un paese, qual era in quei tempi la Sardegna». In questa pungente valutazione avvertiamo, piuttosto che un affrettato svilimento della storia di Sardegna, ben lontano dal pensiero di Vittorio Angius, quella sorta di pregiudizio verso il periodo medievale (i "Secoli bui") che permeava le idee riflesse dalla cultu-ra settecentesca (l'Età dei Lumi) e dei primi dell'Ottocento, contcultu-rapponen- contrapponen-dosi genericamente all'oscurantismo dei secoli passati"9.
Data la carenza della documentazione relativa al Parlamento Cabrero — di cui allo stato attuale esistono solo i capitoli dello Stamento militare e quelli di
'3' Parlamento 1518, doc. 330, cc. 117v.-126v.: cap. XV, «Item se suplica a vostra augusta Maiestat per part de la vostra ciutat de Sacer li placia atorgar gratia y privilegi que totes les declaragions que foren fetes y ordenades en les Corts de Mongo a instangia dels tres Staments de Cathalunya sobre lo offici y ministres de la Sancta Inquisicio sien observades en la dita vostra ciutat de Sacer per los inquisídors que son o per temps seran en lo dit Sant Offici, iuxta serie, tenor y continencia de aquells. Plau a sa majestat ut in proximo».
Parlamento 1518, doc. 328, cc. 255-257: cap. V, «Item que axi coro lo reverent inquisi-dor del Regne de Serdenia dega e sia obligat servar les constitucions y ordenacions fetes en Monso circa lo dit offici de la Santa Inquisicio com sia axi servei de vostra Magestat e benefi-ci de aquella benefi-ciutat e Regne. Plau a sa Magestat sie servat coni fou ordenat en Monso e orde-nar als inquisidors que axi ho serven». Per il periodo medievale si ricordano gli studi di R.
TuRrAs, Storia della Chiesa in Sardegna dalle origini al Duemila, Roma, 1999, pp. 88-98; G.
OLLA REPETTO, La presenza ebraica in Sardegna attraverso una ricerca archivistica relativa ai secoli XIV-XV, "Italia Judaica", 3 (1989), pp. 191-195; M. PERANI, Gli ebrei in Sardegna fino al sec. VI: testimonianze storiche e archeologiche, in "La Rassegna Mensile di Israer, 57 (1991), n. 3 pp. 305-344; C. TASCA, Gli ebrei in Sardegna nel XIV secolo. Società, cultura, istituzioni, Cagliari, 1992; L'Inquisizione e gli ebrei in Italia, a cura di M. Luzzati, Roma-Bari, 1994 (Biblio-teca di cultura moderna, 1066).
"9 In proposito è da considerare appunto che «i militari avevano lamentato che la decisio-ne dei giudizi in grado d'appello restasse decisio-nell'isola affidata a giudici idecisio-nesperti di diritto (ossia ai cosiddetti, giudici "idioti"), i quali, anziché correggere, peggiontvano le sentenze. Questa volta, passando sopra ad una lunga tradizione, la decisione del sovrano intorno alle richieste parlamentari, veniva presentata addirittura come "atto grazioso", cioè non legato ad alcuna controprestazione, del sovrano», cfr. A. MARONG1U, Il Parlamento o Corti del vecchio Regno sardo, in Istituzioni rappresentative nella Sardegna medievale e moderna cit., pp. 15-123, cit. p.
57; M. S. CORCIULO, Marongiu, Antonio, in DBGI, Il, s.v. Sulla discussione "dell'intelligenza", fondamentale lo studio di A. MArroNE, 'I sardi sono intelligenti?': un dibattito del 1882 alla Société d'Anthropologie di Parigi, in "Studi Storici", 37 (1986), n. 3 pp. 701-718.
Cagliari — la storiografia non si è potuta esprimere su di esso'. Invece sui Parlamenti celebrati da Angelo de Vilanova ha gravato una sorta di valutazio-ne sfavorevole lasciata, in particolare, dalla storiografia ottocentesca, per la quale le vicende politico-istituzionali della Sardegna nei primi decenni del Cinquecento apparivano forse scialbe e incolori soprattutto se paragonate alle trasformazioni dello scacchiere politico e dinastico europeo141.
Articolato è stato il giudizio espresso dal giurista e storico-letterato alghe-rese il barone Giuseppe Manno, nella valutazione del primo Parlamento sardo di Carlo V'42, un giudizio che ha finito per pesare a lungo. Nella sua. Sto-ria di Sardegna (1825-1827) Manno analizzava attentamente alcuni aspetti del Parlamento Vilanova nel quale lo storico rilevava soprattutto il tema della
"continuità istituzionale" contro le rivalità di natura municipalistica e locale identificate in particolare nei contrasti tra i membri dello Stamento militare di Sassari, del Logudoro e quelli di Cagliari, nei quali avvertiva i primi segna-li del tentativo di modificare «le antiche costumanze»m.
Lo storico finiva comunque per esprimere un sommario giudizio di irrile-vanza sugli anni del viceré Vilanova e sul Parlamento del 1518, affermando che «gli atti di questo Parlamento non presentano materia ad osservazione;
né materia all'istoria danno gli avvenimenti susseguiti all'isola», in quanto specchio di un breve periodo di tranquillità e di stasi, contrapposto agli anni successivi che invece registrarono eventi ben più drammatici, non solo nello scacchiere internazionale (Sacco di Roma, conquista turca della parte meri-
'° Così Marongiu segnalava come «ancor meno ci è noto del parlamento successivo, del 1518 e seguenti. Non sappiamo neppure qual parte nella convocazione avesse avuto la notoria scarsità di moneta del sovrano in procinto di lasciare la Spagna per assumere la dignità impe-riale»; inoltre, per il Parlamento «tenuto nell'isola nel 1530 conosciamo sia la soddisfazione dell'imperatore Carlo V (in una sua lettera da Augsburg del settembre di tale anno) sia anche una delle domande presentatevi dal braccio militare, ma per il momento almeno non soddi-sfatta, per l'istituzione in Sardegna di un tribunale superiore di giustizia, la futura Reale udien-za», in MARONGIU, Il Parlamento o Corti del vecchio Regno sardo, in Istituzioni rappresentative nella Sardegna medievale e moderna cit., pp. 56 e 57.
'° Così Marongiu segnalava come «ancor meno ci è noto del parlamento successivo, del 1518 e seguenti. Non sappiamo neppure qual parte nella convocazione avesse avuto la notoria scarsità di moneta del sovrano in procinto di lasciare la Spagna per assumere la dignità impe-riale»; inoltre, per il Parlamento «tenuto nell'isola nel 1530 conosciamo sia la soddisfazione dell'imperatore Carlo V (in una sua lettera da Augsburg del settembre di tale anno) sia anche una delle domande presentatevi dal braccio militare, ma per il momento almeno non soddi-sfatta, per l'istituzione in Sardegna di un tribunale superiore di giustizia, la futura Reale udien-za», in MARONGIU, Il Parlamento o Corti del vecchio Regno sardo, in Istituzioni rappresentative nella Sardegna medievale e moderna cit., pp. 56 e 57.