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- Sophie Marinopoulos

Nel documento INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA PERINATALE (pagine 43-52)

La paura per l’integrità fisica, propria e del bambino

Alla paura per il distacco fisico e psichico si aggiunge la paura del danneggiamento e della morte del bambino. Per eludere questi vissuti negativi spesso la donna può attivare fantasie in cui il figlio viene immaginato già grande o nato senza essere stato partorito (Grigio et al., 1987).

La donna ha anche paura del dolore che proverà e, consciamente o meno, della possibilità di morte.

Il parto è spesso l’epilogo dell’andamento psichico della gravidanza: se ci sono state preoccupazioni esterne, vissuti angosciosi, con probabilità nel parto ci saranno complicazioni.

Secondo Fornari (1979, 1981), la donna durante il parto si sente sospesa tra il vivere e il morire, tra il dare la vita e il dare la morte. Durante la fase dilatante vive prevalentemente ansie persecutorie, cioè si preoccupa dei danni che il parto produce a se stessa; durante la fase espulsiva ha un’angoscia depressiva, cioè teme il danno che il parto potrebbe produrre al bambino.

FANTASIE E VISSUTI RISPETTO ALLA NASCITA

La donna vive il dolore della dilatazione del collo dell’utero come un’aggressione da cui difendersi: ha timore che venga lesa la sua integrità fisica e reagisce con una difesa che determina una contrazione eccessiva dei muscoli perineali.

Nella seconda fase del parto, il periodo espulsivo, la donna teme di fare male al figlio e ciò potrebbe bloccare la cooperazione e le spinte necessarie alla nascita. Per effetto dell’ansia i muscoli perineali si irrigidiscono; il prolungarsi del dolore può rendere la donna sfinita e disorientata e può avere difficoltà a funzionare a livello di elaborazione adulta:

può essere utile aiutarla ad identificarsi col bambino in modo che collabori più attivamente per aiutarlo a nascere.

Il sostegno alla donna durante il parto

Se il parto avviene in ospedale e non ci sono familiari della donna, medico e ostetrica dovrebbero far fronte all’angoscia sia in termini tecnici che emotivi, comprendendo e contenendo le sue proiezioni.

Se la donna sta conducendo il parto già seguita dal marito, dalla propria madre, da una doula o un’altra figura che la sostiene, è bene non essere intrusivi ma assumere una funzione facilitante.

Fornari ha chiamato “paranoia primaria” la paura della donna di nuocere al bambino e di esserne aggredita:

questo vissuto può essere trasferito sul padre (o su chi ne prende il posto) per sgravare la donna dalle angosce e dai fantasmi di aggressione.

Ci sono studi che rilevano la correlazione tra il fatto che una donna chieda sostegno e aiuto e una minore incidenza di difficoltà ostetriche (Demyttenaese Maes, Nijs, 1995). Questo probabilmente perché la donna che chiede aiuto è meno alessitimica di quella che non lo chiede, quindi più portata a mentalizzare anziché a somatizzare i conflitti e le angosce.

FANTASIE E VISSUTI RISPETTO ALLA NASCITA

verbalizzare le loro paure durante la gravidanza e ad usufruire di un sostegno psicologico hanno avuto un tempo di travaglio più breve.

A birthing family Gioia Albano

Una cosa che sicuramente dobbiamo essere in grado di trasmettere alle donne in gravidanza è che loro hanno la competenza a far nascere e il bambino ha la competenza a nascere.

Il rivolgimento del feto in prossimità dell’uscita dal ventre è un chiaro esempio di questa

competenza. Il bambino si mette in moto per venire al mondo perché non gli è più sufficiente lo spazio nell’utero come spazio di crescita, e la placenta non lo può più nutrire adeguatamente.

Brazelton (1991) ha messo in luce come la capacità con cui la madre e il figlio coordinano

le interazioni nel parto sia da ricondurre ad una sincronia precedente, nel corso della gestazione a partire dalla percezione

dei movimenti fetali:

alla nascita quindi il bambino ha già esperienza di coordinamento con i ritmi materni.

FANTASIE E VISSUTI RISPETTO ALLA NASCITA

La competenza alla nascita fa parte del bagaglio della specie umana. Quindi non si attivano solo difese, ma anche risorse naturali sufficienti a permettere sia alla donna che al figlio di nascere.

Vengono prodotti vari ormoni, tra cui le endorfine che leniscono il dolore tra una contrazione e l’altra, permettono di recuperare le forze prima dell’espulsione e danno alla donna quello stato d’animo euforico e gioioso per poter accogliere al meglio il suo bambino.

Bibliografia

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BIBLIOGRAFIA

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Dott.ssa Maria Grazia Flore Psicologa Psicoterapeuta www.mariagraziaflore.com FB: “Genitorialità e Psicologia”

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Nel documento INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA PERINATALE (pagine 43-52)

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