CAPITOLO 5 – LA SOMALIA, IL RAPPORTO CON
5.1 La pirateria somala ed i Paesi arabi
n quest’ultimo capitolo tratterò di come la pirateria somala viene vista dagli altri Paesi arabi, e se vi è un reale coinvolgimento di essi a livello di finanziamento della pirateria. Tutto questo, nell’ultima parte della mia tesi, verrà indagato attraverso la lente dei vari media arabi.
Altresì vi è una reale intenzione da parte di alcuni Paesi arabi, quali ad esempio quelli facenti parte del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), fra i quali gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita, e lo Yemen, i quali giocano un doppio ruolo, in parte aderendo ad accordi per contrastare la pirateria, e dall’altro, rifornendo i pirati di soldi, armi ed equipaggiamento. Questa ambiguità di intenti, però, si trova accordo in alcuni autori oppure agenzie di stampa (principalmente quella iraniana), lasciano perplessi gli esperti di pirateria somala, in quanto non appare chiaro come questi stati possano
159 The Economist, Somali piracy, more sophisticated than you thought. A new study reveals how Somali piracy is
financed, http://www.economist.com, (11/12/2013).
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supportare i pirati, dal momento in cui essi sono proprio quelli che subiscono i maggiori danni dalle loro incursioni nelle imbarcazioni.
Recentemente, i Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC)160, che riunisce Arabia Saudita, Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, hanno avviato un intenso dibattito sulla possibilità di contribuire più attivamente, alle operazioni di lotta alla pirateria161.
L’allargamento del raggio d’azione dei pirati somali sta, infatti, colpendo duramente il traffico petrolifero dei paesi del GCC. Circa 20 mila navi, il 20%, dei trasporti commerciali globali via mare, passano attraverso il Golfo Persico; a queste si aggiungono le petroliere che ogni anno trasportano il 4% della domanda globale di greggio. Nel solo stretto di Hormuz transita il 90% del petrolio, estratto dai paesi del GCC, e diretto in Asia ed Europa.
Un eventuale “soluzione araba” del problema vedrebbe, quindi, un ruolo primario dei Paesi del Golfo, verosimilmente in seno alle missioni internazionali già operative. In particolare, gli Emirati Arabi Uniti si stanno affermando tra i più attenti alla lotta alla pirateria somala. La presenza di condizioni economiche e politiche più stabili, rispetto agli altri paesi della regione, risulterebbe essenziale; il caso dello Stretto di Malacca insegna che una soluzione duratura al fenomeno piratesco è possibile, solo grazie ad un ruolo attivo da parte degli Stati rivieraschi coinvolti162.
Da non trascurare, inoltre, l’aspetto delle intense relazioni commerciali esistenti tra Paesi arabi e la Somalia; relazioni che hanno favorito una notevole familiarità degli arabi con il sistema tribale somalo.
Ad oggi, tuttavia, i limiti di un’eventuale soluzione su scala regionale sono cospicui. Alle inadeguate risorse, in fatto di mezzi navali capaci di intervenire oltre il semplice controllo costiero, occorre aggiungere anche la scarsa interoperabilità e l’inadeguato addestramento degli equipaggi arabi, nella
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Il Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) è un organizzazione internazionale regionale che riunisce, appunto, sei Stati del Golfo Persico: Arabia Saudita, Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar ed Emirati Arabi Uniti. Fra i suoi obiettivi, vi sono quelli di formulare regolamenti simili nei vari campi come l’economia, la finanza, il commercio, le dogane, il turismo; migliorare la cooperazione del settore privato; rinforzare il legame tra i popoli e così via.
161Maǧlis at-taʻāwun ad-duwal al-Ḫalīǧ al-ʻarabiyya, At-taʻāwun al-amnī, http://www.gcc-sg.org, (16/12/2013). 162 Luca Gambardella in Affari Internazionali – Rivista online di politica, strategia ed economia, Risposta araba alla
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conduzione di attività coordinate di pattugliamento. Carenze che interessano anche la capacità di intelligence. Un potenziamento della cooperazione tra la NATO ed i Paesi del Golfo, prima fra tutti l’Istanbul Cooperation Initiative (ICI), potrebbe giovare ad un possibile intervento dei Paesi del GCC nella lotta alla pirateria. Come il caso della guerra in Libia insegna, Paesi come Qatar, Kuwait ed Emirati Arabi stanno lentamente cercando di imporsi come nuovi interlocutori nella regione mediorientale, e potrebbero rappresentare una risorsa anche nella lotta alla pirateria somala163.
La propensione degli Stati del Golfo, di detenere e rafforzare un potere regionale nel Medio Oriente, è la nuova sfida del GCC. In particolare, l’organizzazione, con base a Riyadh e nata nel 1981164, come organizzazione multilaterale, con lo scopo di migliorare la cooperazione economica nel Golfo, si sta evolvendo in un forum politico. La sicurezza e la cooperazione militare nel Golfo stanno diventando la prossima sfida per gli Stati del GCC. Comunque, la minaccia iraniana non rappresenta l’unica questione nella prospettiva di sicurezza.
Indirizzando il fenomeno della pirateria, potrebbe essere un test cruciale per affermare e proteggere gli interessi degli Stati del Golfo in quell’area. Tenendo a mente il caso di successo dell’azione di anti-pirateria nello Stretto di Malacca, solo una soluzione a terra potrebbe rappresentare un indirizzo a lungo termine, per la pirateria somala. L’intervento internazionale nel caso di Malacca è stato perseguito da Paesi quali l’Indonesia, la Malaysia ed il Singapore, in quali hanno, in comune, un governo stabile e duraturo.
Questa condizione essenziale, attualmente, non è corrisposta da molti degli Stati del Corno d’Africa, coinvolte dalle azioni della pirateria. Nonostante ciò, gli Stati del GCC possono rappresentare una rara eccezione nella regione. Da una parte, bisogna tener conto gli esempio del UAE e dell’Arabia Saudita, ed appare chiaro che lo sviluppo economico e politico potrebbe essere adatto ai piani di sviluppo di una cooperazione militare nel Mar Arabico
163 Luca Gambardella in Affari Internazionali – Rivista online di politica, strategia ed economia, Risposta araba alla
pirateria in Somalia.
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Come sottolineato da alcuni analisti arabi, gli Stati del GCC possono approfittare della loro profonda conoscenza della Somalia, avendo sviluppato una lunga storia di relazioni d’affari.
Nonostante questa bella premessa, vi sono Paesi quali gli Emirati Arabi Uniti, a detta della news agency iraniana, Fars, secondo quanto detto da un generale della Marina iraniana, i quali “supportano” i pirati somali con soldi, armi ed equipaggiamento. Egli inoltre sostiene che il termine “supportare” non è propriamente esatto, ma lo si può definire come “delle connessioni ed un coinvolgimento dei cittadini di questi paesi165”.
Dubai agisce come un fulcro per buona parte delle attività finanziarie dei pirati. I riscatti vengono spostati dentro e fuori Dubai. Una volta che i pirati ottengono i soldi del riscatto, una fila di Toyota Land Cruisers viene acquistata a Dubai, accanto ad ogni sorta di beni di lusso166.
Invece, lo Yemen, gioca un ruolo importante grazie alla sua prossimità alla Somalia, lungo il Golfo di Aden, e ciò lo porta ad ospitare un gran numero di attività clandestine, quali il contrabbando di armi, a favore dei pirati, ed il rifornimento di carburante per le imbarcazioni, usate per depredare le altre navi, consentendole di rimanere rifornite per periodi di tempo più lunghi, e costituire, quindi, un maggiore rischio per la navigazione167. Lo stato sta anche affrontando il degrado delle sue istituzioni statali, e questo potrebbe incentivare ulteriormente coloro che operano, al di fuori della legge, per poter usare il suolo yemenita come base168. Tuttavia, per gli Emirati Arabi Uniti e lo Yemen, esistono diverse fonti, le quali testimoniano un loro coinvolgimento nel finanziare la pirateria, per quanto riguarda l’Arabia Saudita la situazione è diversa: non esistono fonti ufficiali che attestino una reale partecipazione dell’Arabia Saudita. Attualmente, i collegamenti sauditi, con la pirateria somala, sono molto difficili da individuare. Estremisti sauditi potrebbero aver sostenuto i combattenti
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Fars News Agency, Iran accuses Gulf States of supporting Somali piracy, http://www.english.farsnews.com, (11/12/2013).
166 Jay Bahadur, The Pirates inside their hidden World of Somalia, New York, Vintage Books, 2011, pag. 197. 167 Jonathan Saul in Reuters, Exclusive: Somali pirates use Yemen island as fuel base, http://www.reuters.com,
(12/12/2013).
168 Sally Healy – Ginny Hill, Yemen and Somalia: Terrorism, Shadow Networks and the Limitations of State-building,
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integralisti di al-Shabāb nel sud della Somalia, coinvolgendo i pirati somali nel trasporto di armi e personale dentro e fuori il territorio somalo, per sostenere la causa di al-Shabāb169.