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Politiche monetarie europee

CAPITOLO 2. CONFRONTO TRA BANCA POPOLARE ETICA E GLI ALTR

3.2 Contesto dell’analisi

3.2.2 Politiche monetarie europee

Le politiche monetarie adottate nel corso del 2012 sono state sicuramente incisive per ricercare la stabilità, in quanto si era fortemente palesata la possibilità di una rottura all’interno dell’Area Euro a causa della crisi ancor oggi attuale. Per fronteggiare tale eventualità e per mantenere forte la posizione dell’euro all’interno delle piazze internazionali la BCE ha adottato alcune politiche monetarie espansive, cioè volte ad immettere liquidità nei mercati. Tali politiche sono andate direttamente a sostegno delle banche europee tant’è che al termine del 2012 sono stati erogati complessivamente 1.018 miliardi di euro.

Le politiche quindi adottate sono state molteplici. Il tasso di riferimento62 nel 2012 è stato abbassato fino ad attestarsi sullo 0,75% e, grazie a questa manovra, le banche hanno potuto ottenere capitali all’interno del sistema interbancario ad un saggio molto conveniente. Nel 2013 il tasso è stato ulteriormente tagliato e ad oggi si attesta sullo 0,25%, proprio per favorire e garantire la liquidità all’interno del sistema. Ulteriore soluzione è stata la diminuzione della percentuale di riserva obbligatoria63 che

61 “La BCE è la banca centrale per la moneta unica europea, l’euro. Il compito principale della BCE è

preservare il potere di acquisto della moneta unica e quindi assicurare il mantenimento della stabilità dei prezzi nell’area dell’euro. L’area dell’euro comprende i 18 Stati membri dell’Unione europea che, a partire dal 1999, hanno introdotto la nuova valuta”[www.ecb.europa.eu].

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Tasso applicato ai prestiti fra banche.

63 La riserva obbligatoria, conosciuta comunemente con il termine ROB, è come dice il nome stesso una

riserva, in questo caso di liquidità, che le banche devono detenere in una percentuale fissa, ora passata dal 2% all’1%, a fronte dell’ammontare delle passività detenute. Tale riserva viene comunque remunerata al tasso di rifinanziamento principale, il quale è stato ultimamente ridotto fino ad attestarsi sullo 0,25%. La ROB fondamentalmente è uno strumento di controllo della liquidità del settore bancario, a cui sono soggette le banche commerciali e le loro filiali che pur non avendo sede nell’Eurozona qui vi operano [BIFFIS P. 2011, 112-113].

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le banche devono detenere, che è passata dal 2% all’1%, oltre all’ampliamento della gamma di strumenti finanziari che le istituzioni creditizie possono offrire a garanzia del prestito interbancario ricevuto. Un’altra politica di certo innovativa ha riguardato il programma denominato OMT (Outright Monetary Transaction): tale piano prevede che, se vi è una richiesta di aiuto in termini di liquidità da parte di un paese dell’eurozona all’ESM (European Stability Mechanism64

), la BCE vi provvederà acquistando i titoli di stato di questo paese che non superino i tre anni di durata, senza limiti quantitativi o temporali all’interno del mercato secondario65, con l’obiettivo di riportare la stabilità.

Questo programma è offerto sicuramente come mezzo di aiuto alle economie nazionali, ma prevede il rispetto di clausole rigorose.

Nel dicembre 2011 vi è stata un’ ulteriore manovra di politica monetaria, la Long

Term Refinancing Operation (LTRO), ripetutasi poi nel febbraio 2012. Questi piani

avevano per scopo l’immissione di liquidità nel sistema bancario e, a tal fine, sono stati prestati quasi 1.000 miliardi di euro alle banche europee al tasso dell’1% da restituire in tre anni66 [www.ilsole24ore.it]. Questo denaro doveva rappresentare un aiuto per la vita industriale e produttiva dell’Eurozona facilitando l’accesso al credito, ma invece è stato impiegato per acquistare soprattutto titoli di stato. La BCE infatti, a causa di un vincolo statutario non può acquistare titoli statali di prima istanza, cioè all’asta, dei Paesi membri della Comunità Europea. Gli istituti di credito italiani hanno rimborsato ad oggi solo il 10% dei prestiti ottenuti, che ammontano a circa 240 miliardi di euro. Questi sono stati utilizzati prevalentemente per l’acquisto di titoli di stato, che rappresentano ad oggi quasi il 9%67 degli attivi bancari italiani, esponendo così in misura notevole le banche al rischio sovrano68 [www.ilsole24ore.it]69.

64 L’ESM è l’acronimo che sta per “meccanismo europeo di stabilità”. Questa istituzione, che è stata

costituita su decisione del Consiglio europeo nel dicembre 2010, è un meccanismo permanente di risoluzione delle crisi a disposizione dei paesi della zona euro. L’ESM infatti emette strumenti di debito per finanziare prestiti e altre forme di assistenza finanziaria a Stati membri dell'area dell'euro [www.esm.europa.eu].

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Il mercato finanziario che tratta la circolazione di strumenti finanziari a volte viene suddiviso in due macrocategorie: si fa quindi riferimento al mercato primario per intendere quella piazza nella quale circolano titoli di nuova emissione; al secondario in riferimento a quel mercato dove vengono scambiati titoli già in circolazione [BIFFIS P., 2011].

66 Vito Lops, “Come si esce dalla crisi? Ecco le riforme che (finora) hanno fatto flop e quelle che

farebbero ripartire l'economia”, 18 novembre 2013, [www.Il sole 24 ore.it].

67 Stima del Fondo Monetario Internazionale [www.imf.org].

68 “Con il termine rischio sovrano ci si riferisce a quel rischio che riguarda la capacità del debitore

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Sempre in merito alle politiche monetarie europee sono state poi introdotte novità anche per quanto riguarda i bilanci pubblici dei paesi membri. E’ stato varato infatti il

Fiscal Compact, ovvero un accordo europeo che è entrato in vigore proprio ad inizio

2013 e che prevede delle regole, ma soprattutto delle soglie, che gli aderenti dovranno rispettare per evitare un circolo dannoso per l’Europa che vede coinvolti crisi dei debiti pubblici, crisi del sistema bancario e dei mercati di conseguenza. Tale programma prevede per gli stati che vi hanno aderito, 25 su 27 paesi con eccezione di Regno Unito e Repubblica Ceca, l’obbligo e il dovere di raggiungere il pareggio in bilancio, con relativo inserimento di tale impegno nella costituzione di ciascun stato aderente. Il

Fiscal Compact stabilisce inoltre che non è consentito superare la soglia di deficit70

strutturale dello 0,5% ( tale soglia è dell’1% qualora lo stato abbia un debito inferiore al 60% del PIL), e impone di ridurre entro un ventennio il debito, al ritmo di un ventesimo all’anno, in modo da raggiungere un rapporto debito/PIL pari al 60%.

Altre innovazioni introdotte hanno riguardato principalmente il sistema bancario: sono stati fatti degli accordi per stabilire all’interno dell’area euro sia un’Unione Bancaria sia una vigilanza accentrata che sarebbe in tal caso rimessa alla BCE. Tutti i dati a cui si è fatto riferimento sono riportati nella tabella 3.1 [www.popolarevicenza.it; www.bancopopolare.it; www.creval.it].