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7. RISULTATI e DISCUSSIONE »

7.2 Risultati relativi ad ogni periodo »

7.2.6 Periodo “6” – Fase post-medievale »

FASE POST-MEDIEVALE

A partire dal XV sec. → 8 campioni

[Camp. Arch. 24] Muretto post-medievale [Camp. Arch. 25] US 1600, “vasca”

Concentrazione, stato di conservazione, conte

La concentrazione in media è pari a 1590 p/g e va da un minimo di 894 p/g nel camp. Seq. 30 ad un massimo di 2921 p/g nel camp. Arch. 24.

Lo stato di conservazione è generalmente mediocre, con qualche caso di granuli ben conservati.

Sono stati contati in totale 4354 granuli pollinici, in media 544 per camp., 25 spore di pteridofite e 8 Concentricystes.

Flora pollinica

La lista floristica pollinica include 117 taxa, di cui 42 appartenenti a specie legnose e 75 a specie erbacee. I taxa di pteridofite identificati sono 5.

In media i taxa identificati per ogni campione sono 47, con un minimo in Arch. 24 (9 taxa di specie legnose e 27 taxa di specie erbacee, per un totale di 36 taxa) ed un massimo in Seq. 30 (19 taxa di specie legnose e 42 taxa di specie erbacee, per un totale di 61 taxa).

La flora nel complesso risulta più ricca della fase precedente, sia per quanto riguarda la componente legnosa, che per quella erbacea.

L’indice IRF, invece, è confrontabile con quello del periodo precedente.

Caratteri principali degli spettri pollinici

I campp. della Sequenza Est, per quanto riguarda la copertura forestale, possono essere suddivisi in due gruppi: quelli in cui tale valore raggiunge una percentuale più alta (Seq. 30 – 31 – 32, nella parte più bassa della parete) e quelli in cui è più bassa (Seq. 33 – 34 – 35, verso il top della Sequenza). I due campp. Arch. sotto alcuni punti di vista sono eterogenei. Il camp. Arch. 24, quello prelevato fra le pietre del muretto, registra il minimo valore nella copertura arborea fra i campp. di questo periodo (2%), mentre Arch. 25 (9%) sostanzialmente concorda con i dati dei campp. della Sequenza.

Il camp. prelevato all’interno di una struttura con rivestimento in malta e foro di scolo, che è stata ipotizzata essere una specie di vasca, non presenta caratteri che ci possano chiarire la sua funzione. Il riempimento, quindi, deve essere costituito dal deposito che ha colmato la struttura dopo il suo abbandono e che non ha permesso di conservare le tracce dell’antico utilizzo di questa evidenza archeologica.

1. Copertura forestale e composizione dei boschi (A+ar + L)

La copertura forestale in media è pari al 10% (da 2% in Arch. 24 a 19% in Seq. 30) e si riduce rispetto ai periodi precedenti raggiungendo un livello vicino a quello del camp. del periodo bizantino. Per quanto riguarda le varietà delle specie rappresentate i campp. si equivalgono, tranne il camp. Arch. 24, che presenta solo 9 taxa legnosi.

Le Conifere si attestano in media attorno al 2% e sono costituite da pino (presente in tutti i campp.) e ginepro. Sono superate dalle Latifoglie decidue, in media 5%, fra cui ad esempio troviamo ontani, noccioli, castagni, noci e frassini.

Le Sempreverdi si riducono al 5% e sono rappresentate soprattutto dalle Conifere sopra citate, da lecci, querce sempreverdi indiff., querce da sughero e olivo.

2. Erbacee (E)

Le erbacee rappresentano in media il 90% e raggiungono in questa fase il massimo valore registrato se confrontato con i periodi precedenti.

Sono rappresentate per il 59% da Composite (10 taxa), per il 19% da Graminee (7 taxa), per il 4% da Crucifere (6 taxa), per il 2,5% da Chenopodiacee (3 taxa) e per l’1% da Plantaginacee (3 taxa).

Le altre famiglie rimangono sotto un valore medio pari all’1%.

3. Piante di ambienti umidi (IG + ig + el + id)

Le piante di ambienti umidi si attestano al 2% e rimangono sostanzialmente costanti rispetto alla fase precedente.

Tra le legnose troviamo ontano comune e ontano indiff., salici e pioppi, mentre tra le erbacee elofite quali mestolaccia cf. comune, sagittaria, giungo fiorito, cannuccia di palude. Tra le idrofite il millefoglio d’acqua e la ninfea comune tipo. Infine, tra le specie igrofite sono attestate carice e Ciperacee indifferenziate.

4. Indicatori antropici

Gli indicatori antropici totali hanno un valore medio pari al 9% riducendosi rispetto ai periodi precedenti. Il loro valore oscilla da un minimo di 6% (Seq. 24) ad un massimo di 14% (Seq. 32).

4.1 Coltivate/coltivabili

Complessivamente in media sono pari al 6,5% (da 3,6% Seq. 34 a 12% Seq.32), calando rispetto ai periodi precedenti. Comprendono le seguenti sub-categorie:

1) Legnose da frutto/ornamentali (in media attorno al 4%) – Comprendono olivo (valore medio 2% la cui presenza diminuisce), luppolo, nocciolo, castagno, noce, cf. mandorlo, i quali hanno tutti valori inferiori all’1%.

2) Cereali (in media 1,5%) – Aumentano leggermente rispetto alla fase precedente e aumenta anche la loro varietà: avena/grano gruppo, orzo gruppo, grano, segale e altri cereali indiff.

3) Ortive/aromatiche/medicamentose (in media 2%) – Aumentano rispetto al periodo precedente e sono rappresentate da bietola (presente in tutti i campp.), spinacio, lattuga, cf. cavolo, origano, asparago e carota.

4.2 Indicatori antropici spontanei (As)

Gli Indicatori antropici spontanei hanno un valore medio pari al 2% e si mantengono sostanzialmente costanti fra tutti i campp., anche se il loro valore varia da 1,2% (Arch. 25) a 3,6% (Seq. 33).

5. Indicatori di prati e pascoli (P)

Il loro valore medio è 71,5% e varia da 62% in Seq. 30 a 81% in Arch. 24. E’ ragionevole che tale valore sia più alto nel camp. proveniente dal muretto medievale interpretato come una recinzione di tipo agricolo o un recinto per il bestiame.

Sono costituiti per la maggior parte da Cicorioidee (in media 54%) e Graminee (19%). La percentuale di leguminose è bassa.

6. Paesaggio vegetale

Gli spettri delineano un paesaggio in cui la componente forestale si riduce e acquistano spazio i prati/pascoli. Questo fenomeno trova una spiegazione probabilmente con l’intervento antropico che si fa di nuovo evidente, poiché l’indice IMAV passa da 86% del periodo precedente a 177% in questa fase. Si riducono le colture in generale, ma aumentano i cereali.

Continua la vocazione agricola del sito, che perde, però, alcune componenti del paesaggio. Mancano, infatti, quasi del tutto le specie ornamentali e si prediligono taxa “utili”, che possono essere sfruttati per scopi alimentari, per il legname, ecc.

I documenti d’archivio attestano per questa fase la presenza di una fattoria nella zona del Casale (Barresi 2008).

MICROCARBONI

I microcarboni hanno una concentrazione media pari a 41 m/g e il suo valore varia da un minimo di 7 m/g (Arch. 25) fino a un massimo di 140 m/g (Seq. 32). Il dato registrato in quest’ultimo caso potrebbe indicare un episodio di fuoco, antropico o naturale, ma comunque locale. Escluso questo evento circoscritto, la concentrazione delle particelle carboniose si mantiene su valori più bassi rispetto ai periodi precedenti.

Le classi di dimensioni inferiori sono meno abbondanti: per le particelle 125 < 250 μm (+) e per quelle < 125 μm (+).