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ALUNNI STRANIERI IN CLASSE: COSA PENSANO LE INSEGNANTI DI UNA SCUOLA PRIMARIA?

3.2. IL PENSIERO DELLE INSEGNANTI DI UNA SCUOLA PRIMARIA

Le inseganti che ho deciso di intervistare sono dieci e lavorano in un istituto comprensivo.

La loro esperienza all’interno della scuola varia: 6 insegnanti lavorano all’interno di questa scuola da più di dieci anni; 2 insegnanti vi lavorano da meno di dieci anni e altre 2 insegnanti vi lavorano da meno di un anno. In molte sono in possesso di una laurea anche se quasi tutte sono riuscite ad avere l’abilitazione per insegnante nella scuola primaria grazie al Diploma Magistrale conseguito entro l’anno 2001/2002 (Tabella 22).

In Italia la presenza degli uomini nella scuola primaria è minima e infatti anche in questo istituto le insegnanti sono prevalentemente donne ed è presente solo un insegnante di genere maschile.

Ho scelto questo istituto in quanto è caratterizzato da una nutrita presenza di studenti di origine straniera. Nell’anno scolastico 2020/2021 la percentuale degli studenti con

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cittadinanza non italiana all’interno dell’istituto ha superato il 65%. Le nazionalità presenti all’interno della scuola sono: Moldavia (15%); Ucraina (14%); Romania (12%);

Nigeria (10%); Marocco (9%); Cina (7%); Albania (6%); Pakistan (4%); Tunisia (3%);

Filippine (3%). Sono inoltre presenti alunni di nazionalità tedesca, inglese, polacca, portoghese, serba, afgana, bengalese, indiana, iraniana, libanese, turca, algerina, camerunense, congolese, ghanese, haitiana, brasiliana, colombiana, ecuadoregna, venezuelana. Alla Tabella 23 riporto la distribuzione degli alunni con cittadinanza non italiana nei vari plessi.

Tabella 22 – Dati relativi alle insegnanti intervistate.

Età Genere Titolo di studio Anni di servizio all’interno dell’istituto

Insegnante A 54 F Laurea in Pedagogia 16

Insegnante B 43 F Laurea in Scienze Politiche

1

Insegnante C 59 F Laurea in Pedagogia 19

Insegnante D 46 M Diploma Magistrale 7

Insegnante E 46 F Diploma Magistrale 4

Insegnante F 60 F Laura in Pedagogia 26

Insegnante G 39 F Laurea in Scienze della formazione primaria

1

Insegnante H 55 F Magistero in Scienze Religiose

12

Insegnante I 64 F Laurea in Psicologia dell’età evolutiva

28

Insegnante L 57 F Diploma Magistrale 16

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Tabella 23 – Distribuzione degli alunni con cittadinanza non italiana nei vari plessi – a.s. 2020/2021

Plesso N. Alunni N. Alunni

Le interviste si sono svolte all’interno dell’istituto in orario non lavorativo. Ho deciso di intervistate queste dieci insegnanti perché sono le persone con cui lavoro e che conosco da più tempo.

L’accordo comunicativo su cui le esperienze delle insegnanti sono state ricostruite e narrate è la seguente: “Gentilissima/o, sono molto interessata a conoscere la sua esperienza di insegante, pertanto le chiedo di parlare direttamente iniziando da dove vuole. Non ci sono risposte o riflessioni giuste o sbagliate, l’unica cosa che le chiedo è di dirmi solo ciò che corrisponde al suo pensiero più autentico”.

I racconti delle insegnanti intervistate si sono fin da subito rilevati di grande interesse umano e professionale; permettendomi di suddividere gli argomenti in:

 Gestione della differenza culturale;

 Problematiche riscontrate (lingua, rapporto con i pari, famiglie);

 Gestione e strategie per risolvere le problematiche riscontrate;

 Valutazione performance scolastica del bambino straniero;

 Stereotipi e pregiudizi;

 L’importanza della formazione.

113 1. Gestione della differenza culturale

La scuola di riferimento, come detto in precedenza, è caratterizzata da un’alta percentuale di studenti stranieri. Per questa ragione è utile capire come le insegnanti gestiscono questa differenza culturale.

Nel loro racconto alcune insegnanti parlano di differenza tra bambino neoarrivato e bambino straniero ma nato in Italia:

Insegnante I: «La distinzione parte immediatamente dal fatto che un bambino sia neoarrivato o sia invece uno “straniero” ma nato in Italia. Il neoarrivato presenta maggiori difficoltà dal punto di vista linguistico; il bambino straniero ma nato in Italia, di solito, è in grado di parlare e comprendere l’italiano e quindi le difficoltà sono minori.

Per quanto riguarda il neoarrivato, la preoccupazione dell’insegnante è quella della comprensione, sia nei confronti di ciò che riguarda la scuola, sia per quanto riguarda l’integrazione nel gruppo classe. Se c’è il mediatore linguistico tutto diventa più facile e molto più semplice e se non c’è il mediatore mi è capitato di andare a chiedere aiuto ad un bambino/bambina che proveniva dallo stesso paese del neoarrivato e quindi la comunicazione è iniziata in questo modo. Parlando della nostra scuola, per quanto riguarda noi insegnanti, è diventata “un’abitudine”, nel senso che siamo talmente tanto fonte di accesso per questi bambini stranieri, che ormai abbiamo quasi una sorta di

“schema”, nel senso che sappiamo già più o meno quali strategie mettere in atto e quindi cerchiamo, appunto, il supporto esterno, o interno, magari anche da un’altra classe».

Mi viene raccontato che all’interno della scuola sono state organizzate delle attività di inter-cultura al fine di favorire lo scambio culturale (attività nelle quali le mamme e i papà dei bambini stranieri hanno portato le loro usanze, cibi, costumi e danze all’interno della scuola) e che la diversità culturale viene gestita anche in base al numero di studenti stranieri presenti in classe.

Insegnante A: «Nelle classi dove sono inseriti pochi bambini o bambine di origine straniera si necessita di fare un lavoro con il gruppo classe rispetto all’origine e alla provenienza culturale, trovando i punti di forza che possono mettere in positivo il bambino/a e che si possono anche condividere. Un esempio è il Capodanno cinese. Ai bambini viene spiegato che il Capodanno non è solo il nostro, ma esistono altre forme di

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festa di Capodanno che viene festeggiato in un altro momento dell’anno. Può essere molto arricchente per il resto della classe, ma poi è sempre il bambino che si trova a dover spiegare che la sua festa di Capodanno è diversa dalle altre e questo lo può mettere in una situazione di difficoltà o anche di non aver piacere di sentirsi diverso. La difficoltà degli insegnanti è proprio quella di non far sentire il bambino diverso o inferiore. Dove invece ti trovi ad avere la classe interamente composta da bambini stranieri, tutto è molto più semplice perché la situazione è talmente variegata che viene spontaneo far uscire fuori tutti i diversi tratti culturali».

È interessante comprendere anche il punto di vista di chi si trova per la prima volta ad insegnare in una scuola così multiculturale:

Insegnante B: «È la prima esperienza che faccio in una scuola dove la percentuale di alunni stranieri è elevata; vengo da una realtà molto differente per cui sto vedendo un po’ la dimensione di questo tipo di utenza. Attualmente insegno matematica ad una classe prima e cerco di prediligere una didattica laboratoriale legata al fare, questo a causa della problematica legata alla lingua. Ad esempio, se nei precedenti percorsi potevo partire da un brainstorming dove chiedevo ai bambini “secondo te la matematica a cosa serve? Dove vedi i numeri?”, questa volta non ho potuto basarla e improntarla in questo modo, ma sono partita direttamente dalle immagini dove i bambini vedevano i numeri.

Per cui cambia la prospettiva, i modi, ma comunque i contenuti rimangono gli stessi come anche gli obiettivi».