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I viceré di Sardegna (1515-1532)

Nel documento Introduzione Atti del Parlamento (pagine 25-38)

2.1. Don Angelo de Vilanova

Ii 30 marzo del 1515 Ferdinando, il Cattolico nominava don Angelo de Vila-nova luogotenente generale del Regno di Sardegna e successore di Ferdinan-do Giron de RebolleFerdinan-do da poco deceduto: l'atto relativo alla nomina, infatti, era stato inviato al «nobili Angeli de Villanova» in quanto la carica viceregia era vacante per l'improvvisa morte del Rebolledo, «careat obitu nobilis Fer-dinandi Giron de Rebolledo, ultimi locumtenentis generalis nostri»". Con la nomina gli si attribuivano í poteri spettanti al luogotenente generale'.

" ACA, Cancelleria, reg. 3598, cc. 215-219 (1515 marzo 30, Villa de Metine Agri). Nello stesso giorno si scriveva che, «considerant que per mort de don Ferrando Giron de Rebolle-do, quondam nostre loctinent generai en lo nostre Regne de Sardenya», rimanevano «sospeses moltes coses que particularment ab provisions nostres» con gran danno, «les quals rebrien detriment», richiedendo al Vilanova di subentrare anche in ciò al Rebolledo, cfr. ACA, Can-celleria, reg. 3598, c. 219v. (1515 marzo 30, da Medina del Campo). 11 Rebolledo, rinominato viceré di Sardegna nell'ottobre del 1513, aveva esercitato il suo incarico fino al dicembre del 1514, cfr. A.M. OLIVA, I Parlamenti Dusay-Rebolledo nella tradizione storiografica e nelle fonti normative, in I Parlamenti dei viceré Giovanni Dusay e Ferdinando Girón de Rebolledo (1495, 1497, 1500, 1504-1511), a cura di A. M. Oliva, O. Schena, Cagliari, 1998, pp. 28-52, cie p. 52.

Poiché al 15 marzo 1515 risale un doeumento inviato dal sovrano «al noble magnifies consel-krs amats feels nostres don Ferrando Giron de Ribolledo nostre loctinent generai del Regne de Sardenya» (ACA, Cancelleria, reg, 3598, cc. 207v.-209, da Medina del Campo) mentre alla fine del mese è attestata la sua morte (30 marzo), possiamo ipotizzare come l'improvviso deces-so sia avvenuto nella seconda metà di marzo, e, comunque, in questo mese. Altri documenti relativi ai diritti del figlio Giovanni ne confermano l'avvenuto decesso: ai «nobili Ioannis de Rebolledo», figlio ed erede (hjo y heredero) ormai del «quondam don Fernando Giron y de Rebolledo lugarteniente generai en el dicho Reyno de Cerdenya», cfe ACA, Cancelleria, reg.

3598, c. 212v. (1515 marzo, senza il giorno, Medina dei Campo); in maniera analoga per vari pagamenti da fare a Giovanni, cfr. ANCA, Cancelleria, reg. 3597, cc. 258v-259; Ferdinando si rivolgeva allo «spectabili locumtenenti generali futuro in predicto nostro Sardinie Regno», affinché fossero rispettati i diritti di Giovanni, ricordando ancora «don Ferdinandi Giron de Rebolledo genitotis sui„ quondam nostri viceregis», cfr. ACA, Cancelleria, reg. 3598, cc. 213-213v. (1515 marzo da Medina del Campo, manca il giorno ma possiamo supporre sia prima del 30 marzo, cioè della nomina del Vilanova); ancora, nella supplica del «noble y amat nostre don Juan Giron de Rebolledo gentil home» si ricorda «com pochs dies ha morsa lo specrable quon-dam don Ferrando Giron de Rebolledo loctinent generai nostre en dit Regne de Cerdenya», cfr. ACA, Cancelleria, reg. 3598, cc. 214v.-215 (1515 aprile 17, Medina del Campo). •

'Q In questo documento sono elencati i poteri che venivano conferiti al viceré, quale rappre-sentante del re per tutti i vassalli del Regno di qualsiasi grado, stato e condizione: si sarebbe

Allo stesso giorno risalivano anche le dettagliate istruzioni del sovrano al Vilanova in cui venivano tracciate le linee principali per il reggimento dell'i-sola facendo riferimento alle richieste degli Stamenti, poi approvate, nel Par-lamento celebrato di recente o alle varie istruzioni date al Rebolledo'.

Dopo la morte del sovrano (Madrigalejo, 23 gennaio 1516) la regina Gio-vanna con il figlio Carlo riconfermavano al Vilanova l'incarico triennale di viceré di Sardegna (Bruxelles, 8 dicembre 1516) a partire dal primo gennaio 1517. Il mandato doveva comprendere l'anno non terminato del triennio pre-cedente e relativo al primo incarico conferito al Vilanova da Ferdinando Circa un mese dopo la nomina furono inviate dal sovrano da Bruxelles due lettere entrambe datate 26 febbraio 1517: la prima al ricevitore del riservato, Antonio de Ravaneda, ordinandogli di provvedere al pagamento di 500 duca-ti d'oro l'anno, da versare al Vilanova stesso o a un suo procuratore, secondo

occupato dell'amministrazione della giustizia, civile e criminale, alta e bassa, delle sentenze e delle esecuzioni, esercitando «merum et mixtum imperium cum gladii potestate»; avrebbe potuto emanare salvacondotti e licenze, commutare pene e concedere grazie speciali; aveva il potere di legittimare i figli nati al di fuori del matrimonio, assegnare tutori ai minori, investire notai, concedere tregue fra litiganti, dare licenze per portare armi, sollevare dal pagamento di rendite come «censalia mortua» o «violaria». Il viceré era poi incaricato di convocare i Parla-menti, prorogarli, mutandone o confermandone il luogo, e di negoziare con i tre Statuenti, revocando, abilitando, correggendo franchigie, privilegi e Capitoli di Corte. Infine, una volta convocato il Parlamento; il viceré aveva l'obbligo di esaminare i gravami, provvedere ai sussi-di, delegare le questioni ai giudici, eseguire le sentenze massimo fino alla somma di 200 lire.

Riguardo alla terminologia impiegata per la carica abbiamo l'uso parallelo dei termini di

"

governatore generale", "luogotenente generale" e "viceré", ad esempio cfr. Parlamento 1518, doc. 3, c. 58 (vos locumtenentem et gubernatorem generalem dicci Regni); cfr. Parlamento 1518, doc. 23, c. 240v. (viceregem ac locumtenentem generalem nostrutn in dicto regno don Angelum de Vilanova). Per quanto concerne le attribuzioni dei governatori dei Capi di Coglimi e del Logudoro, cfr. R. PoRRA, Il controllo regio sulle istituzioni civiche e del contado di Oristano: il ruolo del governatore del Capo di Cagliari e di Gallura; in "Bollettino dell'Archivio Storico del Comune di Oristano", 4 (2009), pp. 4-31. Il Vico nella lista «De los gubernatores generales, virreyes y capitanes generales» del, Regno di Sardegna inserisce «don Angel de Villanueva, 1515», e ricorda il suo incarico di viceré, la celebrazione del Parlamento (Cortes) e l'impegno ad affrontare la minaccia della Lega contro l'isola, cfr. E Vico, La historia generai de la Isla y Reyno de Sardefia cit., vol. I, p. 173; vol. V, pp. 429, 438; vol. VII, p, 147.

Parlamento 1518, doc. 1, cc. 219-229; M. PINNA, Indice dei documenti cagliaritani del Regio archivio di Stato dal 1323 al 1720, Cagliari, 1903, p. 72, n. 453; alcuni capitoli furono sin-tetizzati da I. Prurro, Memorie tratte dal regio Archivio di Cagliari risguardantí i governatori e luogotenenti generali dell'isola di Sardegna dal tempo della dominazione Aragonese fino al 1610, Cagliari, 1862, pp. 65-66. Per il rapporto fra i sovrani catalano-aragonesi e i consiglieri di Cagliari cfr., Lettere regie alla città di Cagliari. Le carte reali dell'Archivio comunale di Cagliari, I, 1358-1415, a cura di A. M. Oliva, O. Schena, Roma, 2012.

62 Parlamento 1518, cc. 57v.-62, doc. 3. Secondo Ignazio Pillito dopo la morte del sovrano furono gli stessi «Stamenti dell'Isola che, ben soddisfatti dell'ottimo governo del Villanova, supplicarono l'imperatore Carlo, e la regina Giovanna acciò lo confermassero nella carica; lo che non solo fu loro concesso, ma il. Villanova fu elevato eziandio, alla dignità di viceré», I. Pm-LITO, Memorie tratte dal regiò Archivio di Cagliati a., p. 67.

quanto stabilito a suo tempo da re Ferdinando II"; la seconda al procurato-re procurato-regio, Giovanni Fabra, per il pagamento del salario ordinario di mille fio-rini d'oro all'anno".

Nel caso della riconferma del Vilanova a viceré di Sardegna la politica di Carlo V ancora una volta fu in linea con quella già da tempo attuata dai suoi avi e dalla stessa Corona catalano-aragonese". Infatti, si tendeva a privilegia-re, per incarichi di potere e di governo nell'isola, gli esponenti della nobiltà catalana e valenziana discendenti da famiglie i cui antenati avevano ricoperto uffici nell'isola fin dall'inizio della conquista catalano-aragonese. In partico-lare Angelo de Vilanova apparteneva a una nobile famiglia valenziana — lo stemma era formato dai gigli d'argento in campo azzurro — i cui antenati erano stati particolarmente attivi nella lotta contro i saraceni" e alcuni perso-

Parlamento 1518, doc. 4, cc. 8v.-9. Riguardo allo stipendio stabilito da Ferdinando il Cat-tolico per il Vilanova (1.000 fiorini d'oro), cfr. ACA, Cancelleria, reg. 3597, cc. 259v.-260v.

(1515 marzo 30, Medina del Campo). Come di consueto le somme dovevano essere annotate nei registri della contabilità regia, «poniendo en dato y descargo», con il rilascio delle relati-ve ricevute. L'ufficio di ricevitore del riservato nel. Regno di Sardegna fu istituito con privile-gio datato Medina del Campo 21 agosto 1497; creato per sostituire quello- dí procuratore reale, al ricevitore del riservato fu dato inizialmente ampio potere nell'amministrazione delle rendite riservate (regie) da attestare con il rilascio di ricevute e quietanze; successivamente con un'ordinanza (Granada, 18 ottobre 1500) il suo potere fu limitato; il ricevitore «non poteva più appaltare direttamente le rendite regie, venendo ripristinata anche in questo punto la competenza che aveva il procuratore reale in ordine all'amministrazione delle stesse». Una limitazione che rimase in vigore fino alle istruzioni inviate dal sovrano al viceré Vilanova (Medina del Campo, 30 marzo 1515), nelle quali si stabiliva che Antonio de Ravaneda, ricevi-tore del riservado, «exhiga imediatamente las pecunias que han de entrar en su receptoria de las partes que son tenidas a responder a nos con ellas y no por mano del procuraclor real... en la execucion de las quales tenga tota aquella jurisdictio que dicho nuestro procurador real tenia», e si invitava il viceré a fare osservare da allora in avanti la detta provvisione «sobre la dicha immediata exactio» in modo che «no havra tanto embarago de cuentas, come entrando en nos por dos administratores ecc.». Di conseguenza il viceré, con una sua esecutoriale, con-cedeva al detto Ravaneda «tot aquel poder y exercici en dit vostre offici que lo procurador real, o regent dit offici, ans que fossen separades y deasuides les jurisdictions, tenia y esercia», cfr. G. P. Tom, Il ricevitore del riservato in Sardegna (1497-1560), in «Medioevo. Saggi e Ras-segne», n. 6 (1981), pp. 183-217, cit. p. 210.

" Parlamento 1518, doc. 5, cc. 9v.-10.

Ferdinando, nella sua nomina, sottolineava i servizi resi alla Corona, nel tempo, dall'inte-ra famiglia Vilanova, ACA, Cancelleria, reg. 3598, cc. 215-219 (1515 marzo 30, Villa de Meti-ne Agri).

Sulla spedizione per la conquista dell'isola, da Giacomo II il Giusto-affidata al-figlio, l'In-fante Alfonso IV il Benigno (1323-1326), si ricordano solo alcune classiche opere: A. ARRIBAS PALAU, La conquista de Cerdefia por Jaime II de Aragón, Barcelona, 1952; V. SALAVERT Y kOCA, Cerdefia y la expansión mediterrànea de la Corona de Aragón (1297-1314), 2 voll., Madrid, 1956.

" J. GRAMUNT, Los catalanes en Cerdefia, Barcelona, 1958, p. 161, non è riportata l'imma-gine. dello stemma ma la sua descriiione: «Vilanova. Armas: de azur, fior de lis de plata».

Seguono i componenti famosi della famiglia: «Vidal: embajador de Jaime II al Papa para

naggi della quale vengono ricordati da Giovanni Francesco Fara (De rebus Sardois, 1580) e da Francesco Vico (Historia generai de la Isla y reyno de Sar-defia, 1639) per aver ricoperto incarichi in Sardegna'. Il cognome "de Vila-nova" lo troviamo indifferentemente riportato nei documenti con la elle dop-pia o singola (de Villanova o de Vilanova). Tuttavia nelle firme autografe del viceré in lettere inviate da Cagliari ai consiglieri di Alghero troviamo una sola elle; perciò, secondo questa testimonianza, abbiamo adottato la forma grafi-ca "de Vilanova".

Il 3 ottobre 1518 (da Saragozza), re Carlo e la madre, la regina Giovanna, nominavano Angelo de Vilanova procuratore generale, abilitandolo a riceve-re il giuramento di fedeltà che i triceve-re Stamenti erano tenuti a priceve-restariceve-re ai sovra-ni in occasione del Parlamento che si sarebbe celebrato in Sardegna, «ad pre-sens Parlamentum generale celebrari debet»". L'anno dopo il Vilanova si 'allontanava per alcuni mesi da Cagliari lasciando come reggente Bernardo

gestionar la ocupadón de Cerdefia por las armar aragonesas a principios del siglo XIV; Ramon:

compariero del Infante don Alfonso en la primera expedición (1323); Francisco: prohombre de la ciudad y Castillo de Càller en 1360; Angel: Virrey de Cerdefia en 1510, 1515 y 1520. Su hiio Guillermo: Arzobispo de CaLler en 1521-1532». Sul ruolo dei Vilanova nella conquista dell'isola, cfr. A. [sic: in realtà si tratta di Girolamo] ARRIBAS PALAU, La conquista de Cerderia cit., pp. 57-59, 61,85, 87-89, 95, 118419, 126-127, 130, 132-133, 135-136, 273 (Vidal de Vila-nova); 178 (Amau); 169 (Ramón). Per una prima ricostruzione della biografia del viceré Ange-lo de Vilanova, cfr. J. MATEU IBARS, Los virreyes de Cerderia. Fuentes para su estudio, 2 voll., Padova, 1964, vol. I, (1410-1623), pp. 172-179.

6g I. E FARAE, De rebus Sardois cit., vol. 3, pp. 14 (Vidal de Vilanova, 1304), 24 (Ramon, 1323), 108 (Galcerando, 1388), 184 (Giacomo, 1426, vescovo di Usellus); E Vico, La histo-ria generai de la Isla y Reyno de Sardeiia c#., vol. I, p. 182 e vol. V, p. 255 (Galcerando 1338), vol. V, p. 35 (Arnaldo, ambasciatore); vol. VII, p. 147 (Luigi, ricordato per un atto del 2 gen-naio 1528 come procuratore di donna Isabella de Santjust y Roca curatrice del patrimonio e dei feudi di don Monserrate Santjust del fu Gerolamo); Luigi de Vilanova compare nel 1517 anche tra i nominativi di coloro che furono pagati per il servizio prestato fra i «gentiles hom-bres de nuestra casa y della guarda de nuestras reales personas» del sovrano cfr. ACA, Can-celleria, reg. 3909, cc. 25-25v. (1517... 28, Bruxelles), al tesoriere generale Ludovico Sanchez per i pagamenti: «dedes y paguedes realmente y de fecho en dineros contantes a su voluntad a don Pedro de Toledo, don Anthonio de Cardona, don Diego de Bonadilla, don Luys Car-rog, don Francisco Fenollet, don Luys de la Mena, don Joan de Acunna, Pedro de Mendoga, Gutierre Lopez de Padilla, Galceran Albanell, Gonfialo de Guzman, Alonso Carillo, don Luys de Villanova, Joan Lorengo de Herrera, don Inigo de Bolea, Joan Capata, Alvaro de Lugo, don Diego Ladron, Anthonio Enriquez, Marcello Caracholo, Fabio CaraCholo, Miguel Joan Diez, Dany Luys Roscondon, Guttierre de Guevara, don Joan de Luna, Garci Alvarez de Orrorio».

ASC.AL, Sezione Antica, 3.2.1. (lettere del sec. XVI), 832/1/185-186; 832/1/201;

832/1/212-212v.; 832/1/213; 832/1/225-225v.; 832/1/235; 832/1/256-256v.; 832/1/271-271v.;

832/1/274-274v.; 832/1/277-277v.; BNM, Ms. 18651, doc. n. 11, f. 1, segnalato da A. NIEDDU, . I Manoscritti sardi della Biblioteca Nacional di Madrid, in "Quaderni bolotanesi", 29 (2003),

pp. 351-386, in part. pp. 369-370.

7° Parlamento 1518, doc. 23, cc. 240v.-242.

Simon il quale; nel corso del Parlamento, aveva ricoperto la carica di reggen-te la Cancelleria".

Il 20 giugno 1519 la regina Giovanna :e re Carlo riconfermavano il Vilano-va luogotenente generale e «gubemator» di tutto il Regno per un ulteriore triennio a decorrere dal primo gennaio 152072. In seguito il Vilanova fu ricon-fermato nel suo incarico viceregio triennale: il 20 luglio 1522 e ancora il 25 agosto del 1526 a decorrere dal Natale di quello stesso anno". Seguirono poi tempi difficili.

Nel 1528, nel corso della guerra fra Carlo e la Lega di Cognac, la Sardegna vide l'attacco sferrato dalla flotta di Andrea Doria e Renzo Orsini di Ceri, e Vilanova dovette fronteggiare una difficile emergenza sia sul piano militare che su quello politico-economico. Nel novembre del 1527 il re lo aveva nomi- nato suo speciale procuratore per vendere, cedere e impegnare i redditi pro-venienti dai diritti regi nell'isola, da impiegare per le necessità della guerra'.

In seguito, da Burgos Carlo scriveva al Vilanova (8 gennaio 1528) lodandone il lungo operato come viceré e nominandolo «capitaneus generalis», cioè

«dux et capitaneus guerrarum et armorum», autorizzandolo così ad «aduna-re gentes equest«aduna-res et pedest«aduna-res ad bellurn» per contrasta«aduna-re il violento attac-co a cui era sottoposta l'isola".

" L Puro, Memorie tratte dal regio Archivio di Cagliari cit., p. 67: «Egli assentavasi però dal regno nel 1523. Diffatti indi ad un suo decreto, segnato addì 23 gennaio, riscontrasi altra ordinanza spedita ai 3 del successivo giugno dal luogotenente generale don. Bernardo Simon, il quale antecedentemente occupava la carica di Reggente la Real Cancelleria. La sua presenza durò pochi mesi; perocchè il Villanova ricomparve in Cagliari addì 27 ottobre dello stesso anno». C. FERRANTE, Il reggente la reale Cancelleria del «Regnum Sardiniae» da «assessor» a

«consultore nato» del viceré (seco. XV-XVIII), in Tra diritto e storia: studi in onore di Luigi Ber-linguer promossi dalle Università di Siena e di Sassari, 2 voli., Catanzaro, 2008, I, pp. 1059-1094.

72 Parlamento 1518, doc. 43, cc. 333 (bis)v.-337 (bis).

" Parlamento 1518, doc. 78, cc. 69v.-71v.; Ivi, doc. 94, cc. 50-52v.

74 Parlamento 1528, doc. 334, cc. 147-147 (bis)v.

" Ivi, doc. 336, cc. 163v.-164v. Il 3 gennaio a Burgos, Carlo V, con una lettera trasmessagli urgentemente (posta volando) dal viceré di Catalogna (ricevuta il 16 dicembre) era stato infor- mato dell'attacco contro la Sardegna: nel rallegrarsi della strenua difesa opposta da Castelsar-do, «tan viril resistencia en Casta Ginoves», in particolare incoraggiava gli abitanti di Alghe-ro a fare lo stesso pAlghe-romettendo di inviare i suoi capitani che si tAlghe-rovavano sulla costa di Mala ga con «la armada que alla tenemos fecha para socorrer las partes del Levante»; Parlamento 1528, doc. 335, c. 245. 11 documento è edito, cfr. Libre Gran, a cura di B. Tavera, G. Piras, Cagliari, 1999, doc. n. 190, pp. 525-526. L'impegno del Vilanova nel fronteggiare l'invasione della Lega è ricordato dal Fara: «Anno seguenti 1528 prorex Villanova cepit milites Sardos cogere, quos nonis ianuarii Sassarensium auxilio duce Philippo Cervellono misit et simul cum eo Nicolaus Torresanus, Salvator Aymerich, Petrus Noffra de Alagon, Petrus de-Doni et Torni-cus nobiles Calaritani cum suiS subditis, atque Busquetus cum Sardis comitatus aivae adve-nerunt», cfr. L E FARAE, De rebus Sardois, Libri quatuor, ex recensione Victorii Angius, Carali, 1838, p. 154.

Sempre in relazione alle ingenti spese necessarie per la difesa del Regno e con questo obiettivo, il 18 febbraio del 1528, da Cagliari, don Angelo de Vila-nova inviava ai notabili del Regno le lettere di convocazione per la celebra-zione di un nuovo Parlamento". Le motivazioni alla base di questa convoca-zione sono da individuare nella situaconvoca-zione straordinaria causata dall'attacco francese come chiaramente è mostrato sia dal discorso iniziale pronunciato dal Vilanova all'apertura dei lavori parlamentari", sia dalla inusuale celerità con cui il Parlamento stesso si svolse: i capitoli di Cagliari furono approvati il 14 novembre 152878.

Il Vilanova rimase attivo, in momenti difficili per la sicurezza dell'isola, certamente fino a tutto il 1528 e almeno fino all'agosto del 1529, quando Carlo V nominava il nobile Martino Cabrero viceré del Regno di Sardegna in seguito alle spontanee dimissioni presentate da don Angelo de Vilanova".

11 Vilanova, lasciata l'isola, moriva pochi anni dopo: il primo gennaio del 1532 Carlo V assegnava una rendita vitalizia ai figli Michele e Ludovico ricor-dandolo come «quondam genitor vester»80.

2.2. Luisa de Vilanova e i figli: l'arcivescovo Gerolamo, Ludovico, Michele, Fer-dinando

Il 28 gennaio del 1533 l'imperatrice Isabella ordinava al governatore del Capo di Cagliari di restituire alla vedova del viceré, «donna Luysa de Villa-nova, relicta del noble don Angel de Villanova ya deffunto visorey que fue d.esse Reyno», i beni «plata, sclavos, tapisceria» e denari che il marito aveva lasciato, alla sua partenza dalla Sardegna, al figlio Gerolamo che era stato arcivescovo di Cagliari ed era morto di recente". Nella stessa lettera la sovra-

" Parlamento 1528, doc. 356, cc. 13-14v.

Ivi, doc. 364, cc. 22-27v. Il Pulito ricorda come «compiuto questo proces de la guerra, e puniti los delinquents, in crimine lese majestatis, don Angelo di Villanova convocava (per la seconda volta) il Parlamento Nazionale. Nella prima adunanza, che ebbe luogo il 23 marzo del detto anno 1528, egli teneva un discorso acconcio alla circostanza, e del quale ne produco un sunto per ciò che risguarda il lato storico», cfr. I. Pmuro, Memorie tratte dal regio Archivio di Cagliari cit., p. 69.

" Parlamento 1528, doc. 398, cc. 200-205.

" Parlamento 1530, doc. 399, cc. 219v-222. Come ricostruisce Milito, «l'ultimo ricordo del Villanova appartiene al 27 ottobre 1529, nel quale anno egli chiedeva le sue dimissioni, come si legge nella regia patente 17 agosto, spedita al novello luogotente e capitano generale dell'isola D. Martino Cabrero», cfr. I. Pmuro, Memorie tratte dal regio Archivio di Cagliari cit., p. 70.

Parlamento 1530, doc. 418, cc. 344-345v.; /m; doc. 419, cc. 345v.-347.

81 Ivi, doc. 433, cc. 73-73v.: purtroppo non viene indicata la famiglia di appartenenza di Luisa, né la data nella quale il Vilanova lasciò la Sardegna (al tiempo que se partio del dicho Reyno).

na, poiché il defunto arcivescovo aveva a suo tempo ricevuto dei denari per conto del fratello Ferdinando, ne ordinava anche la restituzione.

Il viceré don Angelo de Vilanova ebbe almeno quattro figli maschi che elenchiamo senza però conoscere l'ordine di età: Gerolamo (arcivescovo di Cagliari), Ludovico, Michele e Ferdinando. Di quest'ultimo abbiamo solo la menzione nel documento appena citato, mentre gli altri due, Ludovico e Michele, sono ricordati in alcune occasioni in cui ricevevano dei benefici dal re. Il «nobilis Ludovicus de Villanova... miles de nostra regia custodia», otte-neva il 25 aprile del 1519 la licenza di estrarre dai «portus, plagias et carrica-toria ditti Regni» di Sardegna grani e formaggi per un valore di 300 ducati d'orda; il primo gennaio 1532, dopo la morte del padre, veniva informato dal sovrano — insieme al fratello Michele — che era stata disposta in loro favore una rendita vitalizia di 100 ducati d'oro, da versare in due rate annuali'. Ai due «nobiles» de Vilanova si ricordava lo scomparso padre, il viceré che aveva fedelmente servito la Corona, «quondam genitor vester in regimine et gubernatione nostri Sardinie Regni ubi diu tenuit officium locumtenentis generalis nostri summa fide et vigilancia».

Il viceré don Angelo de Vilanova ebbe almeno quattro figli maschi che elenchiamo senza però conoscere l'ordine di età: Gerolamo (arcivescovo di Cagliari), Ludovico, Michele e Ferdinando. Di quest'ultimo abbiamo solo la menzione nel documento appena citato, mentre gli altri due, Ludovico e Michele, sono ricordati in alcune occasioni in cui ricevevano dei benefici dal re. Il «nobilis Ludovicus de Villanova... miles de nostra regia custodia», otte-neva il 25 aprile del 1519 la licenza di estrarre dai «portus, plagias et carrica-toria ditti Regni» di Sardegna grani e formaggi per un valore di 300 ducati d'orda; il primo gennaio 1532, dopo la morte del padre, veniva informato dal sovrano — insieme al fratello Michele — che era stata disposta in loro favore una rendita vitalizia di 100 ducati d'oro, da versare in due rate annuali'. Ai due «nobiles» de Vilanova si ricordava lo scomparso padre, il viceré che aveva fedelmente servito la Corona, «quondam genitor vester in regimine et gubernatione nostri Sardinie Regni ubi diu tenuit officium locumtenentis generalis nostri summa fide et vigilancia».

Nel documento Introduzione Atti del Parlamento (pagine 25-38)

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