• Non ci sono risultati.

LE PERCEZIONI DALLA PROPRIA ESPERIENZA

INTERVISTE E QUESTIONAR

LE PERCEZIONI DALLA PROPRIA ESPERIENZA

Le interviste poi si sono focalizzate su una serie di domande cruciali e su ciò che ri- guardava gli interpreti ambientali più da vicino: utilità dell’esperienza vissuta e le prospettive lavorative attuali.

«Questa esperienza mi ha permesso di crescere professionalmente e personalmente, soprattutto perché ho imparato a relazionarmi con il pubblico, a volte anche di grande dimensioni e la capacità acquisita di saperlo gestire è sicuramente un’esperienza preziosa per il futuro».

«[…] Mi ha dato l’opportunità di vedere posti nuovi, rapportarmi con persone diver- se (300-500 persone a settimana) e fare molta pratica nel campo della divulgazione […]».

« […] a livello personale mi è servita molto, soprattutto perché mi ha fatto crescere come persona e ho imparato a relazionarmi con il pubblico. […] Al di fuori del set- tore, come riga sul curriculum, per me è valsa meno di nulla».

«Ho imparato a relazionarmi con il pubblico, a spiegare concetti complicati con pa- role semplici […] ».

«Ho appreso innumerevoli nozioni di biologia, geografia e tecniche d’immersione e snorkeling, il lavoro di gruppo coordinato o in autonomia, la gestione di un settore alberghiero, e gestire gruppi».

«Prima di tutto l’umiltà. È un pregio che non possiedo. Ogni settimana inizi con non essere nessuno e ti devi far ascoltare da un pubblico che vuole divertirsi e non pen- sare, e molto spesso la maggior parte delle persone non sa chi sei, cosa fai nel vil- laggio e che ruolo puoi avere […] ».

«Ho acquisito maggiore competenze in fatto di sostenibilità/ tutela ambientale e cul- turale».

Molti interpreti ambientali però, hanno riscontrato parecchie difficoltà nel gestire le proprie attività:

«[…] Essere uno solo per villaggio, quando il villaggio tiene 500-600 persone è un po’ riduttivo, poiché gli ospiti non leggono gli avvisi e non prestano attenzione agli annunci, per cui non si presentano all’attività perché non si ricordano, e molti resta- no delusi perché avrebbero voluto partecipare».

«Ho ritenuto difficile inserirsi in un contesto già rodato (il villaggio turistico) come figura nuova e ritagliarsi i propri spazi».

«Parlare sul palco con il microfono in mano».

«Inizialmente il mio ruolo veniva considerato inutile e perciò è stato indispensabile lavorare sui colleghi al fine di far capire l’importanza della tutela ambientale e cul-

turale nelle destinazioni turistiche. Altra difficoltà è stata la scarsità di mezzi a di- sposizione e la mancanza di un budget da utilizzare nell’acquisto di strumenti da im- piegare nelle diverse attività […] ».

IL PUBBLICO

Spostando le domande sul pubblico, vediamo qual è il target di pubblico con cui l’interprete ambientale aveva a che fare.

«Dipendeva un po’ dal tipo di villaggio, dal periodo dell’anno e anche dalle setti-

mane. Però mi sono sempre reso conto che solitamente la tipologia di pubblico più frequente era composta da coppie di tutte le età e famiglie».

«Molto eterogenea per ceto sociale, cultura e interessi».

«In genere le persone che mi si avvicinavano erano di cultura medio alta, ma spesso anche le persone semplici aderivano, con domande che spesso mettevano alla prova le mie conoscenze. Anche questo è un ottimo aspetto del lavoro nei villaggi. Spesso si da tutto per scontato e, invece, in questo lavoro, rimetti in discussione abitudini di pensiero, soprattutto perché non hai sovrastrutture culturali e le persone semplici vanno al nocciolo del ragionamento e t’insegnano ad avere un po’ di umiltà».

«Soprattutto adulti di varie età, ma mi è capitato di avere anche un gruppo di bam- bini particolarmente appassionati. In generale non ho quasi mai seguito ragaz- zi/giovani».

«Ogni tipologia, dagli ignoranti cronici, maleducati e privi di qualsivoglia senso ci- vile, oltre che di sensibilità ambientale, a persone colte, rispettose di ogni essere e al corrente di importanti tematiche attuali riguardanti animali o ecosistemi a rischio. C’erano inoltre anche persone non ugualmente al corrente, ma desiderose di impa- rare e mettersi in gioco […]».

In questa tesi si parla ampiamente dell’origine del concetto d’interpretazione ambien- tale da cui nasce la figura stessa. Ma come veniva identificato il ruolo da parte del pubblico?

«[…] Devo far notare che il nome interprete ambientale non era facile da memoriz- zare per gli ospiti […], di solito quando venivo citato con il mio nome, ero o “il bio- logo” o “l’ambientalista”».

«Mi sono sempre presentato esclusivamente come interprete ambientale ma, soprat- tutto grazie all’animazione, i soprannomi erano vari - pesciologo, padre natura, ecc. Spesso il nome veniva addirittura deformato da parte degli ospiti: biologo, ambien- talista e similari fino alle degenerazioni come operatore ambientale. A mio avviso la dicitura “interprete ambientale” è difficile da capire per l’ospite medio che frequen- ta i villaggi. In ogni caso non mi sono mai offeso e non ho mai vietato all’animazione di chiamarmi “pesciologo”, poiché certe volte è servito a rendere più “familiare” la figura».

« […] il classico nome è stato “la pesciologa”, il che è tremendamente deleterio per l’immagine di una figura che dovrebbe esser vista con molta più professionalità». «Samaka, che in arabo vuol dire pesce (almeno per quanto mi hanno detto i miei a- mici egiziani, che così mi avevano soprannominata) oppure con il mio nome seguito dalla qualifica di biologa marina».

«La pesciologa».

«Biologo/Naturalista/Padre Natura».

È interessante notare che l’appellativo di “pesciologo” era presente in tutte le espe- rienze degli interpreti ambientali. Nonostante che per qualche interprete ambientale poteva essere molto riduttivo essere definito così, per il pubblico invece questo non

lo era. Infatti, nel pubblico si creava un senso di fiducia e avvicinamento con la figu- ra, diminuendo così le distanze accademiche che si spesso si creavano tra interprete ambientale e pubblico. Il nome di “pesciologo” è anche sostanzialmente dovuto, co- me già discusso, all’enorme impronta marina che ha questo ruolo sulle dinamiche di tutti i villaggi turistici, strettamente legati all’ambiente marino.