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Le politiche e strategie europee riguardanti l’invecchiamento della popolazione

L’Unione Europa ha riconosciuto il tema del crescente invecchiamento della popolazione del vecchio continente come questione di cui occuparsi in modo prioritario. Infatti, diverse iniziative promosse negli anni recenti sono finalizzate alla promozione di un cambiamento di tendenza nel trattamento di questa dinamica demografica: tra le più recenti ad essere avviate, il 2012 appena trascorso è stato definito “Anno europeo per l’invecchiamento attivo e la solidarietà tra le generazioni” e un focus sull’”ageing” viene riservato nella strategia decennale Horizon 2020 (European Commission, 2013).

Il 2012 è stato infatti dichiarato “Anno europeo per l’invecchiamento attivo e la solidarietà tra le generazioni”(EY2012), la cui principale finalità è stata quella di aumentare la consapevolezza riguardo al contributo che gli anziani possono dare alla società. La prospettiva adottata dall’UE è stata quella dell’”active ageing”, ovvero la possibilità di “growing old in good

health and as a full member of society, feeling more fulfilled in our jobs, more independent in our daily lives and more involved as citizens.” (Unione Europea).

Le aree in cui l’UE promuove l’active ageing sono le seguenti:

- l’occupazione, al fine di dare ai lavoratori più maturi migliori possibilità nel mercato del lavoro, in ragione del maggior rischio di non riuscire a mantenere il proprio posto di lavoro o trovarne uno nuovo, in attesa della pensione;

- la partecipazione nella società, riconoscendo il valore che gli anziani possono apportare alla società e allontanando l’idea che la fine della vita produttiva significhi essere non più utili;

- il vivere in autonomia, dando la possibilità, mediante piccoli cambiamenti nella progettazione, di poter rimanere nel proprio ambiente di vita il più lungo possibile.

Oltre alle iniziative a carattere più sociale ed economico, diverse altre azioni previste e supportate dall’Ue vanno ad insistere proprio sugli ambienti di vita degli anziani, non concentrandosi solo sul ridisegno degli spazi privati e di pertinenza delle abitazioni, bensì grande importanza viene data al ruolo degli spazi aperti e dei mezzi di trasporto sicuri ed accessibili, riconoscendone il ruolo di promotori dell’autonomia dei soggetti non più in pieno possesso delle proprie abilità fisiche e cognitive.

Uno degli obiettivi dell’EY2012 è stato anche quello di dare visibilità a progetti già avviati a livello locale dagli stati membri o dagli enti locali, spesso già finanziati medianti fondi europei indirizzati allo sviluppo locale, alla formazione, … Per quanto riguarda la partecipazione dell’Italia nelle attività dell’EY2012, le iniziative individuate come aderenti ai principi promossi dall’UE ricadono soprattutto nell’elenco dei progetti a carattere prettamente sociale, riguardanti la formazione o gli aspetti più “sanitari” della questione; poco spazio è stato concesso ad una visione più ampia, volta ad individuare quelle componenti strutturali che spesso limitano una vita attiva nelle persone più anziane ( Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dipartimento per le politiche della famiglia, 2012)

“The active ageing approach promoted in the context of the European Year for Active Ageing and Solidarity between Generations also contributes to raising employment and reducing poverty and social

exclusion and thus helps to meet the targets of the Europe 2020 Strategy.” (Council of the European Union, 2012)

L’EY2012 si è configurato quindi come un ponte verso la strategia Europa 2020, mediante la quale l’UE mira a offrire una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva con elevati livelli di occupazione, produttività e coesione sociale. Tale strategia, condivisa dagli stati membri nella definizione degli obiettivi nazionali, si basa su cinque obiettivi specifici che l’UE è chiamata a raggiungere entro il 2020, tra cui un innalzamento al 75 % del tasso di occupazione per la fascia di età compresa tra i 20 e i 64 anni e almeno 20 milioni di persone a rischio o in situazione di povertà ed emarginazione in meno. Altri obiettivi individuati riguardano poi l’istruzione, i cambiamenti climatici, l’energia e gli

investimenti in ricerca e sviluppo (European Commission, 2013). La promozione dell’invecchiamento attivo assume infatti un ruolo essenziale della strategia Europa 2020, il cui successo dipende in larga misura dal consentire agli anziani di contribuire pienamente all’interno e all’esterno del mercato del lavoro, rimanendo attivi anche come consumatori, assistenti, volontari e cittadini.

A tale fine l’UE per stimolare la crescita e l'occupazione ha individuato sette iniziative prioritarie (flagship initiatives): in particolare, l’istituzione di un Unione per l’Innovazione (Innovation Union), che appare fortemente focalizzata sulla promozione dell’innovazione nei prodotti servizi e modelli d’impresa, soprattutto in ragione di una popolazione europea sempre più matura che subisce le forti pressioni competitive dalla globalizzazione. In particolare, l’Innovation Union, in aggiunta a tredici action

points, ha lanciato nel 2011 una European Innovation Partnership on Active and Healthy Ageing, il cui

obiettivo principale è quello di aumentare di due anni la media della vita in buone condizioni di salute mediante “enabling EU citizens to lead healthy, active and independent lives while ageing; improving the

sustainability and efficiency of social and health care systems; boosting and improving the competitiveness of the markets for innovative products and services, responding to the ageing challenge at both EU and global level, thus creating new opportunities for businesses. (Unione Europea. Innovation Union)”.

L’adozione di un Piano Strategico di Implementazione e la successiva elaborazione di sei Action Plans segnano l’avvio di un processo che guiderà le azioni dei paesi membri dell’UE verso un’idea maggiormente complessa riguardo al tema dell’invecchiamento. In particolare, tra gli Action Plan predisposti, uno in particolare insiste sull’importanza dei una “Innovation for Age- friendly Buidings, Cities

and Environments” (gli altri sono Prescription and adherence action at regional level, Falls Prevention, Prevention of functional decline and frailty, Integrated Care), riconoscendo nelle sue azioni specifiche l’importanza

dell’obbiettivo comune di tendere verso l’implementazione di strategie condivise per la creazione di ambienti age-friendly, condividendo tra i paesi membri modelli di buone pratiche, ricerche e programmi innovativi riguardanti i temi dell’active ageing e della relazione tra “spatial context, cost effectivness and

population health, participation and wellbeing of older people, from wich evidence-based guidelines and best practices will be developed and shared” (European Innovation Partenership on Active and Helathy Ageing , 2012)

Le aree di azione individuate dall’Action Plan riguardano l’ implementazione di politiche e pratiche per regioni, città e comunità; la creazione di un network per la promozione di un patto europeo sul cambiamento demografico; il contesto fisico. È soprattutto l’ultima area di azione a portare i maggiori contributi di interesse in quanto appare più esplicitamente l’accento verso lo spazio, nella forma di spazio urbano, residenziale o dei servizi. A questo stadio ancora iniziale di avanzamento dell’Action Plan, i documenti disponibili riguardano le azioni previste e i soggetti individuati come competenti che sono: ricerca e costruzione di un database utile per la definizione dei principi da sviluppare; sperimentazione e modellazione per “urban design, housing e health & social services” ; costruire consapevolezza; diffondere risultati; sviluppare linee-guida e standard.

In precedenza nel 2008 l’UE aveva avviato il progetto “Q Ageing”, finanziato dal programma Interreg promosso dal FESR, Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, che aveva tra gli obiettivi quello di migliorare gli ambienti di vita e lavoro degli anziani: si tratta di un programma di cooperazione della durata di tre anni che coinvolge l’Ungheria, la Slovenia, l’Italia, la Polonia e la Germania, che insiste principalmente sul miglioramento della qualità e dell’adattabilità dei servizi pubblici e sulla creazione di nuovi contesti urbani progettati per venire incontro alle esigenze degli anziani. Il progetto, concluso nell’ottobre del 2011, ha coinvolto direttamente la popolazione anziana nello sviluppo e implementazione degli interventi, che potevano essere replicabili anche negli altri paesi dell’EU. Il progetto si è sviluppato attorno a tre macro-temi, ognuno dei quali è stato poi declinato in una serie di altre iniziative: Il primo tema riguarda la sicurezza sociale e la lotta all’isolamento degli anziani; il secondo tema si occupa di rafforzare l’occupabilità degli anziani; il terzo tema si occupa degli spazi pubblici e della mobilità degli anziani. I progetti raccolti in questo ambito assumono scale d’intervento differenti: si va dall’acquisto di alcune bici elettriche da usare all’interno di case di cura, all’attivazione di un bus a chiamata (Provincia di Treviso), ad un’attività di mappatura delle barriere architettoniche presenti in città (Sopot, Polonia), fino alla progettazione di un parco in cui il disegno degli spazi e dei percorsi sia funzionale all’uso di un certo segmento di popolazione (Maribor, Slovenia) o luogo di formazione all’invecchiamento attivo (Comune di Genova). (European Union, 2011)

Un’ultieriore iniziativa avviata dall’UE è quella denominata ActiveA.G.E. (Active ageing, Gender & Employement), all’interno del più ampio progetto Urbact (Unione Europea). Nell’ambito di un approccio integrato delle diverse tematiche a livello urbano, il progetto ActivAge si colloca all’interno del focus sull’Active Inclusion : infatti, esso appare concentrato sull’invecchiamento come importante caratteristica demografica che riguarda gli stati membri dell’Eu. ActivAGE si basa sul principio della condivisione delle esperienze effettuate nelle nove città che partecipano al programma, in modo tale da sviluppare una ampia competenza nei settori di intervento, identificando e sviluppando buone pratiche e mettendole successivamente in atto con un approccio integrato. I punti principali del progetto riguardano age and the economy, age and care services e age and insecurity, attorno ai quali sono stati sviluppati successivamente nove piani di azioni in altrettante città europee (Urbact - Active A.G.E.).

Nell’ottica di una ricerca che si occupa di indagare le “dimensioni territoriali della cura” attraverso la categoria dei soggetti, un ruolo fondamentale assume la lettura critica di un caso italiano in cui si siano messe in pratica politiche e progetti alla scala urbana che hanno avuto come oggetto la categoria, scelta come interpretativa, degli anziani. L’esempio considerato è quello del Comune di Udine, che ha aderito sin dal 2004 al programma promosso dal World Health Organization sulle Healthy Cities, proseguendo poi con l’esperienza delle città “Age friendly”(v. Scheda 2). L’esperienza di Udine è stata presa in considerazione come esempio, campione in quanto si presenta come luogo in cui è stata messa in atto una politica organica riguardante la popolazione anziana, che ha permeato anche altre azioni dell’amministrazione, come la recente approvazione del PRG, che ha previsto nelle sue considerazioni sull’accessibilità anche la creazione di percorsi pedonali e spazi verdi accessibili ogni trecento metri (Comune di Udine, 2013).

L’esperienza di Udine, il progetto “Città Sane” e il focus sull’Ageing

La città di Udine, capoluogo della regione Friuli Venezia Giulia, ha una popolazione di circa 100000 abitanti, di cui il circa un quarto ha più di 65 anni (Ufficio di Progetto OMS - Città sane, 2002). In quanto a proporzioni demografiche, la città di Udine si trova del tutto in linea con la situazione italiana, essendo stata interessata, nel corso degli ultimi anni, anche un incremento della popolazione immigrata, che rappresenta il 13% circa della popolazione1 (ivi). Negli ultimi decenni la città ha subito un’importante trasformazione, passando dal possedere una base economica legata alla media e piccola industria, soprattutto nel settore siderurgico, al diventare una città dal forte ruolo terziario, grazie alla presenza degli uffici amministrativi istituzionali di regione e provincia, oltre alla forte presenza delle sedi dell’Università.

Udine fa parte del progetto Città Sane (v. Scheda 5) fin dal 1995 aderendo alla       

1 In Appendice sono riportate alcune tabelle riassuntive riguardo i caratteri demografici

seconda fase del programma. In un secondo momento, a partire dal 2008, entra a far parte anche del Subnetwork “Healthy Ageing” promosso nella quarta fase dal network delle Healthy Cities, diventando successivamente il comune capofila del progetto che coinvolgeva diverse altre città europee. Il comune elabora in quegli anni un importante documento, il Piano di Salute della Città di Udine (2003, ad oggi in aggiornamento), che individua, a partire da un’analisi dei bisogni di salute espressi dai cittadini, una serie di strategie di azione indirizzate ai diverse tipologie di soggetti e destinatari del territorio: infanzia, famiglia, anziani, disabilità, … (Comune di Udine, Az. Serv. San. 4 "Medio Friuli", Fond. "E. Zancan", 2003). Nello stesso periodo ha predisposto un documento, “Udine: il profilo di salute della popolazione anziana” (Ufficio di Progetto OMS - Città sane, 2002), che ha come obiettivo quello di identificare, a partire da una panoramica sulla popolazione anziana della città, quali siano i bisogni di tale componente della popolazione, anche mediante l’ausilio di focus group e interviste a gruppi di cittadini over 65. Questo documento si è anche occupato di proporre una valutazione da parte degli stessi utenti o caregiver rispetto ai servizi indirizzati agli stessi anziani, che espliciteremo qui di seguito, oltre ad una mappatura sul territorio di servizi in relazione alla loro localizzazione e alla presenza di anziani sul territorio.

Scheda 5 - Programma Città Sane: Healthy Urban Planning e Healthy Ageing