La possibilità di predire una risposta all'azione di agenti per bersagli specifici attraverso “markers” (marcatori) istopatologici e molecolari è un fattore divenuto integrante le terapie di pazienti affetti da vari tipi di tumori. Nei GBM non è ancora stato validato e standardizzato alcun tipo di campionamento di biomarkers specificamente indicativi; in ogni caso, recenti indagini cliniche hanno dedicato ingenti risorse e sforzi all'identificazione di marker che potenzialmente potrebbero far predire e valutare la risposta, la resistenza e/o le recidive. Un importante passo nella progettazione di ricerche cliniche riguarda la selezione e il monitoraggio di pazienti per l'attivazione di vie metaboliche rilevanti nella terapia mirata di interesse. Per gli inibitori della via della PI3K, dati preclinici hanno suggerito che le mutazioni attivanti del PIK3CA e l'inattivazione o perdita delle PTEN sono le alterazioni molecolari più rilevanti per la predittività di risposta all'inibizione della PI3K in tumori multipli. Un elegante studio di Nicolantonio et al. ha evidenziato che pazienti con tumori che contenevano mutazioni della PIK3CA e perdita dell'attività delle PTEN manifestavano benefici clinici con trattamento con Everolimus (Inibitore dell'mTOR), fatta eccezione per i casi in cui erano presenti mutazioni del gene KRAS. Questa acquisizione è confortata da dati preclinici provenienti da modelli di xenotrapianti di cellule e tumori (realizzati attraverso l'iniezione subcutanea di cellule HKe-3 o ME-180 in ratti immunocompormessi). In un altro studio è stata condotta un'analisi retrospettiva di 7 sperimentazioni per valutare l'effetto di mutazioni BRAF in popolazioni indipendenti di pazienti affetti da tumore colon-rettale. Questo studio ha riscontrato che l'8,3% dei pazienti con mutazioni BRAF, rapportati al 38% di pazienti privi di mutazioni BRAF(P = 0.0012), hanno risposto al trattamento con l'inibitore dell'EFGR Cetuximab.
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Inoltre, in uno studio retrospettivo su 96 pazienti affetti da tipologie di tumore multiple e che erano sottoposti a trattamento in test clinici con agenti il cui bersaglio era la via metabolica della PI3K, i tassi di risposta più elevati sono stati registrati nei portatori di mutazioni della PIK3CA e/o perdita delle PTEN (mutazione o completa perdita della colorazione nelle procedure immunoistochimiche) e gene KRAS “wild-type” (normale), in rapporto a pazienti non selezionati o con mutazioni della PIK3CA e/o perdita delle PTEN con simultanee mutazioni del gene KRAS. Alterazioni aggiuntive, che si verificano con una certa regolarità nei GBM e che attendono ancora di essere valutate per quanto riguarda le predizioni sulla risposta, comprendono mutazioni della PIK3R1 e dell'AKT e un'amplificazione del gene dell'EGFR e del PDGFRA che possono attivare in modo potente la via metabolica della PI3K. Considerati nel loro insieme, questi studi dimostrano che un monitoraggio prospettivo dello status mutazionale deve essere garantito nella progettazione e nell'implementazione di trials clinici in modo che ci si riferisca a dei profili informativi delle mutazioni nel paziente.
La genotipizzazione di mutazioni somatiche multiple ed altri saggi clinici per un efficiente monitoraggio dei pazienti sono stati recentemente introdotti nelle procedure di clinica patologica e dovrebbero aiutare nella progettazione di sperimentazioni più efficaci, ma c'è ancora bisogno di un tale tipo di studi prospettivi su pazienti con GBM per validare questo approccio.
I biomarcatori dei processi farmacodinamici offrono la possibilità di determinare se gli agenti inibiscono effettivamente i target cui si mira nel substrato tumorale e se ci sia con essi una modulazione delle stazioni e costituenti chiave della via metabolica dai quali ci si aspetta una risposta. È in continua crescita l'entità di questi screening eseguiti su campioni di tessuto tumorale e non-tumorale valutati sia immediatamente prima che durante il trattamento con gli agenti considerati. Nel caso degli inibitori delle PI3K, gli studi utilizzano biopsie cutanee molto poco invasive per analizzare i follicoli piliferi in virtù dei loro alti livelli basali di attività delle PI3K. Ad
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esempio, i ricercatori degli studi clinici in fase I con gli agenti XL147 e XL675 sono stati in grado i dimostrare la modulazione dei costituenti la via delle PI3K, assieme ad una riduzione della trasmissione di segnale della via dell'ERK/MAPK nelle biopsie di cute, follicoli piliferi, biopsie di tumori e in un ampio spettro di tipologie di neoplasie solide. In particolare si sono osservate riduzioni nella fosforilazione dei substrati di AKT ricchi di prolina dell'ordine di 40 Kilodalton (PRAS40) a valle della catena (“downstream”), della proteina1 legante l'eIF4E (4EBP1) e dell'S6, così come del MEK ed ERK. Si è evidenziato che una ridotta attività di segnale della via PI3K e la fosforilazione delle MEK e ERK erano associate ad una riduzione del marker di proliferazione Ki67 e ad aumenti dell'apoptosi in pazienti trattati con XL147. Un altro marker surrogato di risposta agli Inibitori della via metabolica delle PI3K, attualmente oggetto di valutazione in trials clinici, consiste nell'impatto degli inibitori della via delle PI3K sull'omeostasi del glucosio, attraverso la misurazione del glucosio a digiuno, dell'insulina o dei peptidi-C nel plasma. I risultati provenienti da studi in fase I con XL147 e XL765 hanno dimostrato che il trattamento con questi composti produceva incrementi dei livelli dell'insulina nei pazienti, secondo una modalità esposizione- dipendente ma aveva un impatto minimo sui livelli di glucosio. In aggiunta, in sperimentazioni cliniche con impiego di BEZ235 e BKM120 sono stati notati incrementi dose-dipendenti nei livelli dei peptidi-C plasmatici.
La captazione dell'FDG dal PET è stata ampiamente utilizzata come marker farmacodinamico nelle sperimentazioni dei BKM120 e del BEZ235 e il suo impiego è attualmente in via di ulteriore implementazione nelle sperimentazioni dei GDC-0980 e CAL-101. Ad esempio, nella sperimentazione in fase I del BKM120 presentata da Grana et al. al meeting annuale ASCO del 2011, l'inibizione dell'attività metabolica del tumore è stata registrata addirittura a partire dal ciclo 1 e la variazione di percentuale rispetto ai valori della baseline suggeriva una tendenza verso l'indicazione di una risposta. Ad ogni modo, nei casi di tumori al sistema nervoso centrale, né le
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biopsie cutanee, né l'omeostasi del glucosio periferico possono essere surrogati affidabili per la misurazione dei livelli di farmaci e dell'inibizione della via metabolica nel cervello e nei tumori dei suoi tessuti, e ciò a causa della presenza della barriera emato-encefalica. Si ricorda inoltre che il campionamento dei tumori cerebrali prima e dopo la terapia mirata rappresenta una sorta di sfida e non è una prassi comunemente attuata. Per i tumori del sistema nervoso centrale, quindi, gli effetti di una terapia mirata nel cervello sono misurati sula base delle più recenti biopsie disponibili prima della terapia comparati con i dati di una biopsia post-terapia (se disponibile). Questa consuetudine dell'utilizzo di una biopsia recente, piuttosto che di una effettuata immediatamente prima della terapia mirata, presuppone che le terapie più ricorrenti dovrebbero produrre un effetto minimo sul tumore per quanto riguarda le specifiche vie metaboliche considerate, a partire dalla valutazione iniziale del tumore e per tutto il corso dei ricorrenti campionamenti del tumore.
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CONCLUSIONI
Sebbene ci siano ancora diversi ostacoli nel percorso per un'approfondita conoscenza della complessità della trasduzione del segnale nella via metabolica delle PI3K e nell'implementazione di misure diagnostiche routinarie, validate e standardizzate, il futuro delle cure dei GBM con agenti mirati sulla via della PI3K è promettente. In linea generale, la più recente ricerca ha compiuto passi da gigante verso la comprensione della patogenesi di questa malattia e nell'identificazione delle varie opzioni terapeutiche. Inoltre, alcune prove precliniche e cliniche suggeriscono che gli inibitori della via metabolica della PI3K potranno apportare nuove opzioni praticabili per i pazienti affetti da tumore, compresi quelli colpiti da GBM. Ulteriori sfide possono essere rappresentate dalla determinazione di quali popolazioni di pazienti beneficeranno di questi inibitori (distinguendo da casi di perdita delle PTEN e casi di mutazioni del PIK3CA) e dall'ottimizzazione della combinazione degli inibitori della via delle PI3K con inibitori di altre vie metaboliche, quali la MAP Chinasi, con inibitori di cellule staminali tumorali, con la radioterapie, la chemioterapia e terapie anti-angiogeniche. Un'esplorazione continuativa di potenziali biomarkers è auspicabile per ottenere maggiori successi nelle cure dei pazienti con GBM.
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