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DA UN DISARMO INTERIORE A UN DISARMO NUCLEARE PER UNA PACE MONDIALE

3.1. Il sentiero per la pace e i suoi ostacol

3.1.3 Il disarmo nucleare una via per la pace

3.1.3.3. Il potere ai popol

Gli uomini hanno costruito le armi nucleari con le proprie mani e con le proprie mani sono dunque in grado di ridurle e distruggerle.

In un dialogo Ikeda e Krieger si confrontano sull’importante concetto di potere delle persone.

Ikeda afferma: «da un punto di vista storico, la riforma di una società è stata perseguita grazie al potere delle persone che si sono battute in nome di uno scopo. Oggi, però, la società sembra aver perso profondamente questo potere. La convinzione generale è che l’individuo non possa fare nulla per cambiare la situazione. Poste di fronte alla realtà di tutti i giorni, le persone sensibili perdono la speranza e si rinchiudono nel loro piccolo mondo. Questo, a mio parere, è il vero male dei nostri tempi.»148

Krieger: sostiene che«rendere le persone coscienti del proprio potere di cambiare la politica e i governi è una vera e propria sfida.»

Ikeda:« Arnold J. Toynbee, il famoso storico, una volta affermò che sono i “movimenti più lenti e sommersi”149

che creano la storia. Il potere e le azioni della gente comune determinano quei cambiamenti silenziosi. Ma come lei stesso ha detto, mentre la democrazia ha fatto enormi progressi in alcune nazioni nell’ultimo decennio, quella a livello globale ancora non è riuscita a emergere.

Nel luglio 1998, Boutros Boutros-Ghali disse che, nel XXI secolo , nessun paese sarebbe stato capace da solo di risolvere le questioni internazionali. Nel nuovo secolo non si potranno risolvere tali problemi se non superando le “mura domestiche” di ogni singola nazione.»

Krieger:« Molti dei problemi che affrontiamo oggi oltrepassano le barriere naturali di ogni singola nazione, a causa di una tecnologia sempre più evoluta. I confini non possono respingere l’inquinamento o le malattie, né far da scudo agli attacchi di

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D. Krieger e D. Ikeda, La scelta necessaria. Costruire la pace nell’era nucleare, Esperia Edizioni, 2013. 149

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missili che porterebbero alla distruzione anche il paese più potente. Ma allo stesso tempo esiste una permeabilità alle idee attraverso le molteplici forme di comunicazione moderna quali la televisione satellitare, i telefoni, i cellulari e internet. La tecnologia ha oggi trasformato i nostri problemi da nazionali a internazionali e, addirittura, globali ed è questa stessa tecnologia che fornisce i mezzi perché si possa lavorare insieme per risolvere i nostri problemi.»

Ikeda:« ironicamente, mentre il mondo diventa sempre più globale, la coscienza delle persone rimane intrappolata nei limiti dei propri confini nazionali. Questo è il punto della questione.[…]. Con il processo di globalizzazione entriamo in un’epoca in cui le azioni di ciascuno influenzano la vita degli altri. Quando ci rendiamo conto di questo, possiamo davvero trasformare il nostro modo di pensare e impegnarci per costruire una società globale di mutua coesistenza ed equa prosperità. Tutto ciò sarà possibile se le persone smetteranno di dedicarsi agli interessi della propria nazione, assumendo come fine ultimo l’intera umanità. Come disse Martin Luther King Jr., “l’ingiustizia in un luogo qualsiasi è una minacci alla giustizia ovunque”. La chiave per risolvere la questione, usando le sue testuali parole è: “provare empatia per gli altri, il cuore”, quello che i buddisti definiscono “compassione”. […]. Ormai è evidente la necessità che ogni individuo guardi in faccia la realtà, prendendo posizione e agendo nel proprio ambiente. La cosa peggiore è rassegnarsi e considerarsi impotenti di fronte agli eventi. Noi, tutti insieme, dovremmo riesaminare le nostre idee. Il filosofo tedesco Karl Jaspers affermò: “possiamo godere veramente della felicità in questa esistenza soltanto rendendoci conto del pericolo mortale che incombe, altrimenti andremo incontro alla catastrofe… siamo sull’orlo di un precipizio. Dobbiamo operare una scelta: perderci nell’abisso in cui ci stiamo immergendo, con la conseguente estinzione della vita sulla terra, oppure far emergere, attraverso un processo di auto trasformazione, l’uomo autentico che è dentro di noi con le sue infinite potenzialità».150

È arrivato il momento in cui la gente comune assuma un ruolo di protagonista della storia. Bisogna prendere l’iniziativa di costruire un nuovo ordine fondato sulla simbiosi. La gente deve unirsi in un’ alleanza che travalichi i confini nazionali, i popoli possono costruire un mondo senza guerre e fare del terzo millennio un’epoca di brillante speranza. Le voci a sostegno di un mondo senza armi nucleari sono ormai così forti che

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D. Krieger e D. Ikeda, La scelta necessaria. Costruire la pace nell’era nucleare, Esperia Edizioni, 2013, pag.9-10-11.

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le nazioni nucleari devono ascoltarle, non possono permettersi ancora a lungo di agire solo in base ai propri interessi. Nell’ottica Buddista la posta in gioco non è soltanto il disarmo, ma il superamento sostanziale dell’eredità più negativa del XX secolo: la sfiducia, l’odio e la denigrazione dell’umanità, che sono il risultato finale di una barbara lotta egemonica tra le nazioni.

Questo superamento richiede che venga affrontata apertamente l’illimitata capacità del cuore umano di generare sia il bene che il male, di creare e di distruggere. Anche se tutti gli arsenali nucleari fossero distrutti, rimarrebbe il grave fatto che l’uomo ha ormai acquistato le conoscenze necessarie alla produzione di armi nucleari. Per questo motivo l’unica soluzione reale al problema degli armamenti nucleari sia una lotta incessante contro il male inerente alla vita che minaccia la sopravvivenza dell’umanità intera. È per questo motivo che Toda affidò ai giovani il compito di diffondere l’idea della dignità di tutti gli esseri viventi come etica dominante del nostro tempo.

Un esempio plateale di come le persone comuni che possano diventare protagoniste della storia e trasformare il loro modo di pensare per raggiungere l’obiettivo comune della pace mondiale è quello dei sopravvissuti ai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki che trovano ancora la forza e il coraggio per continuare a vivere nonostante la devastazione e la perdita dei loro cari.

Krieger scrive: « nutro una grande aspettativa per questo scopo, condiviso anche dalla mia amica Miyoko Matsubara, che era ancora studentessa quando Hiroshima fu bombardata. Ella è in prima linea nell’impegno contro le armi nucleari e nel diffondere lo spirito sorto dalle ceneri della sua città. Miyoko, grazie alla sua conoscenza dell’inglese, potè raccontare la sua storia ai giovani di tutto il mondo. Il coraggio e la convinzione di cui si fa portatrice è fonte di ammirazione da parte mia. La sua storia, come quella di altri “hibakusha”, i sopravvissuti a quei bombardamenti, è estremamente importante. Uno dei messaggi è sicuramente lo spirito del perdono. Proprio grazie a quest’ultimo, lei e altri sopravvissuti concentrano i loro sforzi perché ciò che accade loro, quella mattina di agosto, non sia più vissuto da nessun altro essere umano.»151

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D. Krieger e D. Ikeda, La scelta necessaria. Costruire la pace nell’era nucleare, Esperia Edizioni, 2013, pag. 72.

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David Krieger ha scritto molte poesie su Hiroshima e sugli “hibakusha” e ne dedica una anche alla stessa Miyoko dal titolo Il profondo inchino di una hibakusha.

Ella si inchinò, profondamente.

Ella si inchinò in un inchino più profondo del mare, dalla cima Fuji fino al fondo dell’oceano.

I venti soffiavano più forte a quell’inchino così profondo e senza fine. Essi spinsero le sue preghiere di perdono sussurrate su tutte le terre emerse.

Ma i venti crebbero sempre più e fu impossibile ascoltarle. Le acque danzavano impazzite, scaraventandosi contro i continenti.

Uomini e donne terrorizzati, urlando fuggivano dalle coste. Temevano quelle schiumate e il vento che non cessava di soffiare.

Si accalcarono nell’oscurità di luoghi nascosti. Cercarono di cogliere le parole portate dai venti. Alcuni pensarono di sentire una richiesta di perdono.

Altri, una preghiera.

Ella si inchinò, profondamente. Ella si inchinò come nessuno avrebbe mai dovuto fare.

Il movimento per l’abolizione degli armamenti nucleari si fonda sulla fede in quella forza interiore di cui è capace l’uomo. Oggi gli unici ricordi del bombardamento atomico sono quelli conservati volutamente, come la cupola, alcuni monumenti e il museo; per il resto Hiroshima è una bella città piena di vita, dove si respira un forte spirito di rinascita. Le tracce di quella terribile mattina restano come monito per l’umanità e come segni di speranza perché il male possa essere sempre sconfitto.

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