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Gli studi di Flinn sulla mortalità europea dimostrarono che durante il XVI ed il XVII secolo vi era una forte instabilità e periodi di crisi di mortalità si alternavano a periodi di bassa mortalità. Le frequenti crisi erano generate da malattie epidemiche e da guerre, da annate di cattivi raccolti oppure dall’azione combinata di questi fattori. Ad un certo punto però

“tra il tardo XVII ed il tardo XVIII secolo, seguendo un ordine cronologico che varia da paese a paese e da regione a regione, le annate di cattivi raccolti non ebbero più, in generale, effetti mortali preoccupanti o anche solo notevoli”42.

Con il lento esaurirsi dell’effetto delle carestie scomparvero le grandi malattie epidemiche, come la peste con la sua ultima apparizione a Marsiglia tra il 1720 ed il 1722. Il periodo di carestie individuato da Flinn possiede gli stessi estremi cronologici di quello che secondo H.H Lamb può essere definito “piccola età glaciale”. Lamb definisce “The Little Ice Age”, quel periodo tra il 1550 ed il 1850 caratterizzato da un generale peggioramento delle condizioni climatiche che ha visto l’abbassamento delle temperature e una fase di espansione dei ghiacciai. In Norvegia ed in Islanda fattorie sono devastate dall’avanzata dei ghiacciai, nella alpi la Mer de Glace arrivò fino a 50 metri dal piccolo villaggio di De Bois.43 Testimonianze scritte come quella del viaggiatore Barnard Combet che passò per il piccolo villaggio nel 1580, descrivono il paesaggio circostante “ Le montagne sono bianche con sublimi ghiacciai che addirittura si estendono quasi al piano in almeno tre sezioni.”44I Vichinghi scompaiono del tutto dalla Groenlandia ed il loro dinamismo diventa statico, ponendo fine al periodo di grande espansione. Già tra il 1340 ed il 1360 gli abitanti delle colonie

42 Micheal W. Flinn, The stabilisation of morality in Preindustrial Western Europe, p302 43 Pascal Acot , Storia del Clima,p 121

più settentrionali abbandonarono le proprie fattorie per raggiungere le colonie dell'insediamento orientale, ponendo fine ai contatti con le popolazione artiche, ed ai relativi commerci con essi istaurati. Behringer sostiene che anche la caccia alle streghe sia strettamente correlata con l’abbassamento della temperatura:

“In effetti le persecuzioni su larga scala ebbero inizio dopo il raffreddamento del 1561, che ebbe conseguenti devastanti, e dopo le tempeste dell’estate del 1562.”45.

Il pensiero di Behringer andrebbe però esteso poiché i motivi della caccia alle streghe sono costituiti dall’interazione tra elementi culturali,religiosi ed infine in parte climatici. Ancora Behringer sostiene che dopo l’arrivo di un clima molto freddo, all’inizio degli anni sessanta del 500, la crisi alimentare degli anni 70 e le carestie degli anni 80, in molte regioni si diffuse un atteggiamento mentale favorevole ai pogrom,

“la caccia alle streghe non fu promossa dalla chiesa o dallo stato, l’impulso decisivo venne dal basso”46

Molto spesso il motore che portava alla ricerca di un capro espiatorio erano le fasi successive ad epidemie, carestie o gravi fatti sociali. Andrea del Col47 , lungi dal ridurre

la caccia alle streghe ad eventi meteorologici afferma

“C’era stata una grave crisi cerealicola nel 1315-1320 in Europa ed una grande e immotivata paura della lebbra. Il complotto secondo alcuni , era stato ordito dal re mussulmano di Granada, che aveva convinto gli ebrei con molti soldi. Molti lebbrosi furono processati dall’autorità secolari e condannati al rogo, altri furono bruciati dalle gente dentro le case”48.

In ogni caso le intensificazioni delle persecuzioni molto spesso sono da collegare a periodi particolarmente negativi per la società come accadde nel diciassettesimo secolo

45 Walfang Behringer, Storia culturale del clima, p 180 46 IBIDEM p 181

47 Andrea Del Col, insegna Storia dell’Eta della Riforma e della controriforma all’università di trieste.

quando un peggioramento vistoso della qualità della vita portò ad un aumento della caccia di un capro espiatorio. Centinaia di persone furono catturate e condannate a morte solamente perchè i loro vicini li avevano accusati di essere responsabili delle loro sfortune. Molte delle vittime erano donne che vivevano una vita solitaria ed ai margini della società. Nel maggio del 1626 si abbattè una potente grandinata nel sud della Germania seguita da temperature artiche; la società reagi uccidendo e torturando“ 900 donne e uomini sospettati di avere prodotto la calamità tramite la stregoneria”49 .

Ovviamente insieme alle condanne aumentarono le superstizioni e le credenze popolari, ma con il passare del tempo le sentenze diminuirono non a causa di un miglioramento del tempo ma a causa della nascita di un nuovo tipo di pensiero volto alla ricerca di una causa razionale, cominciò quindi l’ascesa della ragione e dei lumi.

Attorno alla seconda metà del seicento prima in Olanda ma successivamente in Inghilterra avvenne quella che fu definita l'ultima rivoluzione agricola. Prima di allora la terra era coltivata secondo regole che difficilmente venivano violate, come quella di rispettare il periodo di riposo anche detto maggese, in una determinata porzione del suolo a disposizione. La terra infatti non poteva essere coltivata con la stessa coltura per piu anni consecutivi perchè rischiava di calare drasticamente la produzione. In questo periodo però si diffuse un innovazione tecnica in grado di abolire il riposo della terra. Quest'innovazione come descrive Piero Bevilacqua50 :

“ Essa aveva il suo fulcro fondamentale nell'utilizzo sistematico di alcune piante di cui si era da tempo scoperto il valore altamente fertilizzante. Queste piante erano le cosiddette leguminose ( Trifoglio, erba medica) e servivano per produrre foraggio per gli animali. Tramite le loro radici arricchivano il terreno di azoto, la sostanza più importante per la vita delle piante. Grazie alla loro coltivazione si ottenevano contemporaneamente due scopi importanti: nella porzione di terra che un tempo veniva fatta riposare si coltivavano le piante leguminose come foraggio degli animali di allevamento”

49 Geoeffrey parker, Global crisis, War , Climate Change and catastrophe in the seventeenth Century. Yale university Press, 2013, p 9

con il vantaggio di poter gestire in maniera piu efficace il pascolo degli animali, che non avrebbero piu dovuto andare a trovare il cibo ma avrebbero potuto mangiare direttamente nella stalla. Il secondo vantaggio consisteva “ una volta tagliato il foraggio, la quota di terra resa libera, anziché risultare impoverita, si presentava addirittura arricchita.”51

L'importanza dell'agricoltura era fondamentale infatti molti dei periodi di carestia e di malattie in alcuni casi endemiche della PEG sono dovuti in gran parte al crollo della produzione di grano che era la forma si sostentamento più importante. Steven Kaplan fa notare come il mondo preindustriale fosse dipendente dalle colture come i cereali, il mais , il riso a seconda della regione,

“ la dipendenza dai cereali condiziona ogni fase della vita sociale. Il Grano era il settore pilota dell'economia; oltre al suo ruolo determinante nell'agricoltura, direttamente ed indirettamente il grano plasmava lo sviluppo del commercio e dell'industria, regolava l'occupazione, e provvedeva alla maggiore forma di entrata per lo stato, la chiesa , la nobiltà e buona parte del terzo stato.”52

Il periodo storico identificato come Global Crisis ovvero tra il 1610 ed il 1682, oltre ad essere caratterizzato dai cattivi avvenimenti climatici è stato dominato dalle guerre. L'Europa risultò esente da guerra solamente tre anni in questo periodo,anche la Cina e l'Impero Moghul furono continuamente scossi da guerre , e l Impero ottomano restò in pace solamente per dieci anni. Guerre ed eventi climatici ridussero notevolmente la quantità di cibo pro-capite in buona parte del globo, alimentando cosi la grande crisi del 600. Goeffrey Parker, cerca nella sua ricostruzione del XVII secolo di legare gli avvenimenti mondiali tra di loro trovando un comune denominatore che ha contribuito ad esacerbare le condizioni sociali. Molti documenti europei ed asiatici confermano l'alta mortalità di quel periodo; l'abatessa del convento di Port Royal vicno Parigi lamentò nel 1654 che un terzo del mondo fosse deceduto, mentre in Cina il nuovo imperatore ammise che nel periodo di transizione dalla dinastia dei Ming a quella dei Quing, mori più di metà nazione. Parker controllando i registri di morte dell Ile de France scopri che un quarto della popolazione scompari in quell anno. Altri indizzi

51 Piero Bevilacqua, La terra è finita, Breve storia dell'ambiente. Edizioni Laterza 2011, p 35 52 Goeffrey Parker, Global Crisis, p 19

come quello delle persone proprietari di abitazioni forniscono un idea di profonda depressione, in Polonia dal censimento del 1629 e quello del 1661 si registrò un calo di oltre 50%,. In Germania censimenti dimostrano come il crollo della popolazione sia stato vertiginoso, infatti in parte del Palatinato , Pomerania e Magdeburgo, secondo i censimenti persero più dei due terzi della popolazione53. Il Vaiolo si cominciò a diffondere in maniera molto rapida, sfruttando la malnutrizione dovuta ai cattivi raccolti e dagli effetti che le guerra stavano avendo sull'economia. Il clima secondo Parker è stato un ottimo promotore delle malattie, infatti la loro comparsa avvenne in morte parti del globo nello stesso periodo caratterizzato dal minimo di Maunder, successivamente al peggioramento climatico che oltre a favorire le malattie è in grado anche peggiorarne gli effetti, ed è proprio quello che successe nel XVII secolo. Come successe in Europa anche la Cina dovette sperimentare il cambiamento o peggioramento climatico del 600; nel 1640 il nord della Cina sperimentò la siccità peggiore degli ultimi 5 secoli, seguita da inverni freddissimi che nel contesto della Cina 600esca contribuirono alla caduta della dinastia e ad aumentare le turbolenze in atto.

Parker crede fermamente che questo secolo meriti l'appellativo di Crisi Globale poiché mai come nel XVII secolo cattive annate climatiche, epidemie, e guerre hanno sconvolto l'intero globo dall'America all'Asia passando per l'Europa.

“ Il diciassettesimo secolo ha provato l'esperienza di un clima estremo di rara intensita : L'unica volta in cui il Bosforo si copri completamente di ghiaccio , l'unica volta che un alluvione colpi la Mecca distruggendo parte del Kaaba, Il piu freddo inverno mai registrato in Scandinavia e via dicendo . Questa combinazione di disastri naturali e disastri umani ebbe profonde ripercussioni nella società umana “54

L'opera di Parker costituisce un esempio di Global History , creando interconnessione tra gli eventi di più continenti. Dai suoi studi risulta più che mai chiaramente che gli eventi climatici da soli non possono spiegare e giustificare la nascita di pandemie o il proliferarsi di guerre in più continenti. A tal proposito gli storici si cominciarono a chiedere quali fossero i motivi delle epidemie ed in che misura esse si potessero collegare ad eventi meteorologici o fluttuazioni climatiche particolarmente avverse.

53 IDIBEM p, 77 54 IBIDEM ,p113

Andrew B . Appleby nel su studio “ Epidemie e Carestie Durante la Piccola Era Glaciale” cerca di mettere in relazione l’inizio della PEG con la frequenza della grandi carestie ed epidemie. La peste secondo Lamb ha fatto la sua comparsa in un periodo di grande instabilità climatica per poi scomparire nel periodo intermedio della PEG caratterizzato da un clima più mite. Appleby pur non escludendo i fattori climatici come causa della propagazione e della scomparsa della peste, dimostra come sia

“assai difficile però riuscire ad intravedere una qualsiasi interazione tra instabilità climatica e apparizione della peste”55

Infatti la peste si presentò a metà del secolo XVI in un periodo di clima fresco, ma fece la sua comparsa anche in periodi di clima relativamente mite come tra il 1500 ed il 1550. Appleby analizza anche il rapporto tra il Vaiolo, la Diarrea infantile, la Malaria e le variazioni climatiche non trovando però particolari correlazioni tra esse ed il propagarsi delle malattie. Ovviamente è anche opportuno notare come

“ le malattie epidemiche non possono essere prese in considerazione disgiuntamente dalle annate di cattivi raccolti, le quali sono il risultato di condizioni meteorologiche avverse”56

L’esempio è la carestia del 1597 nel Cumberland57 che fu seguita dallo scoppio di un epidemia di peste nel 1598. Per dimostrare la scarsa correlazione tra clima e crisi alimentari nel XVII secolo Appleby confronta la situazione Inglese con quella Francese. Le due nazioni occupano una zona climatica simile, soprattutto il sud dell'Inghilterra ed il nord della Francia, ma mentre a sud della manica a metà del diciassettesimo secolo si aveva difficoltà a sfamare le persone, in Inghilterra questo non succedeva. La differenza tra questi due paesi fa pensare che la carestia non dipendesse tanto da un problema climatico, quando ad un diverso stato di efficienza governativa, sociale ed economica.

55 Andrew B. Appleby, Epidemie e carestie durante la Piccola Era Glaciale, Clima e storia, Franco angeli editore , p 85.

56 IBIDEM , p92

Come afferma Appleby le grandi crisi cominciarono a venire meno verso il 700 e gli effetti sulla popolazione salvo eccezioni si andarono mitigando. Questo miglioramento è indipendente dall’andamento delle condizioni meteorologiche , infatti a fare la differenze fu la gestione dei governi che intensificando interventi istituzionali , e migliorando i sistemi di distribuzione dei generi alimentari , riuscirono ad arginarne gli effetti. Il caso emblematico descritto dallo stesso Appleby è quello francese del 1740: “ Nel 1739-40 i raccolti andarono completamente rovinati in ampie zone del nord, i prezzi salirono in modo allarmante, a livelli simili a quelli raggiunti dopo la cattiva annata del 1709… Nelle zone colpite fu importato grano, ai ricchi furono imposti gravami fiscali a beneficio dei poveri, furono aperte nuove botteghe, fu proibita la produzione della birra, furono dati aiuti in denaro agli indigenti…Insomma si riusci ad evitare che la popolazione morisse di fame.”58

Anche il Giappone costituisce un ottimo esempio di come delle buone misure possano contrastare gli effetti del clima, in effetti il Giappone ha aperto la strada a quello che sarà il cambiamento di fine 600, dove le elite si responsabilizzarono davanti alla gestione di eventi climatici avversi, e la popolazione in cambio della sua legittimazione del potere chiedeva una risposta all'eventuale crisi. Infatti nel secolo dell'illuminismo ci si abituò a pensare che le crisi alimentari ( anche provocate da eventi climatici estremi) fossero una conseguenza della cattiva gestione. L'indagine catastale promossa dagli Shogun che ha reso noto i dati demografici e dell'agricoltura , primo passo fondamentale per poter riuscire a mitigare con delle legge gli effetti del cambiamento climatico. In cina l'imperatore Kangxi59 consapevole che la carestia ed il relativo calo di raccolti aveva svolto un ruolo cruciale nel crollo della precedente dinastia , si impegnò nella lettura dei rapporti meteorologici chiedendo anche dei rapporti speciali sulla quantità di pioggia e dello stato di salute del raccolto in modo tale da poter controllare e prevenire un eventuale carestia. Nacquero i granai pubblici nelle grandi città per poter rispondere ad una eventuale crisi alimentare, lo stato comincia a prendersi la responsabilità di sfamare le persone. Cominciarono quindi una serie di miglioramenti

58 Andrew B. Appleby, Clima e storia,p 103

59 L'imperatore Kangxi fu l'imperatore della Cina dal 1661 al 1722 , fu il terzo imperatore appartenente alla dinastia Quing , arrivata al potere nel 1645 a seguito del crollo della dinastia Ming

strutturali su larga scala, costruzioni di argini, bonifica delle paludi, rotazioni delle coltivazioni, miglioramenti al sistema di irrigazioni, il risultato fu una netta diminuzione delle crisi alimentari. Queste misure furono prese perchè la pressione sui governi aumentò a causa della maggior consapevolezza del popolo che stava abbandonando le prediche sulle punizioni divine. In questo senso è molto significativa la lettera del 21 settembre 1773 dell'intendente Dupliex a seguito dell'alluvione della piccola cittadina di Chatelaudren

“Sarebbe lodevole l'attenzione del governo di prendere misure appropriate per prevnerie simili sfortune in futuro, e si spererà che suo altissimo il principe di Soubise ascolterà i rappresentanti della cittadina di Chatelaudren , e che l'inondazione del lago che aprendo una breccia nelle dighe ha causato cosi tanti danni non si ripeta mai più.”60

Christian Pfister dimostra come il processo di apprendimento delle catastrofi è strettamente connesso con l'esperienza collettiva dei disastri, infatti nelle zone dove i disastri naturali sono piu frequenti , generalmente la preparazione ad essi risulta più avanzata . Cosi le società hanno sviluppato nel corso dei secoli strategie locali per fronteggiare le avversità climatiche e dove la memoria collettiva è venuta meno ad esempio a seguito della colonizzazione in molte parti dell'Asia e dell'Africa la vulnerabilità dello società è aumentata. Robert W Kates aggiunge:

“ Le inondazione devono essere sperimentate, non solamente in termini di potenza di magnitudo ma anche in termini di frequenza. Senza esperienze ripetute, il processo dove si producono misure di emergenza non avviene”61

Processi che specialmente a partire dalla fine del 700 hanno portato alla graduale diminuzione della vulnerabilità delle città alle inondazioni come nel caso studiato dallo storico Dennis Coeur e le inondazioni che hanno interessato la città di Grenoble a partire dal 1635. Dopo una serie di devastanti inondazioni, la città di Grenoble nel 1802 si dotò di un protocollo di misure da prendere in caso di alluvioni,lo stesso avvenne in Germania el regno di Sassonia che in occasione dell'alluvione del 1845 dimostrò di

60 Rene Favier and Anne marie Granet-Abisset. Society and natural risks in France, 1500-200, Changing Histirical prespectives, in Natural Disaster an Cultural Responses, 2009, p 114

avere un piano molto articolato di avvertimento, di soccorso e di assistenza ai feriti. Questo lungo processo di adattamento ai disastri è stato diretta conseguenza della crescente esperienza sociale degli avvenimenti meteorologici avversi e in parte il risultato di una fase di transizione da una società assolutista ad una di tipo borghese. Quella che viene definita cultura del rischio però non appartiene solamente al mondo dei lumi ma ha radice molto più profonde, svolge quindi un ruolo fondamentale il modo con cui si affrontano o si interpretano i disastri. A Tolosa ad esempio la cerimonia dell'immersione della croce fatta nelle vicinanze del fiume Garonne doveva servire per proteggere la città contro gli alluvioni62, confermando che dunque la collettività era ben a conoscenza dei rischi relativi alle alluvioni, ma ne affrontava gli effetti in maniera meno consapevole. La presenza e il bisogno di segnare l'altezza raggiunta dall'acqua dopo le alluvioni rappresentava un ottimo esempio di tenere i qualche modo aggiornata la memoria collettiva alcuni esempi si possono trovare nella Place Confort a Lione dove è marcata l'altezza dell'inondazione del 1570, segni simili si possono trovare in moltissime città europee, oltre ad alimentare la memoria, venivano anche utilizzate per avere una cognizione della potenza dell'evento, tramite delle comparazioni visive. Con l'avvento del secolo dei lumi e di unità di misura universali molte città si cominciarono a dotare di metri ufficiali con cui misurare l'altezza dei fiumi.

5)L'INIZIO DELLA PEG NELLE CRONACHE FIORENTINE

La datazione di Lamb è da considerare a grandi linee poiché non trattandosi di un avvenimento drastico è difficile se non impossibile datare gli estremi con anni definiti. Infatti se il periodo di inizio della PEG è stato definito con il 1550, scorrendo le cronache meteorologiche fiorentine del 1542, quindi otto anni prima,

“ Il Verno fu freddissîmo, e ventoso molto, e regnarono sempre Venti Settentrionali, per il che fu un Freddo asciuttissimo, e i Grani e le altre Erbe a fatica lì vedevano sopra la terra , e quel poco che le ne vedeva era rossiccio , ed arroliito per il Freddo, e per i suddetti Venti, e le Porche erano tutte screpolate, e tutti dicevano mai più ai loro tempi

62 Jean Luc Lafronte. La catastrophe dans l'univers mental des Toulousains a l'epoque moderne: eclairages sur un aspect de l'evolution du sentiment religieux. Bullettin de literature ecclesiastique 101, no 1, 2000, p 53

essere stato un tempo simile , e aver durato tanto, Le cose stettero cosi fino a mezzo

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