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Petrolio in Basilicata tra ric- ric-chezza e distribuzione

La regione Basilicata è una delle regioni d’Italia più ricche di petrolio ed è anche la più sfruttata in questo senso. Su tutto il territorio regionale sono presenti 126 pozzi: 44 in provincia di Potenza, di cui 37 attivi nel solo territorio della Val d’Agri, e 82 in provincia di Matera. Le società petroli-fere attive sul territorio (ENI, SHELL E TOTAL) hanno inve-stito costruendo 2 Centri Oli, dove avviene un primo trat-tamento della materia estratta che viene poi inviata tra-mite un oleodotto alla raffineria di Taranto. Il primo, non-ché il più famoso di questi centri, è quello di Viggiano (Val d’Agri) che, gestito dall’ENI, produce circa 80.000 barili giornalieri. Si tenga conto che è la Valle stessa a fornire la materia prima, estraendo circa l’80% del petrolio italiano.

Ogni anno la regione ha oltre 140 milioni di euro di entrate (pari al 6% delle entrate regionali), con cui vengono pagati i sussidi alla sanità e al diritto di reddito. Le royalties in Ba-silicata costituiscono il mezzo più potente per convincere le amministrazioni e l’opinione pubblica che il petrolio è vita: ad avvalorare questa tesi è il tema dell’occupazione;

ENI sostiene infatti di occupare circa 3000 persone, inclu-dendo trasportatori e operatori (che nella maggior parte dei casi provengono da fuori regione), sebbene i lavoratori impiegati siano solo 300. Accanto a questi pochi benefici, ci sono lati negativi, che portano all’allarmante conclusione che il petrolio non è vita, ma porta con sé morte e distru-zione.

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L’antropologia, rigorosamente fondata, è discorso contro il potere e anche pratica “politica”; è il caso della analisi del professor Enzo Alliegro, antropologo che insegna alla Fede-rico II di Napoli ma vive in Val d'Agri, che si allunga fino alle radici storiche e culturali del fenomeno del petrolio in Ba-silicata..

Alliegro è autore del volume “Il Totem Nero. Petrolio, svi-luppo e conflitti in Basilicata. Antropologia politica di una provincia italiana”, Cisu, Roma, 2012, vincitore del premio Carlo Levi.

Il totem sembra essere diventato un vero "mostro", a cui da una parte si obbedisce per paura e dall'altra si aborrisce e si combatte. E’ questa l' ipotesi suggestiva che percorre il testo di Alliegro, dove “ la mostruosità assume un volto ben preciso, incarnandosi in quello delle acque reflue, definite, radioattive, che si insinuano nel nostro sottosuolo ri-schiando di compromettere la tenuta dell'intero sistema

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ambientale, e quello delle emissioni in atmosfera, alta-mente tossiche, che raggiungono le nostre abitazioni pe-netrando nei nostri corpi”.

Ci si chiede come hanno fatto le compagnie a penetrare così in profondità in Basilicata; “il successo - secondo le pa-role del Professore - è dovuto ad una serie di variabili: un apparato legislativo permissivo; sistemi di controllo piutto-sto fragili; diffusi e radicati bisogni di occupazione; aspet-tative di sviluppo di più ampio raggio; relazioni corte con poteri locali. In tale quadro le multinazionali hanno proce-duto all'insegna della mistificazione, sostenute da istitu-zioni che hanno invece soffiato sul fuoco della politica della speranza e della rassicurazione”.

“Gli esiti di azioni industriali così impattanti risultano chiari: perdita di fiducia, svalutazione del settore primario, indebolimento della coesione sociale, aumento della con-flittualità, stigmatizzazione identitaria, sono soltanto al-cuni dei pedaggi sinora pagati. Per quanto riguarda gli im-patti ambientali e sanitari, sebbene tuttora non del tutto chiari, effettivamente potevano essere preventivati, se si considera che tale accanimento petrolifero, senza eguali in Europa, non si è abbattuto in un deserto, ma in un'area molto delicata, antropizzata, altamente sismica, dagli equi-libri ecologici assai precari, ricchissima di un ingente patri-monio idrico e naturalistico, sede, non a caso, di un Parco Nazionale”.

Il petrolio, ormai parte della Basilicata, ha prodotto cam-biamenti anche nell'immaginario collettivo, che richia-mando Il Totem Nero, il Professore Alliegro, sintetizza con una frase e quattro parole.” La frase: la petrolizzazione ha

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determinato un radicale mutamento degli assetti identitari che insistono sul rapporto delle comunità con i territori e le istituzioni. Le quattro parole: danno, rischio, furto, of-fesa. I lucani ritengono che i diversi contesti sociali, politici e culturali, oltre che quelli propriamente ambientali e sani-tari, siano stati danneggiati. Consapevoli, da sempre, di vi-vere in un'area povera ma sana, oggi i lucani sono sempre più convinti di abitare un luogo "danneggiato", altamente a "rischio", un territorio "derubato" e saccheggiato, "of-feso", in cui, in cambio di promesse e non di reale occa-sione di lavoro e di sviluppo, sono state sottratte, in cambio di pochi spiccioli, enormi ricchezze poste a servizio dei mer-cati finanziari”.

Le istituzioni locali, a tutti i livelli, sono state del tutto ina-deguate ad affrontare l'era del petrolio, per sottovaluta-zione, per interessi diversi da quello pubblico e altro. Se-condo l’autore de Il Totem Nero, si è trattato di un fatto eccezionale al quale si è reagito in maniera ordinaria e tra-dizionale. “Un apposito pacchetto di leggi regionali sa-rebbe stato utile per garantire la massima sicurezza alle po-polazioni ed ai territori in materia di trasparenza, di parte-cipazione, di tutela della salute. Così come sarebbe stato decisivo pensare ad un ufficio di programmazione”… “Nulla di realmente incisivo è stato sinora prodotto in Basilicata, né sul piano infrastrutturale, né su quello produttivo. Nulla che faccia di questa terra il luogo della sperimentazione di nuovi modelli di sviluppo e di partecipazione politica e ci-vile. Nulla che andasse seriamente a valutare la sostenibi-lità e la compatibisostenibi-lità ambientale e socio-culturale dell'in-dustria petrolifera”.

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L’interesse e il risveglio dei lucani, a vario titolo, sulla fac-cenda del petrolio in Basilicata, rappresentano un vero mo-nito inviato all'Italia intera, la quale comprenderà che il modello lucano che si pensava di costruire e di presentare trionfalmente finanche in Europa, è un modello che i lucani stessi hanno solennemente, democraticamente, bocciato.

Intervista di Rocco Pezzano (“Il quotidiano della Basilicata, del 19 aprile 2016)

Biografia: Enzo Vinicio Alliegro è Professore Associato di discipline demoetnoantropologiche presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. Oltre ai tanti contributi in riviste o in volume e alle curatele, ha pubblicato L’arpa perduta (2007), un affascinante testo sulla condizione dei musicanti di strada, in particolare sui suonatori d’arpa di Viggiano e sulla cultura musicale viggianese, e Antropologia italiana (2011), un’attesa e importante

sto-ria degli studi demoetnoantropologici in Italia tra Otto-cento e NoveOtto-cento. Il totem nero. Petrolio, sviluppo e con-flitti in Basilicata (Cisu, Roma 2012 e 2014) è invece un sag-gio di notevole impegno sulla petrolizzazione della Basili-cata, sull’impatto che le potenti multinazionali del petrolio hanno avuto sui paesini lucani e sui loro abitanti, i quali si sono divisi in fautori e detrattori dell’oro nero, che per i

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primi è diventato emblema di opportunità di lavoro e di mo-dernità, per i secondi di sfruttamento e spoliazione di un territorio per tanti versi ancora vergine.

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BIBLIOGRAFIA

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- “Scienze umane, Coso integrato- antropolo-gia- sociologia” E. Clemente- R. Danieli Paravia Pearson 2017

- Vito Teti- Facebook 2 luglio 2016: Intervista di R. Pezzano (Il quotidiano della Basilicata, 19 aprile 2016)

- Quaderni del majorana.it/ tra apocalittici e

in-tegrati, di M.C. Petrillo

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