'Je me suis trompé' – la critica di Fanon
2. La critica all'ONU veicolo di violenza imperialista
2.1 Le (Potenti) Nazioni Unite
«Noi popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità, a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole, a creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altri fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti, a promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà, e per tali fini a praticare la tolleranza ed a vivere in pace l’uno con l’altro in rapporti di buon vicinato, ad unire le nostre forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale, ad assicurare, mediante l’accettazione di principi e l’istituzione di sistemi, che la forza delle armi non sarà usata, salvo che nell’interesse comune, ad impiegare strumenti internazionali per promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli, abbiamo risoluto di unire i nostri sforzi per il raggiungimento di tali fini.»
Risuona a questo punto dell'indagine ridicolo, o tragico, se si preferisce, il preambolo della Carta delle Nazioni Unite. La breve presentazione delle origini e della struttura di questo organismo internazionale dalle pretese ecumeniche ne hanno svelato la vera natura elitaria. Nata in seno al ristrettissimo concerto degli Stati vincitori della
Seconda guerra mondiale, e da questi controllata attraverso il Consiglio di Sicurezza, vera forza motrice dell'istituzione, l'Organizzazione delle Nazioni Unite è servita da congegno “pluralista” volto a garantire gli interessi e i privilegi dei vertici dei paesi ricchi. L'assoluta ipocrisia dei suoi discorsi umanitari di fronte all'effettivo operato portato avanti, non è sfuggito a Fanon, già a pochi anni dalla sua fondazione.
L'intervento delle United Nations in Congo del 1960250 costituisce il pretesto che
spinge Fanon ad un'invettiva contro un'istituzione ben lontana dall'essere una forma democratica di tutela di tutti i popoli come vorrebbe presentarsi. In occasione dell'intervento armato del Belgio, accusato di aver orchestrato i tentativi secessionisti della regione del Katanga, il presidente congolese Lumumba si rivolse all'Onu richiedendo l'invio urgente di un contingente militare in aiuto delle sue milizie, sottolineando nella richiesta la volontà che tali forze militari appartenessero unicamente a «pays neutres»251. Fanon sottolinea senza timore la grave ingenuità di Lumumba nel
credere ad una “amichevole imparzialità” dell'Organizzazione delle Nazioni Unite252,
istituzione che non è che l'“assemblea di riserva messa in piedi dai grandi per continuare la 'lotta pacifica' per la spartizione del mondo”253. Il popolo africano, e non solo, viene
invitato a riflettere e a trarre le dovute conseguenze da questa vicenda. Con la loro presenza, le “imparziali” truppe dell'Onu hanno fatto sì che i massacri in Congo diventassero all'ordine del giorno – dall'arrivo delle United Nations, scrive Fanon254, è
sorta l'abitudine di apprendere ogni mattino che i congolesi si uccidono fra di loro. Se l'invio di truppe al presidente Lumumba risultava inevitabile nei fatti, ciò sarebbe dovuto avvenire, secondo Fanon, tramite la concessione di aiuti da paese amico a paese amico, non entro il quadro di un'istituzione che si presenta come imparziale mentre opera in realtà come braccio operativo degli Stati più forti, i cui interessi impediscono qualsivoglia intervento spassionato. Che l'Onu sia ben lontana dal costituire un
250Per approfondire l'intervento delle Nazioni Unite in Congo si veda Gendebien, Paul-Henry,
L'intervention des Nations Unies au Congo. 1960-1964, Parigi, Mouton & Co, 1967.
251Telegramma del presidente congolese all'ONU, riportato in Gendebien, Paul-Henry, op.cit., p. 30. 252Fanon, Frantz, «La mort de Lumumba: pouvions-nous faire autrement?», in Fanon, Frantz, Oeuvres,
cit., p. 876. 253Ibid. 254Ibid.
dispositivo di tutela delle nazioni minacciate nei loro diritti risulta evidente nelle dinamiche susseguitesi in occasione dell'episodio preso in considerazione da Fanon. Egli denuncia il fatto che l'autorità dell'ingenuo presidente congolese fosse svuotata da parte delle Nazioni Unite, i cui funzionari costituirono un nuovo governo a pochi giorni dall'investitura di questo. Non solo: l'“imparziale” Organizzazione delle Nazioni Unite si premurò di prendere accordi con i nemici del presidente congolese che si era rivolto ad essa per ottenere un aiuto contro l'ex potenza coloniale e non può certo sorprendere, a questo punto, che l'intervento Onu in Congo si concluse con la morte di Lumumba. Il caso congolese dà modo a Fanon di svelare le pratiche delle United Nations quali veicolo di violenza imperialista; viene da chiedersi quale sarebbe stata la sua reazione di fronte alla «militarized globalization»255 all'opera in Palestina, Afghanistan e Iraq...
Il Congo non è il solo caso cui Fanon si rifà per sostenere le sue critiche all'elitario organismo internazionale. Egli invita i lettori a volgere lo sguardo al Camerun – l'Onu ne ha presieduto e garantito l'autodeterminazione, secondo i principi enunciati nel suo statuto, lasciando però che il governo francese vi installasse un governo provvisorio256
secondo una logica di aiuto paternalistico ai popoli bambini incapaci di autogovernarsi. Da quando è nata, l'Organizzazione delle Nazioni Unite non ha mai saputo rispondere adeguatamente ai problemi innescati dal colonialismo, incalza Fanon, e ogni volta che è intervenuta, lo ha fatto per venire in soccorso alle potenze colonialiste dei paesi oppressori257. La sua azione non può configurarsi altrimenti emanando da
un'istituzione messa in piedi dagli Stati più forti per rendere legittimi i propri soprusi a danno dei paesi più deboli. Non si tratta di incapacità contingenti dovute alla difficoltà dei casi in cui viene richiesto l'intervento, bensì di strutturale, congenita affiliazione alle strategie dei governi imperialisti. Inutile qualsiasi tentativo di emendare l'Onu dai suoi difetti, di limarne l'operato per ottenere dinamiche più democratiche, poiché
255Sharawy, Helmi, «Frantz Fanon, globalisation and the African revolution», Pambazuka News. Pan-
african voices for freedom and justice, n. 561, dicembre 2011, disponibile all'indirizzo
<http://pambazuka.org/en/category/features/78503> (dicembre 2015).
256Fanon, Frantz, «La mort de Lumumba: pouvions-nous faire autrement?», in Fanon, Frantz, Oeuvres, cit., p. 875.
l'istituzione risulta marcia alla radice258. Le Nazioni Unite nascono come congegno di
legittimazione della forza dei vincitori e di discredito dei vinti; costituiscono niente di meno che «la carte juridique qu'utilisent les intérêts impérialistes quand la carte de la force brute échoué»259. Lungi dal costituire un sistema pluralista di salvaguardia dei
diritti di tutti i popoli e di tutte le nazioni, quando esce dal suo silenzio, l'Onu si riduce ad essere strumento della politica estera dei paesi imperialisti, in particolar modo degli Stati Uniti, «monstre où les tares, les maladies et l'inhumanité de l'Europe ont atteint des dimensions épouvantables»260. Non c'è da sorprendersi allora, afferma Fanon, se nessun
rappresentante dei paesi sottosviluppati ride di fronte a Chruščёv che brandisce la scarpa durante un'assemblea Onu, poiché questo atto non fa che esprimere il malcontento nei confronti dell'ordine di cose perpetrato grazie anche agli organismi internazionali, dove siedono “miserabili capitalisti”261. Allo stesso modo Fanon sottolinea che il fatto che
Castro sieda tra i banchi dell'Onu in divisa militare non scandalizza i paesi sottosviluppati, poiché essa non è che metafora del regime di violenza continua cui sono sottoposti i dannati della terra262. Le taglienti affermazioni di Fanon vogliono mostrare
tutta la falsità delle facili indignazioni e commozioni dietro le quali si nasconde il mondo liberal-democratico, compiaciuto sostenitore di un violento sistema di oppressione su scala globale – «la carathéristique de la majorité des démocrates français est précisément de ne s'alarmer qu'à propos des cas individuels juste bond à arracher une larme ou à provoquer de petites crises de conscience»263. Gli “alti valori umani” per i
quali si pretende falsamente di lottare si intrecciano a formare quel discorso di stampo umanitario che costituisce la linfa delle Nazioni Unite. Diffuso e irrobustito dalle sistematiche campagne mediatiche occidentali, contro le quali Fanon stesso punta il dito264, esso tutela quella credibilità che garantisce all'Onu l'appoggio del pubblico alle
258Cfr. Redlink et alii, L'Onu e i signori della pace, cit. pp. 70-71.
259Fanon, Frantz, «La mort de Lumumba: pouvions-nous faire autrement?», in Fanon, Frantz, Oeuvres, cit., p. 875.
260Fanon, Frantz, «Les damnés de la terre», in Fanon, Frantz, Oeuvres, cit., p. 674. 261Ivi, p. 483.
262Ibid.
263Fanon, Frantz, «À propos d'un plaidoyer», in Fanon, Frantz, Oeuvres, cit., p. 754.
264«Les dirigeants nationalistes savent que l'opinion internationale est forgée uniquement par la presse occidentale»: Fanon, Frantz, «Les damnés de la terre», in Fanon, Frantz, Oeuvres, cit., p. 483.
sue risoluzioni, ai suoi interventi presentati sempre come “necessari per il bene dell'umanità”. La maschera magnanima indossata dalle United Nations è la prima fonte di inganno, l'acuto meccanismo di narcotizzazione del pensiero critico messo in piedi per ottenere il massimo consenso possibile – democraticamente, s'intende. Come non accordare infatti la propria approvazione a strategie che si dicono pronte a salvare vite umane e a garantirne un'esistenza che vada al di là della mera sussistenza? Come dire di no alla prodiga volontà di offrire il pane a milioni di affamati? La strategia è chiara ed è fin troppo nota a noi fedeli cultori della “democrazia”: il consenso viene richiesto in merito a vuoti slogan che nulla significano dal punto di vista concreto, come “lei appoggia la nostra politica?”265. Aprire gli occhi significa assistere a quello che Sartre
chiama lo strip-tease del nostro umanesimo – «le voici tout nu, pas beau: ce n'était qu'une idéologie menteuse, l'exquise justification du pillage»266. Dietro ai proclami
umanitari sulla volontà di difendere i diritti umani giace, lo abbiamo detto e ripetuto, un insieme di pratiche neo-coloniali insopportabili ad uno sguardo attento e disposto a mettere in discussione le verità ingoiate dal sistema. «Les partages, les commissions mixtes contrôlées, les mises sous tutelle sont des moyens légaux internationaux de torturer, de briser la volonté d'indépendence des peuples, de cultiver l'anarchie, le banditisme, la misère»267. La tagliente critica di Fanon riesce a svelare la natura ultima
dei sistemi di potere liberal-democratici che si rivelano non essere altro che sistemi di oppressione e saccheggio sistematizzato.
Se le Nazioni Unite nascono formalmente con l'intento di scoraggiare gli Stati all'uso della forza come strumento di politica internazionale, di esortarli alla cooperazione e al rispetto dei diritti umani fondamentali, il piano storico-concreto dice altro: grida la vittoria del principio per cui la giustizia è quella sancita dai più forti, dai vincitori a qualunque condizione. Il ripudio delle armi concerne solo quella guerra che
265Noam Chomsky, Atti di agressione e di controllo. Una voce contro, Marco Tropea Editore, Milano, 2000, p. 200.
266Sartre, Jean-Paul, Prefazione a Fanon, Frantz, «Les damnés de la terre», in Fanon, Frantz, Oeuvres, cit., p. 444.
267Fanon, Frantz, «La mort de Lumumba: pouvions-nous faire autrement?», in Fanon, Frantz, Oeuvres, cit., p. 875.
vuole attaccare il suolo del Primo Mondo, perché se a morire sono uomini, donne e bambini del resto del pianeta non si tratterà che di “effetti collaterali”. Il benessere che si vuole difendere dai nuovi Hitler è solo il benessere dei cittadini di serie A, poiché se nelle periferie si muore di fame a causa di politiche devote al più famelico capitalismo, se i diritti vengono sbranati da proiettili e mine anti-uomo, non si tratterà che di interventi necessari a far fuori dei tiranni e gli attentatori suicidi che per fisiologica pazzia si fanno saltare in aria dopo aver immancabilmente gridato “Allah Akbar!” (ا ررببكرأ ). Se quella che si vuole riaffermare è l'eguaglianza di tutti gli uomini e le donne delle nazioni grandi e piccole, perché l'autoproclamatasi “comunità internazionale” si mobilita sistematicamente in base agli interessi del centro del mondo? Si pensi alla risoluzione recentemente approvata dall'Onu che autorizza “tutte le misure necessarie” per combattere contro lo Stato Islamico e il terrorismo da questo perpetrato a danno della sicurezza internazionale268 – con tutte le riserve che si devono assumere in
occasione di interventi delle sedicenti Nazioni Unite e dei democratici governi del Nord del mondo (abbiamo visto cosa si nascondeva dietro la precedente campagna antiterrorismo portata avanti in Afghanistan...la squisita giustificazione del saccheggio, appunto), anche a voler accettare la bontà di una tale iniziativa, perché tanto clamore solo a seguito dei morti su suolo occidentale? Tutti i discorsi sull'uguaglianza tra le persone umane non riescono a mascherare l'agghiacciante banalità «qui veut que les sept Français tués ou blessés au col de Sakamody soulèvent l'indignation des consciences civilisées tandis que “comptent pour du beurre” la mise à sac des douars269
Guergour, de la dechra270 Djerah, les massacres des populations qui avaient précisément
motivé l'embuscade»271. Alla strategia di Dien-Bien-Phu, messa in atto dal colonizzato,
il colonialista risponde «par la stratégie de l'encadrement... dans le respect de la
268Cfr. Bourreau, Marie, «L'ONU autorise “toutes les mesures” contre l'État islamique», Le Monde, 21 novembre 2015, disponibile all'indirizzo <http://www.lemonde.fr/attaques-a- paris/article/2015/11/21/le-conseil-de-securite-de-l-onu-appelle-tous-les-pays-a-se-joindre-a-la-lutte- contre-l-ei_4814636_4809495.html> (gennaio 2016).
269Il termine “douar” (راودلا) nei paesi arabi ed in particolare nel Maghreb indica dei raggruppamenti di abitazioni rurali, dei piccoli villaggi.
270Il termine “dechra” o “dechira” (ةريشدلا) indica anch'esso piccoli villaggi rurali. 271Fanon, Frantz, «Les damnés de la terre», in Fanon, Frantz, Oeuvres, cit., p. 492.
souveraineté des États»272.
Il tentativo di restrizione dello jus ad bellum che l'Organizzazione delle Nazioni Unite proclama come suo principio fondante corrisponde nei fatti ad una sua cessione in mano ai democratici padroni del mondo, avvenga ciò tramite il Consiglio di Sicurezza o tramite alleanze militari formate ad hoc per venire “in aiuto” alle popolazioni soggette a famigerati dittatori. Se il discorso coloniale mirava a imprimere nei cervelli degli indigeni la convinzione che il governo del colono fosse loro indispensabile per poter vivere una vita al di fuori dello stato di barbarie273, i ritornelli che risuonano anche oggi
non si allontanano da quelli dell'epoca del colonialismo storico, ponendovisi anzi in diretta continuità. Il colono continua inesorabilmente a produrre il colonizzato274. Dalla
missione civilizzatrice siamo passati al dovere etico imposto dalla guerra umanitaria. Cambiano le caratteristiche contingenti, ma lo sfruttamento, l'ipocrisia dei discorsi umanitari volti a celarlo e l'alienazione che ne consegue mantengono in vita il rincalzo ideologico dell'oppressione. I rinnovati interessi imperialisti delle potenze occidentali, preservati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, lievitano all'interno della sempre più acclamata responsabilità di proteggere, «a slippery invention of the self-proclaimed “international community”»275. Fanon riesce a far cadere le ali ai sacri principi della
cultura liberal-democratica – a ben guardare non ve n'è uno che non sia macchiato di sangue276 dal momento che la tradizione occidentale non ha saputo fabbricare l'uomo
che «en le massacrant partout où elle le rencontre, à tous les coins de ses propres rues, à tous les coins du monde»277. Attenzione, allora, a credere senza riserve all' «impartialité
amicale de l'ONU»278.
272Ivi, p. 478.
273«Le résultat, cosciemment poursuivi par le colonialisme, était d'énfoncer dans la tête des indigènes que le départ du colon signifierait pour eux retour à la barbarie»: Fanon, Frantz, «Les damnés de la terre», in Fanon, Frantz, Oeuvres, cit., p. 593.
274Ivi, p. 452.
275Fanon-Mendès-France, Mireille, «Frantz Fanon and the current multiple crises», Pambazuka News.
Pan-african voices for freedom and justice, n. 561, dicembre 2011, disponibile all'indirizzo
<http://pambazuka.org/en/category/features/78515> (gennaio 2016).
276Sartre, Jean-Paul, Prefazione (1961) a Fanon, Frantz, «Les damnés de la terre», in Fanon, Frantz,
Oeuvres, cit., p. 445.
277Fanon, Frantz, «Les damnés de la terre», in Fanon, Frantz, Oeuvres, cit., p. 673.