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I pavimenti del Ninfeo Nora, Pavimento

3.1.5 Gli edifici pubblici 1 Il Foro

3.1.5.3 Le Terme Central

3.1.5.4.1 I pavimenti del Ninfeo Nora, Pavimento

Nella navata F troviamo questo pavimento, che misura 6,50 x 1,70 metri, con tessere bianche e ocra, ancora in situ, lacunoso e in precario stato di conservazione.

Il campo è decorato da una composizione a diatoni e ortostrati, disposti su quattro file parallele. Gli ortostrati ed i diatoni sono bianchi profilati di ocra, al centro dei diatoni vi è un quadrato in tessere ocra. (tav. X, fig. 17)

È una composizione che chiaramente richiama gli effetti visivi della tecnica isodoma a diatoni e ortostrati. Non sono frequenti nei pavimenti romani, ne abbiamo un confronto ad Antiochia, in un pavimento datato al periodo adrianeo-antonino.223 Il

motivo che imita una tecnica edilizia è abbastanza diffuso, anche se si tratta per lo più di imitazioni dell’ opus quadratus. S. Angiolillo data il pavimento alla prima metà del III secolo224, ma ritengo che sia una datazione troppo alta, e se prendiamo

per buona l’ipotesi che questo edificio fu costruito in più fasi, cambiando anche la sua funzione, ad esempio da domus a sede di una confraternita con l’aggiunta di ambienti, vista anche l’irregolarità del perimetrale col quale confina, che parrebbe appunto un’aggiunta tarda, si potrebbe datare questo pavimento ad un pieno II secolo, in virtù del fatto che ad esempio ad Ostia, nell’ Insula di Bacco, si hanno pavimenti simili con certezza datati al 128- 138 d.C.225

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Il pavimento decorata le navate G, H, I, formando un ferro di cavallo. Rimangono: un frammento nella navata G di 6,50 x 1,52 metri; un frammento nella navata H di 1,50 x 1 metri; un frammento nella navata I di 0,41 x 0,36 metri. Le tessere sono di colore bianco, nero, ocra e giallo. In situ, lo scarsa adesione delle tessere non

223 D. Levi 1947, pp. 36-40. 224 S. Angiolillo 1981, p. 17. 225 G. Becatti 1961, p. 17.

permette una buona conservazione del pavimento, che infatti versa in uno stato precario. (tav. X, fig. 18)

Il pavimento non ha nessun bordo e presenta un motivo costituito da un reticolo di foglie lanceolate, con quadrilobi e pelte nelle intersezioni. Negli spazi di risulta ci sono cerchi inscritti. Il fondo è bianco, le foglie sono ocra profilate di nero, le pelte sono ocra con profilo formato da tessere nere e hanno un’appendice cuoriforme ocra e nera. I cerchi invece sono profilati di nero e racchiudono un nodo di Salomone a sei elementi di color bianco ocra e giallo, anch’essi profilati di nero. Negli spazi di risulta, che costruiscono quadrati a lati concavi, si ha un riempitivo a fiore quadrilobato, con una forma simile alla croce di Malta. L’assimetria dell’edificio si riscontra anche nel pavimento, infatti lungo la navata F manca la quarta pelta dello schema.

Composizione ricercata, con diversi elementi tipici dei mosaici romani, di chiara matrice africana, infatti gli esemplari più vicini si ritrovano a Zliten e Sabratha.226

Anche in territorio italico si hanno attestazioni simili, a Desenzano, in un pavimento datato al III-IV secolo d.C.227 La “maniera africana” di questo pavimento si evince

dal rinnovamento degli schemi geometrici, e da elementi, come la pelte ed il nodo di Salomone, che sono propri del repertorio africano. Sebbene la tavolozza di colori dei pavimenti africani sia decisamente maggiore rispetto a questo esemplare, possiamo affermare con certezza che questo pavimento sia di fabbricazione africana, o per meglio dire, di maestranze locali che impararono da artisti africani, infatti proprio questa variante del nodo di Salomone, a sei elementi, ne è una prova. Possiamo datare questo pavimento alla prima metà del III secolo.

226 S. Aurigemma 1960, pp. 51-58. 227 E. Ghislanzoni 1965, p. 79.

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Il frammento musivo della navata M misura 8,10 x 3,75 metri. Tessere bianche ocra e nere, lacunoso, in precario stato di conservazione. (tav. XI, fig. 19)

La fascia esterna è costituita da una linea di triangoli isosceli ocra su fondo bianco, e lo separano dal campo cinque file di tessere. Il profilo del campo è reso da due file di tessere nere, ed è decorato da una composizione di cerchi e di quadrati a lati concavi tangenti. Lo spazio di risulta è occupato da cerchi più piccoli, sui quali sono impostati pelte ocra con le estremità arricciolate. L’interno dei cerchi più grandi è decorato da una ruota dentata, con al centro una croce di Malta, così come all’interno dei cerchi più piccoli che si impostano sulle estremità inferiori delle pelte. All’interno dei quadrati a lati concavi ocra vi è un quadratino bianco con all’interno una crocetta con petali a squadra.

La decorazione è del tutto simile al pavimento n. 1. L’unica differenza è che in questo caso al posto dei cerchi vi è un quadrato. Un’altra piccola differenza è la rese delle pelte, che nel pavimento n. 1 non hanno una forma cuoriforme alle estremità. Per l’analisi si rimanda al suddetto pavimento; per la datazione sembra doveroso porla nella prima metà del III secolo, visto il maggior carico decorativo che appesantisce la composizione.

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Il frammento si trova nella navata L misura 1 x 0,8 metri, in tessere bianche e ocra, in situ, in buono stato di conservazione.

Trovandosi in posizione speculare rispetto alla navata F, ed avendo la stessa decorazione (infatti nel frammento si individua parte di ortostrati e diatoni) si rimanda al pavimento n. 12 per l’analisi decorativa e la datazione.

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Nella vano centrale N troviamo due frammenti della decorazione del pavimento: a) che misura 0,70 x 0,40 metri; b) di 0,30 x 0,17 metri. Con tessere bianche, ocra, nere di 1-1,5 x 1,5-2 cm. In situ, in grave stato precario di conservazione.

Il pavimento risulta molto lacunoso, però è possibile riconoscere una banda di raccordo di color bianca e ocra ed un motivo ad embricatura di squame bipartite, che si alternano nei colori ocra/biancho e nero/bianco.

Nel repertorio geometrico i motivi basati sulle squame si attestano precocemente e sono impiegati sin alla tardo antichità. Nelle loro composizioni più antiche le squame sono più allungate, intorno al I secolo a.C. La maturazione di questo schema si ha in area ellenistica228, riadattato in area centro italica e nord-adriatica, come ad esempio

in un pavimento della seconda metà del I a.C. a Monfalcone.229 Raramente lo

troviamo nel corso del I secolo d.C., tranne in una delle eccezioni come nell’ambiente termale di Terni.230 Lo schema viene riproposto durante il II secolo,

con squame più accorciate o affusolate, bicrome, fino all’età severiana, ne sono esempio tre esemplari di Ostia231, e l’edificio tra via Piave, via Calabria e via Sicilia,

a Roma datato alla metà del II secolo d.C.232 In Africa abbiamo attestazioni del III

secolo a Volubilis, nella Casa del mosaico di Venere233, a Bulla Regia con tre

pavimenti datati tra la fine del II e III secolo.234 Di Ampurias è invece l’esemplare

bicromo datato agli inizi del IV secolo d.C.235 L’assenza del colore e le grandi

228 M. Bueno 2011a, pp. 627-638. 229 F. Maselli Scotti 1995, p. 11.

230 C. Angelelli - S. Zampolini Faustini 2005, p. 847-848.

231 G. Becatti 1961, pp. 132; 158; 159-164. Quest’ultimo esempio è policromo, a differenza degli altri due.

232 P. Chini 2004, pp. 239-240. 233 R. Thouvenot 1960, pp. 50-52. 234 R. Hanoune 1969, pp. 52; 203; 279. 235 J. De C. Serra Ráfols 1943, p. 16.

dimensioni delle tessere ci portano a pensare che il pavimento fu messo in posa all’inizio del III secolo d.C.

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Questo pavimento si trova tra le navate F e G, e funge da elemento divisorio. Frammento di 0,60 x 0,40 metri con tessere bianche ed ocra di 1-1,5 x 1,5-2 cm, in situ ed in stato di conservazione precario. (tav. XI, fig. 20)

Una fascia bianca racchiude un meandro formato da due greche contrapposte in tessere ocra. Verso l’estremità, in prossimità del pilastro, il meandro si chiude, formando un quadrato ocra.

È uno schema che varia la classica composizione del meandro a svastiche, anche se uno schema simile non trova confronti alcuno. La datazione dunque è incerta, poiché è un unicum, però viste le datazioni dei pavimenti adiacenti ci possiamo trovare in una prima metà III secolo d.C.

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Posizionato nel primo intercolumnio delle navate F e G, da dimensioni di 1,90 x 0,60 metri, con tessere bianche ed ocra di 1-1,5 x 1,5-2 cm, in situ, versa in un cattivo stato di conservazione benché la fascia centrale sia stata restaurata in epoca moderna.

Fascia bianca di 14 centimetri236, che inquadra un campo bianco profilato da tessere

ocra. Il campo è decorato da due gruppi di quattro pelte rovesciate, con peduncolo cuoriforme.

Il motivo ha un’attestazione sino al II secolo in Italia, ad Ostia nell’ Insula di Giove e Ganimede237, e a Valpolicella.238 Nel resto dell’ Impero lo ritroviamo in Germania,

236 S. Angiolillo 1981, p. 20. 237 G. Becatti 1960, p. 15. 238 T. Campanile 1922, p. 347.

con attestazioni dal I al IV secolo239; ma la maggiore fortuna la trova in Africa

durante il II e III secolo.240 Si data alla prima metà del III secolo d.C.

- Nora, Pavimento 19

Lo si ritrova nel secondo intercolumnio tra le navate F e G, di 2,05 x 0,6o metri, con tessere che misurano 1-1,5 x 1,5-2 cm bianche ed ocra, in situ, lacunoso, in precario stato di conservazione. (tav. XII, fig. 21)

La decorazione è uguale al pavimento n. 18, eccezion fatta per un errore del musivario di far proseguire la profilatura del riquadra sino al pilastro, anziché chiudersi prima. Si rimanda al pavimento n. 18.

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In posa nella soglia tra le navate G e M. Dimensioni di 1,70 x 0,38 metri, tessere bianche nere ed ocra di 1-1,5 x 1,5-2 cm, in situ, in buono stato di conservazione. (tav. XII, fig. 22)

La cornice è un bordo bianco alto tre tessere, e racchiude un campo, con profilatura ocra, decorato con quadrifogli color ocra e con profilo nero, che nascono dall’intersezione di cerchi secanti. Nello spazio di risulta si forma un quadrato con lati concavi, al cui interno è inserito una crocetta con petali a squadra, stessa crocetta che troviamo dimezzata lungo i bordi.

Questo è uno schema simile al pavimento n. 10, tranne per il fatto che in questo pavimento troviamo l’aggiunta della crocetta con petali a squadra. Lo stesso motivo lo ritroviamo nelle Terme di Caracalla agli inizi del III secolo d.C.241 Il musivario era

sicuramente più esperto rispetto a chi produsse il pavimento n. 10, infatti qui non ci troviamo di fronte ad una composizione sciatta, ma ritroviamo uno schema elegante

239 K. Parlasca 1959, pp. 11; 22; 35. 240 D. Levi 1947, pp. 186-190. 241 M. E. Blake 1930, p. 89.

e ben trattato, sebbene si usino tessere di notevoli dimensioni. Per questo motivo sarei portato ad abbassare la datazione, rispetto al n. 10, portandola agli inizi- prima metà del III secolo d.C.