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Il rap come ponte tra palestinesi

Se si considera l’eterogenea realtà palestinese, gli avvenimenti storici, la politica e le diverse realtà createsi all’interno di Israele, nella West Bank, a Gaza e nella diaspora costituiscono indubbiamente motivo di separazione e differenziazione tra le diverse

anime del popolo palestinese. La realtà dell’occupazione e in ultimo, la costruzione del muro di separazione, rappresentano un ulteriore ostacolo a un contatto, o a un avvicinamento delle varie parti. Cosciente delle numerose divisioni fisiche, politiche e sociali tra le varie componenti della realtà palestinese, l’hip-hop ha cercato e cerca tuttora di abbattere le barriere che le separano, come spiega Suheil Nafar, membro della band DAM, all’inizio del documentario Slingshot Hip-Hop:

Vivendo nello stato ebraico […] siamo stati separati dai palestinesi che vivono fuori da Israele. Durante la guerra del 1967 Israele occupò Gaza e la West Bank. Da allora questi palestinesi del ’67 vivono sotto occupazione israeliana: non possono lasciare la West Bank e Gaza e noi palestinesi del ’48 non siamo autorizzati ad entrare senza una speciale autorizzazione da parte di Israele. E adesso c’è un gigantesco muro tra di noi. Ma questa storia parla di abbattere questi muri che ci separano1.

Nel film di Jackie Salloum assistiamo ai vari tentativi dei rapper palestinesi-israeliani, della West Bank e di Gaza di incontrarsi per potersi esibire insieme, tentativi spesso frustrati dagli ostacoli costituiti dai checkpoint e dalla complessa burocrazia israeliana2. Sebbene l’incontro tra le varie realtà rappresentate dagli artisti rap palestinesi sia tuttora abbastanza difficoltoso sul concreto piano “spaziale”, i rapper sono riusciti ad annullare le distanze che li separavano, soprattutto grazie ad internet, mezzo senza il quale il rap palestinese sarebbe ancora praticamente sconosciuto. Internet ha avuto senza dubbio un importantissimo ruolo nella diffusione della produzione musicale degli artisti, che possono caricare sulla rete i loro brani – sia quelli con un’indubbia qualità sonora, come quelli dei DAM, sia quelli registrati in maniera più rudimentale – senza la mediazione del mercato discografico. Ma il fondamentale ruolo di internet per i rapper palestinesi risiede anche nelle sue potenzialità di comunicazione e interconnessione, che hanno permesso ai vari artisti di tenersi in contatto e cementare amicizie e collaborazioni al di là delle distanze; sono nati infatti molti brani che riuniscono artisti palestinesi di diverse

1

J. Salloum, Slingshot Hip-Hop (2009)

2 Nel documentario si vede come i Palestinian Rappers, band di Gaza, furono bloccati durante il tragitto

per Ramallah, dove avrebbero dovuto esibirsi insieme ad artisti palestinesi-israeliani e della diaspora, nonostante disponessero di un permesso.

provenienze senza che essi si siano mai incontrati3. Gli stretti contatti tra gli artisti hanno generato un senso di solidarietà di gruppo, ma anche una conoscenza reciproca delle diverse problematiche che colpiscono le diverse realtà palestinesi, fattori che non si limitano al piano delle relazioni tra artisti, ma sono invece estesi al pubblico palestinese che, da Gaza alla diaspora, può comprendere ed empatizzare più facilmente con il resto del suo popolo. Secondo Hugh Lovatt, che ha analizzato nel suo lavoro numerosi aspetti del rap palestinese, una delle sue funzioni fondamentali sarebbe

aiutare a creare, costruire e mantenere un’identità nazionale araba-palestinese in ciò che può essere visto come un tentativo di ritrovare ciò che lo storico medievale arabo Ibn Khaldun definiva come asabiya o appartenenza di gruppo. […] I testi rap palestinesi sono profondamente permeati da vari concetti ideologici, in particolare: promozione di una storia comune, resistenza contro un’entità ostile, profondo attaccamento a una madrepatria4.

La ricerca dell’unità del popolo palestinese è uno degli obiettivi del rap che cerca di appianare le differenze al suo interno, pur valorizzando la diversità di esperienze attraverso il racconto di queste ultime, nel tentativo di riuscire lì dove la politica ha fallito.

Nonostante il rap sia indubbiamente riuscito a creare una connessione intra-palestinese, la ricerca di punti comuni è stata ed è sicuramente più difficile nelle relazioni tra palestinesi e israeliani.

Il rap palestinese prodotto al di fuori della linea verde presenta testi scritti per la maggior parte in lingua araba5: la lingua rappresenta dunque il primo ostacolo alla trasmissione del messaggio. Inoltre, anche sul piano dei contenuti, si può facilmente immaginare come il rap prodotto da artisti di Gaza e della West Bank – che vivono quotidianamente l’esperienza dell’occupazione e delle limitazioni imposte dallo stato di

3 Alcuni esempi possono essere il brano “La mia Città” (analizzato nel secondo capitolo) registrato

separatamente da Ayman dei Palestinian Rappers (Gaza) e Shadia Mansour (Londra) e successivamente mixato, o il brano “'Afkār” (Pensieri) dei Refugees of Rap (Siria) in collaborazione con Tamer Nafar (Israele).

4 H. Lovatt, Palestinian Hip-hop Culture and rap Music: Cultural Resistance as an Alternative to Armed

Struggle, Institute of Arabic and Islamic Studies, Exeter University (2009); p.33-34

5

Fanno eccezione alcuni artisti della diaspora che scrivono i loro testi in inglese. Il problema della lingua è rilevante anche all’inverso: a eccezione dei palestinesi-israeliani infatti, gli altri artisti rap palestinesi non padroneggiano l’ebraico, lingua in cui sono scritti la maggior parte dei testi degli artisti ebrei- israeliani.

Israele e occasionalmente le conseguenze dei conflitti armati – presenti tendenzialmente messaggi che lasciano poco spazio al dialogo. Nonostante la quasi totalità degli artisti veda l’espressione attraverso il rap come mezzo alternativo all’uso della violenza, la disillusione data dalla realtà vissuta da questi giovani palestinesi fa si che i messaggi di pace e coesistenza siano spesso sorpassati da quelli di denuncia e protesta per le ingiustizie subite. La scena rap israeliana invece rappresenta un interessante terreno di incontro-scontro tra artisti ebrei e palestinesi.