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INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA PERINATALE

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(1)

ALLA

PSICOLOGIA

PERINATALE

(2)

Definizioni

Ambiti di intervento dello psicologo perinatale

Competenze multidisciplinari

Evoluzione della Psicologia Perinatale

Collaborazione con altri professionisti

INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA PERINATALE

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COS’È LA PSICOLOGIA PERINATALE

La psicologia perinatale è una disciplina in via di espansione, da diversi anni si stanno diffondendo corsi e master, e gli Ordini professionali hanno iniziato a

effettuare iniziative e progetti per valorizzare la professione psicologica in quest’ambito.

“La psicologia perinatale è quella parte della psicologia che si occupa del periodo compreso tra il preconcepimento e il quarto anno di vita del bambino. In questo arco di tempo lo psicologo perinatale si occupa dei fenomeni e dei processi evolutivi dei neonati e bambini e

del sistema di relazioni intorno a loro, lungo un continuum che va dalla fisiologia alla patologia”

(MIPPE)

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COS’È LA PSICOLOGIA CLINICA PRENATALE E PERINATALE

INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA PERINATALE

“Si tratta delle esperienze e delle ricerche sulle modalità con cui si originano le prime funzioni mentali nel feto e nel neonato, e su come queste condizionino tutta la costruzione

delle successive funzioni psichiche e quindi l’intero sviluppo dell’individuo, psichico e psicosomatico. Le prime strutture psichiche vengono a costruirsi dalle esperienze primarie (corporeamente veicolate) con la madre nel contesto delle vicende ambientali, prima, intorno e

dopo la nascita (relazione gestante-feto, madre-neonato). In queste vicissitudini, relazionali e ambientali, possono originarsi

eventuali anomalie dello sviluppo del bimbo.”

A. Imbasciati

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ASSUNTO GENERALE SU CUI SI BASA LA PSICOLOGIA PERINATALE

Le modalità del concepimento, della

gravidanza, del parto, dei primi momenti di vita del neonato, della lattazione e della interazione del bimbo con la madre, fino ai

suoi primi anni, hanno rilevanti effetti a lungo termine sull'equilibrio psicofisico del

bambino e, più tardi, dell’adulto.

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AMBITI DI INTERVENTO DELLA PSICOLOGIA PERINATALE

INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA PERINATALE

• Prevenzione, sostegno, orientamento, diagnosi e intervento per le famiglie durante il periodo che comprende il

preconcepimento, la gravidanza, il parto, la nascita, l’allattamento e i primi anni di vita.

• Fenomeni e processi di sviluppo dei

neonati e bambini e del sistema di relazioni

intorno a loro, sia fisiologici che patologici.

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Nello specifico:

• Aspetti psicologici del precocepimento, anche nei casi di infertilità e sterilità.

• La gravidanza: vissuti ed emozioni della coppia in attesa, le competenze sensoriali del feto e la sua vita psichica, lo sviluppo dell’attaccamento

prenatale, gli effetti dello stress.

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Passaggio dalla coppia alla triade genitoriale.

Lutto perinatale: aborto spontaneo, IVG, morte perinatale.

Post-partum: le problematiche irrisolte che emergono con la maternità/

genitorialità e eventuali psicopatologie.

Alimentazione del neonato e del

bambino: aspetti fisiologici, psicologici e relazionali.

INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA PERINATALE

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Informazione sullo sviluppo dell’attaccamento tra genitori e figli: stili di attaccamento,

permanenza degli stili di attaccamento nelle

varie fasi di crescita dell’individuo, trasmissione intergenerazionale degli stili di attaccamento.

Il sonno del neonato e del bambino: fisiologia del sonno, aspetti psicologici, disturbi del

sonno.

Psicologia dello sviluppo 0-4 anni: crescita fisica e motricità; percezione, apprendimento e

memoria; comunicazione e linguaggio;

emotività; insegnare ai genitori come gestire

l’emotività dei figli.

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EVOLUZIONE DELLA PSICOLOGIA PERINATALE

INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA PERINATALE

Bambino passivo Infant Research

Costellazione materna

Interventi precoci sulla relazione

madre-bambino e/o genitori-bambino

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Bambino passivo: concezione del neonato come “tabula rasa”, ricettore passivo di stimoli e privo di competenze.

Infant research: ricerca sullo sviluppo infantile orientata da quesiti clinici. Ha

dimostrato che la spinta a creare e mantenere le relazioni è centrale nel bambino e ne organizza l’esperienza psicologica (Trevarthen, Stern, Tronik, Beebe).

Costellazione materna: con la maternità si riattivano schemi della madre relativi a sé stessa, al marito, alla propria madre, alla famiglia d’origine e alle figure genitoriali

sostitutive. Anche nel bambino si attivano schemi di “essere con” la madre (D. Stern).

Interventi precoci sulla relazione genitori-bambino: importanza dell’agire

preventivamente per evitare esiti psicopatologici.

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CONTRIBUTI TEORICI

INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA PERINATALE

PSICOLOGIA PERINATALE

TEORIA

DELL’ ATTACCAMENTO

MODELLO

BIOPSICOSOCIALE

EPIGENETICA PNEI

PSICOLOGIA

CLINICA FISIOLOGIA SALUTOGENESI

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TEORIA DELL’ATTACCAMENTO: pone le basi nell’ottica sistemica, etologica ed

evoluzionista e propone un nuovo modello psicopatologico in grado di dare indicazioni

generali su come la personalità di un individuo cominci ad organizzarsi fin dai primi anni di vita. Dimostra come lo sviluppo armonioso della personalità di un individuo dipenda

principalmente da un adeguato attaccamento alla figura materna o un suo sostituto (Bowlby J., Ainsworth M., Main M.).

MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE: per poter risolvere una malattia o qualsiasi altro tipo di

disagio è necessario occuparsi non solo degli aspetti biologici ma anche di quelli psicologici, familiari e sociali dell’individuo, tutti integrati tra di loro (Engel G.L.).

PNEI (PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGIA): si occupa delle relazioni tra psiche e i

sistemi di regolazione fisiologica che costituiscono l’organismo umano: quello endocrino, quello

nervoso e quello immunitario. Influenza delle emozioni sul corpo della madre e del bambino.

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EPIGENETICA: secondo le ultime ricerche in questo campo, si è scoperto che anche il patrimonio genetico è soggetto a delle trasformazioni a seconda del sistema in cui è inserito il bambino; anche la struttura dei geni si modifica attraverso le cure.

FISIOLOGIA: studia le funzioni degli organismi viventi in condizioni di normalità. Ci offre

conoscenze riguardo alla fisiologia della gravidanza, del parto, dell’allattamento e del sonno del bambino.

SALUTOGENESI: valorizzazione delle risorse della famiglia e non solo riduzione del rischio; non si parla più di stato di salute ma di dinamica di salute (salute e malattia lungo un continuum).

PSICOLOGIA CLINICA: grazie a questa disciplina ricaviamo informazioni sulle variabili

eziologiche e di mantenimento del disagio, con cui poter realizzare interventi di prevenzione e riparazione.

INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA PERINATALE

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ULTERIORI CONTRIBUTI DISCIPLINARI

ETNOANTROPOLOGIA

ETNOPEDIATRIA

Il transculturalismo è estremamente importante in Psicologia Perinatale: è errato pensare che i

modelli di crescita ed educativi della nostra cultura siano universali.

Nel nostro paese c’è una discrepanza tra norme

biologiche e norme culturali.

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Lo psicologo perinatale lavora in sinergia con altre figure professionali:

- ostetriche - educatrici - ginecologi e andrologi - medici di base

- doule - nutrizionisti

- IBCLC - consulenti babywearing - pediatri - neonatologi - psichiatri - osteopati

INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA PERINATALE

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Dott.ssa Maria Grazia Flore Psicologa Psicoterapeuta www.mariagraziaflore.com FB: “Genitorialità e Psicologia”

flore.mga@gmail.com

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GLI ASPETTI PSICOLOGICI

DELLA

GRAVIDANZA

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Vissuti della madre in attesa

• Gravidanza come “crisi” evolutiva

• Riattivazione vissuti inconsci

• Le tre gravidanze che procedono contemporaneamente

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Ciò che una donna prova da quando scopre di avere una vita che cresce all’interno del suo corpo è complesso da definire e varia notevolmente da donna a donna: ognuna ha la sua storia, la sua personalità, la sua soggettività. Di conseguenza ognuna avrà un suo modo unico di sentirsi madre e di vivere la relazione col figlio durante l’attesa.

È sicuramente, per tutte, uno dei momenti più significativi ed emotivamente carichi del ciclo di vita.

Domande che una donna si pone:

Riuscirò ad essere una buona madre?

Come cambierà la vita di coppia in seguito alla nascita?

Riuscirò ad affrontare la fatica,

le preoccupazioni e le sfide educative?

Saprò bilanciare il tempo per mio figlio quando tornerò a lavoro?

VISSUTI DELLA MADRE IN ATTESA

La speranza G. Klimt

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Vari fattori concorrono a determinare i vissuti che si esperiscono durante i nove mesi di gravidanza e che vanno ad influire sullo stato psicofisico della madre, ma anche della coppia e naturalmente del bambino:

la gravidanza può essere programmata e arrivare al momento giusto, oppure troppo presto o troppo tardi;

può essere desiderata o non desiderata;

può avvenire come progetto di coppia con la persona che si ama oppure senza che si abbia un partner stabile o una storia consolidata;

può avvenire in un contesto in cui la donna ha sostegni parentali e amicali o meno;

si può avere una stabilità economica o meno.

Durante il periodo di gestazione quindi non si ha solo una gravidanza fisiologica, ma anche una gravidanza psicologica, ossia viene a crearsi uno “spazio mentale” in cui la donna può pensare il figlio che arriverà;

questo inizia anche prima del concepimento e si va via via a creare l’assetto materno (Stern, 1998), ossia un’organizzazione mentale che accompagna la maternità e diventerà parte integrante della donna.

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Bibring: gravidanza come periodo di “crisi”

La donna attraversa un processo evolutivo maturativo in modo simile a quello della pubertà e della menopausa:

l’identità femminile si va a riorganizzare, si abbandonano fasi precedenti di sviluppo e si raggiunge un nuovo stato di vita, si rielabora il passato e si progetta il futuro.

Per la donna si riattivano in modo intenso i vissuti consci e inconsci della propria infanzia e adolescenza, in particolare la relazione con la propria madre.

Con la gravidanza si rielabora il processo di separazione- individuazione, ossia si entra in una nuova fase in cui la donna si differenzia ulteriormente da sua madre, trova il proprio posto nel mondo con la sua identità personale; in altre parole va a maturare, nuovamente, un Sé separato e autonomo (1959).

VISSUTI DELLA MADRE IN ATTESA

Mother and daughter Gioia Albano

(23)

Stern (1998) ha parlato delle tre gravidanze che procedono durante la gestazione:

il bambino che si sviluppa;

l’assetto psichico della donna che si orienta alla maternità;

il bambino immaginario che si viene a creare nella mente della madre.

Le trasformazioni corporee della madre plasmano anche il precedente Sé, e fanno in modo che si costituisca l’identità materna.

Nello “spazio mentale” che si costruisce nei nove mesi, la donna può “rivedere e

provare vari scenari futuri” e portare a termine la sua nuova identità.

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Le donne che hanno avuto un attaccamento sicuro con le proprie figure di accudimento, sopratutto con la propria madre, potranno attraverso lo stato di regressione, identificarsi con la figura materna portatrice di vita e con se stessa bambina.

Fornari (1979), attraverso l’interpretazione dei sogni delle donne in gravidanza, mette in luce come la madre si identifichi sia col proprio figlio che con la propria madre, definendo questa struttura “a matrioska”: la madre contiene il figlio ed è a sua volta contenuta dalla propria madre.

In questo caso, già dalle primissime fasi di gravidanza si costruisce col feto una relazione intensa, che non è solo biologica ma soprattutto sensoriale, affettiva e psicologica.

Il termine stesso “aspettare un bambino” significa prepararsi ad accoglierlo, preparargli un suo posto nel mondo, e soprattutto all’interno della mente della madre e del padre, nella consapevolezza che sarà una persona diversa e distinta da sé.

VISSUTI DELLA MADRE IN ATTESA

(25)

Le competenze sensoriali del feto e nascita della

vita psichica

Competenze sensoriali: sviluppo udito, tatto, gusto, vista olfatto

Sviluppo psicologico: percezioni

prenatali, memoria e apprendimento

Sviluppo dell’attaccamento prenatale

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La vita intrauterina è considerata allo stesso modo in tutte le culture?

Siamo abituati a pensare al bambino con delle capacità di relazione quando è capace di interagire, apprendere, comunicare e memorizzare. Nell’immaginario collettivo questo avviene quando il bambino nasce, ma per alcuni anche più tardi, quando il bambino ha già alcuni mesi. In alcune culture invece non c’è una netta separazione tra concepimento, vita prenatale e vita extrauterina (Nutricati A.S., 2009):

nella cultura indonesiana non si considera la nascita come il momento in cui improvvisamente si inizia a vivere ed esistere;

in Cina e Giappone si considera che il bambino al momento in cui viene al mondo abbia già un anno di età;

gli Mbuti, una comunità africana, dimostrano grande coinvolgimento relazionale dal periodo della gravidanza;

LE COMPETENZE SENSORIALI DEL FETO E NASCITA DELLA VITA PSICHICA

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in Gabon, negli anni ’50, l’esploratore Mazière scoprì che gli indigeni prima di partorire il bambino usavano non avere rapporti sessuali per un mese intero, e le donne camminavano sui talloni per essere in contatto il meno possibile con la terra, che simboleggiava i beni materiali. La coppia inoltre evitava di pronunciare

parole volgari perché potevano entrare nella vagina e nutrire il bambino di cattivi pensieri.

Questi rituali ci fanno capire quanta importanza viene data ad una nuova vita ancor prima che venga al mondo, e presuppongono l’esistenza di una vita mentale del bambino prima della nascita.

(28)

In Occidente fino alla prima metà del Novecento si pensava (anche in ambito scientifico) che il neonato non avesse una mente, e che solo a seguito dello sviluppo del cervello e del linguaggio l’avrebbe acquisita.

Dopo un primo approccio basato su teorie e ricostruzioni soprattutto di stampo psicoanalitico, il grande impulso ricevuto dalle ricerche sulla vita prenatale è stato dovuto all'avvento delle tecniche ad ultrasuoni che hanno consentito l'osservazione in tempo reale dell'attività spontanea fetale e delle sue reazioni alle stimolazioni.

Studi longitudinali di osservazione su casi singoli tramite ecografia hanno consentito di evidenziare le relazioni tra età gestazionale e le attività fetali.

Anche l'osservazione dei bambini nati prematuri ha costituito una notevole fonte di informazioni sulla vita prenatale.

Oggi possiamo dire che la mente del bambino si sviluppa fin dal periodo della gravidanza. Questo è possibile grazie agli studi multidisciplinari della:

neuroanatomia comparata

psicofisiologia clinica

psicologia sperimentale

studi di tipo osservativo, ecografico e neonatale.

LE COMPETENZE SENSORIALI DEL FETO E NASCITA DELLA VITA PSICHICA

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qualità di esperienze che il feto vive durante la gestazione. La genetica determina la macromorfologia del cervello umano, il numero dei neuroni e la loro mielinizzazione, ma le connessioni tra neuroni e la capacità di funzionamento delle varie reti cerebrali dipendono dal tipo di esperienza che è stata vissuta e percepita dal feto (Imbasciati A., 2007).

(30)

Le tecniche ad ultrasuoni hanno permesso negli ultimi decenni di osservare in tempo reale le reazioni del feto alle stimolazioni esterne; si è potuto mettere in relazione stimoli esterni, risposte del feto ed età gestazionale.

Udito: le prime reazioni ai suoni si registrano verso le 16 settimane, mentre a 24 le capacità uditive sono già simili a quelle dell’età adulta. Alcuni esperimenti hanno messo in luce che a 27 settimane il feto riesce a distinguere tra suoni diversi.

LE COMPETENZE SENSORIALI DEL FETO E NASCITA DELLA VITA PSICHICA

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Tatto: a 7 settimane inizia a esserci sensibilità cutanea nella zona intorno alla bocca, ad 11

sull’intero viso e sulla pianta delle mani e dei piedi; a 15 settimane tutto il corpo mostra reazioni agli stimoli tattili, anche a quelli dolorosi. Il feto inizia a compiere dei movimenti per esplorare il suo corpo, e viene costantemente stimolato dal liquido amniotico, nonché dai movimenti corporei e dalle pressioni della madre.

Gusto: a 13 settimane sono già sviluppati gli organi gustativi e la capacità di distinguere gusti

diversi; già a quest’età aumenta l’inghiottimento del liquido amniotico quanto più contiene

sostanze zuccherine. Il feto si abitua al sapore e all’odore del liquido amniotico, che ha

proprietà organolettiche simili a quelle del latte della stessa madre.

(32)

Vista: fino alla ventiseiesima settimana di gestazione le palpebre non si aprono, ma il feto sembra essere comunque in grado di localizzare gli stimoli visivi anche in precedenza;

a 16 settimane ad esempio reagisce con accelerazioni della frequenza cardiaca e girando la testa dall’altra parte a fasci di luce proiettati sull’addome della madre.

Olfatto: si sviluppa tra le 11 e le 15 settimane, e quasi sicuramente i recettori vengono stimolati dall’aroma delle sostanze presenti nel liquido amniotico, visto che nelle prime ore dopo la nascita il neonato riconosce gli odori già sentiti nella vita intrauterina.

(Righetti, Sette, 2000)

LE COMPETENZE SENSORIALI DEL FETO E NASCITA DELLA VITA PSICHICA

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Ricerche sullo sviluppo psicologico

La dimostrazione più chiara della memoria e delle percezioni prenatali del feto si trova negli studi fatti su neonati a cui, prima della nascita, erano stati forniti degli stimoli che vengono loro nuovamente forniti una volta nati.

Memorizzazione battito cardiaco materno

Considerando che il battito cardiaco è risultato il suono più frequente e quindi più familiare udito dal feto nella cavità uterina, Murooka (1974) ha fatto ascoltare ad alcuni neonati la registrazione del battito delle loro madri, scoprendo che questo suono ha la capacità di calmarli e addormentarli.

Anche negli asili nido è stato riprodotto un esperimento simile che ha dato i medesimi risultati: facendo ascoltare il battito registrato i bambini si addormentavano prima di quelli che non ascoltavano nessun suono.

Questi studi hanno messo in luce la capacità di memorizzazione nella vita intrauterina, la capacità di apprendimento del bambino e l’effetto emotivo che produce questo suono familiare nei neonati.

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Riconoscimento musiche e favole

Chamberlain (1995) ha scoperto che i bambini sono in grado di riconoscere anche musiche e favole uditi durante il periodo della gestazione, e che durante l’allattamento cambia il ritmo di poppata e di suzione se allattati mentre ascoltano la musica conosciuta o altre musiche.

Anche Lecanuet (1990) riscontrò tramite un esperimento che i bambini di tre giorni preferivano una favola che la madre gli aveva letto quotidianamente a voce alta nelle ultime sei settimane di gravidanza.

LE COMPETENZE SENSORIALI DEL FETO E NASCITA DELLA VITA PSICHICA

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Tomatis (1991) ha dimostrato che la voce della madre accompagna e determina lo sviluppo neuro-motorio del bambino, e lo predispone all’acquisizione del linguaggio.

Aucher in numerosi studi (1977; 1983; 1984; 1987) ha rilevato che le voci di entrambi i genitori hanno la funzione di migliorare lo sviluppo neuromotorio e sensoriale del feto: la voce paterna stimolerebbe maggiormente la crescita delle parti inferiori del corpo (ginocchia e gambe), mentre quella della madre stimolerebbe la crescita del busto, delle braccia e del cervello.

Il bambino non percepisce la voce materna solo dall’esterno, ma anche dall’interno, perché passando attraverso i tessuti e le ossa giunge all’utero. Si è scoperto che emessa a 60 decibel arriva al feto a 24 decibel, mentre le altre voci esterne lo raggiungono con un’intensità tra gli 8 e i 12 decibel. Ecco perché al bambino, quando nasce, la voce materna gli è già familiare, ed è capace di riconoscerla tra tante voci femminili.

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Memorizzazione sapori e odori

Il bambino in utero si abitua al sapore e all’odore del liquido amniotico, molto simile al latte materno. Le

caratteristiche del liquido amniotico sono influenzate da quello che la madre mangia, ed anche da alcune abitudini, come il fumo (Winberg J., Porter R.H.,1998).

Dunque, non solo il feto saprà già prima di nascere quale odore e quale sapore andare a cercare per ottenere il

nutrimento, ma inizierà in utero a conoscere le abitudini alimentari della madre, che, memorizzati, andranno ad orientare i suoi gusti e le sue preferenze quando sarà al mondo (Varendi H., Porter R.H., Winberg J., 1996).

LE COMPETENZE SENSORIALI DEL FETO E NASCITA DELLA VITA PSICHICA

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Lo sviluppo dell’attaccamento prenatale

Il termine attaccamento prenatale indica il legame che genitori e feto sviluppano durante la gravidanza (Cranley, 1981).

Fù Winnicott (1958) per primo a parlare di “preoccupazione materna primaria”, ossia l’investimento affettivo della madre verso il feto, un coinvolgimento esclusivo ed intenso che arriva anche ad escludere il resto delle cose, perché l’attenzione, i pensieri e le fantasie sono rivolti del tutto al bambino che sta arrivando.

Un decennio più tardi lo stesso Winnicott scoprì che questi sentimenti si sviluppano anche nel padre. Da allora è stata data grande importanza al legame che si sviluppa in epoca prenatale tra genitori e figli, in quanto influisce sia sulla relazione di attaccamento che sullo sviluppo psichico del bambino.

Obiettivo: fare in modo che i genitori inizino ad instaurare una relazione d’attaccamento sicuro già dal periodo della gravidanza.

La coppia genitoriale dovrebbe considerare il bambino come un membro della famiglia già prima della nascita.

Comunicare attraverso la voce, il canto, le carezze, il contatto, la musica; farlo in modo gentile, gioioso, empatico e non direttivo; evitare rimproveri e minacce.

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È molto importante che la triade si sviluppi in modo positivo senza che nessuno dei membri si senta escluso: ne gioverà sia la coppia, che l’interazione tra genitori e bambino, che, ovviamente, il bambino stesso.

Il padre può contribuire a mantenere un’atmosfera di sostegno, protezione e serenità; anche lui dovrebbe parlare spesso al feto in modo amorevole e sviluppare un contatto con lui.

Trasmettere che non esiste un unico modo giusto di portare avanti una gravidanza, ed ogni coppia lo dovrebbe fare a seconda delle sue caratteristiche, della sua personalità, dei suoi bisogni.

Ciò che non deve mancare è l’investimento affettivo, i pensieri e le fantasie rivolte al bambino.

Per quanto possibile fare in modo che ci sia un clima sereno: che la coppia eviti i conflitti e le tensioni, si circondi di persone positive pronte anch’esse ad accogliere la nuova vita, che faccia esperienze che apportino benessere.

LE COMPETENZE SENSORIALI DEL FETO E NASCITA DELLA VITA PSICHICA

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Fantasie e vissuti rispetto alla nascita

Ansie materne sulla propria integrità corporea e sull’integrità del bambino

Psicosomatica della gravidanza e del parto

La funzione delle buone esperienze relazionali durante il parto

La competenza a nascere del feto

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La nascita come passaggio dalla fusione alla separazione

Durante la gravidanza la donna si trova ad affrontare la compromissione della sua individualità, perché il lungo processo di differenziazione dalle figure di accudimento primarie che ha accompagnato il suo sviluppo viene messo in “crisi”

dallo stato simbiotico, fusionale, che si trova a vivere con suo figlio nel periodo di gestazione. Questo proseguirà per certi aspetti anche nei primi mesi dopo la nascita del bambino, perché egli dipenderà in tutto e per tutto da lei.

La fusionalità

Ad un livello profondo questo stato evoca nella donna il ritorno alla fusione originaria con la propria madre; può essere vissuto positivamente quale felice ricomposizione dell’unità perduta, ma per altre donne, questo ritorno alla fusionalità originaria del contenere un corpo nel proprio corpo può essere percepito come una minaccia annullante, una perdita della propria identità di soggetto non madre. Per alcune donne l’essere incinta riporta ad una dimensione prevalentemente materna e ciò può essere vissuto come minaccia al proprio senso di sé. Insomma, la fusionalità è nello stesso tempo cercata e temuta.

FANTASIE E VISSUTI RISPETTO ALLA NASCITA

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Per tutti i primi mesi la madre si identifica con il figlio, e inizia a fantasticarlo, pensarlo, immaginarlo. Nell’ultimo trimestre invece, grazie ai movimenti sempre più consistenti del bambino, e ai suoi ritmi che diventano diversi, desincronizzati da quelli della madre (ad esempio quando la madre sta a riposo lui inizia a scalciare), egli inizia a diventare per lei una persona a sé stante, con vita propria.

Questi nuovi elementi inducono la donna a

concepire la sua gravidanza in maniera diversa;

apre un’altra prospettiva, quella della nascita e della rappresentazione della

separazione: per nascere bisogna essere separati.

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La separazione

Da un lato la madre prova la gioia della separazione per poter finalmente conoscere il “bambino reale”, dall’altro l’angoscia.

Il passaggio da una condizione all’altra è un momento iniziatico. La donna dovrà abbandonare quella parte di se stessa che dapprima è stata un tutt’uno con lei e perderla, “guadagnando in cambio il fatto di poter conoscere suo figlio, il quale dovrà essere investito fuori dal suo corpo” (Bergeret-Amselek 1996).

La stessa angoscia del parto è un’angoscia di separazione, il timore di affidarsi ad un evento non controllabile e in quanto tale minaccioso.

Alcune difficoltà della gravidanza e del parto sono infatti il segno della difficoltà materna a separarsi dal bambino: gravidanze protratte, accelerazioni o ritardi nella fase espulsiva, parti prematuri, sono situazioni talvolta connesse all’angoscia della separazione dal bambino.

Il parto diviene minaccioso e a rischio psicosomatico se la donna non ha potuto mentalizzare la propria esperienza di separazione, di nascita psicologica.

FANTASIE E VISSUTI RISPETTO ALLA NASCITA

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“L’atto della nascita è un momento di separazione. Separazione dei corpi, separazione degli esseri. È una rottura ma anche una continuità di vita fra esseri che si sono sempre percepiti senza mai

vedersi davvero”

- Sophie Marinopoulos

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La paura per l’integrità fisica, propria e del bambino

Alla paura per il distacco fisico e psichico si aggiunge la paura del danneggiamento e della morte del bambino. Per eludere questi vissuti negativi spesso la donna può attivare fantasie in cui il figlio viene immaginato già grande o nato senza essere stato partorito (Grigio et al., 1987).

La donna ha anche paura del dolore che proverà e, consciamente o meno, della possibilità di morte.

Il parto è spesso l’epilogo dell’andamento psichico della gravidanza: se ci sono state preoccupazioni esterne, vissuti angosciosi, con probabilità nel parto ci saranno complicazioni.

Secondo Fornari (1979, 1981), la donna durante il parto si sente sospesa tra il vivere e il morire, tra il dare la vita e il dare la morte. Durante la fase dilatante vive prevalentemente ansie persecutorie, cioè si preoccupa dei danni che il parto produce a se stessa; durante la fase espulsiva ha un’angoscia depressiva, cioè teme il danno che il parto potrebbe produrre al bambino.

FANTASIE E VISSUTI RISPETTO ALLA NASCITA

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La donna vive il dolore della dilatazione del collo dell’utero come un’aggressione da cui difendersi: ha timore che venga lesa la sua integrità fisica e reagisce con una difesa che determina una contrazione eccessiva dei muscoli perineali.

Nella seconda fase del parto, il periodo espulsivo, la donna teme di fare male al figlio e ciò potrebbe bloccare la cooperazione e le spinte necessarie alla nascita. Per effetto dell’ansia i muscoli perineali si irrigidiscono; il prolungarsi del dolore può rendere la donna sfinita e disorientata e può avere difficoltà a funzionare a livello di elaborazione adulta:

può essere utile aiutarla ad identificarsi col bambino in modo che collabori più attivamente per aiutarlo a nascere.

(46)

Il sostegno alla donna durante il parto

Se il parto avviene in ospedale e non ci sono familiari della donna, medico e ostetrica dovrebbero far fronte all’angoscia sia in termini tecnici che emotivi, comprendendo e contenendo le sue proiezioni.

Se la donna sta conducendo il parto già seguita dal marito, dalla propria madre, da una doula o un’altra figura che la sostiene, è bene non essere intrusivi ma assumere una funzione facilitante.

Fornari ha chiamato “paranoia primaria” la paura della donna di nuocere al bambino e di esserne aggredita:

questo vissuto può essere trasferito sul padre (o su chi ne prende il posto) per sgravare la donna dalle angosce e dai fantasmi di aggressione.

Ci sono studi che rilevano la correlazione tra il fatto che una donna chieda sostegno e aiuto e una minore incidenza di difficoltà ostetriche (Demyttenaese Maes, Nijs, 1995). Questo probabilmente perché la donna che chiede aiuto è meno alessitimica di quella che non lo chiede, quindi più portata a mentalizzare anziché a somatizzare i conflitti e le angosce.

FANTASIE E VISSUTI RISPETTO ALLA NASCITA

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verbalizzare le loro paure durante la gravidanza e ad usufruire di un sostegno psicologico hanno avuto un tempo di travaglio più breve.

A birthing family Gioia Albano

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Una cosa che sicuramente dobbiamo essere in grado di trasmettere alle donne in gravidanza è che loro hanno la competenza a far nascere e il bambino ha la competenza a nascere.

Il rivolgimento del feto in prossimità dell’uscita dal ventre è un chiaro esempio di questa

competenza. Il bambino si mette in moto per venire al mondo perché non gli è più sufficiente lo spazio nell’utero come spazio di crescita, e la placenta non lo può più nutrire adeguatamente.

Brazelton (1991) ha messo in luce come la capacità con cui la madre e il figlio coordinano

le interazioni nel parto sia da ricondurre ad una sincronia precedente, nel corso della gestazione a partire dalla percezione

dei movimenti fetali:

alla nascita quindi il bambino ha già esperienza di coordinamento con i ritmi materni.

FANTASIE E VISSUTI RISPETTO ALLA NASCITA

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La competenza alla nascita fa parte del bagaglio della specie umana. Quindi non si attivano solo difese, ma anche risorse naturali sufficienti a permettere sia alla donna che al figlio di nascere.

Vengono prodotti vari ormoni, tra cui le endorfine che leniscono il dolore tra una contrazione e l’altra, permettono di recuperare le forze prima dell’espulsione e danno alla donna quello stato d’animo euforico e gioioso per poter accogliere al meglio il suo bambino.

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Bibliografia

Aucher M.L. (1977), Les plans d’espression, Epi Editeurs, Paris.

Aucher M.L. (1983), Vivre sur 7 octaves, Edition Résonnances, Suisse.

Aucher M.L. (1984), L’homme sonore, Epi Editeurs, Paris.

Aucher M.L. (1987), En corps chanté, Editions Homme et Groupe, Paris.

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Dott.ssa Maria Grazia Flore Psicologa Psicoterapeuta www.mariagraziaflore.com FB: “Genitorialità e Psicologia”

flore.mga@gmail.com

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