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ha parlato loro in maniera cortese e Paolo e Francesca rispondono perché alla cortesia si risponde con cortesia

Nel documento DIVINA COMMEDIA DIVINA COMMEDIA 1 (pagine 25-30)

Le similitudini ornitologiche sono quelle degli stormi, delle gru e delle colombe.

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Verso 96→ noi sappiamo che la ruina (la tormenta) continua. È una eccezione che il vento taccia per permettere a Dante di parlare con Francesca e con Paolo. Altri critici lo interpretano diversamente.

Verso 100→ I° regola: l’amore che si accende nel cuore nobile ricorda lo Stilnovo (Paolo è nobile).

II° regola: all’amore vero si risponde solo con l’amore→ non può che essere corrisposto. L’amore tra i due è talmente forte che i due nell’Inferno sono ancora innamorati, è un amore che vince sulla morte.

Verso 106 → fallimento dell’ideale dell’amor cortese. Prima l’amore sembrava molto bello, poi però li ha condotti alla morte. La caina è il luogo dove sono presenti i traditori dei parenti. Gianciotto non è ancora morto.

Verso 118-119→ “Francesca, i tuoi martiri a lagrimar mi fanno tristo e pio” compassione di Dante.

Dante è vinto dalla pietà per la storia di Paolo e Francesca e sviene.

Verso 138 → “quel giorno noi non leggemmo altre pagine”. Paolo e Francesca possono essere stati scoperti subito, oppure perché poi si sono messi a fare altro.

1. La ruina, che viene citata al verso 35, può essere il centro del vortice, del turbine che sta trasportando le anime. Secondo Singleton, la ruina è una frana rocciosa che permette di accedere al cerchio e che è stata prodotta dal terremoto che si è verificato durante la morte di Cristo→ una delle tante piccole spaccature che si è generata nell’inferno nel momento del terremoto. Fa riferimento ai versi 31-45 dell’inferno XII, dove viene spiegata la formazione delle piccole voragini. Dante è un po’ alle prime armi, e quindi è difficile pensare che avesse già in mente quello che avrebbe scritto addirittura nel XII e nel XXI canto della Commedia. → è più probabile che si tratti di un centro di un vortice.

2. La pietà perché Francesca è uno dei pochi dannati che viene chiamato per nome da Dante e ciò fa capire che il poeta è in empatia nei confronti della donna, la stima nel modo in cui lei parla (in maniera cortese), la comprende, è colpito dalla sua personalità e una fragilità perfettamente umana. Afferma, inoltre, di essere pietoso nei suoi confronti però non dobbiamo confondere la compassione con la parola “ingiustizia”. Dante non va contro la giustizia di Dio, ma la compatisce e soffre assieme a lei. Si rende conto che il destino di Francesca è un destino profondamente umano, che lui spesso avrebbe potuto rischiare se non ci fosse stata Beatrice (portatrice di Beatitudine). Di solito i dannati nell’Inferno bestemmiano o usano parole molto forti, mentre Francesca usa un lessico tipico della lirica cortese, è presentato con delicatezza. Altri personaggi che verranno trattati nello stesso modo saranno Farinata e Ulisse (canto 26)→ profonda dignità che non viene scalfita manco dall’inferno.

3. Amore cortese. La letteratura cortese è chiamata in causa ed è incarnata dal personaggio di Francesca. Nel canto V è come se Dante dicesse che l’amore cortese non è l’amore che conduce alla felicità, non è nobilitante ma porta alla morte. → amore sbagliato che assomiglia a quello della Vita Nova. Questo canto rappresenta il superamento e l’abbandono

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dell’amor cortese. Francesca afferma che non si può che contraccambiare chi ti ama veramente, ed è come se si giustificasse. Dante dice che l’amore inteso come potenza a cui non si può resistere è un inganno →rinnega delle idee espresse precedentemente. Quello che conta veramente è il libero arbitrio, libertà di scegliere. L’amore di Paolo e Francesca è un’illusione, quindi anche l’amore cortese.

4. Termini tipicamente cortesi. Francesca e Paolo non si sono ancora pentiti e il loro amore va oltre ogni confine. Dante ha capito di non poter comprendere tutto, lui prende atto, ma non può contestare il potere di Dio.

CANTO VI

Dante si trova magicamente nel terzo cerchio, che è il cerchio dei golosi. Essi sono in mezzo al fango, colpiti continuamente da una pioggia fredda e fitta; a tratti sono presi e sbranati da cerbero. Il fango è molto puzzolente e Cerbero abbaia continuamente, ha tre bocche e rintontisce i dannati. Loro che hanno divorato tutto, adesso sono divorati da cerbero (analogia); il resto è contrapposizione.

L’incontro con Cerbero. Era stato rappresentato anche nell’Eneide di Virgilio, dove Enea e la Sibilla Cumana vanno nell’oltretomba, Cerbero è il guardiano dell’Ade, con tre teste e circondato da serpenti. La Sibilla, per metterlo a bada, lo fa addormentare con delle focacce. Le creature mitologiche, nella Commedia, diventano dei mostri e diventano ferenizzati. Cerbero cambia aspetto, è un cane con tre teste, brutto, puzzolente e sporco; è anche un po’ stupido perché apre la bocca e Virgilio gli butta dentro del fango raccolto da per terra. Cerbero si lascia distrarre in questo modo e riescono a passare per la porta infernale.

Il personaggio incontrato sarà Ciacco perché Dante e Virgilio per passare in mezzo al fango puzzolente, dovranno calpestare le anime (è una incongruenza perché le anime non possono essere abbracciate, ma qui vengono calpestate). A un certo punto, tra tutti questi, uno sentendo parlare Dante, alza la testa e si rivela come Ciaccio, un personaggio fiorentino.

È un canto sulla politica. In ordine avremo il VI canto dell’inferno che contiene un’apostrofe, cioè un’invettiva contro Firenze, il canto VI del Purgatorio avrà un’invettiva contro l’Italia e il canto VI del Paradiso contro l’Impero. Dante solleverà a Ciacco tre domande. Dante chiede informazioni sull’esito dei conflitti tra i partiti fiorentini e Ciacco risponde che vinceranno i bianchi. Dante si informa sugli uomini giusti di Firenze e Ciacco risponde che ne sono rimasti pochi e inascoltati. Dante s’informa sulle cause della discordia cittadina e Ciacco risponde che le cause sono la superbia, l’invidia e l’avarizia dei fiorentini. Noi sappiamo che Dante ambienta la Commedia nell’anno del Giubileo, durante la Settimana Santa, ma scrive questo canto dopo. → il Dante personaggio non sa cosa sia successo, mentre il Dante scrittore sì perché è priore. Le parole di Ciacco risultano come una profezia per Dante. Queste sono delle profezie false, però Dante personaggio è preoccupato.

Ciacco, dopo aver risposto a Dante, ricade nel fango addormentato e Virgilio gli spiega che non si rialzerà più dal fango fino al giorno del Giudizio Universale. In questo giorno, tutte le anime dannate, avendo riacquistato anche il corpo, soffriranno ancora di più perché la pena peggiorerà (visto che il corpo inizierà a soffrire).

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PARAFRASI

Quando ripresi coscienza, che era venuta meno a causa della pietà per i due cognati (Paolo e Francesca) e mi avevano confuso a causa della tristezza, mi vedi intorno nuove punizioni e nuovi puniti ovunque io mi muova e ovunque io guardi, e in qualsiasi cosa io guardi.

Io sono al terzo cerchio, il cerchio della pioggia eterna, maledetta, fredda e pesante (insostenibile).

La quantità e la qualità della pioggia non cambiano mai (→è sempre una forte).

La grandine grossa, l’acqua scura e la neve sono riversate attraverso l’aria scura. Puzza la terra che riceve quest’acqua.

Cerbero, animale crudele e strano, con tre gole abbaia come un cane sopra la gente che è sommersa.

(descrizione di Cerbero) ha gli occhi rossi, il pelo sotto la gola che è unto, sporco e scuro, la pancia larga, le zampe con gli artigli, gratta gli spiriti, gli squarta.

La stessa pioggia fa urlare di dolore questi dannati come se fossero dei cani che guaiscono. Le anime dannate cercano di farsi schermo l’un l’altro, e si spostano in continuazione.

Quando Cerbero ci vide, il grande verme aprì le bocche e ci mostrò le zanne. Non aveva parte del corpo tenuta ferma.

La mia guida aprì le mani, le riempì di terra e, coi pugni pieni, le gettò dentro alle bocche desiderose di cibo.

Come quel cane che, abbaiando, desidera il cibo e si acquieta solo dopo che morde il pasto poiché ha soltanto in testa di mangiare e combatte per quello; così fecero quelle tre facce sporche del demone Cerbero che stordisce le anime, tanto che queste vorrebbero essere sorde.

Noi passavamo sopra le ombre che la pioggia, pesante, colpisce e appoggiavamo i piedi sulle figure inconsistenti, che sembra che abbiano una apparenza di uomo.

Le anime giacevano tutte quante per terra (in modo da proteggersi), tranne una che si alzò a sedersi non appena ci vide passare davanti a lui.

“O tu che sei guidato per questo Inferno”, mi disse, “riconoscimi se ne sei capace: tu nascessi prima che io morissi”

E io a lui: “il dolore che tu hai forse ti rende irriconoscibile alla mia memoria, tanto che a me sembra che non ci siamo mai visti. Ma dimmi chi sei, tu che sei stato messo in un luogo così pieno di tormento e subisci una tale pena che, forse, altre sono più gravi, ma nessuna è altrettanto spiacevole”

E lui a me: “la tua città, che è piena d’invidia, tanto che ormai ha raggiunto il limite, mi ospitò nella mia vita terrena. Voi fiorentini mi chiamaste Ciacco: a causa della colpa della gola, come vedi, sono fiaccato dalla pioggia.

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Io riposi: “Ciacco, il tuo affanno mi angoscia al punto che mi viene da piangere; ma dimmi, se lo sai, quale sarà il destino degli abitanti della città divisa (Firenze); se qualcuno di loro è giusto, e dimmi la causa della discordia che l’ha assalita”

(profezia) E quello a me: “dopo una lunga contesa arriveranno allo scontro violento, e la parte del contado (i Bianchi) caccerà l’altra (i Neri) con gravi danni.

Poi è destino che i Bianchi cadano prima di tre anni, e che l’altra parte prenda il sopravvento con l’aiuto di un uomo (Bonifacio VIII) che, ora, si tiene in bilico tra due fazioni.

I Neri resteranno a lungo al potere, opprimeranno i Bianchi con pesanti condanne, nonostante le loro lamentele.

I fiorentini giusti sono solo due (sono pochissimi) e nessuno li ascolta; superbia, invidia e avarizia sono le tre scintille che hanno acceso i cuori”.

Qui smise di dire queste cose tristi. E io a lui: “Voglio che tu mi spieghi altre cose e che parli ancora con me.

Dimmi dove sono Farinata Degli Uberti, e il Tegghiaio, che furono così degni cittadini, Iacopo Rusticucci, Arrigo, Mosca dei Lamberti e tutti gli altri che si adoperarono con l’ingegno per far bene:

fa che io conosca il loro destino, poiché ho gran desiderio di sapere se il cielo li addolcisce o l’Inferno li avvelena”.

E lui: “Essi sono tra le anime più malvagie: varie colpe li collocano nel fondo dell’Inferno e se scenderai fin laggiù, li potrai vedere.

Ma quando sarai tornato nel dolce mando terreno, ti prego di ricordarmi ai vivi: non ti dico altro e non ti rispondo più”.

Allora Ciacco strabuzzò gli occhi, mi guardò un poco e poi chinò la testa: ricadde insieme alle altre anime dannate.

E il maestro mi disse: “Non si rialzerà più, fino al suono della tromba angelica (giorno del giudizio), quando verrà la potestà nemica (Cristo giudicante):

ciascuno di essi rivedrà la triste tomba, si rivestirà del proprio corpo mortale, ascolterà la sentenza finale che durerà in eterno”.

Così oltrepassammo la sozza mescolanza delle anime e della pioggia, a passi lenti, parlando un poco della (avendo informazioni) vita ultraterrena;

allora dissi: “Maestro, queste pene aumenteranno dopo la sentenza finale, o diminuiranno, o resteranno immutate?”

E lui a me: “Torna alla tua scienza (usa la tua testa→filosofia), secondo la quale, quanto più una creatura è perfetta, tanto più sentirà il piacere (bene) e il dolore(male).

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Benché questi dannati maledetti non saranno mai perfetti, tuttavia dopo il Giudizio raggiungeranno la completezza del loro essere”.

Noi percorremmo il Cerchio in tondo per quella strada, dicendo molte altre cose che non riferisco (ripeto); venimmo al punto in cui si scende nel IV Cerchio e qui trovammo Pluto, il gran nemico del genere umano. (guardiamo del cerchio degli avari e dei prodighi)

ANALISI CANTO

Versi 1-6 → narrazione al presente molto forte, come se volesse farci vedere la scena momento per momento.

Nel documento DIVINA COMMEDIA DIVINA COMMEDIA 1 (pagine 25-30)

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