DOLORE DOPO I RAPPORT
Grafico 12 Percentuale di miglioramento della sintomatologia dolorosa sul totale delle pazienti coinvolte nei 4 studi.
Anche i 5 studi prospettivi hanno mostrato risultati simili paragonati a quelli ottenuti dagli studi retrospettivi.
Dobbiamo evidenziare il fatto che il nostro studio coinvolga non solo pazienti con dolore provocato ma anche 5 pazienti (20%) con dolore spontaneo. La maggior parte degli studi presenti in letteratura coinvolge, invece, solo pazienti con dolore provocato.
96% 71% 71% 100% 0% 20% 40% 60% 80% 100% 120% Studio Pisano Bergeron et al. Hartmann and Nelson MacKenzie
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5.6 Limiti dello studio
A causa delle lacune sostanziali nella conoscenza tra gli operatori sanitari e nell’accesso alle cure delle donne con vulvodinia, nonostante l’alta prevalenza, solo il 60% delle donne affette si rivolgono ai medici e solo il 50% di queste donne riceve una diagnosi ufficiale di vulvodinia. Per questo motivo risulta difficile imbastire uno studio caso-controllo per evidenziare l’efficacia della riabilitazione del pavimento pelvico: per questo le nostre osservazioni sono
necessariamente frutto di uno studio non randomizzato con un numero relativamente piccolo di pazienti.
La valutazione della qualità dello studio mostra, pertanto, un alto rischio di bias , relativo a bias di selezione, bias delle prestazioni e bias di rilevamento.
In più, in questo studio la terapia fisica è stata applicata in maniera non standardizzata, così che non tutte le pazienti ricevono la stessa combinazione e durata degli interventi.
5.7 Conclusioni
In conclusione, in base ai nostri risultati possiamo affermare che la riabilitazione del pavimento pelvico porti un netto miglioramento della sintomatologia dolorosa nelle pazienti con vulvodinia, indipendentemente dal tipo e dalla durata del dolore e, di conseguenza, un miglioramento della funzione sessuale.
E’ stata evidenziata anche la risoluzione totale della sintomatologia a lungo termine in un buon numero di pazienti e, anche in quelle che hanno avuto un miglioramento meno significativo è servita comunque a far riuscire ad avere rapporti alle donne, seppur
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dolorosi, probabilmente per un miglioramento del controllo muscolare del pavimento pelvico e un miglioramento della consapevolezza del problema.
Sarebbe, pertanto, da valutare la riabilitazione del pavimento pelvico come trattamento di prima linea, data anche l’assenza di effetti collaterali e la non invasività della terapia. Resta importante la pianificazione di una terapia riabilitativa ad personam in base alle caratteristiche della funzionalità muscolare riscontrata nella valutazione del pavimento pelvico e della sintomatologia dolorosa.
Sarebbero auspicabili, ad ogni modo, ulteriori studi per indagare più approfonditamente l’impatto della terapia fisica nella patologia.
Oltre a migliorare la gestione del disturbo, sarebbe importante anche diffondere la conoscenza della patologia tra i medici, per evitare il ritardo della diagnosi con conseguenti spese ingenti per le pazienti e peggioramento della sintomatologia.
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7.RINGRAZIAMENTI
“Non è tanto il viaggio che è importante, è il modo in cui trattiamo coloro che incontriamo e coloro che ci circondano, lungo la strada” Jeremy Aldana
Tenendo in mente questa frase, non posso che ringraziare tutte le persone che mi hanno accompagnato durante questo lungo e tortuoso percorso. Scrivo quello che mi viene dal cuore, in ordine casuale.
A mia mamma, che non mi ha fatto mai mancare il suo appoggio, che mi ha sostenuto sempre in qualsiasi modo possibile, che mi ha sollevato da qualsiasi cosa potesse interferire con il mio studio. A lei che è la mia forza e il pilastro della famiglia.
Al mio babbo, che mi ha permesso di seguire la strada che volevo e mi ha dato gli strumenti per farlo, lavoratore instancabile. Come te, anche io sto cercando, passo dopo passo, di costruire il mio futuro da zero.
A mio fratello Giacomo, il mio porto sicuro fin da quando sono nata, il mio esempio, che mi ha tenuto la mano anche in momenti difficili, dimostrando sempre tutto il suo affetto per me. A mio fratello Lorenzo, il tornado genietto della casa, che ha un po’ sofferto il fatto che fossi impegnata tanto a studiare e che, nonostante questo, ha sempre esultato per ogni mio piccolo successo.
Alle mie nonne che si sono sempre dimostrate fiere di me e del percorso che ho intrapreso. A mio nonno con il quale, purtroppo, non ho potuto condividere le emozioni di questo viaggio perché l’Alzheimer lo ha distrutto nel corso di sedici lunghi anni. So che anche lui sarebbe stato orgoglioso di me.
A mio zio che ha sempre fatto il tifo per me, la sua “gotona” preferita. Al prof. Simoncini che mi ha spinto a migliorarmi.
A Noemi, che mi ha sempre sostenuto fin da quando era nata in me al liceo l’idea di fare Medicina. A tutto quello che abbiamo affrontato e costruito dall’inizio della nostra amicizia.
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A Chiara, uno dei motivi per il quale sono felice di aver fatto Medicina, fedele compagna di avventure e disavventure, che mi ha sempre dato la forza necessaria per non mollare in questi sei anni, anche quando avrei voluto farlo. A lei con la quale spero di condividere ancora molta strada.
A Susanna, Silvia, Andelaida, Caterina che mi hanno appoggiato sempre, ognuna a suo modo, da vicino o da lontano.
A Marika, amica di una vita, che mi ha spinto nella corsa della fine degli esami. A Diana, alla sua dolcezza e ai suoi consigli saggi.
Ai miei storici “amici dell’Apuano” che, in realtà, sono compagni di vita: Flavio, Matteo, Elettra.
Alle persone che ho conosciuto all’università: alla dolce Francesca DPS, la prima con cui ho fatto amicizia, che riesce a farmi passare ogni velo di tristezza quando cantiamo insieme ;a Francesca B. che mi ha sempre infuso la dose necessaria di coraggio e condivide con me un briciolo di follia;; ad Arianna, ragazza dal cuore d’oro; alla gentilezza e guida di Francesco A. e di Matteo; a Francesco B., Andrea G., Michele, Giammarco, Miriam, Eric, Chiara, Marina, Roberta e tutti gli altri che hanno condiviso con me questi 6 anni.
A tutti gli altri miei amici, amiche e cugini che hanno sempre creduto in me, soprattutto quando ero io a non farlo (nominarli tutti è un’impresa): la ,spero, futura collega,
effervescente Sara M., la mia tedeschina Lea, Lorenzo, Veronica, le mie gemelle preferite Cristina e Ilaria , la dolce Greta, la saggia Elisabetta, l’affettuoso Fabio, lo scavezzacollo Filippo, Andrea B., la determinata Martina M., Martina M, la tenera Clerice, la dolce Sara G, le cariche Sara M. e Sara M., Giulia G., i miei stupendi “amici del mare” :Giulia F., Francesca A., Francesca R., Andrea C., Andrea DS ;Giulia R., Arianna, Federica, l’ex scapestrato Emanuele, l’oratore Andrea S., l’avvocato Giacomo, Gabriele, Mathias , Marco, l’odontoiatra Stefano, Simone, Alberto, Samuele, Saverio e tutti gli altri.
Alle difficoltà che ho affrontato e superato finora, ai momenti bui che ne hanno fatto da contorno e ai dottori umani, oltre che competenti, che ho incontrato nelle mia vita; senza tutto questo, probabilmente avrei scelto un’altra strada.
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“Era solita a dire: -Sono stanca, non ce la faccio più. Ora mollo tutto-. Ma poi, si immaginava in azione, immaginava di