CAPITOLO 4 L’EDIZIONE FRANCESE
1. Un corso di canto che precede lo studio del solfeggio Corso speciale di canto per bambini piccoli, secondo il metodo Alis Hérès, tenuto dalla
signora Alis Hérès, insegnante di canto.
2° Corso di ritmica ginnastica (metodo Dalcroze), diretto da Miss Rey488.
Durante la conferenza tenuta a Versailles nel 1913, Pujol confermò la tendenza che vide Montessori prendere il posto di Froebel nel sistema educativo francese:
Fino agli ultimi anni non c'era stata alcuna pedagogia scientifica, in senso stretto. Si può dire che Froebel l'aveva intuita, ma forse spettava a Maria Montessori scoprirla o, più precisamente, formularne con forza e chiarezza i principi essenziali al di fuori dei quali non sarebbe potuta esistere489.
A ben guardare, nel testo montessoriano di Il Metodo, Froebel fu citato quattordici volte nelle prime due edizioni, con un dimezzamento del numero nelle edizioni successive (1926, 1935, 1950) e l’omissione anche della compiaciuta informazione riguardo la trasformazione degli istituti froebeliani in Case dei Bambini nella Svizzera italiana490. Di là dei richiami che Montessori fece in merito ai materiali di
Froebel da lei stessa sperimentati come le cuciture, i cubetti e i mattoncini, ciò che restò una costante in tutte le edizioni di Il Metodo fu la dichiarazione dell’inconciliabilità scientifica di base con il pedagogo tedesco: il materiale, nel
488 «Deux cours facultatifs se trouvent annexés à l'Ecole maternelle: 1° Un cours de chant
précédant l'étude du solfège. Cours spécial de chant pour petits enfants, selon la méthode Alis Hérès, enseigné par Mme Alis Hérès, professeur de chant. 2° Un cours de gymnastique rythmique (méthode Dalcroze), dirigé pour Mlle Rey», ivi: 2.
489 «Il n'avait pas existé jusqu'à ces dernières années, à proprement parler, de pédagogie
scientifique. On peut dire sans doute que Froebel l'avait pressentie, mais peut-‐être était-‐il réservé à Maria Montessori de la découvrir ou, plus exactement, de formuler avec force et netteté les principes essentiels en dehors desquels elle ne saurait exister», L. M. PUJOL-‐SÉGALAS, “Travail de Mme Pujol”: 112-‐114.
caso montessoriano, restò sempre nelle mani del bambino, quindi di sua proprietà e non dell’insegnante.
Sempre durante la conferenza di Versailles, Pujol, con quasi due anni d’esperienza alle spalle, rivelò un elemento veramente interessante, in merito alle possibilità applicative del metodo in ambienti differenti da quello della sua creazione:
[Nella scuola di Parigi] abbiamo potuto constatare la reale possibilità di adattare il sistema all'ambiente e al temperamento francese, senza alterare in alcun modo il principio, che si basa su una profonda conoscenza delle leggi che governano lo spirito umano e che governano lo sviluppo dell'essere in tutti i campi491.
Al di là della terminologia teosofica sempre presente, segno del grande progetto in cui il metodo montessoriano era stato incluso, l’elemento importante che emerge da questa dichiarazione è la reale applicabilità dell’esperimento pedagogico italiano a realtà, ambienti e culture diverse da quella in cui fu pensato e realizzato inizialmente.
L’entusiasmo fu tale che Pujol confessò di avere «altri interessanti progetti» per gli anni successivi: una serie di «conferenze per le mamme», alcuni «corsi teorici e pratici per le govenatrici» e una «scuola elementare popolare»492. Palesò
anche le principali difficoltà di attuazione: le prime di ordine finanziario, legate allo statuto di opera filantropica dell’associazione, le seconde invece pedagogiche, date dalla «scelta e la formazione del personale»493.
491 «[…] nous y avons ouvert une école, dans laquelle nous avons pu nous assurer qu’il est possible
d’adapter le système au milieu et au tempérament français, sans en altérer aucunement le principe, qui est basé sur une connaissance profonde des lois qui régissent l’esprit humain et qui président au développement de l’ être dans tous les domaines», ibidem.
492 «Nous avons d'intéressants pojects pour l'an prochain et les années suivantes: causeries pour les
mères, déjà organisées cette amie et qu'on nous a demandé de rendre plus fréquentes, cours théoriques et pratiques pour les gouvernantes, école populaire gratuite», ibidem.
493 «Tout cela n'ira pas sans difficultés. Il y en aura d'ordre financier, étant donné que nous irons au
jour le jour, comme d'ailleurs la plupart des oeuvres philanthropiques. Il y en aura aussi d'ordre pédagogique, en ce qui concerne le choix et la formation du personnel», ibidem.
Se della serie di progetti auspicati da Mme Pujol durante la conferenza tenuta a Versailles nel 1913 non ho trovato alcuna traccia nei giornali dell’epoca, alcuni quotidiani diedero, invece, ampio spazio a un’ulteriore esperienza pedagogica portata avanti dalla direttrice della Casa dei Bambini parigina, negli anni antecedenti il primo conflitto mondiale. Si trattò della maison des enfants aperta a Chaville, nel contesto della pouponnarie fondata dal dottor Laborde all’interno del parco Saint-‐Paul. In questa piccola realtà d’eccezione, studiata e visitata anche da pedagogisti e ricercatori stranieri494, furono accolti tutti i bambini
che, per qualsiasi ragione, non potevano godere delle cure delle madri. I grandi locali areati, le stanze per il giorno e per la notte, le sale da bagno costruite «secondo le più rigorose norme igieniche», la struttura sanitaria concepita in modo che «lo sviluppo di ogni bambino» fosse costantemente seguito da un medico, i programmi di alimentazione pensati singolarmente, «in base all’età e alla costituzione di ogni individuo»495, garantirono alla pouponnarie il titolo di
«stabilimento modello»496.
Due medici, Estève e Laborde, sedotti dai principi del metodo montessoriano, conosciuto grazie all’esperimento avviato a Parigi, offrirono a Pujol ospitalità in uno degli edifici della pouponnarie, permettendole di fare a Chaville, «in condizioni veramente ideali», una seconda esperienza in un ambiente «più completo», e forse anche «più convincente», grazie al perfetto adattamento dei locali e alla costante presenza di bambini497. Come ben sottolineò il giornalista che
494 «A la Pouponneraie du parc Saint-‐Paul, que visitèrent déjà de nombreux parlementaires et qui,
hier encore, recevait un groupe de quatorze éducateurs venus d’Angleterre pour en étudier l’organisation et les méthodes», “Chez les Tout petits. La discipline montessorienne. La Lecture et l’écriture”, in Paris-‐Midi, 20 maggio 1914: 2.
495 «Les vastes locaux clairs, où la lumière et l’air entrent à flots; les salles de jour et de nuit, avec
leur double literie, où reposent les poupons; les salles de toitelle installées selon les lois de la plus rigoreuse hygiene; l’organisation médicale conçue de telle sorte que le développement des bébés se fait constamment sous l’oeil du médecin; les méthodes d’alimentation établies pour chaque bébé, selon son age, sa constitution, son état physiologique, ont fait l’admiration des visiteurs», “Un établissement modèle de puériculture”, in Le Gaulis. Le plus grand journal du matin, 26 giugno 1914: 3.
496 Ibidem.
497 «La première maison des enfants a continué à prospérer. Les expériences qui y furent faites
pouvaient et deverent servir de base à des applicazions nouvelles. Elles donnaient à peine leurs premiers résultats pratiques, que séduits par les principes de la méthodes, deux hommes d’initriative, M. Estève et le Dr. Laborde, offrirent généreusement l’hospitalité à Mme P. Ségalas pour lui permettre de fair, à Chaville, dans des conditions vraiment idéales, une seconde expérience en milieu français, plus complète et peut-‐etre plus probante, en raison de la parfaite adaptation du
scrisse l’articolo per Paris-‐Midi, in Francia, come altrove, gli educatori avevano cominciato a rendersi conto che, era necessario cominciare a cambiare le pratiche d’insegnamento applicate fino a quel momento. Da qui, il conseguente interesse per il metodo proposto da Maria Montessori, che permetteva l’osservazione dei bambini nelle loro manifestazioni più libere e spontanee, in un ambiente dove gli unici vincoli erano quelli legati alle necessità della vita in comune. Ciò che restava da provare, sottolineò il giornalista, era la «compatibilità» della pedagogia italiana con il «il carattere», i «costumi» e il «temperamento dei bambini nelle scuole materne» francesi498. Mme Pujol aveva già dichiarato a Versailles, due anni prima,
che la scuola montessoriana aperta a Parigi nel 1911 aveva dimostrato «la reale possibilità di adattare il sistema all'ambiente e al temperamento francese», ma accettò più e più volte di accompagnare chiunque si presentasse alla pouponnarie di Chaville in una visita alle classi montessoriane e avesse ancora dei dubbi riguardo al fatto che i bambini «sapessero auto-‐educarsi»499.
Secondo Pujol, per le future direttrici scolastiche la scelta della professione non doveva in alcun modo essere basata sulla piacevolezza del compito e, tanto meno, sulla remunerabilità del lavoro:
Devono avere una vocazione: il desiderio di servire i bambini e, attraverso di loro, l'ambiente sociale al quale più tardi apparterranno, con il coraggio di assumersi le proprie responsabilità nella piena consapevolezza [di ciò che si sta compiendo]; [poiché] alla tenera età dei bambini loro affidati, si adottano facilmente abitudini che diventano in seguito persistenti500.
local et de la présence constante des enfants», “Chez les Tout petits. La discipline montessorienne. La Lecture et l’écriture”, in Paris-‐Midi, 20 maggio 1914: 2.
498 «Cette discipline, même pour la premier âge, est-‐elle compatible avec notre caractère, nos
costumes et le tempérament des bébés de nos écoles maternelles?», ibidem.
499 «C’est une visite à cette partie ci de l’établissement que Mme. P. Ségalas offre en manière
d’argument, à ceux qui doutent encore que nos tout petits puissent se discipliner eux-‐mêmes, et arriver, dès le plus jeune âge, à concevoir les limites d’une juste liberté», “Un établissement modèle de puériculture”, in Le Gaulis. Le plus grand journal du matin, 26 giugno 1914, p. 3; « Une causerie des plus intéressantes, faite par le docteur Blondel et par Mme Pujols, directrice de l’annexe école Montessori, a précédé cette visite», Le Gaulois. Le plus grand journal du matin, 26 giugno 1914, p. 3.
500 «Il ne peut être question, pour les futures directrices d'écoles, de choisir un métier plus ou
moins agréable, plus ou moins rémunérateur. Il faut qu'elles aient une vocation: le désir de servir les enfants, et, par leur intermédiaire, le milieu social auquel ils appartiendront plus tard, le courage d'endosser la responsabilité tout en ayant pleinement conscience; à l'âge très tendre des enfants
Necessaria dunque, da parte delle educatrici, la totale devozione al bambino, futuro cittadino della nuova era, nella piena consapevolezza di avere il compito di educarlo, prepararlo e tracciare l’esempio da seguire.
In un articolo programmatico del 1920, Jean Loiseau, teosofo e figura chiave della diffusione dello scoutismo in Francia, presentò la definizione dell’educazione secondo i teosofi:
[essa è] l’insieme dei metodi pratici che permettono di agire nel modo più efficace sulle tendenze e le facoltà di un essere, al fine di sviluppare armoniosamente tutti i suoi poteri, elevando progressivamente l’aspirazione al Bene, al Bello e al Vero che sono i tre aspetti della vita divina in potenza dentro ognuno di noi501.
Da un lato i teosofi presentarono la pedagogia come una scienza, anche se forse la meno precisa tra le scienze poiché, nonostante i numerosi metodi riconosciuti, di fatto doveva tenere conto di parametri come la psicologia degli studenti, le loro attitudini e le loro condizioni sociali. Dall’altro fu descritta come un’arte, poiché i risultati sarebbero sempre dipesi dalla «personalità dell’educatore», nonché «dalla sua volontà, dalla sua intuizione» e soprattutto «dal suo amore profondo per l’opera» a cui aveva l’onore di dedicarsi502. Un insieme d’indicazioni pratiche
dunque, scientifiche ed empiriche, ma «sempre sperimentali»503.
È evidente che la diffusione della pedagogia montessoriana nel mondo non può essere ridotta alla volontà della Società Teosofica di diffondere un sistema d’educazione rispondente alle loro aspettative. Tuttavia, è innegabile che la
qui leur seront confiés, des habitudes sont facilement prises, qui deviennent tenaces par la suite»,
ibidem.
501 «l’ensemble des méthodes pratiques permettant d’agir de la façon la plus efficace sur les facultés
et tendances d’un être afin de développer harmonieusement tous ses pouvoirs en éveillant progressivement l’aspiration au Bien, au Beau et au Vrai qui sont les trois aspects de la vie divine en puissance dans chacun de nous», cit. in S. WAGNON: 160.
502 «[…] toujours de la personnalité de l’édicateur, de son savoir, de sa patience, de sa volonté, de
son intuition et surtout de son profond amour pour l’oeuvre à laquelle il se consacre», J. LOISEAU, “Vers l’éducation théosophique”, in Le message théosophique et social, 7 marzo 1920, p. 179, cit. in S. WAGNON: 163.
simbiosi degli sforzi compiuti dai teosofi e dai montessoriani (figure che spesso coincisero nella stessa persona, basti pensare a Barrère, Pujol, Ensor e Claremont) garantì a Montessori una rete di relazioni straordinaria a cui attingere per diffondere non solo le sue teorie, ma anche le conseguenti applicazioni pratiche.
Chi pensa all'influenza che il ricordo dei primi anni di vita esercitata su tutta la vita dell'uomo, colui che sa osservare e possiede una certa delicata sensibilità, non può non essere interessato e commosso dallo spettacolo offerto da una scuola Montessori504.
Eppure, nonostante le felici esperienze di Parigi e Chaville, e malgrado il grande impegno devoluto dalla Società Teosofica, per quanto riguarda la Francia, tanto i quotidiani quanto le riviste scientifiche ascrissero a Mary Rebecca Cromwell il merito di aver portato e diffuso il metodo italiano sul territorio francese.