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La posizione dell’OUA

Nel documento La politica africana del Marocco (pagine 63-66)

2. DALLE INDIPENDENZE ALLE SOGLIE DEL NUOVO MILLENNIO: I REGNI DI MOHAMMED V E

2.3 Hassan II e la personalizzazione della politica estera

2.4.1 La posizione dell’OUA

Se, come abbiamo visto, sul piano interno la guerra per il Sahara Occidentale riuscì a rafforzare l’istituzione monarchica e a farle ritrovare la legittimità fortemente compromessa dalle crisi dei primi anni ’70, in Africa, invece, produsse nuovamente un isolamento diplomatico. Come sottolinea Mohsen-Finan “è in Africa Nera che la politica sahariana del Marocco fu più severamente giudicata nella misura in cui l’occupazione del Sahara occidentale

145 Il referendum per l’autodeterminazione avrebbe dovuto decidere in merito all’indipendenza o

all’incorporazione dei territori del Sahara da parte del Marocco. Fino ad ora non si è mai svolto a causa delle divergenze delle parti sulla composizione delle liste elettorali.

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andava contro due principi sacri dell’OUA, il diritto dei popoli ad autodeterminarsi e l’accettazione delle frontiere ereditate dal colonialismo”.146

L’Africa fu lo scenario di una vera e propria battaglia diplomatica tra Marocco e Algeria, che agiva in favore del Polisario. Infatti, poiché il Regno godeva già del sostegno della Lega Araba e dei paesi occidentali, in particolare Francia e Stati Uniti, l’Algeria concentrò prioritariamente la propria azione in un’Africa divisa sulla questione, ma anche più sensibile al riguardo. E, in effetti, ottenne dei risultati notevoli, aiutata anche dall’atteggiamento scostante e contraddittorio del Marocco in seno all’OUA147 e dalla sua implicazione in guerre e operazioni

al servizio degli interessi occidentali, sgradite alla maggior parte dei paesi africani: l’intervento nelle due guerre dello Shaba (ex Katanga) del 1977 e 1978 e la partecipazione al tentato colpo di stato in Benin del 1977.148 Ad oggi, i paesi subsahariani che hanno riconosciuto la RASD sono

35, di cui 17 hanno però sospeso, cancellato o congelato le relazioni diplomatiche con essa nel corso degli anni.149

L’OUA fu il principale terreno di scontro della diplomazia marocchina e di quella algerina. La prima risoluzione dell’OUA successiva all’inizio dell’occupazione del Sahara Occidentale da parte di Marocco e Mauritania fu un semplice invito alla cooperazione delle parti coinvolte

146 K. Mohsen-Finan, Sahara Occidental. Les enjeux d’un conflit régional, Parigi, Éditions du CRNS, 1996, p. 66 147 Ce ne offre qualche esempio Berramdane: “al XIII vertice dell’OUA di Port-Louis (Mauritius), il Marocco

rifiuta la tenuta di una riunione straordinaria sul Sahara occidentale, e al XIV vertice di Libreville (Gabon) accetta di parteciparvi. Allo stesso modo, rifiuta di partecipare ai lavori del Comitato ad hoc creato dal XV vertice di Khartoum (Sudan), poi decide di parteciparvi dopo il XVII vertice di Freetown (Liberia). Il governo marocchino decide, alla XXVIII sessione del Consiglio dei ministri tenuto a Lomé (Togo), nel febbraio 1976, di sospendere la propria partecipazione a tutti gli organi dell’OUA e decide di riprendere il suo posto all’interno di quest’organizzazione al XIV vertice di Libreville (Gabon) nel luglio 1977.” A. Berramdane, Le Sahara occidental,

enjeu maghrébin, Karthala, Parigi, 1992, p. 66

148 Ibidem

149 I paesi che riconoscono ancora la RASD sono (tra parentesi l’anno di riconoscimento): Angola (’76),

Botswana (’80), Etiopia (’79), Ghana (’79), Kenya (’85), Lesotho (’79), Mali (’80), Mauritania (’84), Mozambico (’76), Namibia (’90), Nigeria (’84), Ruanda (’76), Sud Africa (’04), Sud Sudan (’11), Uganda (‘79), Tanzania (’78), Zimbabwe (’80). I paesi che non intrattengono più relazioni diplomatiche con la RASD sono (tra parentesi l’anno del riconoscimento e dell’interruzione): Benin (’76-0’97), Burkina Faso (’84-’96), Burundi (’76-’10), Capo Verde (’79-’07), Ciad (’80-’06), Guinea Bissau (’76-’10), Guinea Equatoriale (’78-’80), Liberia (’85-’97), Madagascar (’76-’05), Malawi (’94-’08), Mauritius (’82-’14), Repubblica del Congo (78-’96), Sao Tomè (’78-’96), Seychelles (’77-’08), Swaziland (’80-’97), Sierra Leone (’80-’03), Togo (’76-’97) e Zambia (’79-’11). Come si può notare, la maggior parte dei riconoscimenti è avvenuta negli anni ’70 e ’80, mentre la gran parte delle interruzioni delle relazioni diplomatiche a partire dalla fine degli anni ’90, seguendo gli andamenti fluttuanti della politica africana del Marocco nel corso degli anni.

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per trovare una soluzione pacifica della disputa.150 L’anno seguente (1977) l’Assemblea non

adottò alcuna risoluzione a riguardo, ma nel 1978 qualcosa iniziò a muoversi con l’istituzione di una Commissione ad hoc che, tuttavia, non riuscì a fare grandi progressi. Lo stallo era dovuto soprattutto al fatto che il Marocco si rifiutava di negoziare col Polisario, dicendosi però disposto a farlo con l’Algeria, la quale a sua volta respingeva la proposta marocchina, non volendo sostituirsi ai ṣaharāwī.

Nel 1980, dopo che nel 1976 l’Algeria aveva tentato senza successo di far riconoscere il Polisario come movimento di liberazione nazionale, la RASD domandò di essere ufficialmente ammessa all’OUA. Il Marocco, per evitare che ciò accedesse, o perlomeno ritardarlo, chiese all’Assemblea di posticipare il voto in attesa che i capi di stato si esprimessero, con una votazione a due terzi di maggioranza, sul quesito: la RASD soddisfa le condizioni di stato indipendente e sovranità per essere ammessa all’OUA?151 Per evitare lo stallo, i membri

preferirono glissare sulla questione e adottarono una risoluzione di compromesso domandando alla Commissione ad hoc di continuare a lavorare per trovare una soluzione pacifica al conflitto.152 Sempre nella stessa ottica, ma con stupore di tutti, Hassan II scelse il

vertice di Nairobi del 1981 per dichiarare che era disposto ad accettare l’organizzazione di un referendum “controllato”, salvo poi affermare, una volta tornato in patria, di concepirlo come un referendum confermativo e non di autodeterminazione.153 Tuttavia, nel 1982 una

delegazione della RASD fu invitata dal segretario generale a partecipare al vertice dell’OUA in qualità di paese membro, grazie soprattutto al lavoro di lobby dell’Algeria. Fu un grande smacco per il Marocco e un momento di crisi all’interno dell’organizzazione. Su iniziativa del Regno 18 paesi lasciarono la sala in segno di protesta e boicottarono l’incontro successivo che doveva tenersi a Tripoli.154

150 AHG/Res. 81 (XIII)

151 A. Berramdane, op. cit., p. 69 152 AHG/Dec 118 (XVII)

153 K. Mohsen-Finan, “Conflit du Sahara Occidental, de la guérrilla au gel durable”, in Orient XXI, 2015. URL:

http://orientxxi.info/documents/chronologies/conflit-du-sahara-occidental-de-la-guerilla-au-gel-durable,0882, consiltato il 09/11/15

154 Alto Volta, Camerun, Comore, Gibuti, Guinea Equatoriale, Gabon, Gambia, Costa d’Avorio, Liberia,

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L’anno successivo la RASD decise volontariamente di non partecipare al vertice di Addis Abeba, cosa che fu apprezzata nella risoluzione adottata in quell’occasione,155 nella quale

l’OUA riconobbe anche per la prima volta il Polisario come parte in causa nel conflitto e lo invitò, insieme al Marocco, ad avviare dei negoziati diretti. Per il Regno la situazione non poteva essere peggiore: la RASD era stata riconosciuta dalla maggior parte dei paesi africani ed era diventata membro dell’OUA e, in aggiunta, l’organizzazione lo invitava a negoziare direttamente col Polisario, cosa che il Marocco si era sempre rifiutato di fare. Quando, nel novembre del 1984, la RASD divenne a pieno titolo membro dell’OUA partecipando per la prima volta a un vertice, il Marocco decise di ritirarsi dall’organizzazione con questo messaggio del re: “ecco arrivata l’ora di separarci. Per il Marocco, diventa imperativo non rendersi complice di decisioni che non sono altro che un processo di erosione irreversibile della legalità, elemento vitale per ogni organizzazione internazionale che si rispetti. In attesa di giorni più saggi, vi lasciamo. Ma africano è il Marocco, africano resterà.”156 Ad oggi, è l’unico paese

africano a non farne parte.

Nel documento La politica africana del Marocco (pagine 63-66)