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All’interno dell’Unione Europea l’attenzione alla promozione degli interventi volti all’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili (RES – Renewable Energy Sources), dell’Efficienza Energetica (EE) e alla riduzione delle emissioni climalteranti nel settore dei trasporti tramite la promozione dell’utilizzo di combustibili alternativi sta crescendo negli anni.

Infatti, partendo dal «Pacchetto Clima ed Energia» (c.d. Strategia 20-20-20) del Consiglio europeo del dicembre 2008, i Paesi firmatari si erano impegnati, entro il 2020, a ridurre i gas serra del 20%

rispetto alla soglia del 2005, a ridurre i consumi finali di energia del 20%, e ad aumentare al 20% la quota europea di consumi da fonti rinnovabili. Con la decisione 406/2009/CE del 23 aprile 2009 (c.d.

Decisione Effort Sharing), nel ripartire tra gli Stati membri lo sforzo di riduzione delle emissioni europee dei gas serra nei settori non coperti dal sistema di scambio di quote di emissione (EU ETS), in attuazione del Pacchetto clima ed energia, era stato attribuito all’Italia l’impegno di ridurre entro il 2020 le emissioni di gas serra nel settore dei trasporti del 13% rispetto ai livelli del 2005. La direttiva 2009/28/CE del 23 aprile 2009 del Parlamento europeo e del Consiglio sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE, ha poi incluso l’utilizzo, nei trasporti, di energia proveniente da fonti rinnovabili, quale strumento tra i più efficaci con cui la CE potrebbe ridurre la sua dipendenza dalle importazioni di petrolio nel settore.

Proprio in relazione al settore dei trasporti, con direttiva 2009/33/CE del 23 aprile 2009 del Parlamento Europeo e del Consiglio, relativa alla promozione di veicoli puliti e a basso consumo energetico nel trasporto stradale, si è poi mirato a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e a migliorare la qualità dell’aria, in particolare nelle città, imponendo alle amministrazioni aggiudicatrici, agli enti aggiudicatori e a taluni operatori di tener conto dell’impatto energetico dei veicoli al momento del loro acquisto. Con il regolamento (CE) n. 443/2009 del 23 aprile 2009 del Parlamento Europeo e del Consiglio, definente i livelli di prestazione in materia di emissioni delle autovetture nuove nell’ambito dell’approccio comunitario integrato, si è fissato, tra l’altro, a partire dal 2020, un obiettivo di 95 g CO2/km come livello medio di emissioni per il nuovo parco auto.

Per l’Unione Europea la mobilità urbana rappresenta dunque un presupposto indispensabile per lo sviluppo sostenibile nonché un fattore di crescita economica e occupazionale, come illustrato anche dal “Libro Bianco - Tabella di marcia verso uno spazio unico europeo dei trasporti - Per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile” adottato nel 2011 dalla Commissione Europea per promuovere il dibattito sui grandi temi della mobilità onde sopraggiungere a soluzioni efficaci e percorribili per lo sviluppo di sistemi di mobilità sostenibile. A testimonianza dell’interesse verso tale forma di sviluppo, la Commissione Europea, attraverso il rapporto COM (2010) 186 ha sollecitato gli Stati Membri a porre in essere interventi per la riduzione delle emissioni climalteranti e l’ammodernamento dei sistemi stradali urbani ed extra-urbani, individuando, anche nella realizzazione di reti infrastrutturali per la ricarica di veicoli elettrici sui territori nazionali, una possibile strada per uno sviluppo maggiormente sostenibile.

Sebbene vari progressi in ottica di una maggiore sostenibilità siano stati compiuti, restano ancora da risolvere alcune delle maggiori sfide per raggiungere gli obiettivi a lungo termine relativi alle emissioni climalteranti, come evidenziato dal rapporto TERM 2016 (Transport and Environment Reporting Mechanism) e, per il settore avionico e della navigazione, nel rapporto TERM 2017.

In relazione al panorama Nazionale, la Legge 7 agosto 2012 n. 134 ha indicato la necessità di uno sviluppo della mobilità sostenibile attraverso misure volte a favorire la realizzazione di Infrastrutture per la Ricarica dei veicoli elettrici (IdR), definendo il Piano Nazionale Infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica (meglio conosciuta come PNIRE).

Considerando la Direttiva 2014/94/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2014 sulla realizzazione di un'infrastruttura per i combustibili alternativi (meglio conosciuta come Direttiva AFID - Alternative Fuels Infrastructure Directive), recepita dal D.Lgs. 16 dicembre 2016 n.

257, si sono stabiliti i requisiti minimi per la costruzione di infrastrutture per i combustibili alternativi, inclusi i punti di ricarica per veicoli elettrici. La Direttiva, in particolare, stabilisce, fra l’altro:

• un quadro comune di misure per la realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi nell’Unione;

• i requisiti minimi per la costruzione dell’infrastruttura per i combustibili alternativi da attuarsi mediante i quadri strategici nazionali degli Stati Membri, includendo i punti di ricarica per veicoli elettrici e i punti di rifornimento di gas naturale e idrogeno;

• le specifiche tecniche comuni per i punti di ricarica e di rifornimento;

• i requisiti concernenti le informazioni da rendere disponibili agli utenti.

Le attività di evoluzione legislativa hanno portato ad approvare gli aggiornamenti del PNIRE con DPCM 18 aprile 2016, mentre il DM 3 agosto 2017 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha definito i criteri di individuazione delle dichiarazioni, attestazioni, asseverazioni, nonché degli elaborati tecnici da presentare a corredo della segnalazione certificata di inizio attività per la realizzazione delle IdR.

Inoltre il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, con Delibera 10 luglio 2017, ha approvato lo schema di Accordo di Programma tra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, le Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle D’Aosta, Veneto e le Province Autonome di Trento e Bolzano, finalizzato ad individuare i programmi di intervento per la realizzazione di reti di ricarica diffuse sul territorio nazionale volte a favorire la diffusione di veicoli alimentati ad energia elettrica, sulla base delle disposizioni contenute nell’art. 3 del decreto ministeriale n. 503 del 22 dicembre 2015.

Infine, il DPCM 1° febbraio 2018 ha approvato l’accordo di programma per la realizzazione della rete infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica.

Considerato che il vettore energetico elettrico rappresenta, inoltre, uno dei vettori a maggiore efficienza, consentendo la veicolazione di energia da fonte rinnovabile (es. solare, eolica,

idroelettrica, ecc.), esso risulta particolarmente idoneo a favorire la diffusione dei veicoli ad alimentazione elettrica soprattutto nelle aree urbanizzate, con delocalizzazione ed eventuale centralizzazione delle emissioni climalteranti e riduzione delle emissioni locali e dell’inquinamento acustico. Pertanto, lo sviluppo della mobilità elettrica rappresenta un elemento di rilevanza cruciale per lo sviluppo sostenibile sia Nazionale che globale, soprattutto se affiancato da una filiera energetica di produzione da fonti rinnovabili.

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