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prenatali, memoria e apprendimento

Nel documento INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA PERINATALE (pagine 25-39)

Sviluppo dell’attaccamento prenatale

La vita intrauterina è considerata allo stesso modo in tutte le culture?

Siamo abituati a pensare al bambino con delle capacità di relazione quando è capace di interagire, apprendere, comunicare e memorizzare. Nell’immaginario collettivo questo avviene quando il bambino nasce, ma per alcuni anche più tardi, quando il bambino ha già alcuni mesi. In alcune culture invece non c’è una netta separazione tra concepimento, vita prenatale e vita extrauterina (Nutricati A.S., 2009):

nella cultura indonesiana non si considera la nascita come il momento in cui improvvisamente si inizia a vivere ed esistere;

in Cina e Giappone si considera che il bambino al momento in cui viene al mondo abbia già un anno di età;

gli Mbuti, una comunità africana, dimostrano grande coinvolgimento relazionale dal periodo della gravidanza;

LE COMPETENZE SENSORIALI DEL FETO E NASCITA DELLA VITA PSICHICA

in Gabon, negli anni ’50, l’esploratore Mazière scoprì che gli indigeni prima di partorire il bambino usavano non avere rapporti sessuali per un mese intero, e le donne camminavano sui talloni per essere in contatto il meno possibile con la terra, che simboleggiava i beni materiali. La coppia inoltre evitava di pronunciare

parole volgari perché potevano entrare nella vagina e nutrire il bambino di cattivi pensieri.

Questi rituali ci fanno capire quanta importanza viene data ad una nuova vita ancor prima che venga al mondo, e presuppongono l’esistenza di una vita mentale del bambino prima della nascita.

In Occidente fino alla prima metà del Novecento si pensava (anche in ambito scientifico) che il neonato non avesse una mente, e che solo a seguito dello sviluppo del cervello e del linguaggio l’avrebbe acquisita.

Dopo un primo approccio basato su teorie e ricostruzioni soprattutto di stampo psicoanalitico, il grande impulso ricevuto dalle ricerche sulla vita prenatale è stato dovuto all'avvento delle tecniche ad ultrasuoni che hanno consentito l'osservazione in tempo reale dell'attività spontanea fetale e delle sue reazioni alle stimolazioni.

Studi longitudinali di osservazione su casi singoli tramite ecografia hanno consentito di evidenziare le relazioni tra età gestazionale e le attività fetali.

Anche l'osservazione dei bambini nati prematuri ha costituito una notevole fonte di informazioni sulla vita prenatale.

Oggi possiamo dire che la mente del bambino si sviluppa fin dal periodo della gravidanza. Questo è possibile grazie agli studi multidisciplinari della:

neuroanatomia comparata

psicofisiologia clinica

psicologia sperimentale

studi di tipo osservativo, ecografico e neonatale.

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qualità di esperienze che il feto vive durante la gestazione. La genetica determina la macromorfologia del cervello umano, il numero dei neuroni e la loro mielinizzazione, ma le connessioni tra neuroni e la capacità di funzionamento delle varie reti cerebrali dipendono dal tipo di esperienza che è stata vissuta e percepita dal feto (Imbasciati A., 2007).

Le tecniche ad ultrasuoni hanno permesso registrano verso le 16 settimane, mentre a 24 le capacità uditive sono già simili a quelle dell’età adulta. Alcuni esperimenti hanno messo in luce che a 27 settimane il feto riesce a distinguere tra suoni diversi.

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Tatto: a 7 settimane inizia a esserci sensibilità cutanea nella zona intorno alla bocca, ad 11

sull’intero viso e sulla pianta delle mani e dei piedi; a 15 settimane tutto il corpo mostra reazioni agli stimoli tattili, anche a quelli dolorosi. Il feto inizia a compiere dei movimenti per esplorare il suo corpo, e viene costantemente stimolato dal liquido amniotico, nonché dai movimenti corporei e dalle pressioni della madre.

Gusto: a 13 settimane sono già sviluppati gli organi gustativi e la capacità di distinguere gusti

diversi; già a quest’età aumenta l’inghiottimento del liquido amniotico quanto più contiene

sostanze zuccherine. Il feto si abitua al sapore e all’odore del liquido amniotico, che ha

proprietà organolettiche simili a quelle del latte della stessa madre.

Vista: fino alla ventiseiesima settimana di gestazione le palpebre non si aprono, ma il feto sembra essere comunque in grado di localizzare gli stimoli visivi anche in precedenza;

a 16 settimane ad esempio reagisce con accelerazioni della frequenza cardiaca e girando la testa dall’altra parte a fasci di luce proiettati sull’addome della madre.

Olfatto: si sviluppa tra le 11 e le 15 settimane, e quasi sicuramente i recettori vengono stimolati dall’aroma delle sostanze presenti nel liquido amniotico, visto che nelle prime ore dopo la nascita il neonato riconosce gli odori già sentiti nella vita intrauterina.

(Righetti, Sette, 2000)

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Ricerche sullo sviluppo psicologico

La dimostrazione più chiara della memoria e delle percezioni prenatali del feto si trova negli studi fatti su neonati a cui, prima della nascita, erano stati forniti degli stimoli che vengono loro nuovamente forniti una volta nati.

Memorizzazione battito cardiaco materno

Considerando che il battito cardiaco è risultato il suono più frequente e quindi più familiare udito dal feto nella cavità uterina, Murooka (1974) ha fatto ascoltare ad alcuni neonati la registrazione del battito delle loro madri, scoprendo che questo suono ha la capacità di calmarli e addormentarli.

Anche negli asili nido è stato riprodotto un esperimento simile che ha dato i medesimi risultati: facendo ascoltare il battito registrato i bambini si addormentavano prima di quelli che non ascoltavano nessun suono.

Questi studi hanno messo in luce la capacità di memorizzazione nella vita intrauterina, la capacità di apprendimento del bambino e l’effetto emotivo che produce questo suono familiare nei neonati.

Riconoscimento musiche e favole

Chamberlain (1995) ha scoperto che i bambini sono in grado di riconoscere anche musiche e favole uditi durante il periodo della gestazione, e che durante l’allattamento cambia il ritmo di poppata e di suzione se allattati mentre ascoltano la musica conosciuta o altre musiche.

Anche Lecanuet (1990) riscontrò tramite un esperimento che i bambini di tre giorni preferivano una favola che la madre gli aveva letto quotidianamente a voce alta nelle ultime sei settimane di gravidanza.

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Tomatis (1991) ha dimostrato che la voce della madre accompagna e determina lo sviluppo neuro-motorio del bambino, e lo predispone all’acquisizione del linguaggio.

Aucher in numerosi studi (1977; 1983; 1984; 1987) ha rilevato che le voci di entrambi i genitori hanno la funzione di migliorare lo sviluppo neuromotorio e sensoriale del feto: la voce paterna stimolerebbe maggiormente la crescita delle parti inferiori del corpo (ginocchia e gambe), mentre quella della madre stimolerebbe la crescita del busto, delle braccia e del cervello.

Il bambino non percepisce la voce materna solo dall’esterno, ma anche dall’interno, perché passando attraverso i tessuti e le ossa giunge all’utero. Si è scoperto che emessa a 60 decibel arriva al feto a 24 decibel, mentre le altre voci esterne lo raggiungono con un’intensità tra gli 8 e i 12 decibel. Ecco perché al bambino, quando nasce, la voce materna gli è già familiare, ed è capace di riconoscerla tra tante voci femminili.

Memorizzazione sapori e odori

Il bambino in utero si abitua al sapore e all’odore del liquido amniotico, molto simile al latte materno. Le

caratteristiche del liquido amniotico sono influenzate da quello che la madre mangia, ed anche da alcune abitudini, come il fumo (Winberg J., Porter R.H.,1998).

Dunque, non solo il feto saprà già prima di nascere quale odore e quale sapore andare a cercare per ottenere il

nutrimento, ma inizierà in utero a conoscere le abitudini alimentari della madre, che, memorizzati, andranno ad orientare i suoi gusti e le sue preferenze quando sarà al mondo (Varendi H., Porter R.H., Winberg J., 1996).

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Lo sviluppo dell’attaccamento prenatale

Il termine attaccamento prenatale indica il legame che genitori e feto sviluppano durante la gravidanza (Cranley, 1981).

Fù Winnicott (1958) per primo a parlare di “preoccupazione materna primaria”, ossia l’investimento affettivo della madre verso il feto, un coinvolgimento esclusivo ed intenso che arriva anche ad escludere il resto delle cose, perché l’attenzione, i pensieri e le fantasie sono rivolti del tutto al bambino che sta arrivando.

Un decennio più tardi lo stesso Winnicott scoprì che questi sentimenti si sviluppano anche nel padre. Da allora è stata data grande importanza al legame che si sviluppa in epoca prenatale tra genitori e figli, in quanto influisce sia sulla relazione di attaccamento che sullo sviluppo psichico del bambino.

Obiettivo: fare in modo che i genitori inizino ad instaurare una relazione d’attaccamento sicuro già dal periodo della gravidanza.

La coppia genitoriale dovrebbe considerare il bambino come un membro della famiglia già prima della nascita.

Comunicare attraverso la voce, il canto, le carezze, il contatto, la musica; farlo in modo gentile, gioioso, empatico e non direttivo; evitare rimproveri e minacce.

È molto importante che la triade si sviluppi in modo positivo senza che nessuno dei membri si senta escluso: ne gioverà sia la coppia, che l’interazione tra genitori e bambino, che, ovviamente, il bambino stesso.

Il padre può contribuire a mantenere un’atmosfera di sostegno, protezione e serenità; anche lui dovrebbe parlare spesso al feto in modo amorevole e sviluppare un contatto con lui.

Trasmettere che non esiste un unico modo giusto di portare avanti una gravidanza, ed ogni coppia lo dovrebbe fare a seconda delle sue caratteristiche, della sua personalità, dei suoi bisogni.

Ciò che non deve mancare è l’investimento affettivo, i pensieri e le fantasie rivolte al bambino.

Per quanto possibile fare in modo che ci sia un clima sereno: che la coppia eviti i conflitti e le tensioni, si circondi di persone positive pronte anch’esse ad accogliere la nuova vita, che faccia esperienze che apportino benessere.

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Fantasie e vissuti

Nel documento INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA PERINATALE (pagine 25-39)

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