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Per una storia del clima. Prospettive storiografiche di una collaborazione multidisciplinare.

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Academic year: 2021

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INTRODUZIONE:

1) STORIA DEL CLIMA

1.1 L’approccio storico al clima

1.2 Ladurie nascita della storia del clima 1.3 Lamb ed il riscaldamento medioevale

1.4 Carestie e peggioramento climatico, interconnessioni trecentesche 1.5 Piccola Era Glaciale

1.6 L’inizio della PEG nelle cronache fiorentine 2) STORIA E SCIENZA

2.1 A piccoli passi verso la meteorologia 2.2 Prime scoperte scientifiche

2.3 La curva di Keeling, carote di ghiaccio, la nuova frontiera della climatologia 2.4 L’abbaglio del Global Cooling

2.5 Mann storia di un grafico

2.6 Negazionisti, scettici e poteri forti 2.7 Climatgate

2.8 L’impotesi Ruddiman; l’uomo influenza il clima 3) CARESTIE E POTERE

3.1 Carestie coloniali

3.2 Le Carestie dell’Unione Sovietica

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4) STORIA E SCIENZA PROSPETTIVE DI COLLABORZIONE 4.1 Due poli a confronti

4.2 Archlim un progetto made in Italy 3.2 Il punto di Vista del Mondo Scientifico

5)CONCLUSIONI 6) BIBLIOGRAFIA

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INTRODUZIONE

La storia geologica della terra va di pari passo alla storia del clima, e per capire quanto sia antica e quindi di difficile comprensione è utile citare una famosa analogia di Pascal Acot1 che paragona lo spazio di un secondo del nostro anno ad un secolo della storia

della terra. Il risultato dimostra tutta la nostra fragilità all’interno di un sistema enormemente piu grande di noi:

“Se la terra fosse stata formata il 1 gennaio a mezzanotte, i primi esseri viventi sarebbero comparsi solamente a maggio, Il precambriano sarebbe terminato l’11 novembre , il paleolitico superiore il 31 dicembre, e la nostra era sarebbe cominciata solamente sei minuti e 30 secondi prima della mezzanotte”2.

Seguendo sempre questa analogia il Global Warming occuperebbe solamente un secondo della storia della terra. Tutto questo ci fa capire come le forze in gioco siano di difficile comprensione e capire gli scenari futuri rappresenta ancora una scommessa da vincere. Per arrivare a vincere questa scommessa e quindi prevedere il futuro climatico con i suoi relativi effetti nella società umana è indispensabile capire quello che è successo in passato. La scienza sta facendo passi da gigante nel comprendere l'andamento delle temperature soprattutto durante la storia dell'uomo ma per capire a fondo le influenze sociali di un possibile cambiamento non può prescindere da una collaborazione con gli studiosi di storia. In effetti studiando i periodi antecedenti

1 Pascal Acot, filosofo e storico della scienza, ricercatore al Cnrs di Parigi dal 1976 2 Pascal Acot, Storia del Clima, Donzelli 2004,p 3

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all'inizio della scrittura la scienza si trova da sola nell'indagare e solamente i modelli matematici frutto del lavoro dell'uomo moderno possono dare una qualche indicazione ma senza nessuna possibilità di riprova, quantomeno nell'utilizzo di fonti storiche. Sono proprio queste ultime che possono e devono essere utilizzate nel tentativo di poter arrivare ad una maggiore comprensione della storia del clima. Le fonti che disponiamo sono una miniera di informazioni troppo importante per non condividerle il mondo scientifico. Annotazioni personali, cronache , dipinti costituiscono un ottimo esempio di come il materiale storico possa essere utile alla scoperta del clima passato; ovviamente queste informazioni vanno prima verificate e poi contestualizzate, quindi nel caso ad esempio delle cronache e delle annotazioni, è opportuno cercare piu fonti provenienti da una zona ben delimitata per poterle definire utili ai fini di uno studio sulla storia del clima. Queste informazioni possono essere considerate sempre piu veritiere quando si può trovare conferma anche da altri tipi di fonti; un chiaro esempio sono le varie annotazioni che riguardavano il congelamento del Tamigi in vari anni tra il XVI ed il XVIII secolo , dove sopra il ghiaccio venivano organizzati i River Thames frost fairs, celebri fiere con tanto di bancarelle di cucina( Figura 1). Questo avvenimento oltre ad essere presente in numerose annotazioni dell’epoca è stato anche “immortalato” in numerose dipinti ad olio, xilografie ed incisioni su rame.

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Figura 1: The Frozen Thames, Abraham Hondius, Museum of London, A double row of booths was erected upon the ice, running from Temple Stairs across to the south bank. Temple Street, as it was known, incorporated coffee houses, inns and souvenir shops.

Per quanto riguarda le prospettive future e le possibili interazioni tra riscaldamento globale e l’entità di tale riscaldamento sulla società, lo storico non saprà certamente calcolare di quanti gradi potranno aumentare le temperature globali ma sicuramente può reperire informazioni dalla storia recente dell'uomo sulla capacità di adattamento del genere umano e su di come il clima abbia influenzato la storia. Proprio questo filone di studi rappresenta un possibile inizio per una collaborazione tra le due comunità; infatti trovare le influenze climatiche nella storia e quantificarle è di grande interesse anche per i climatologi che hanno la necessità di scoprire quali dei tanti fenomeni da loro studiati hanno avuto conseguenze di maggior rilievo. Quello che è ormai certo è che per poter fare delle proiezioni sui possibili scenari futuri dettati dal cambiamento globale la quale entità è stabilita dai climatologi non si può prescindere dalla collaborazione con altri indirizzi di studio come quello storico ed economico. Per quanto riguarda la storia del clima la priorità è stabilire un ambito prioritario di studi per evitare la frammentazione

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di un settore già molto complesso, inoltre è fondamentale cercare di unificare le ricerche fino ad ora fatte poiché sarebbero di piu facile utilizzo nella collaborazione con il mondo scientifico.

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STORIA DEL CLIMA

1) L'APPROCCIO STORICO AL CLIMA

La storia del clima si potrebbe collocare in quella grande famiglia della World History, nata per allentare la visione eurocentrica degli eventi storico-culturali. Attraverso la World History si vuole offrire una veduta ad ampio raggio degli eventi storici creando connessioni con poli diversi del globo. Il primo esempio di interconnessione storica lo troviamo in Erodoto e in Sima Qian, che assieme a Ban Gu, fondarono la tradizione cinese delle storie dinastiche, e che inclusero nei loro racconti anche i popoli nomadi dell'Asia centrale3. Per tutta la durata del medioevo gli studi e le visioni degli aspetti culturali restarono prettamente eurocentrici in Europa ( molte volte anche su scala locale) e sinocentrici in Cina. Il secolo dei lumi diede il via ad un momentaneo periodo di apertura, anche se l’approccio illuminista che attribuiva le differenze esistenti tra l’occidente e gli altri popoli del mondo, al diverso stadio di sviluppo della comune natura umana, dimostrò i limiti nell’apprezzare le differenze culturali. Per ritrovare un interesse nella storia degli “altri” si dovrà attendere il 900, infatti durante l’ottocento l’aggressività europea culminata poi con lo “Scramble of Africa” 4ne dimostrò tutta l’arroganza intellettuale e pratica. Lo studio delle altre civiltà era relegato a missionari, e verso la fine del secolo ad antropologi e geografi. Il 900 con le sue guerre mondiali cambia radicalmente la concezione di “altri” e la società diventa Civiltà. Nel 1963 William H. Mcneil pubblica “The rise of the west”, riferendosi allo studio di processi storici con effetti su larga scala spazio temporale, considerando un fattore chiave della storia , i contatti tra le differenti società e il conseguente scambio di idee, conoscenze e tecnologia. Questa nuova concezione nel studiare e descrivere i fatti storici andava ad abbracciare un altro filone che ha visto la sua nascita tra fine 800 ed inizio 900; la Big

3 Laura Fiore Marco Meriggi , World History , Le Nuove rotte della storia, Editore Laterza 2011, p 3 4 Termine con cui si indica la lotta per l'occupazione dell'Africa tra le nazioni europee culminata nel

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History. Questo modo di raccontare la storia è caratterizzato dall’abbracciare tutta la storia dell’uomo e della terra; la sua crescita è stata favorita e stimolata anche dalle scoperte in ambito scientifico ,che hanno permesso di conoscere la storia anche delle epoche passate.

Il precursore di questo tipo di approccio è sicuramente Le Roy Ladurie il quale ha ricostruito le fluttuazioni climatiche in Francia dall'anno 1000 utilizzando le date delle vendemmie. L'approccio di Ladurie prevede non tanto una collaborazione tra diversi poli di studio anche se certamente li rende possibili ,ma prevede che la formazione dello storico vada ben oltre la classica formazione accademica. Infatti per ricostruire le serie di temperatura che poi Ladurie ha sapientemente collegato alla storia dell'uomo, ha mostrato ed utilizzato nozioni che appartengono ad altri campi di studio. Nel 1955 lo storico svedese Gustav Utterstrom nella “scandinavian Economic history Review” rese noto il suo lavoro che aveva come scopo scoprire l'influenza esercitata dal clima nella storia medioevale e moderna. Secondo Utterstrom ci sono stati dei periodi secolari in cui il deterioramenti delle condizioni climatiche hanno avuto effetti disastrosi nell'economia. Si cominciò quindi a ricercare delle prove che giustificassero la tesi del peggioramento climatico e l'avanzata dei ghiacciai culminata con la drastica scomparsa dei coloni vichinghi in Groenlandia venne in aiuto a tali ipotesi. Si cominciò anche a cercare in ambito agricolo e le qualità di coltivazioni potevano sicuramente restituire delle informazioni importanti riguardo al clima ed alle sue fluttuazioni. Gli avvenimenti della storia cominciarono cosi ad essere influenzati dal clima. Ellsworth Huntington già nel 1907 aveva collegato le migrazioni dei popoli mongoli alle fluttuazioni climatiche nelle regioni desertiche della steppa asiatica. In Italia Leone Caetani negli stessi anni collegò le ondate migratorie delle varie genti semitiche dell'Arabia verso terre circostanti caratterizzate da migliori condizioni agricole. Ladurie si distacca da quello che possiamo chiamare determinismo climatico , infatti intende la sua storia del clima una storia possibile solamente se affrancata dai “pregiudizi antropocentrici” . In particolare per ricostruire le fluttuazioni climatiche è importante attenersi solamente a fatti rigorosamente climatici:

“ Una migrazione , una carestia, una lista di carestie non sono e non potranno mai essere dei fatti rigorosamente climatici. La migrazione risponde a delle determinazioni

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umane estremamente complesse. La carestia deriva da condizioni cerealicole avverse dove la quantificazione climatica non è mai prevedibile a priori.“5

Sicuramente l'opera di Ladurie ha poi contribuito alla nascita diversi filoni di studio legati alla storia del clima. Alla base del successo degli studi sulla storia del clima vi è senza ombra di dubbio la scuola delle Annales. Negli anni che hanno preceduto la scuola delle Annales la storia e la climatologia correvano su due piani differenti: La prima andava ad analizzare singoli eventi di una breve durata temporale, mentre la seconda riguardava un enorme lasso temporale, ovviamente questa differenza non poteva certo aiutare uno studio multidisciplinare . Con la valorizzazione da parte della scuola delle Annales del tempo storico inteso non come singolo evento in mezzo allà vastità storica ma come un processo di lunga durata e di ampiezza globale, la climatologia e la storia poterono trovare un punto di incontro. La climatologia abbandonava quindi l'immenso spazio temporale per concentrarsi sulle variazioni climatiche anche di breve durata. Le Annales ; gruppo di storici francesi prende il nome dalla rivista fondata nel 1929 da Marc Bloch e Luciene Febvre. Il loro approccio sicuramente innovativo era quello di non recludere la storia al solo aspetto di singoli eventi ma bensi di aprire gli eventi storici ad altre discipline , per riuscire cosi ad interpretare gli avvenimenti storici attraverso chiavi diversi e piu complete. Ladurie collaborò con la rivista delle Annales , portandolo a collaborare con Braudel, il quale come conferma lo stesso Ladurie nella sua autobiografia, fu l'unico che lo incoraggiò e finanzio nelle ricerche di storia del clima.

“ Malgrado il suo interesse per la città , Braudel non disprezzava la vita rurale. Fu lui fra gli altri maestri, che mi spinse a studiare la storia contadina della Linguadoca. Incoraggiò e finanziò pure i miei studi sulla storia del clima che almeno all'inizio, non erano presi sul serio dai miei migliori amici.” 6

Durante gli ultimi venti anni l'approccio storico a la “Ladurie” ha registrato una flessione anche a causa dell'affermazione delle scienze basate su modelli matematici,mentre ha avuto un forte impulso la storia ambientale, anche grazie al crescente dibattito sul riscaldamento globale. Già lo stesso Ladurie aveva previsto

5 Emmanuel Le Roy Ladurie. Histoire du climat depuis l'an mille. Flammarion, 1967 p 20

6 Emmanuel Le Roy Ladurie, Autobiografia 1945-1963. Quella che è minacciata non è necessariamente la libertà , è la verità. Rizzoli Editori 1984, p 193

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l'avanzata della storia ambientale che però va tenuta ben distinta dalla storia del clima in quanto i metodi di studio di queste due discipline sono diversi e molto spesso anche le finalità spesso non coincidono. Infatti mentre la prima è prettamente interessata a ricostruire la fluttuazione climatica attraverso i dati storici e metodi scientifici , la seconda mira a studiare come il clima abbia influenzato l'habitat umano oppure come il clima abbia interagito con la società umana nel corso della storia. La Storia ambientale ( o Environmental History) si propone di analizzare la relazione tra mondo umano e mondo naturale, facendo uscire la natura dallo stereotipo dello spettatore passivo, e innalzandola a soggetto caratterizzante della storia dell’umanità. La consapevolezza della storia ambientale è quella dell’impossibilità di poter separare la natura e le sue influenze dai processi storici, come è impossibile separare i processi storici dalle influenze sulla natura. Christian Pfister dell'Università di Berna ha condotto molti studi sul modo in cui le società gestiscono incertezza e rischi in relazione al loro ambiente naturale.

Accanto alla storia ambientale si sviluppano quasi contemporaneamente tutti quei filoni che hanno come fulcro di interesse l'impatto umano sull'ambiente, quindi argomenti come Storia dell'agricoltura, e storia ambientale. La storia ambientale perciò non può esimersi dall’abbracciare numerosi campi di studio indispensabili per ricostruire la storia ambientale su una vasta scala temporale e le sue numerose interconnessioni. Proprio la nascita della storia ambientale negli anni 80 che permise agli storici negli Stati Uniti ed in Europa di riconoscere i disastri naturali come un importante soggetto in una nascente disciplina,che aiutata da altri poli di studio è in grado di rispondere a molte domande della nostra società. Tra i principali autori oltre ai già citati Pfister e McNeil, possiamo inserire anche William Ruddiman, il quale partendo dalla sua formazione scientifica studia le interazioni tra ambiente e uomo , cercando di spiegare come l'uomo abbia determinato il clima invece di subirlo. Questa interazione Uomo-clima è iniziata con la scoperta dell'agricoltura che ha segnato un punto di non ritorno verso lo sfruttamento antropico dell'ambiente.

“ Per la prima volta esseri umani potevano vivere nei pressi di terreni coltivati, invece di vagare di zona in zona. E la disponibilità di fonti di cibo piu abbondanti e affidabili , l'agricoltura e l'allevamento del bestiame, determinò gradualmente una forte

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accellerazione della crescita demografica, rispetto a quella che era stata consentita dalla forma di sostentamento precedente basata sulla caccia. Di conseguenza, insediamenti umani di dimensioni crescenti cominciarono a lasciare un impronta permanente sempre piu forte nel paesaggio.”7

La storia del clima e la storia ambientale si devono difendere da un tipo di approccio deterministico; La prima può facilmente cadere vittima di un determinismo climatico dove il clima influenza la storia dell'uomo , ne plasma e ne influenza gli avvenimenti, e l'uomo subisce passivamente la furia climatica. Mentre la seconda può cadere nella convinzione opposta ovvero una sorta di determinismo culturale dove è l'uomo che con la sua storia influenza e determina il clima.

Tra queste due linee si inserisce il pensiero di Mike davis dove Clima e Uomo interagiscono insieme ed il risultato finale è derivato da un determinato tipo di evento climatico e dalla risposta della società interessata dall'evento. L'obbiettivo principale dell'environmental history è quello di abbandonare la visione Eurocentrica e

“ Allo stesso modo , l'idea di rapportarsi all'uomo inteso in primo luogo come entità biologica, immersa nella natura non soltanto contiene un notevole potere relativizzante, ma soprattutto eleggendo tale comune matrice a identità fondante dell'essere umano, schiude un orizzonte che lascia intravedere la possibilità, ancorchè complessa di concepire la storia al di la di ogni etnocentrismo”8

Parallelamente alla ricerca della storia ambientale emerge la storia dell'ecologia che si interroga sull'influenza umana sulle variazioni degli habitat floreali, in particolare causate dalle fluttuazioni climatiche e disastri naturali. Georges Pichard ad esempio mette in risalto le conseguenze di determinati eventi naturali le quali conseguenze sulla natura sono state amplificate da opere antropiche. La successiva fase di estrema specializzazione a cui andranno incontro quasi tutte le discipline umanistiche e scientifiche contribuiranno alla fase di declino di un approccio globale dei fatti storici e scientifici. Proprio questo aspetto rappresenta ancora oggi il principale ostacolo di una

7 William Ruddiman, L'aratro la peste ed il petrolio. L'impatto umano sul clima. Università Bocconi editore, 2007 p 2

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più completa ricerca , poiché relega lo studioso esclusivamente al proprio campo di studi che si va sempre più restringendo, rendendo impossibile l'utilizzo di nozioni che vadano oltre il singolo campo. L'approccio alla Ladurie dunque oggi è molto difficile , ostacolato da un sistema di studi di iperspecializzazione, che dividendo la singola materia in miriadi di segmenti ovviamente non può certo consentire l'avvicinamento di diversi poli di studio. Una critica alla letteratura storiografica sul clima ed i suoi sviluppi arriva da Mario Liverani. Il quale sostiene che le variazione climatiche sono considerate influenti assai più nel determinare i collassi che non le crescite, anche se è evidente che la storia del clima ha fatto enormi passi in avanti in questo senso, lasciandosi alle spalle i primi tentativi seppur coraggiosi e andando sempre più verso un analisi più concreta e scientifica dei fatti storico-sociali.

Nel 1963 si organizzò un convegno sulle condizioni climatiche fra i secoli XI e XVI, i climatologi accolsero con grande stupore ed emozione la grandissima mole di dati quantitativi relativi al clima che gli storici avevano raccolto. Questo convegno fu un momento di scambio bilaterale tra la comunità storica e quella scientifica; infatti gli storici appresero dai climatologi numerose nozioni scientifiche per meglio comprendere le caratteristiche climatiche delle epoche precedenti, e per meglio interpretare i dati da loro raccolti. I dati comprendono quelli sul “campo” che come descrive Christian Pfister9 consistono su rilevazioni eseguite su oggetti della realtà ambientale, come materiale sedimentario che si è stratificato nel corso del tempo, e dati “documentari”. Questi ultimi comprendono una numerosa gamma di materiale. Le cronache dedicate agli eventi meteorologici come quelle di Toaldo da Venezia e di Kruger costituiscono delle fonti molto importanti in quanto possono rappresentare una serie di dati consecutivi , che costituiscono la base per studiare le interazioni tra le fluttuazioni climatiche e le attività economiche. Il più antico diario fu compilato da Merle presso Dirby nel Linconlnshire , queste annotazioni comprendono tutto il periodo tra il 1337 ed il 1344. Anche le zone marittime possono fornire interessanti informazioni attraverso le annotazioni sulla durata e l’estensione dei ghiacci , che messe a confronto con le osservazioni moderne possono fornire un quadro abbastanza preciso della differenza

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delle condizioni climatiche. Restando in tema marittimo anche i giornali di bordo delle navi costituiscono una fonte importante , essendo nella gran parte dei casi annotazioni giornaliere in serie. Le annotazioni di eventi climatici particolarmente estremi possono anch essi costituire una ricca ed importante fonte di informazione, poiché se ritroviamo dei casi di fiumi congelati in maniera molto frequente in un secolo ed oggi questi casi rasentano lo 0, questo può essere sicuramente considerato un dato oggettivo che permette di poter quantificare le ondate di gelo passate, poichè siamo anche conoscenza di che termiche siano necessarie per poter far gelare i fiumi. Ovviamente le gelate dei fiumi prese in un singolo contesto non possono fornire un informazione qualitativa delle variazione climatiche poiché potrebbero anche appartenere a singoli eventi di freddo estremo ma avvenuti in un clima sostanzialmente mite. Un esempio attuale sulla nostra penisola sono sicuramente le ondate di gelo del 1985, oppure la più recente del 2012 che costituiscono degli episodi isolati anche all'interno del singolo inverno. I contributi delle fonti scritte tendono a dare quindi informazioni riguardanti la meteorologia piuttosto che del clima, lo storico ha il compito di mettere insieme le fonti ovviamente di più zone per poterle poi sfruttarle in un ambito climatologico. Molto importanti quanto significativi sono anche i contributi artistici come i dipinti e le rappresentazioni dei fenomeni naturali che sono molto utili per confrontare la posizione e la lunghezza di una lingua glaciale oppure per osservare fenomeni inusuali come il mare ghiacciato davanti ai porti in inverni particolarmente freddi. A questi dati si aggiungono quelli detti “varicanti” e che riguardano serie temporali di avvenimenti non meteorologici, come l’inizio della raccolta dell’uva, il computo degli anelli merismatici . Questi tipi di dati sono stati utilizzati per le ricerca di Emmanuel Le Roy Ladurie10, e di Pfister, che studiando in particolare sull analisi di eventi fenologici come la serie di date sull’inizio delle vendemmie. Questi metodi sono stati utilizzati anche per la recente ricostruzione della serie storica di Tirano, che costituisce un ottimo esempio di cooperazione tra più aree di studio. L'abstract della ricerca spiega i metodi utilizzati:

“I governatori di molti territori europei, ad iniziare dal Medioevo, definirono le date di vendemmia per svariati motivi producendo occasionalmente serie storiche di date piuttosto lunghe. Questi dati sono utili per la ricostruzione paleoclimatica in quanto la data di raccolta è influenzata da un insieme di variabili climatiche come temperatura,

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precipitazione, radiazione solare e così via. Più precisamente , il principale determinante delle date di vendemmia è la temperatura massima dell’aria nel periodo primavera-estate. In questo lavoro è stata analizzata la serie storica di date di vendemmia (1624-1930) per l’area Alpina di Tirano – Valtellina (Nord Italia) attraverso l’approccio con modello lineare al fine di ricostruire le temperature massime di Sondrio nel bimestre Maggio-Giugno. I dati di vendemmia non disponibili sono stati ricostruiti con l’utilizzo dell’analisi di correlazione tra le date di vendemmia della Borgogna e Tirano. Il prodotto finale è rappresentato da una serie storica delle temperature del bimestre Maggio-Giugno per l’intero periodo (1624-2003). Sono state effettuate anche delle valutazioni di tipo climatico; in particolare, sono stati individuati ed analizzati periodi omogenei adottando un approccio statistico fondato sull’analisi di discontinuità. “

Nel 1976 venne istituita l’American Society for Environmental History e cominciarono a nascere diversi filoni d’indagine all’interno della storia ambientale. La storia del clima si colloca in questo contesto , andando a studiare l’interazione tra i fenomeni naturali e situazioni socio economiche della civiltà/nazioni che si trovano a fronteggiarli. Già Broudel11 nell’edizione del 1949 di “Civilità e imperi del mediterraneo nell’età di Filippo II” osservò che

“ le radici della crisi sociale causata dalla carestia che dominò la fine del secolo possono essere ricondotte a un alterazione, anche se molto lieve, delle condizioni atmosferiche”12.

Questo periodo caratterizzato dalla fine dell'espansione economica e da una crescente instabilità sociale che aveva accomunato diversi stati europei durante la prima metà del XVI secolo ha portato gli storici a pensare ad un periodo di crisi generale. Pochi anni dopo Broudel, Utterstrom arrivò a sostenere che questo periodo di crisi poteva non corrispondere ad una crisi Malthusiana, ovvero dovuta ad una crescita della popolazione in eccedenza delle risorse ma ad una crisi dovuta ad un mutamento climatico. Nel 1973 Ralph Davis affermava che

11 Fernand Broduel (1902-1985)è nato in Francia , è considerato uno degli storici più importanti del XX secolo, professore presso il College de France dal 1949 al 1972.

12 Fernand Broduel , Civilità e imperi del Mediterraneo nell età di Filippo II, Piccola Biblioteca Einaudi , 2002, p 314

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“ il clima è un fattore di estrema importanza per l’economia, che solo ultimamente e pur sempre con grande cautela comincia ad essere tenuto in considerazione dagli storici”. 13

Mentre Le Roy Ladurie ed in maniera ancora piu netta Jan De Vries14 si distaccano totalmente da ogni tipo di determinismo climatico, infatti secondo lo storico francese: “ gli effetti del clima sulla storia nel lungo periodo sembrano tenui, forse irrilevanti, e sicuramente difficili da discendere”.15

Un opinione decisamente più scettica riguardo alle relazioni tra il cambiamento climatico ed il livello di attività economica è quella di Jan De Vries . Secondo De Vries “è corretto dire che gli storici sono psicologicamente pronti, o persino impazienti, di vedere mutamenti climatici assurgere a strumenti per una spiegazione degli eventi storici a lungo termine, ma essi non dispongono dei mezzi adeguati per distinguere, tra le molte variabili in gioco sulla società umana, gli effetti specifici di tali mutamenti climatici” 16

Infatti il mutamento climatico esercita un influenza reale ma la difficoltà ad individuarla è causata dalla tendenza a condurre le indagine nella direzione sbagliata; l’interesse è sempre incentrato sul definire il danno ricevuto da una certa società, e questo non porterà a sviluppi se non legati allo studio di crisi a breve termine. Questo perché in periodi di tempo prolungati, il danno provocato risulta molto lieve a causa della capacità di adattamento delle società. Cosi il vero oggetto di studio deve essere l’uomo e la società perché è evidente che le conseguenze climatiche di uno stesso fenomeno possono mutare radicalmente a secondo delle caratteristiche della società che è interessata da quel fenomeno. Volendo spiegare questo concetto De Vries mostra una fotografia comparsa nell’inverno del 1979 sui giornali olandesi , che rappresenta una strada di grande comunicazione al confine tra Olanda e Belgio. Dalla parte olandese la strada è sgombera dalla neve caduta abbondantemente in quei giorni, mentre nella parte belga , un alto manto di neve ricopre la carreggiata. La paralisi dei trasporti belgi era

13 Ralph Davis, The rise of the Atlantic Economies, Ithaca, 1973 , p xii. 14 Jan de Vries è professore di storia all'università di California a Berkeley

15 Le Roy Ladurie, Tempo di festa, tempo di carestia,storia del clima dall'anno mille. Einaudi 1982,p128 16 Clima e storia , studi di storia interdisciplinare, Franco Angeli,1991 ,p 57

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stata causata dalle abbondanti nevicata, ma lo stesso evento non aveva provocato alcun disagio nella vicina Olanda. In quell occasione grande responsabilità fu data all’organizzazione del Belgio ed ai suoi politici che non erano stati in grado di fronteggiare madre natura. John Post17 concorda con De Vries sulla capacità di adattamento delle società umane ma riguardo agli studi di quest ultimo fa notare che

affermare che non vi sarebbe nessuna correlazione tra il mutare del clima ed il livello di attività economiche è convincente nel momento in cui l’esperienza olandese possa essere rappresentativa dell’economia europea preindustriale.”18

Infatti l’economia Olandese rispetto agli altri stati europei disponeva delle migliori difese contro le incidenze di fattori negativi esterni come il clima. Le società umane secondo Post quindi dimostrano di potersi adattare ad una fluttuazione di 1C° che corrisponde all’ordine di grandezza di un mutamento climatico secolare. A poter causare un aumento dei tassi di mortalità e riscontrare un declino dell’attività economica in una società possono essere solamente una sequenza di anni a clima sfavorevole, che ne possono minare il sistema di adattamento. Un diverso tipo di approccio è quello di Mike Davis il quale utilizza gli effetti del clima sull'uomo per dimostrare come essi siano direttamente proporzionali al tipo di società in cui gli eventi meteorologici si manifestano. Inoltre l'approccio di Davis mira a dimostrare come gli effetti su di una società di eventi meteorologici avversi siano amplificati dalle misure che la classe dirigente oppone ad essi , che in molti casi da lui analizzati finiscono per creare dei veri e propri disastri sociali. Il caso della carestia indiana è emblematico per quanto riguarda l'importanza antropica nei disastri naturali; Le sconsiderate scelte del Vicere in India Lytton e di Richard Temple, l'uomo incaricato dal governo britannico per risolvere la carestia furono le maggiori responsabili del disastro sociale indiano a seguito di annate climatiche negative. La linea interpretativa di Davis può essere usata anche per studiare l'odierna vulnerabilità dei paesi occidentali e come l'odierna diseguaglianza sociale influisca su di essa. Emblematici sono gli avvenimenti legati alla torrida estate del 2003 , quando come sostiene Pascal Acot autore del libro “Catastrofi climatici e disastri

17 John Post è stato un professore di storia alla Northeastern University 18 Clima e storia , Franco Angeli, p 165

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sociali”, molte delle vittime appartenevano alle classi sociali più povere. Questo filone di studi è sicuramente uno dei più attuali e che attualmente sta riscuotendo il maggior successo , la chiave di questo successo è senza dubbio la sua facile attualizzazione aiutata dal crescente aumento della disuguaglianza sociale che è alla base delle catastrofi sociali. I recenti avvenimenti tra i quali non possiamo non citare l'uragano Katrina hanno dato un nuovo impulso a questo tipo di interpretazione che non si sofferma unicamente sulle vicende delle carestia di fine 700 e 800 ma utilizzando la stessa chiave di lettura mira a criticare la struttura societaria moderna mettendo a nudo le sue vulnerabilità che non necessariamente debbono essere inferiori rispetto ai secoli precedenti e non necessariamente gli eventi climatici più pericolosi rispetto al passato. Infatti spesso l'evento climatico serve a nascondere le difficoltà di questa società a far fronte alla piaga della disuguaglianza.

LADURIE NASCITA DELLA STORIA DEL CLIMA

Nel 1955 Marcerl Garnier pubblicò nella rivista francese La Meteorologie un articolo relativo all’importanza del contributo della fenologia agli studi riguardanti le variazioni climatiche, facendo particolare riferimento alla vendemmia che risultò essere un elemento illuminante ai fini di conoscere l’andamento della temperatura da aprile a settembre ancor prima dei rilevamenti termometrici. Questa data risultò fondamentale per gli inizi della carriera di Emmanuel Le Roy Ladurie, il quale a partire dall’articolo di Garnier cominciò le sue ricerche volte a ricostruire una storia del clima attraverso delle serie di temperatura. Il back round familiare di Ladurie è di tipo agricolo, la sua famiglia viveva in Normandia nel dipartimento del Calvados in un podere avente 120 ettari , occupati dall’allevamento e della coltivazioni di cereali. Lo stesso Ladurie conferma l’importanza che ha avuto nella sua formazione questa sua esperienza:

“ Questa mia esperienza a volte molto sfortunata mi è stata di grande aiuto per capire le varie crisi alimentari del medioevo e le ulteriori carestie da esse derivate.”

Nel 1942 suo padre divenne ministro dell’agricoltura e dell’approvvigionamento del governo di Vichy, il giovane Ladurie poco piu che dodicenne era troppo giovane per essere politicamente impegnato ma si interessò con fervore alle problematiche che il padre doveva affrontare.

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Ladurie circa 14 anni dopo discusse alla Sorbona la sua tesi di dottorato, svolta sotto l’abile consiglio del geografo Raymond Dugrand, sulla storia rurale della Linguadoca, piu specificatamente sull’influenza del clima sui raccolti agricoli. L’articolo di Garnier e la scoperta dell’importanza degli anelli degli alberi apri le porte a Ladurie ad una ricerca piu scientifica volta a studiare la storia del clima. Ladurie nutre molta riconoscenza verso Garnier

“Grazie a lui molti storici tra cui me, si sono potuti interessare alle date delle vendemmie come indicatori climatici”

Ma il vero capostipite di una ricerca climatologica utilizzando le date delle vendemmie è secondo Ladurie , Alfred Angot che a partire dal 1883 dedicato parte della sua vita alla realizzazione di serie climatiche. Il primo articolo intitolato “Histoire et Climate” fu pubblicato da Ladurie sulla rivista degli Annales E:S:C, che “ allora era dominata dalla forte personalità

di “Fernand Braudel” come appunta lo stesso Ladurie. Il testo si basava specialmente

sull’analisi degli anelli degli alberi e e date delle vendemmie, e comprendeva alcune considerazioni di carattere storico sulle fluttuazioni climatiche durante l’epoca moderna. Seguirono altre pubblicazioni sempre sulla rivista Annales, ma all’interno del gruppo, non tutti vedevano di buon occhio questo tipo di approccio e di ricerca; Ladurie non nasconde certo un certo risentimento verso l’atteggiamento di parte dell’ambiente storico , ma è evidentemente consapevole di essere stato un pioniere, un precursore, e quindi pronto ad eventuali giudizi critici. L’idea di Ladurie era quella di arricchire la pura storia fisica del clima con degli apporti di tipo storico e nel 1967 pubblicò la sua Histoire du climat depuis l’an mil. Molto interessante è l’ultimo capitolo dove Ladurie mette in guardia sulla tendenza del pianeta a surriscaldarsi, e considerando la data di pubblicazione possiamo affermare che anche in questo è stato un precursore o quanto meno aveva anticipato molti climatologi. Ladurie utilizzò nel suo libro uscito nel 1967 anche una serie di iconografie dei ghiacciai alpini eseguite a cavallo nel 1800 confrontandole con delle fotografie scattate poco prima dell’uscita del libro da sua moglie, che come tende sempre a precisare Ladurie lo ha sempre aiutato nelle sue ricerche. (figura 1-2) Osservando la differenza è evidente il ritiro dei ghiacciai avvenuto in un lasso temporale di meno di 200 anni

Ladurie parlando della storia del clima sostiene fermamente che nei periodi precedenti alla rivoluzione industriale l’elemento climatico ha avuto grande importanza nell’esplosione delle crisi di sussistenza che finivano per aiutare l’espandersi delle epidemie.

“ Le crisi di sussistenza erano prodotte salvo casi eccezionali da un episodio climatico avverso che comprometteva il raccolto dando origine alla crisi alimentare”.

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Le crisi alimentari nel periodo della Piccola età glaciale erano cicliche sino alla meta del’800 , quando nel 1846 si registrò l’ultima grande crisi. La responsabilità del clima dipende dalla situazione sociopolitica del paese che subisce l’effetto climatico, quindi secondo Ladurie non possiamo additare al clima la colpa o il merito di aver scatenato rivoluzioni , ma certamente dobbiamo considerare anche le cause climatiche quando si vanno a ricercare i motivi scatenanti.

Ladurie tende a dare molta importanza al rapporto tra lo storico del clima e le altre discipline; infatti “ Senza uno scambio fecondo e mutuale , senza un flusso incessanti di informazioni che

percorrono i due sensi ,questa disciplina non potrà evolversi”. Inoltre è molto legato al rapporto

che unisce la storia climatica a quella umana., dove la prima una volta in possesso dei suoi metodi propri e dei primi risultati può sfociare sulla seconda. In questo caso si avvierà una seconda parte della ricerca dove il clima non sarà piu il solo soggetto di studio, che invece diventerà quello che il clima è per noi inteso come ecologia dell’uomo. La storia climatica si trasformerà cosi in storia ecologica che punterà quindi a studiare gli effetti del clima sui raccolti, sulle carestie e piu in generale sulle società umane. Quindi la storia ecologica è strettamente legata alla storia del clima che rappresenta un passaggio fondamentale per arrivare a studiare il rapporto uomo.clima , che però è preceduto da una fase di studio totalmente priva di presupposizioni antropocentriche. Proprio l’importanza che Ladurie conferisce a questa prima fase a renderlo un pioniere degli studi sulla storia del clima, trasformando anche i suoi sviluppi nella storia ecologica attraverso una critica molto piu attenta a scientifica sull’influenza climatica nella società umana.19

19 Questo capitolo è interamente frutto dell’intervista con Emmanuel le Roy Ladurie svoltasi il 12

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Figura 1: Posizione avanzata del ghiacciaio del Grindelwald verso il 1775-1780

Figura 2: Foto scattata daMadeleine Le Roy Ladurie nel 1966 , il ghiacciaio si è nettamen-te ritirato verso un altitudine maggiore

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2) LAMB ED IL RISCALDAMENTO MEDIOEVALE

La storia del clima è caratterizzata da continue fluttuazioni climatiche che convivono con la storia della società umana. Partendo dall’anno 1000 si possono distinguere oltre al GW dell’ultimo secolo due periodi climatici con caratteristiche definite e opposte tra loro, che pur rappresentando un lasso temporale iniquo al cospetto della storia del clima della terra hanno contribuito in maniera decisiva a modellare la società umana.

Nel 1965 H. H. LAMB con il suo studio sul clima dell ‘epoca medievale arriva a pubblicare” The Early Medieval Warm Epoch and its sequel”, dove per la prima volta si formula la tesi di un periodo caldo medievale, collocato secondo le stime di Lamb tra il 1000 ed il 1300 ( Tabella 1)

Dc, ovvero nel basso medioevo. Le ricerche di Lamb parlano di un riscaldamento di circa 2°C rispetto alla media del 1931-1960. Lo stesso Lamb confermando l’estrema variabilità climatica non riduce l’intero periodo ad un singolo evento di riscaldamento ma all’interno della tendenza di aumento di temperatura dove si inscrivono eventi freddi. Un chiaro esempio di questa tendenza lo ritroviamo nell' inverno del 1010-1011 Tabella 1: La curva di Lamb , che rappresenta le fluttuazioni climatiche degli ultimi 1000 anni. Evidente l’importanza del riscaldamento medioevale anche rispetto agli anni seguenti il 1900.

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quando secondo fonti dell’epoca il Bosforo gelò, oppure l’inverno del 1118 dove la laguna di Venezia gelò completamente.20 Durante il periodo caldo medioevale, il limite arboreo della vegetazione superò quota 2000 metri sulle alpi, si registrarono inoltre coltivazioni di viti lungo il Reno ed il Meno seguendo un limite di 200km piu a nord di quello odierno , ma coltivazioni vennero registrate anche piu a nord come in Pomerania, Scozia e Norvegia. La coltivazione di viti è molto importante per capire i cambiamenti climatici passati infatti rivela una diminuzione delle gelate notturne ed un aumento dell’insolazione diurna. Le analisi dei pollini hanno confermato che nel basso medioevo in Norvegia si coltivavano dei cereali che con l’inizio della PEG non si sarebbero piu coltivati, come ad esempio le coltivazioni di grano di Trondheim. In Inghilterra cosi come in altre nazione la popolazione agricola si cominciò a spostare verso nord, nel dodicesimo secolo piccole comunità di agricoltori prosperavano a 320 metri di altitudine sul Dartmor21 , dove i pastori locali si lamentavano dei terreni agricoli che sottraevano loro spazio22. In generale il periodo del basso medioevo fu un periodo di crescita demografica aumentando di circa un terzo nel giro di 250 anni passando 46 milioni del 1050 arrivando ai 73 milioni del 1330.

Per la storia del clima molto importante è lo studio dell’espansione dei vichinghi che coincide con l’optimum climatico medioevale. Nel 911 fu conquistata la costa francese denominata Normandia, tra l’870 ed il 930 si realizzò la colonizzazione dell’Islanda che raggiunse i 60 000 abitanti. Nel 982 Erik il Rosso navigando verso occidente si imbattè in una gigantesca isola deserta, per reclutare coloni tornò in patria e chiamò quest 'isola Gronland, ovvero terra verde23. Ovviamente non possiamo farci ingannare dall’appellativo dato all’isola, molto più vicino ad una trovata propagandistica; è oggi pensiero comune che la Groenlandia anche durante l’optimum medioevale non fosse verde ma un territorio ostile da colonizzare e quale miglior nome che “Terra verde”?. La colonizzazione andò a buon fine e all’inizio del XII secolo la Groenlandia fu inserita nell’organizzazione delle diocesi della Chiesa Romana. Nel 985 il figlio di Erik il

20 Wolfgang Behringer, Storia Culturale del Clima, Dall'Era glaciale al riscaldamento globale, Bollati Boringhieri, 2013, p 110

21 IL Dartmor è un altopiano situato nella contea inglese del Devon situata sulla penisola della Cornovaglia nel sud ovest dell'inghilterra

22 Brian Fagan, Effetto Caldo, Come il clima cambia le vite degli uomini. Corbaccio 2009, p 43 23 Brian Fagan, The Little Ice Age, How Climate Made History 1300-1850, Basic Book 2002, p11

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Rosso, Leif Eiriksson, costeggiò la costa orientale dell'odierno Labrador e si diresse verso la foce del fiume San Lorenzo. A sud del grande estuario creò un villaggio in una zona che chiamò Vinland a causa della presenza di uva selvatica.24 Le tombe dei vichinghi si trovano in un area ad oggi coperta dal permafrost ma che evidentemente all’epoca della sepolture non lo era. L’epopea dei vichinghi e la colonizzazione della Groenlandia ha scatenato un dibattito storico-scientifico che è tuttora in corso. Infatti confrontando la situazione attuale della Groenlandia e dei mari che la circondano sembrerebbe che durante il periodo caldo medioevale l’isola potesse essere stata meno interessata dai ghiacci , inoltre il mare che la circonda doveva essere più caldo per consentire una navigazione regolare per garantire i rifornimenti necessari alla vita; rispetto al periodo odierno dominato dal GW. Infatti con il raffreddamento del clima che ha preceduto l’inizio della PEG i rifornimenti ed i traffici con la terra ferma sono diventati sempre piu difficili, ostacolati dalla presenza di ghiaccio nel mare. Dopo il 1370 non fu inviata più nessuna nave dalla Norvegia alla Groenlandia , sempre in quell anno mori l'ultimo vescovo a Gardar , e non fu più sostituito. La Groenlandia rimase di fatto isolata e verso il 1450 tutte le colonie norvegesi furono abbandonate. La scomparsa dei vichinghi dall’isola può essere dovuta oltre al mutamento climatico anche al tipo di economia a cui essi facevano riferimento: La civiltà vichinga si basava sull’allevamento e sull’agricoltura, contrariamente ai loro “vicini” inuit che non subirono particolari danni dal cambiamento climatico, infatti oltre ad avere indumenti adatti ad un clima artico basavano la loro vita sulla pesca e la caccia25. Inoltre le popolazioni che abitavano l'Artico avevano ereditato adattamenti al freddo estremo da remoti antenati dell'età della pietra , e si trasmettevano queste nozioni di generazione in generazione. Per loro il periodo caldo medioevale ha costituito solamente una piccola parentesi , ma a periodo mite concluso furono in grado di tornare a vivere in condizioni più estreme. I motivi del mancato adattamento al cambiamento climatico sono molteplici, ma il caso dei vichinghi è emblematico e dimostra ancora una volta l’importanza della capacità dell’uomo di plasmare la sua vita e modellarla secondo il clima, in modo da non subirne gli effetti passivamente. Nello stesso momento in cui i vichinghi cominciarono la loro fase di espansione, l'ovest americano conobbe un periodo di grande siccità. Attraverso

24 Brian Fagan , Ancient North America, Thames and Hudson, London 2004, Cap. 1 25 Wolfang Behringer, Storia culturale del clima, p 136

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lo studio mediante la datazione al radiocarbonio degli strati piu esterni degli alberi ed il successivo studio degli anelli di accrescimento dei ceppi, il geografo Scott Stine trovò tracce di due periodo molto lunghi caratterizzati da una fortissima siccità : Il primo cominciò entro il 911 e termino attorno fino al 1100, il secondo cominciò prima del 1210 e terminò intorno al 1350. Questi periodi si collocavano nell'oscillazione calda medioevale, ma a differenza degli effetti positivi che aveva portato nelle regioni europee , nel ovest americano portò un periodo i grandi sofferenze alle popolazioni che vi abitavano. Non sempre dunque il periodo medioevale è stato caratterizzato da un miglioramento climatico. Un altro esempio è la siccità che ha interessato la zona dell'odierno Guatemala, che fu molto simile a quella della vicina zona della California. La siccità che risulta ben visibile dalle carote prelevate nei laghi di Cariaco e di Chichancanab. La carota del lago Cariaco contiene un sottile sedimento depositati annualmente dai fiumi che sboccano nell'oceano. Questi sedimenti riflettono le fluttuazioni del deposito dei fiumi dovute alle variazioni del regime delle piogge. I risultati mostrano una tendenza di siccità pluriennali a distanza di quasi 50 anni, a partire dal 760 Dc. Recenti studi sui Maya mostrano come alcune città Maya fossero in grado di poter gestire un emergenza derivata da un periodo di siccità, in quanto essi sapevano di dover dipendere dall'acqua ed erano a conoscenza delle bizze climatiche a cui la zona dello Yucatan era soggetta. La prova era il complesso sistema di prevenzione formato da enormi zone di captazione situate in sei aree della città di Tikal. Attraverso questo sistema di immagazzinare l'acqua i serbatoi di Tikal potevano abbeverare la città per piu anni anche in caso di siccità, ma questi periodi si fecero particolarmente lunghi, tanto da mettere in crisi anche il sistema di Tikal. In una società come quella Maya però dove il potere era esercitato da signori considerati discendenti divini, la mancanza di acqua che loro stessi gestivano essendo molte volte i detentori dei serbatoi, mise in bilico la loro legittimità. Cosi la siccità creò disordini sociali, che provocarono tumulti e ribellioni, affossando l'economia della civilta maya, mentre la siccità continuava ad imperversare. Questo spiega il motivo per il quale molte grandi città Maya delle pianure furono abbandonate in cera di zone dove meno interessate dalla siccità. Lonnei Thompson della Ohio State University lavorando sulle carote di ghiaccio estratte dalla calotta glaciale di Quelccaya,scopri quattro estese siccità tra il sesto secolo ed il

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quattordicesimo, culminate con il lungo periodo arido a cavallo tra il 1200 ed il 1300.26 Queste ricerche furono confermate degli studi effettuati sul lago Titicaca le quali carote hanno mostrato un periodo di forte siccità già a partire dal 1150, quando il lago si abbassò dai 12 ai 17 metri, con il relativo crollo delle città che vivevano sulla costa del lago. Brian Fagan professore emerito di antropologia presso l'Università della California, nota come la civiltà Chimu formatasi nella valle del Moche dopo l'800 Dc, riusci a sopravvivere a quel periodo cosi arido La loro società contrariamente a quella Maya che andò incontro ad un collasso a seguito di lunghi periodi di siccità, creando in tutti i loro domini canali di irrigazione complessi ed impotenti che erano in grado di fornire acqua alle varie parti dalle valli fluviali. Probabilmente fu proprio la sua rigida organizzazione dei paesaggi vallivi a salvare la società dalla disgregazione. La differenza quindi tra la sopravvivenza dei Chimu ed il progressivo collasso Maya risiede nella capacità dei governanti di creare

” una complessa oasi organizzata basata sul massiccio ricorso al lavoro umano e su un controllo draconiano. I sovrani maya sospinsero i loro sudditi in un territorio ristretto, dove la crescita demografica, la costante spinta a produrre più cibo e un eccessivo sfruttamento della foresta pluviale contribuirono in modo sostanziale al collasso politico e sociale”27

Non bisogna però dimenticare inoltre la grande disponibilità di pesce nella vicina costa forniva un importantissima diversificazione del cibo per la civiltà Chimu, e della loro migliore organizzazione aveva in parte giocato un ruolo importante anche l'esperienza tramandata dei loro remoti antenati , di un territorio molto più arido di quello occupato dai maya.

Brian Fagan si spinge ad analizzare anche fenomeni che hanno interessato il continente euro-asitico, come l'ascesa e la cavalcata verso l'Europa di Gengis Khan . Quest'ultima sembra che possa essere stata quantomeno indotta dal periodo caldo medioevale, ma contrariamente all'espansione vichinga che era avvenuta per gli effetti positivi del clima, quella mongola derivava da un periodo di estrema siccità. Un gruppo di ricercatori del Lamont-Doherty Earth Observatory di Palisades e dell'università nazionale della

26 Brian fagan, Effetto caldo, p 206 27 Brian fagan, Effetto caldo, p 221

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Mongolia ha raccolto campioni di pini siberiani nel sito di Sol Dav. Attraverso lo studio degli anelli sono riusciti a riprodurre una sequenza climatica dal 800 Dc. Questa curva climatica mostra come effettivamente il periodo caldo medioevale non si trattò di un periodo caratterizzato solamente da un riscaldamento ma da una forte variabilità climatica con periodi particolarmente caldi ed aridi, ed latri freschi ed umidi. (Tabella 2) Al tempo della nascita di Gengis Khan ovvero tra il 1155 ed il 1167 l'oscillazione calda era da poco cominciata.

Le conquiste di Gengis Khan sono cosi avvenute in un periodo caratterizzato da annate molto calde che possono aver prodotto gravi siccità in grado di deteriorare i pascoli della steppa, mettendo in moto i nomadi ed i loro contrasti con gli abitanti del sud. La fine della conquista mongola coincise con il ritorno di condizioni favorevoli ai pascoli delle steppe rendendo minori gli incentivi che avevano messo in moto quello che Fagan definisce “ Pompa climatica della steppa” quando condizioni più calde e più secche avrebbero generato un impennata dei conflitti in un periodo di generale fame.

Tabella 2: L’andamento delle fluttuazioni climatiche ottenute tramite gli anelli degli alberi. Ben visibile il riscaldamento inusuale del 19 secolo preceduto dalla piccola età glaciale. Inol-tre il periodo caldo medioevale è caratterizzato da un ampia variabilità climatica.

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La stessa pompa climatica che attorno al 1400 caratterizzato da un altro picco di clima particolarmente caldo portò Essen Tayisi a riunificare nuovamente varie tribu della mongolia ed a dirigersi verso la Cina , fino alla cattura nel 1449 dell'imperatore Zhengtong28. L'avanzata mongola però non può prescindere dalla figura di Temugin29 il quale riusci a trasformare le tribu che da secoli erano in continuo contrasto , in un vero e proprio popolo con una potente e precisa organizzazione militare e sociale. Per quanto riguarda l'emisfero australe non abbiamo molto materiale; Le testimonianze scritte scarseggiano, e le ricostruzioni di lunghezza millenaria della temperatura si contano sulle dita di una mano. Le poche ricostruzione effettuate attraverso lo studio dei dati proxy, per lo più anelli di accrescimento degli alberi, confermano oltre l'estrema variabilità climatica anche una possibile correlazione con il periodo caldo che ha interessato l'emisfero boreale. Infatti le sequenze del Cile, e dell'Argentina confermano la presenza di un lungo periodo caldo a partire dal 1100 seguito da un graduale raffreddamento dopo il 1500. Per quanto riguarda l'oceano pacifico la più importate ricostruzione climatica cominciò con il progetto della paleoclimatologa Kim Cobb nel 1998 che nell' atollo sperduto di Palmyra30 trovò decine di teste di corallo non erose. Gli anelli di crescita annuale di corallo del pacifico centrale tropicale si estendono a ritroso per molti secoli. I risultati dalle carote ricomposte dei coralli di Palmyra segnalano che condizioni fresche e secche ( tipiche della Nina) prevalsero durante buona parte del periodo medioevale. Le rilevazione effettuate sulla grande barriera corallina dell'Australia confermano un periodo più caldo in corrispondenza del periodo della Piccola Era Glaciale, ed una tendenza al raffreddamento proprio quando l'emisfero settentrionale si cominciò a raffreddare., tendenza che probabilmente può avere interessato buna parte del pacifico.31 Per completare il quadro durante il periodo caldo medioevale, osservando la curva climatica delle temperature della Cina orientale

28 Zhengtong è stato imperatore della Cina dal 1435 al 1449 e dal 1457 fino al 1464 anno della sua morte, fu l'ottavo imperatore della dinastia Ming

29 Temugin è il nome in altaico, di quello che diverrà in seguito alla presa del potere Gengis Khan 30 L'isola di Palmyra è un piccolissimo atollo del Pacifico a più di 1500km a sud ovest delle Haway. L'atllo

è composta da una cinquantina di isolotti di sue metri sopra il livello del mare, per un totale di 100 ettari L'atollo è proprietà della Nature Conservancy dal 2000.

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ottenuta attraverso la combinazioni delle fonti storiche disponibili , quali la data della fioritura dei ciliegi annotata da funzionari coreani e giapponesi , e i vari dati proxy, conferma la presenza di un periodo caldo, in concomitanza con quello del comparto europeo.

Il periodo caldo medioevale è favorevole alla crescita dell'agricoltura e demografica la stessa che successivamente porterà ad esacerbare gli effetti del peggioramento climatico del 300. In questo periodo si diede il via ai grandi dissodamenti ed alla fine del XIII secolo la superficie coltivata sarà aumentata di un terzo. L'aumento della produzione agricola stimolò la crescita della popolazione e della sua ricchezza grazie ad un netto miglioramento dell' alimentazione. Le condizioni dunque si rivelarono favorevoli ad uno sviluppo economico che permise la nascita di nuove chiese ed abbazie , migliorie nella rete scolastica. Il Domesday Book fornisce la possibilità di elaborare una stima dell'incremento demografico. Questo libro fatto redarre da Guglielmo il Conquistatore tra il 1080 ed il 1086 è una prima prova di censimento a fini fiscali degli abitanti del regno. Da questo censimento la popolazione inglese risulta essere di circa 1.100.000 abitanti , poiché nel 300 gli abitanti risultavano essere 3.500.000, la popolazione si era triplicata in 300 anni. Ovviamente le stime inglesi non possono valere per tutte le nazioni, ma l'aumento demografico è un dato di fatto. Le città diventarono sempre più estese e popolate, Londra arrivò a contare quasi 100 000 abitanti al culmine di questo periodo caldo, nella sola Inghilterra intorno al 1300 vi erano almeno 16 città che contavano più di 10 000 abitanti. Queste nuove condizioni di prosperità portarono oltre ad un aumento demografico anche una maggiore richiesta di legname, l'Europa cominciò dunque a spogliare delle sue foreste. Le foreste francesi si ridussero da 30 milioni ai 13 milioni di ettari in 500 anni, vale a dire dal 800 al 1300. Tra il 1100 ed il 1350 forse più della metà delle foreste fu abbattuta. 32 Quanto questo periodo sia stato caldo non è ancora possibile saperlo , è molto probabile che sia stato in ogni caso minore di quello attuale, ma è la conoscenza dei fatti storici dei secoli che hanno seguito questo piccolo “rinascimento” a renderlo cosi speciale. Infatti la crescita economica e demografica sarà solo un ricordo a partire dalla prima metà del 1300.

32 Brian Fagan, Effetto Caldo, p 64

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Gli studi sul periodo caldo medioevale però non arrivano tutti alla stessa conclusione come afferma Luca Mercalli

“Il medioevo caldo non è mai esistito con alcuni episodi tiepidi ma rispetto ad oggi non ha niente a che vedere”

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Ovviamente studiare il riscaldamento medioevale e la comparazione con il periodo attuale sono due ricerche su piani differenti. Il periodo caldo medioevale può essere indicato anche come una anomalia calda e non distribuita in egual modo su tutto il globo. Queste opinioni sono il risultato di attente ricerche tra cui anche il progetto Archelim che prendendo in considerazione la zona dell’Italia settentrionale si è posto come obbiettivo di contrastare e di sfatare alcuni dei tabu che aleggiano attorno al periodo medioevale. Da questa ricerca avvenuta attraverso un attenta ricerca di fonti documentarie si dimostra come proprio all’interno del periodo denominato da molti come periodo caldo medioevale si riscontrarono ben 19 episodi di congelamento fluviale tra il 1077 ed il 1355 vale a dire in media uno ogni 15 anni( i fiume in questione sono il Po, il Tanaro ed il Bormida). Inoltre in questo intervallo di 3 secoli il piu lungo periodo privo di episodi noti di congelamento fluviale è stato di 81 anni vale a dire dal 1134 al 1215 ovvero 81 anni.34 (Tabella 3) La ricerca sicuramente testimonia come anche qualora il periodo precedente alla PEG, fosse caratterizzato da condizioni climatiche piu favorevoli, non mancarono eventi freddi di grande portata e senza ombra di dubbio la cronaca e la conoscenza di questi eventi mette davanti agli occhi di tutti la diversità dell’ipotetico riscaldamento medioevale con quello attuale.

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Un altro punto che la ricerca italiana cerca di sfatare è la traversata delle Alpi durante il presunto periodo caldo. Infatti secondo molti la scarsità di neve e di ghiaccio sulle cime alpine aveva migliorato ed aumentato la transitabilità delle Alpi attorno all’anno mille facendo fiorire gli scambi commerciali. Per questa analisi sono state prese in considerazione delle cronache di viaggio di passaggi invernali; 6 al Moncenisio, 5 al Gran San Bernanrdo 2 al Sempione ed uno al Piccolo San bernardo. Queste cronache restituiscono scenari pienamente invernali e fortemente avversi , ovviamente le cronache non possono essere indicatori delle fluttuazioni climatiche ma servono sicuramente per costatare che i passaggi avvenivano anche in condizioni avverse

“ In sostanza si passava perché si doveva , e non necessariamente perché le condizioni della viabilità alpina fossero favorevoli.”35

Gli episodi dei passaggi delle alpi anche in condizioni climatiche avverse nel pieno del periodo caldo medioevale però pur restituendo un immagine sicuramente piu sfumata del suddetto periodo non sono sufficienti per dimostrare che l’aumento dei traffici attorno all’anno mille non possano dipendere da condizioni favorevoli nel lungo periodo.

35 IBIDEM, p 44

Tabella 3: Numero di episodi di congelamento dei fiumi secondo il progetto archlim. Nimbus 65-66, 2010.

Fonte: Nimbus speciale Archlim, numero 65-66, Società meteorologica Subal-pina, 2010, p36

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3) CARESTIE E PEGGIORAMENTO CLIMATICO , INTERCONNESSIONI TRECENTESCHE

Gli studi riportati nei libri di Ladourie , Acot e poi ripresi da Behringer mettono in relazione l’andamento climatico dell’inizio del 300 con il proliferarsi delle carestie che culmineranno con l’esplosione della grande peste. A partire dall’inzio del 1300 le cronache locali parlano di un peggioramento generale delle condizioni climatiche, si pensi all’inverno 1315-16 molto freddo e seguito dall’inverno del 1317-18 dove si registrarono nevicate tardive a giugno a Colonia36. In tutta Europa eventi meteorologici particolarmente avversi caratterizzarono gli anni dal 1314 al 1322, periodo che coincise con la grande carestia europea. Le cause sono da ricercare nell’aumento della popolazione cresciuto piu in fretta della produzione agricola che in un contesto di continue guerre e di condizioni climatiche sfavorevoli produsse un accentuata carenza di cibo. L'aumento di popolazione aveva provocato il maggior sfruttamento delle terre anche quelle marginali che una volta esaurita la fertilità accumulata nel lungo periodo in cui erano state a riposo avevano visto un notevole calo della produttività.

“Nel 1313-1316 è stato calcolato per la Francia e L'Inghilterra un aumento dei prezzi intorno al 300% rispetto agli anni immediatamente precedenti. La conseguenza fu un aumento generale del tasso di mortalità, al quale probabilmente segui un calo del tasso di natalità.” 37

Alla malnutrizione subentrarono le malattie che grazie alle bassissime difese immunitarie trasformarono interi villaggi in cimiteri. Le crisi del 300 sono testimonianza dell'importanza e delle pericolosità di una forte variazione climatica su un breve lasso di tempo che può generare condizioni catastrofiche se il contesto sociale è favorevole al propagarsi di carestie e malattie. Secondo Acot nel 1317 il 10/15% della popolazione terrestre scomparve, e per resgistrare un aumento della popolazione

36 Wolfang Behringer, Storia culturale del clima, p 146

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bisognerà attendere il 132538. Nel 1335 dopo dieci anni di relativa calma tornano inondazioni accompagnate da inverni rigidi. Inondazioni che nel 1342 potarono alla piena di quasi tutti i fiumi dell’Europa centrale, il meno, l’Elba, il Danubio, mentre l’anno successivo il lago di Costanza tracimò ben tre volte39. Riscontri del peggioramento climatico e delle condizioni di vita si ritrovano anche in Italia dove nelle cronache meteorologiche fiorentine raccolte dal dottor Giovanni Targioni Tozzetti40 si parla di una città messa a dura prova; Il caro pane affliggeva gli strati piu poveri della città e in centinaia morivano a causa della fame.” Cosi venne descritto il 1340:

“Di Marzo fu in Firenze , e nel Distretto, grandissimo Caro di Pane , e ‘Mortalità di Gente , che cadeano morti per Fame , che non ve ne trovava per danari; e per Firenze , e fuori delle porte, per li Cittadini li feciono in più luogora Canove di Pane a vendere per lo Comune e Popolo , e faceali Pane inferigno a ragione di soldi 50 lo Stato , e non se ne potea avere più che due Pani per persona , avendo danari in mano; e nota che la Compagnia della Misericordia ne sotterò in quello mese di Marzo 300 Poveri . Le Fave valse lo Staio soldi 9. lo Staio dell’ Orzo soldi 8., la Spelda 16., la Saggina soldi 8.e tutti Poveri e Infermi delle circostanze tralsono, e d’ Aprile tutta la Città di Firenze li commosse , rammaricandoli di quella Fame , perocchè le genti cascavano per la via quasi come morti, onde i Mercanti di Firenze ebbono paura di non esser messi a sacco: pure si acchetò il fatto, e non fu nulla . E di Maggio fue si gran Mortalità , che 80 se n’ erano sotterrati per un di , e allora s’ ordinò , che perché la gente non si isbigottisse , non andasse Chiamatore a Morti, e non sonasse Campane , e non si stesse all' Ufizio de’ Morti)41 .

Ulteriori riscontri della situazione toscana è rappresentato dal dipinto di Buffalmacco , Il trionfo della morte. Ovviamente non possiamo considerare i dipinti come prova di una situazione sociale , ma sicuramente attualizzando il dipinto in un contesto storico può sicuramente fornire delle informazioni importanti, che lo diventano ancora di piu

38 Pascal Acot, Storia del Clima , Donzelli Editore 2011, p 110 39 Wolfang Behringer, Storia culturale del clima, p 149

40 Giovanni Targioni Tozzetti ( Firenze 11 settembre 1712-Firenze 7 gennaio 1783) è stato un medico e naturalista italiano

41 Alimurgia osia modo di render meno gravi le carestie proposto per sollievo dei poveri, Giovanni Targioni Tozzetti, Firenze, Moucke 1767 p 45

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quando si riscontrano dipinti simili in una stessa area databili nello stesso periodo. Un caso evidente si trova in toscana dove in molti dipinti databili attorno alla metà del 300 si ritrova il tema del trionfo della morte, segno di un tema molto ricorrente. Nel dipinto situato nel Camposanto di Pisa, sotto la morte vi è un ammasso di persone appartenenti ad ogni ceto sociale , come a testimoniare l'equità della morte di prendersi la sue anime, tradotto nel contesto storico rappresenta l'orrore suscitato da una mortalità tanto alta che poteva colpire chiunque. (Figura 3)

Questa era la situazione in europea prima dell’arrivo della grande peste nel 1346 nella città di Caffa, scalo marittimo Genovese , che seguendo ,le rotte commerciali arrivò sul continente europeo. La peste si diffuse rapidamente in Europa. da Marsiglia ad Amburgo. Le città italiane di venezia e Firenze persero quasi metà della popolazione. Stime recenti calcolano che le vittime della peste si attestarono al 30 % della popolazione globale. Non si può certo asserire che l’avvento della grande peste sia da attribuire alle condizioni meteorologiche che hanno preceduto il suo avvento, però quest ultime hanno contribuito a diminuire le difese immunitarie ed economiche di un Europa che si è trovata a fronteggiare uno dei nemici più ostili in uno dei momenti di massima debolezza. La peste ha trovato cosi un terreno fertile che portò alla scomparsa del 30% Il Figura 3: Il trionfo della morte, Questa scena è la più emblematica del ciclo del Campo Santo di Pisat realizzato da Buonamico Buffalmacco tra il 1336 ed il 1341, quindi molto prima dell’arrivo della grande peste, indicando che probabilmente le condizioni di vita erano già molto dure prima ancora della peste.

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del genere umano. Come sostiene De Vries restare ancorati alla valutazione del danno significa fissarsi sullo studio di crisi di breve termini mentre invece occorrerebbe cogliere i meccanismi di adattamento posti in atto su periodi più lunghi.

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4) LA PICCOLA ERA GLACIALE

Gli studi di Flinn sulla mortalità europea dimostrarono che durante il XVI ed il XVII secolo vi era una forte instabilità e periodi di crisi di mortalità si alternavano a periodi di bassa mortalità. Le frequenti crisi erano generate da malattie epidemiche e da guerre, da annate di cattivi raccolti oppure dall’azione combinata di questi fattori. Ad un certo punto però

“tra il tardo XVII ed il tardo XVIII secolo, seguendo un ordine cronologico che varia da paese a paese e da regione a regione, le annate di cattivi raccolti non ebbero più, in generale, effetti mortali preoccupanti o anche solo notevoli”42.

Con il lento esaurirsi dell’effetto delle carestie scomparvero le grandi malattie epidemiche, come la peste con la sua ultima apparizione a Marsiglia tra il 1720 ed il 1722. Il periodo di carestie individuato da Flinn possiede gli stessi estremi cronologici di quello che secondo H.H Lamb può essere definito “piccola età glaciale”. Lamb definisce “The Little Ice Age”, quel periodo tra il 1550 ed il 1850 caratterizzato da un generale peggioramento delle condizioni climatiche che ha visto l’abbassamento delle temperature e una fase di espansione dei ghiacciai. In Norvegia ed in Islanda fattorie sono devastate dall’avanzata dei ghiacciai, nella alpi la Mer de Glace arrivò fino a 50 metri dal piccolo villaggio di De Bois.43 Testimonianze scritte come quella del viaggiatore Barnard Combet che passò per il piccolo villaggio nel 1580, descrivono il paesaggio circostante “ Le montagne sono bianche con sublimi ghiacciai che addirittura si estendono quasi al piano in almeno tre sezioni.”44I Vichinghi scompaiono del tutto dalla Groenlandia ed il loro dinamismo diventa statico, ponendo fine al periodo di grande espansione. Già tra il 1340 ed il 1360 gli abitanti delle colonie

42 Micheal W. Flinn, The stabilisation of morality in Preindustrial Western Europe, p302 43 Pascal Acot , Storia del Clima,p 121

Figura

Tabella 2: Il grafico rappresenta il numero di macchie solari osservate dal 1600 sino al 2000
Tabella 6 a) Per effetto delle variazioni naturali( determinate dai moti della terra) della radiazione solare,  il Metano ha raggiunto il massimo 11000 anni fa ed è diminuito fino a 5000 anni fa
Tabella 1   Grafico riguardante l’esportazioni di riso e grano tra il 1872 ed il 1879: Durante la carestia le  esportazioni non diminuirono anzi restarono sui livelli degli anni precedenti
Tabella 7 . Mostra le morti subite dalle varie categorie di persone elaboata da patrick sharkey.”
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