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Oggetto e obiettivi della ricerca

Questa ricerca si propone di indagare quelle che, riprendendo la definizione in uso nel movimento transfemminista queer italiano, possiamo definire altre intimità (SomMovimento NazioAnale, s.d.) e che nella letteratura sociologica vengono spesso definite “non normative intimacies” (Roseneil & Budgeon, 2004). L'espressione indica tutte quelle relazioni d'affetto, intimità, supporto e cura che non sono basate sulla parentela né sul tipo di rapporto di coppia che la nostra cultura naturalizza come ovvio e normale.4 Si può trattare di relazioni che implicano o no la condivisione di pratiche sessuali, che hanno lunga o breve durata, e che legano persone assegnate allo stesso sesso e/o genere o persone di sesso/genere diverso.

Parlerò degli affetti che emergono dalla condivisione della casa con coinquilin* casuali oppure scelti; delle molte sfumature dell'amicizia; di vari modi di essere amanti o anche compagn* di vita senza riprodurre i canoni di ciò che chiamerò “ la coppia standard”; di relazioni fra genitori e figl* e fra diverse figure che si fanno carico della cura di un* stess* bambin* ma che non necessariamente sono legate fra loro da relazioni di coppia o di parentela. Le micropratiche di convivialità, di condivisione, di solidarietà, di cura e di affetto che sono alla base di queste relazioni affondano le loro radici nell'esperienza della precarietà socio-economica, dell'essere fuori sede,

parte di questo lavoro.

4 Che si sia spostati/uniti civilmente o no, che si conviva o meno, ci sono molti comportamenti e atteggiamenti che si ritengono ovvi e natuali fra due persone che hanno un legame affettivo e sessuale, come la tendenza a costruire una relazione prioritaria rispetto agli altri legami affettivi che si possono avere, esclusiva e fortemente proiettata nel futuro, legata anche all’idea della necessità di una crescita progressiva della relazione. Tratteremo diffusamente la questione nel cap. 2, par. “La coppia obbligatoria”.

della non-omologazione sessuale (essere gay, lesbica, trans*,5 bi- o pansessuale6 o donna che pratica e rivendica una sessualità non conforme a ciò che ci si aspetta dal suo genere), talvolta nell'esperienza dell'attivismo politico autorganizzato – in una o in alcune o in tutte queste esperienze insieme.

La definizione di cosa sia la coppia standard, di quale sia il modo “normale” di stare in coppia nella nostra cultura non è stato assunto a priori, ma si è definito progressivamente indagando ciò che i soggetti percepivano essere l'aspettativa sociale in merito al modo “giusto” di stare insieme, quello che, almeno a una certa età e dopo un certo periodo (relativamente breve) di frequentazione sessuale continuata, bisogna mettere in pratica se non si vuol essere tacciati di immaturità, incapacità di amare, paura di prendersi responsabilità, o quanto meno di bizzarria (Acquistapace, 2013, pagg. 73–77; SomMovimento NazioAnale, 2013).7

Il mio campo di ricerca, dunque, non è una specifica subcultura o contro-cultura sessuale, né una comunità ben definita di indigeni di questa o quella diversità sessuale (affettiva, relazionale), ma una vasta gamma di esperienze, non tutte necessariamente “esotiche” o anticonformiste in modo appariscente, che ritengo teoricamente e politicamente rilevanti nella misura in cui permettono di

5 L’asterisco come desinenza di trans serve a esplicitare che nel termine sono incluse le donne trans (trans mtf, cioè male to female), gli uomini trans (trans ftm, cioè female to male) e la vasta galassia delle persone non binarie (ft* e mt*). V. par. “Politica dei generi” per dettagli.

6 Il termine indica qualcuno che è attratto dalle persone indipendentemente dalla loro identità di genere o dal genere assegnato loro alla nascita. Il termine nasce perché molt* rifiutano di usare per sé la definizione di “bisessuale”, la quale presuppone che, quando hanno rapporti o provano attrazione per le persone del sesso presunto opposto, il loro comportamento sia “eterosessuale, cioè normale” (Mieli 2002 [1977], pag. 64); inoltre questa definizione invisibilizza l’attrazione verso persone di genere non binario, ambiguo o fluido.

7 In questo scritto l’espressione “nostra cultura” è usata nel senso generale di cultura Euro-Nordamericana ma anche nel senso più ristretto di ciò che i soggetti che hanno preso parte a questa ricerca, me inclusa, percepiscono ed esperiscono come senso comune dominante nel loro contesto sociale, cioè della versione locale di questa cultura Euro-Americana. Il prevalere dell’una o dell’altra sfumatura è in genere evidente dal contesto. Dico “nostra” sia perché, nel primo senso, mi sembra probabile che questa cultura sia comune a me e agli ipotetici lettori/lettrici, sia perché, nel secondo senso, essa è comune a me e alle persone che hanno preso parte a questo studio. Come nota Strathern (2005, pag. 163, traduzione mia), “cultura Euro-Americana” è “un termine goffo per indicare coloro le cui cosmologie sono state formate dai rivolgimenti religiosi e razionalisti del diciassettesimo e del diciottesimo secolo nel Nord dell’Europa”. Il termine si riferisce a un discorso, piuttosto che a un’area geografica, ed è un discorso che ha un’influenza e una diffusione globali – e una storia coloniale – anche se non è localmente uniforme nemmeno in Europa e nel Nord America. Cfr. anche Mac Cormack e Strathern (1980, pag. 20-21 e segg.) o Povinelli (2002, pagg. 222 e segg.).

decentrare lo sguardo dalla coppia e di provare a decostruire l'assunto, spesso dato per scontato nelle scienze sociali come nel senso comune, per cui ciò che conta in fatto di relazionalità deve per forza avere l'aspetto di una relazione di parentela, o di due adulti che condividono il letto.

L'obiettivo principale di questo lavoro è infatti quello di iniziare un lavoro di revisone profonda dello sguardo e delle categorie interpretative che, in accordo con Weston (1995), Povinelli (2002), Rosenail e Budgeon (2004), Bell e Wilkinson (2012), ritengo quanto mai urgente, e dal quale anche lo studio della parentela avrebbe tutto da guadagnare (Bell & Coleman, 1999). La strategia più indicata in funzione di questo obiettivo, soprattutto in una fase iniziale degli studi in questo senso, mi è sembrata quella di esaminare una gamma ampia di esperienze, sforzandosi di farlo nei loro termini e secondo i loro valori, che non necessariamente coincidono con quelli della famiglia e della coppia, ma nemmeno, come vedremo, con quelli della “relazione pura” (Giddens, 1992).

L'aggettivo “altre” nell'espressione “altre intimità”, più che una alterità radicale rispetto alle forme dell'intimità etero- o omonormativa (Berlant & Warner, 1998), rimanda per me alla famigerata casella “altro” dei questionari: la casella dove finiscono tutti casi non previsti, ritenuti a priori insignificanti quantitativamente e qualitativamente o forse nemmeno immaginati come possibili.8 Evidentemente, si tratta di una definizione in negativo, legata soprattutto a ciò che queste relazioni non sono, che non va scambiata per una sorta di nuova identità, categoria o fenomeno sociale dotato di una sua omogeneità interna.

La lunga storia di questa ricerca

L'origine di questa ricerca risale al percorso di autoinchiesta promosso nel 2009 dal collettivo di cui faccio parte, il Laboratorio Smaschieramenti:9 l'idea di indagare le relazioni d'affetto,

8 Un partecipante trans ft* che aveva due relazioni non monogame abbastanza stabili, una delle quali con una lesbica che viveva in un'altra città, mi ha raccontato di quando aveva tentato di rispondere a un questionario per un'indagine sulla salute sessuale, che dava per scontato che i soggetti fossero o maschi o femmine, che fossero o single o in una relazione stabile, che in questo secondo caso non ci potesse essere più di un/a partner, e che non prevedeva la possibilità delle relazioni a distanza (fra le ragioni della insoddisfacente frequenza dei rapporti sessuali non erano contemplate cause logistiche). Più in generale, si pensi a come le indagini quantitative non si siano dotate di strumenti per rilevare forme familiari diverse da quelle basate sulla coppia e la parentela. Le “famiglie senza nuclei formate da persone non parenti” (Budano & Demofonti, 2010, pag. 33 prospetto 2.8) sono una sorta di zona d'ombra della demografia italiana, in cui finiscono coppie di fatto, coinquilini, adulti che vivono da sol*, vedov* o persone non autosufficienti che vivono con un* caregiver stipendiat*.

solidarietà, intimità e cura oltre la famiglia e la coppia nasceva, principalmente, da due sollecitazioni.

La prima veniva dal percorso stesso del Laboratorio, nato all'indomani della grande manifestazione contro la violenza maschile sulle donne del 2007, una manifestazione alla quale gli uomini cisgender10 non erano invitati. Il collettivo antagonismogay si lascia interrogare dalla scelta separatista delle organizzatrici della manifestazione, e decide di aprire uno spazio politico di discussione sul desiderio (del) maschile. L’idea di fondo è che tutte le soggettività, comprese le soggettività eccentriche rispetto al maschile egemone – gay, donne eterosessuali, lesbiche, trans* – sono implicate (in modi diversi) nella sua costruzione e, di conseguenza, tutte possono contribuire a smantellarlo. È da questa iniziativa che nasce il Laboratorio Smaschieramenti (Antagonismogay, 2008; Laboratorio Smaschieramenti, 2012a). In quest'ambito, emerge dalle esperienze delle partecipanti assegnate-donne il tema delle microviolenze sessuali e di genere che hanno luogo anche nelle relazioni di coppia apparentemente “normali”, e che vengono esercitate anzi proprio attraverso la relazione: microricatti emotivi che fanno leva sul tipico “allora non mi ami/non mi desideri” attraverso le quali gli uomini cisgender impongono molto sottilmente rapporti sessuali indesiderati o lavoro di cura extra alle loro compagne. Da qui l'esigenza di riflettere criticamente sull'amore romantico e sulla coppia e soprattutto sulla costruzione di immaginari alternativi.

La seconda sollecitazione viene dall'esigenza di dare un contenuto positivo a quella che fino a quel momento per antagonismogay e per il movimento queer italiano in genere era stata una critica in negativo al monopolio che la questione dei matrimoni esercitava sull'agenda del movimento gay e lesbico mainstream, al discorso utilizzato per sostenerla, che puntava tutto sull'argomento che le coppie gay e lesbiche si amano allo stesso modo di quelle eterosessuali, o che sono addirittura più fedeli, più serie, più impegnate di quelle eterosessuali, come se per ottenere un diritto gay e lesbiche dovessero dare prova di particolari virtù morali, misurate peraltro con il metro dei valori della famiglia eterosessuale. Per molto tempo avevamo alluso al fatto che “c'è altro”, che non tutti i gay e

specificato di seguito, ed è in qualche modo una “costola” o una continuazione della sua esperienza. Ha avuto sede ad Atlantide, nel cassero di Porta Santo Stefano a Bologna, fino a che nell’ottobre del 2016 lo sgombero deciso dal sindaco Virginio Merola non ha interrotto l’occupazione e l’autogestione più che quindicennale di quello spazio, attualmente murato e abbandonato all’incuria. V. anche http://atlantideresiste.noblogs.org, dove è pubblicato anche l’Appello internazionale per Atlantide in quanto spazio indipendente di produzione di saperi transfemministi e queer. 10 Una persona cisgender è una persona che si identifica con il genere che le è stato assegnato alla nascita, assegnazione che nella nostra cultura viene fatta sulla base dell'aspetto dei genitali esterni. V. par. “Politica dei generi grammaticali” alla fine di questo capitolo.

le lesbiche stanno in coppia o comunque vivono per quello, e ci sembrava arrivato il momento di dare corpo a questo “altro”.

L'autoinchiesta sulle relazioni promossa da Smaschieramenti si svolge da settembre 2009 a novembre 2009 (Laboratorio Smaschieramenti, 2009). Nel 2011, d'accordo con il laboratorio, ho integrato il materiale raccolto e le analisi prodotte nell'autoinchiesta, più un ulteriore lavoro etnografico con soggetti non coinvolti nel laboratorio, nella mia tesi di laurea specialistica in Antropologia del corpo (Acquistapace, 2013).

A partire dal 2012, la rete del SomMovimento NazioAnale, che raccoglie gruppi e singol* transfemministe e queer da varie città d'Italia, incluso lo stesso laboratorio Smaschieramenti, ha ripreso la questione, iniziando a nominarla appunto come “altre intimità”, e ha rilanciato l'autoinchiesta sul tema, coniugandola però con un interesse per la materialità delle vite queer, la precarietà, la messa a valore della vita (Morini & Fumagalli, 2009), la costruzione di reti di neomutualismo. Questo interesse nasceva, evidentemente, dalle mutate condizioni sociali, economiche e politiche in cui ci trovavamo a vivere a causa dell'inasprirsi della crisi e delle politiche di austerity.11

Il mio progetto di ricerca è di fatto parte di questo più ampio progetto di ricerca militante, e ne condivide gli obiettivi. Di conseguenza, se la bonifica delle categorie interpretative,12 la decostruzione della centralità materiale e simbolica del rapporto di coppia e la possibilità di decentrare lo sguardo da esso sono stati un obiettivo fin dall'inizio di questo lavoro di ricerca, che risale come abbiamo visto a otto anni fa, a partire dal 2012 un ulteriore obiettivo è intervenuto a riconfigurare la ricerca, ed è quello di indagare le implicazioni economiche delle altre intimità e di cercare di collocarle nel contesto del capitalismo postfordista.

11 Nel 2012 ci fu nel movimento queer una sorta di magica simultaneità, per cui prima ancora che ci parlassimo nacquero in varie città e addirittura in diversi paesi iniziative che andavano nella direzione di una maggiore attenzione alla materialità delle vite queer e alla dimensione sessuale e di genere della crisi. Vi fa riferimento il testo di convocazione dell'assemblea “Queering #Occupy!” del 5 maggio 2012 (Rete PutaLesboTransFemministaQueer, 2012), uno dei momenti fondativi del SomMovimento Nazioanale. Per maggiori informazioni sul SomMovimento v. http://sommovimentonazioanale.noblogs.org

12 Parlo di bonifica perchè un'enorme quantità di studi è viziata da questa incapacità di vedere oltre la coppia e la riproduzione eterosessuale normativa, ed effettivamente nella mia tesi di laurea specialistica lo sforzo di individuazione degli assunti dati per scontati e della loro decostruzione era prevalente e necessariamente preliminare al movimento di contaminazione che forse è maggiormente rintracciabile nel presente lavoro. In quella sede, il punto era supportato dall'analisi di alcuni articoli scientifici presi come casi di studio (Acquistapace 2013, pagg. 75-86) . Sul punto cfr. anche Wilkinson e Bell (2012).

Un oggetto fuzzy

Con piena consapevolezza epistemologica e metodologica, la definizione del mio “oggetto” è in negativo e fuzzy (Piasere, 2002, pagg. 58–87). In negativo perché, come vedremo, la normatività della coppia standard è molto potente e domina in modo inquietantemente simile il senso comune, le politiche delle istituzioni e l'approccio di gran parte della ricerca sociale sulla relazionalità: di conseguenza, le esperienze relazionali anche molto diverse di cui mi occuperò hanno in comune, a livello empirico, il fatto di soffrire le conseguenze materiali e simboliche di una cultura che non le riconosce o che le riconosce come necessariamente secondarie rispetto alla relazione di coppia, ritenuta incomparabilmente più importante per la tenuta della società, e all'amore vero, ritenuto incomparabilmente più importante per l'autorealizzazione dell'individuo, in quanto unica forma di amore capace di dare davvero senso alla vita (insieme, forse all'amore verso i figli). A livello teorico, esse hanno in comune la potenzialità di quel decentramento dello sguardo cui ho accennato sopra.

La definizione dell'oggetto è, inoltre, volutamente fuzzy perché già dalla ricerca precedente è emerso chiaramente che fra intimità normative e non normative non c'è separazione, ma continuità e contaminazione (Acquistapace, 2013)13; inoltre, come ha mostrato Rubin in un testo fondamentale quale “Thinking sex” (1984), per loro stessa natura le norme che investono la sessualità costruiscono un muro permeabile e mobile fra la normalità e l'anormalità. Grazie a questo, chi è dal lato della “normalità” viene disciplinato dalla paura costante di finire dall'altra parte e viceversa, chi è dal lato della “anormalità” viene disciplinato dal desiderio e dalla possibilità di poter passare dall'altra parte. Inoltre, poiché gli aspetti che definiscono un comportamento sessuale come accettabile o aberrante sono molteplici e non riguardano certo solo il genere dei soggetti coinvolti,14 è ovvio che non avremo comportamenti sessuali normali o aberranti, ma un continuum di comportamenti sessuali più o meno normali, più o meno aberranti.15

13 Le tendenze contemporanee delle pratiche di parentela in area euromediterranea e non solo suggeriscono un progressivo sfumarsi della differenza fra relazioni di parentela e altre relazioni affettive (Grilli & Zanotelli, 2010; Lynn Jamieson, 2006; Spencer & Pahl, 2006).

14 Il luogo (pubblico o privato, ascensore, cucina o camera da letto), il tipo di pratiche, il numero di soggetti coinvolti (uno, due, più di due), la relazione che c'è fra loro (sconosciuti, conoscenti, coppia stabile, coppia spostata), le rispettive età dei soggetti, la presenza di uno scambio economico esplicito, ecc.

15 Il tutto partendo comunque dal presupposto che nella nostra cultura “sex is presumed guilty until proven innocent. Virtually all erotic behaviour is considered bad unless a specific reason to exempt it has been established. The most acceptable excuses are marriage, reproduction, and love.” (Rubin, 1984, pag. 150)

La scelta di rifarsi a una definizione di coppia standard che emerge dal campo merita ancora qualche parola. Esistono ovviamente molte descrizioni del modo (percepito come) normale di stare in coppia nella letteratura scientifica, e diverse possibili strade per giungere a questa descrizione (criterio statistico, legale, sociale, con differenti metodi di indagine del “sociale” e del “culturale” (Grilli, 2016)). La scelta di rifarsi a una definizione di normalità che emerge dal campo, cioè a ciò che i soggetti stessi percepiscono come norma – una norma trasparente, che diventa visibile solo nel momento in cui la si infrange – è stata una scelta metodologica. Infatti, se da un lato in Italia e in Europa ci troviamo in una situazione abbastanza generale di promozione, a livello culturale e istituzionale, della coppia come modo naturale e naturalmente buono di vivere e di autorealizzarsi (ciò che chiameremo coppia obbligatoria), le caratteristiche specifiche della coppia standard, cioè le caratteristiche che la coppia deve avere per rientrare in questo ideale di naturalità-normalità-felicità presentano delle variazioni da contesto a contesto.16 Per i fini di questa ricerca, era importante utilizzare una definizione situata, contestuale ed elastica di questa norma, individuare la norma che era all'opera nell'ambiente sociale specifico in cui i soggetti (me compresa) si muovevano.

La definizione di coppia standard che è risultata da questo modo di procedere è, come vedremo, “il minimo sindacale”. Secondo questa definizione, ad esempio, anche una coppia che non convive viene considerata una coppia normale, purché si ponga come orizzonte la regola della priorità, della monogamia17 e della proiezione nel futuro.18 Altri studi che condividono questa critica alla centralità della coppia nelle scienze sociali, nella cultura e nelle politiche pubbliche delimitano il loro campo in modo diverso: alcuni, per esempio, includono nel loro campo di interesse le coppie non conviventi (o LAT - living together apart), o una coppia poliamorosa19 che a parte la regola

16 Grilli (2010), ad esempio, rende conto del processo per cui la coppia di fatto inizia a rientrare nell’ambito del “normale” in area senese. Per la bibliografia sulla coppia obbligatoria, rimando all’omonimo paragrafo nel cap. 2. 17 Non per caso abbiamo usato l’espressione “si ponga come orizzonte”: il punto non è il rispetto della monogamia, ma

il desiderio, lo sforzo e la valorizzazione positiva della monogamia o comunque della legittimità del partner ad aspirare a qualche forma di esclusività sull'altr* e ad avere voce in capitolo sulla sua sessualità.

18 V. cap. 2, par. “La coppia obbligatoria”.

19 “Per poliamore si intende la pratica, o la possibilità, di intrattenere più relazioni intime contemporaneamente, con la consapevolezza e il consenso di tutte le persone coinvolte” (Rifacciamo l’amore, 2017). Mentre in ambito anglofono e in parte anche in Spagna il termine è entrato nel linguaggio corrente e sembra poter designare anche semplicemente una pratica (Wilkinson, 2010), in Italia l’emergere di questo vocabolo è strettamente collegato al lavoro dei due siti www. poliamore.org e www. rifacciamolamore. it e delle relative comunità facebook, che si rifanno abbastanza pedissequamente a un discorso di provenienza nordamericana e che, pur promuovendo un discorso

sex-della monogamia corrisponde per il resto a tutti gli altri “requisti” sex-della coppia standard.20 Dato che, come detto, siamo di fronte a un continuum, per poter dire che esiste una norma che promuove la coppia e l'amore romantico come naturali e intrinsecamente buoni per l'individuo e per la società, e che questa norma ha determinati effetti su una varietà di soggetti che in diversi modi e misure non vi si conformano, non è necessario aver delimitato il campo nello stesso modo, proprio perché questa delimitazione è più una questione contingente, basata su considerazioni di opportunità rispetto al contesto empirico e alle proprie specifiche domande di ricerca, che non una presa di posizione teorica.

Un oggetto trasversale agli orientamenti sessuali

Il tema di questa ricerca è trasversale agli orientamenti sessuali. Infatti l'ipotesi che ha dato

positive, perseguono una logica abbastanza assimilazionista, attraverso l’enfasi sull’impegno, sull’etica, sulla negoziazione e sulle regole. Di conseguenza dirsi poliamorosa/o nel contesto italiano indica in genere l’appartenenza a queste comunità e l’adesione a questo tipo di valori e atteggiamenti, più che la semplice pratica consensuale della non esclusività sessuale. Per di più in Italia queste comunità, per quanto aperte a tutte le

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