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PARTE II CONSTANT Capitolo

Teoria del progresso

Tra i diversi sistemi che si sono susseguiti, combattuti e modificati, uno solo mi sembra spiegare l'enigma della nostra esistenza individuale e sociale, uno mi pare adeguato a dare uno scopo alle nostre fatiche, a motivare le nostre ricerche, a sostenerci nelle nostre incertezze, a risollevarci quando ci scoraggiamo. Questo sistema è quello della perfettibilità della specie umana.66

Il primo interesse intellettuale di Constant riguarda la teoria del perfettibilità delle società umane e la loro decadenza, tale interesse ha origine dal quello per lo sviluppo delle credenze religiose. Secondo il filosofo l'evoluzione della società correva in parallelo con uno sviluppo delle credenze dell'umanità in ambito religioso.

Durante l'epoca in cui scrive Constant molti si erano avventurati nello scrivere una “storia congetturale”, tale nozione elaborata dagli illuministi scozzesi consiste nell'utilizzare congetture basate sul comportamento umano in generale per spiegare eventi ed evoluzioni

66 B.Constant, Breve storia dell'uguaglianza e altri scritti sulla storia,a cura di G.Paoletti, Edizioni ETS,Pisa, 2013, p.113.

storiche di cui non si possono osservare i fatti, essa riscosse molta fortuna in tutta Europa tanto che molti autori eminenti si dedicarono alla stesura di una storia congetturale si pensi per esempio a Kant che nel 1786 scriveva il saggio Inizio congetturale della Storia degli uomini o allo stesso Condorcet che nel Abbozzo di un quadro storico dei progressi dello spirito umano avevo stilato una storia dell'umanità divisa in nove epoche, Constant era affascinato da questo modello anche se lo trovava difficile da trattare.

La preoccupazione di Constant di adottare un modello teorico che avesse come premessa il progresso sociale è testimoniata dall'evoluzione dei suoi scritti sulla religione.

La tesi originaria era quella che il politeismo fossa superiore al monoteismo, poiché esso poteva contenere una molteplicità di idee ed opinioni anche differenti, non era esclusivo ed escludente ma tollerante; successivamente rielaborò questa tesi e si schierò con Hume che nella sua Storia naturale della religione 1757, oltre a concepire la religione come qualcosa che ha una storia, come prodotto di una storia e non come qualcosa di radicato nella natura umana, concepiva il politeismo come la forma originaria della religione, quindi come appartenente all'umanità primitiva, mentre il monoteismo apparteneva alle fasi più avanzate dell'umanità.

Muovendo da queste considerazioni, Constant ritiene che è in nessun caso possibile che l'uomo regredisca poiché non può mai avere un impulso contrario a quello della perfettibilità. «Non vi sono mai stati passi all'indietro per la totalità del genere umano»67.

Questo progresso ha dei limiti.

«Constant era convinto che l'umanità potesse migliorare le sue condizioni materiali e spirituali entro i limiti ineliminabili rappresentati dalla scarsità di risorse naturali e dalla divisione del lavoro».68

Tuttavia il miglioramento dell'umanità non era dovuto a qualità intrinseche degli uomini bensì a cause e fattori esterni, alle circostanze.

I progressi dell'umanità secondo Constant, erano stimolati dalla pressione delle necessità materiali, dovute alla scarsità di risorse ed alla divisione del lavoro, anche se questo non era il fattore determinante nella spinta al progresso. La società civile era il motore della trasformazione storica. Il progresso non poteva essere indotto dall'alto, né per autorità di un dispotismo né per volontà di uno stato repubblicano; la società possedeva una sorta di forza intrinseca per cui avrebbe respinto ogni cambiamento che non fosse partito da essa.

67 ivi, p.24.

«Il sistema della perfettibilità è il solo che ci metta al riparo dalla prospettiva ineluttabile di una distruzione completa,che non lascerà alcun ricordo dei nostri sforzi, né alcuna traccia dei nostri successi».69

Secondo Constant le idee hanno una durata indipendente rispetto agli uomini, per questo può essere possibile la perfettibilità. Solo la fiducia in un progresso che non travolga le idee come fa con gli uomini, salva dal fatalismo e dall'indifferenza.

Secondo questo sistema, le conoscenze umane formano una massa eterna, alla quale ogni individuo porta il suo particolare tributo, certo che nessuna potenza potrà sopprimere nemmeno la più piccola parte di quel tesoro imperituro70

Per Constant l'uomo conosce per mezzo di sensazioni ed idee ma si affida prevalentemente alle seconde e sono esse a permettere la perfettibilità, è sacrificando la sensazione immediata all'idea duratura che l'uomo si perfeziona.

69 B. Constant, op. cit.,p.113. 70 Ivi,p.114.

Le idee di cui parla Constant hanno dunque una natura ben precisa: esse sono il risultato di una complessa interazione storico-sociale e costituiscono la progressiva manifestazione di una ragione intrinseca al mondo storico71

Ma questo non è un problema morale, egli non vuole dire ciò che l'uomo dovrebbe fare ma si limita a constatare ciò che l'uomo è.

La perfettibilità della specie umana non è nient'altro che la tendenza verso l'uguaglianza[...]Ne risulta che tutte le volte che una verità viene scoperta, e la verità tende per sua natura a lasciarsi scoprire, l'uomo si avvicina all'uguaglianza72

L'uguaglianza, quindi, è il fine del perfezionamento dell'uomo, questa è intesa in senso sostanziale e non solo formale.

71 S.De Luca, Alle origini del liberalismo contemporaneo, Marco editore, Castrovillari(CS), 2003, p.79.

Constant in Breve storia dell'uguaglianza identifica quattro stadi della storia degli uomini:

• Teocrazia: casta di sacerdoti che governa sul resto dell'umanità. Potere dei sacerdoti rovesciato dal potere temporale, quello dei guerrieri. Rovesciamento che avviene per mezzo della forza e non della ragione.

• Guerriero: si innesta nella società un nuovo tipo di sottomissione, la schiavitù civile fondata sulla forza e non sulla religione.

• Feudalesimo: i guerrieri allentano il vincolo dei loro soggetti ed iniziano a trattarli da uomini.

• Aristocrazia: governo di pochi sulla moltitudine, ma riconoscendo al popolo diritti sempre più ampi.

Il primo regime che la specie umana ha conosciuto, o meglio a cui è stata per prima sottoposta, è quello teocratico, che secondo Constant poteva esser stato causato dall'ignoranza abbandonata alla superstizione:

In essa vediamo la disuguaglianza in tutta la sua forza e la sua estensione. Al sommo

della gerarchia, uomini innalzati al rango della divinità, al fondo uomini degradati al rango di bruti.73

Ognuno di questi stadi costituisce un passo avanti sulla strada dell'uguaglianza, l'età della Rivoluzione Francese si pone in un quinto stadio, quello delle convenzioni legali, dove l'unico principio a cui gli uomini sarebbero stati disposti a sottoporsi è quello del consenso.

La perfettibilità non era altro che la graduale realizzazione della più grande delle passioni umane, l'aspirazione all'uguaglianza.

L'amore dell'uguaglianza è una passione, accesa dalla natura in fondo ai nostri cuori. Stando così le cose, è evidente che la specie umana, da quando esiste, si è dovuta adoperare per soddisfare tale passione, e i fatti lo provano. Non c'è religione che nasca senza proclamare uguaglianza. Non c'è rivoluzione popolare che non abbia preso l'uguaglianza come bandiera e le rivoluzioni

più prudenti, che avevano la libertà per motto, sono state quasi tutte sommerse, almeno temporaneamente, dal torrente in piena delle idee d'uguaglianza.74

Nel modello politico concepito dal filosofo, i cittadini devono essere uguali davanti alla legge seppur diversi nelle fortune, negli averi e nelle condizioni sociali. «Il ritmo della storia è scandito dal progresso delle idee: un progresso inesorabile, guidato secondo Constant dall'estensione del principio di uguaglianza»75.

Gli uomini nascono uguali nel senso che non ci sono differenze fisiche o intellettuali tali da creare delle disuguaglianze se non fosse che alcuni potenti interessati, si applicano affinché le naturali diversità si mutino in disuguaglianze. Asserito ciò, il problema che sorge ed al quale Constant prova a trovare una soluzione è: se si nasce uguali com'è possibile che poi ci sia qualcuno in grado di porsi in una posizione di vantaggio rispetto agli altri? La spiegazione di Constant è la catastrofe, un evento catastrofico che cambia le sorti dell'umanità, creando disuguaglianza.

74 B.Constant, op.cit., p.29.

La teocrazia può essere stata l'effetto dell'ignoranza: un'ignoranza che, disposta ad abbandonarsi alle superstizioni di ogni tipo e colpita da fenomeni inspiegabili, ha assegnato a tali fenomeni delle cause ignote e si è inginocchiata difronte a coloro che non solo li spiegavano, ma pretendevano anche di esercitare su di essi un'autorità sovrannaturale76

Si manifesta subito nella storia dell'uomo una tensione di forze: è da una concentrazione di potere in mano ad una classe sacerdotale, che libertà ed uguaglianza iniziano il loro percorso di affermazione tra gli uomini.

Il cambio della civiltà era caratterizzato da un doppio processo: da una parte l'accrescersi delle disuguaglianze naturali prodotto dall'incremento della ricchezza e della proprietà e della divisione del lavoro,

dall'altra la crescita dell'uguaglianza civile e politica, perché il miglioramento delle condizioni economiche e la maggior distribuzione della ricchezza avrebbero conseguito una diffusa richiesta di riconoscimento sociale e di partecipazione politica.77

I privilegi che l'aristocrazia francese possedeva durante l'Ancien règime andavano contro i principi della società politica. La disuguaglianza economica fa parte della diversità naturale, quindi per Constant non è sbagliato che ci sia, però ci deve essere la possibilità di superare queste diversità attraverso l'istruzione ed il lavoro.

Egli riteneva inoltre che la proprietà non facesse parte dei diritti naturali, ma che fosse un artificio ed una convenzione della società civile. Constant pone in rilievo il fatto che l'uomo non si accorge della disuguaglianza quando nasce in un paese dove essa è divenuta abitudine e nessuno ci fa più caso. Nella Breve storia dell'uguaglianza fa l'esempio di un uomo che nasce in una casetta dissestata con accanto un palazzo sontuoso: poiché è nato in quelle condizioni ed è

abituato dalla nascita a quella differenza, non si lamenterà mai per la disuguaglianza.

Tuttavia il punto più importante dell'argomentazione di Constant era che la rivoluzione, assicurando al popolo la parità dei diritti politici, o quanto meno la coscienza di averne diritto, aveva trasformato per sempre le condizioni dell'equilibrio sociale e politico. Il sistema politico non poteva più essere il passivo riflesso delle gerarchie esistenti, la fedele rappresentazione di ordini sociali stabiliti.78

La dottrina della perfettibilità in Constant più che in altri autori illuministi assume dei tratti politici, la si trova per questo strettamente connessa al principio di uguaglianza, la perfettibilità diviene la trasposizione filosofica di un problema politico, quello della formazione del cittadino. Fin dal principio la storia appare a Constant come un conflitto tra forze ma non,

come per Condorcet, ragione e superstizione, bensì forze politiche: il sentimento dell'uguaglianza da una parte e l'inclinazione alla servitù dall'altra.

Come in Condorcet, il termine del progresso è un mondo di uomini liberi ed uguali, la cui uguaglianza permette una convivenza basata (non più sulla forza,ma) sulla ragione. Il progressismo Constantiano, che muove da premesse individualistiche, si risolve in una fuga dall'individualità: il progresso viene presentato come un processo di democratizzazione, che abolisce le differenze individuali.79

Rimanendo sempre con lo sguardo fisso sulla condizione storica e politica dell'epoca, un altro problema che si pone Constant durante i suoi studi, è quello della verità e del rapporto del popolo con essa.

Capitolo 7

Il rapporto tra il popolo e la verità

Malgrado gli sforzi che sono stati fatti per seppellire qualche verità nelle tenebre, noi vediamo di tanto in tanto qualche raggio squarciare il velo che era stato posto per nasconderla.80

La riflessione sulla verità di Constant, si situa in un contesto in cui molti si erano posti il problema delle forme di alterazione del vero, di quanto sia lecito utilizzarle e se ne esistano di non dannose per la vita politica. Il filosofo a cui Constant principalmente si contrappone è Kant: questi sosteneva che il dovere di dire la verità fosse incondizionato e senza eccezioni, agganciando la dimensione politica ad un soggetto morale universale, senza il quale la politica perde il fondamento; affinché ci sia un patto valido ci deve essere il dovere di dire la verità, se si ammettono eccezioni questo fa si che divenga inattuabile qualsiasi forma di convivenza politica. L'inganno è, quindi, radicalmente escluso dal contratto, alla base della convivenza ci deve essere la sincerità e la fiducia. Il ragionamento kantiano pone un

80 «Malgré les efforts qu'on a fait pour ensevelir certaines vérité dans les ténèbres, on voit de tems en tems qualques rayons percer le voile dont on s'est efforcé de la couvrir.».

B.Constant, Oeuvres complètes, oeuvres II,1, De la justice politique, introductions de M. Barberis et L. Saggiataro, Max Nieneyeur Verlag, Tubingen 1998, p.90.

problema: essere sinceri riguarda l'atteggiamento del soggetto che è convinto della veridicità dell'enunciato, ma non riguarda in alcun modo l'enunciato stesso, di conseguenza può esserci un soggetto moralmente buono, ma illuso. La sincerità è universalizzabile, ma ci si ritira nel campo dell'intenzione interiore, per cui verità o falsità dell'enunciato sono irrilevanti.

Per Constant la situazione di soggetti sinceri ed illusi è una condizione reale della società, ad esempio secondo il filosofo, coloro che presero parte alla rivoluzione francese pensavano di instaurare la verità ma la stava negando.

Se sincerità è dire ciò che si crede vero, ciò fa si che possano presentarsi fenomeni di autoinganno e di autoillusione senza che il fondamento della sincerità venga attaccato. Fra menzogna ed inganno non c'è corrispondenza perfetta e lineare, ci possono essere menzogne non ingannevoli ed inganni senza enunciazione esplicita di menzogne. Ciò dimostra che in Kant non c'è spazio per la menzogna ma non è escluso l'inganno.

La sincerità come valore politico da sola non basta perché si lega alle credenze: si devono fare tutte le ricerche possibili per controllare che si stia dicendo il vero. Ci si deve rivolgere ad un tipo di sincerità diversa: una sincerità implementata che non si accontenta del livello

superficiale. Questo è il problema che si pone Constant. Egli critica i plebisciti, la limitazione della partecipazione al voto: la sovranità che si esercita solo mediante il voto è illusoria crediamo di essere attivi e liberi solo perché votiamo, ma in realtà siamo sudditi.

In Sulle reazioni politiche Constant si occupa di questi temi. Partendo dalla situazione della sua epoca egli prova a formulare una teoria dinamica del Rivoluzione-reazione di matrice intellettualistica. La base della teoria Constantiana si può evincere già dall'esordio del testo:

«Perché le istituzioni di un popolo siano stabili, devono essere allo stesso livello delle sue idee[...] Quando l'accordo tra istituzioni e idee si trova distrutto, le rivoluzioni sono inevitabili. Esse tendono, infatti, a ristabilire questo rapporto»81.

Il problema delle rivoluzioni è che raramente riescono a cogliere quest'obbiettivo; appena una rivoluzione supera questo limite instaurando istituzioni che vanno oltre le idee dominanti o distruggendone alcune conformi, si scatenano le reazioni.

Constant distingue due tipi di reazioni politiche, una rivolta contro gli uomini l'altra contro le idee:

Le reazioni contro gli uomini perpetuano le rivoluzioni, giacché esse perpetuano l'oppressione, che ne è il germe. Le reazioni contro le idee rendono le rivoluzioni infruttuose, perché richiamano gli abusi. Le prime devastano la generazione che le sopporta, le seconde pesano su tutte le generazioni. Le prime colpiscono a morte gli individui, le seconde paralizzano l'intera specie umana.82

Quando le reazioni sono contro gli uomini, generano altre reazioni, poiché cambia il partito, ma non il tipo di oppressione: gli oppressi si ritrovano ad opprimere a loro volta. Le reazioni contro le idee, pur generando meno scompiglio, sono forse più funeste.

Nascono dalla tendenza dello spirito umano a comprendere nei suoi rimpianti tutto ciò che circondava le cose che esso rimpiange[...] l'uomo che, nello

sconvolgimento generale, ha visto crollare l'edificio della sua felicità personale, crede di non poterlo risollevare che ristabilendo tutto ciò che ha accompagnato la sua caduta. Gli stessi inconvenienti e gli abusi gli diventano preziosi, perché, nella lontananza del ricordo, gli sembrano legati intimamente ai vantaggi di cui deplora la perdita.83

Constant critica questo sistema poiché non solo non è rivolto al progresso e al cambiamento, ma impedisce anche qualsiasi perfezionamento del sistema vigente. Secondo l'autore il passato deve essere visto come qualcosa che non è mai esistito: fare ciò vuol dire separarlo da rimorsi, rimpianti e tutto ciò che di passionale si lega ad un ricordo, riuscendo così a guardare l'accaduto con obiettività, ossia tramite ragione, liberi dalle contingenze emotive. Vista in quest'ottica la reazione politica è un movimento retrogrado che si oppone al progresso verso l'uguaglianza e per questo è da evitare.

Constant, allora, si occupa dei doveri che ha il governo rispetto alle

due differenti reazioni. Contro le reazioni verso gli uomini l'unico mezzo utilizzabile è la giustizia, qualora il governo non riesca a controllare queste reazioni con la giustizia, la vendetta popolare si sostituirà ad essa. «Quando la giustizia è sostituita da un movimento popolare, i più esagerati, i meno scrupolosi, i più feroci, si mettono alla testa di tale movimento».84

Il governo, invece, deve fare tutto con le proprie forze, rimanere immobile verso i partiti, sia quello che vuole sostenere che verso quello che vuole colpire; tutti gli interessi di classe devono soccombere. Per far ciò occorre che rinunci alle lusinghe.

Bisogna che ciò che è appassionato, personale e transitorio si ricongiunga e si sottometta a ciò che è astratto, impassibile e immutabile. Bisogna che il governo respinga questa reminiscenza rivoluzionaria che gli fa cercare un consenso diverso da quello della legge. Esso deve trovare i suoi elogi là dove sono scritti i suoi doveri, nella costituzione, che è sempre la stessa, e non negli applausi

passeggeri delle mutevoli opinioni.85

Nelle reazioni contro gli uomini il governo ha bisogno di forza, un diverso atteggiamento è quello che il governo deve tenere nelle reazioni contro le idee, dove ha soprattutto bisogno di circospezione, dove più che agire deve trattenersi dal farlo.

«Le reazioni contro le idee vanno a colpire le istituzioni o le opinioni. Ora le istituzioni non chiedono nient'altro che tempo, le opinioni nient'altro che libertà».86

Coloro che dirigono l'opinione pubblica, gli scrittori, dovrebbero impedire le reazioni contro le idee, è a loro che spetta, secondo Constant, l'arduo compito di dire la verità al popolo, di farlo uscire dell'ignoranza e dalla superstizione:

Uno dei pericoli delle rivoluzioni è che, nello scompiglio che causano, le verità, sedimentandosi insieme ai crimini, si trovino insudiciate da questa funesta associazione[...]. Ci si dimentica che bisogna lasciar placare il temporale delle

85 Ivi,p.166. 86 Ivi, p.167.

passioni, prima di giudicare le idee.87

Il filosofo critica una buona parte degli scrittori a lui coevi che invece di preoccuparsi di diffondere la verità ed evidenziare gli errori, si lasciavano sopraffare dalla passione politica e combattevano la verità con i risentimenti e i principi con i ricordi.

«L'intellettuale è colui che ha il compito di dire la verità al potere»88. Nonostante le critiche rivolte ai contemporanei, Constant è fiducioso del fatto che gli intellettuali si renderanno conto dell'abisso in cui le loro passioni li hanno trascinati e ritorneranno sulla strada della ragione e della verità; egli sostiene di riuscire a scorgere i sintomi di quel ritorno:

La causa degli amici dei lumi non è affatto persa; né la tradiranno affatto[...] dalla loro coscienza e dal loro successo dipendono sia la salvezza della repubblica, sia quella dell'accozzaglia di personaggi imprudenti che ora li abbandona o li proscrive.89

87 Ivi, p.171. 88 Ivi, nota p.182. 89 Ivi, p.190.

Spetta dunque agli intellettuali il compito di illuminare il popolo sui

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