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Il Santuario di Eshmun/Esculapio

3.1.5 Gli edifici pubblici 1 Il Foro

3.1.5.5 Il Santuario di Eshmun/Esculapio

Il santuario, articolato su più livelli, occupa la parte meridionale del promontorio di Sa Punta de su Coloru, in posizione scenografica al termine delle vie E-I. L’area ha restituito tracce di frequentazione risalenti alla fine del V secolo a.C.242, e G. Bejor

rialza la datazione sino al VII secolo a.C.243, probabilmente occupata da un altro

edificio sacro. Il complesso però che ora è visibile è stato costruito in un periodo anteriore al II secolo a.C.244, organizzato in tre recinti su livelli digradanti da nord a

sud, e continuò ad essere utilizzato anche dopo la conquista romana, questo dato ce lo testimoniano le quattro statuette fittili di offerenti e le due di dormienti245, uno dei

quali è avvolto dalle spire di un serpente. Le statuine sono datate alla tardo età repubblicana, e sono attribuite alla presenza di quell’area del culto di Eshmun- Esculapio.

Dalla strada E-I, salendo una piccola gradinata, si raggiungeva la prima delle terrazze, la 32246, che era una corte scoperta. L’ambiente 33 ha una forma

quadrangolare, interpretato come altare e risulta in asse col basamento 34 e con un accesso secondario del tempio, che si apriva con una soglia di andesite nel perimetrale sud del livello superiore 42.247 Infatti la terrazza 32 dava adito, mediante

scalini, ad altre due terrazze, una a sud, la 42, e l’altra ad ovest. Oltre la scalinata 44 che chiude a meridione la corte 32 si trova un vestibolo 43, ricostruito variamente

242 I. Oggiano 2005, p. 1036. 243 G. Bejor 1997, p. 251. 244 S. F. Bondì 1993, p. 119 245 S. Angiolillo 1987, pp. 201-203.

246 Verrà utilizzata la numerazione degli ambienti proposta da G. Pesce 1972, tav. 5. 247 G. Pesce 1972, pp. 99-100.

distilo in antis248 oppure tetrastilo249, con gocciolatoi a protome leonina, mentre ad

ovest lungo un piano leggermente ribassato, si articola la terrazza 42 che presenta due nicchie intonacate, alle spalle delle quali vi è il corridoio ad L 41, collegato con la stipe votiva che ha restituito le statuette. Il vestibolo 43 permetteva l’accesso alla cella 45, il cui muro orientale riutilizza, almeno in parte, la parete a blocchi isodomi della fase punica. Il penetrale 46-47 presenta una pianta semiovale, col pavimento in cementizio e muri intonacati di semplice bianco. Dall’ambiente 45 era possibile uscire grazie ad un passaggio nell’angolo settentrionale, che conduceva alla precedente area sacra descritta. Si hanno cinque ambienti allineati, 35-39, che però non sono inerenti alla fase romana, piuttosto ad una età altomedievale.250

La datazione rimane oggetto di studio. Infatti non possono fornite dati sufficienti i rinvenimenti della stipe votiva, poiché forniscono solo un terminus post quem, mentre più utile è il ritrovamento di una moneta costantiniana nel sottofondo del pavimento.251 La moneta fornisce un terminus ante quem non, infatti sia S. Angiollo

che F. Rinaldi, proprio per la presenza di questa moneta, datano la pavimentazione al IV d.C.252 Pesce ci informa di un’iscrizione relativa ad un procurator provincia

Sardiniae sotto due Augusti ritenendola “non più antica dell’avanzato III secolo”.253

In base a questi dati si sa per certo che l’area sacra, già prima del IV secolo, aveva forme non differenti dalle attuali, e che quindi si presentasse con una corte e terrazze laterali, con cella e adyton absidato ad un livello superiore.

248 G. Bejor 1994c, p. 855. 249 G. Bejor 2004, p. 10. 250 G. Spanu 1998, p. 41. 251 G. Pesce 1972, pp. 94-95 252 S. Angiolillo 1981, pp. 39-40; F. Rinaldi 2001, pp. 132-133. 253 G. Pesce 1972, p. 92.

3.1.5.5.1 I pavimenti del Santuario di Eshmum/Esculapio - Nora, Pavimento 21

Nella terrazza 32 troviamo questo pavimento di cui il frammento musivo misura 13,90 x 10,40 metri, formato da tessere bianche, nere ed ocra di 2-2,2 cm di lato, e bianche, grigie, rosse, ocra e nere di 1,5 x 1,5-1,8 nella treccia dell’ emblema. In cattivo stato di conservazione. (tav. XIII, fig. 24)

La banda di raccordo è formata da tessere ocra, con numerosi e vistosi restauri con tessere bianche, circonda un campo bianco con reticolo formato da file di quadrati neri uniti per il vertice. A 1,47 metri di distanza dal bordo meridionale uno dei riquadri era occupato da un emblema, del quale non rimane traccia, se non per la treccia che lo circondava, treccia a tre elementi.

La diffusione di questo schema è attestato sia in ambito italico che europeo. A Pompei abbiamo esemplari simili datati al II secolo d.C., come nel caso della Casa del Camillo.254 Proprio nel II secolo incontra grande fortuna, ad Ostia ne abbiamo

diverse attestazioni.255 Nel III secolo lo troviamo in Africa, ad Hippona, anche se

presenta una tavolozza di colori più ricca.256

La datazione viene data grazie anche alla prima nominata moneta costantiniana, ovviamente tenendo conto che il santuario venne più volte maneggiato e restaurato, ma le dimensioni delle tessere sono una conferma per datare questo pavimento all’inizio del IV secolo d.C.

254 M. E. Blake 1930, p. 102. 255 G. Becatti 1961, pp. 124-125. 256 E. Marec 1958, p. 211.

- Nora, Pavimento 22

La cella 45 ha dimensioni d 10, 60 x 9,45 metri e conserva le tracce lasciate sulla malta di un opus sectile, più alcuni frammenti di lastre in bardiglio di Luni, Portasanta, pavonazzetto, serpentino, fior di pesco, e vari marmi bianchi.257

Dalle tracce lasciate sulla malta si può intuire il disegno, molto semplice, che presentava una croce greca centrale; nei quattro riquadri che si formano ai lati della croce, la malta risulta meno leggibile, anche se si scorgono tracce di lastre trasversali.

Probabilmente era il più ricco pavimento in opus sectile di Nora. La composizione è diffusa, anche se il più delle volte più ricca e complicata dall’inserimento di altri elementi. Confronti diretti si hanno con Ostia, datati al IV secolo d.C.258

La datazione è data come terminus post quem dalla moneta costantiniana, e come per il pavimento n. 21 si data all’inizio del IV secolo d.C.