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PRESENTATI DAGLI AUTORI

Nel documento Cronache Economiche. N.011-012, Anno 1975 (pagine 79-83)

tra i libri

PRESENTATI DAGLI AUTORI

A U T O R I VARI, La crisi post-keynesiana (a cura di M A RIANO D ' A N T O N I O ) V o i . d i 1 3 X 1 9 c m , p p . 3 8 1

-Boringhieri, Torino, 1975 - L. 4.000.

I saggi che a b b i a m o raccolto e che qui p u b b l i c h i a m o , sono a p p a r e n t e m e n t e assai eterogenei sia perché sono stati scritti da economisti che a p p a r t e n g o n o a scuole diverse sia p e r la natura delle questioni che affrontano. Nei primi otto si discutono p r o b l e m i di carattere generale, che h a n n o cioè a che fare con lo stato e i possibili sviluppi della scienza economica; m e n t r e gli altri scritti t r a t t a n o p r e v a l e n t e m e n t e i temi di politica economica che da alcuni anni sono al cen-tro dell'attenzione pubblica nei paesi occidentali: cioè l'in-flazione e la disoccupazione; la n a t u r a e l'efficacia degli interventi statali p e r assicurare la stabilità e c o n o m i c a ; le ripercussioni e c o n o m i c h e delle spese p u b b l i c h e per arma-menti; il p a r a d o s s o della estesa e persistente p o v e r t à nella più ricca delle e c o n o m i e capitalistiche, negli Stati Uniti.

C'è tuttavia u n filo c o m u n e che corre, ci sembra, tra questi scritti a p r i m a vista cosi diversi — e a n c h e in altri che per motivi di spazio n o n a b b i a m o p o t u t o acquisire e p o r r e a disposizione del p u b b l i c o italiano — e questo elemento co-m u n e ne giustifica la raccolta e la p u b b l i c a z i o n e in u n v o l u m e : si tratta della persuasione condivisa più o m e n o a p e r t a m e n t e dai vari autori, che la scienza economica attra-versa oggi una fase di p r o f o n d o travaglio e di r i p e n s a m e n t o critico, si trova cioè a un p u n t o di svolta, assimilabile quali-tativamente a ciò che già a v v e n n e in altre epoche, con la rapida decadenza di un vecchio m o d o di p e n s a r e e l'affer-m a z i o n e di u n a n u o v a teoria del processo e c o n o l'affer-m i c o .

Oltre a ciò, vi è poi negli economisti, che a n c o r a si pon-g o n o qualche p r o b l e m a , la convinzione c o m u n e che all'ori-gine della crisi (della « seconda crisi della teoria econo-mica », per usare l'espressione di Joan R o b i n s o n ) ci sia u n a f r a t t u r a determinatasi tra gli strumenti analitici (e la corri-s p o n d e n t e vicorri-sione del procecorri-scorri-so e c o n o m i c o ) finora in voga, e gli sviluppi della realtà f a t t u a l e nei sistemi economici c o n t e m p o r a n e i . Cli economisti sono inquieti e a v v e r t o n o un certo disagio p e r lo stato della scienza, si s p i n g o n o a denun-ciare la loro condizione di intellettuali « superflui » o, come nel caso degli scrittori radicali e marxisti, o p p o n g o n o al pen-siero d o m i n a n t e un a p p r o c c i o alternativo e ritenuto più f r u t t u o s o ai p r o b l e m i della società c o n t e m p o r a n e a , non tanto in seguito a sviluppi interni alla scienza economica q u a n t o p e r c h é sono alle prese con p r o b l e m i politici nuovi, m a t u r a t i in questi ultimi t e m p i . « N o r m a l m e n t e — dice Myrdal — una crisi e il c o n s e g u e n t e s p o s t a m e n t o delle linee di ricerca non sono s e m p l i c e m e n t e u n o s v i l u p p o a u t o n o m o della nostra scienza m a s o n o provocati dalle forze c h e agiscono all'ester-no. che c a m b i a n o la società oggetto del nostro studio e nella quale noi viviamo ».

M a quali sono le forze più rilevanti che agiscono sulla scena economica c o n t e m p o r a n e a ; quali cambiamenti produ-cono nella nostra società; e in che senso la teoria eprodu-conomica d o m i n a n t e n o n riesce a d a r conto sistematicamente né delle une né degli altri? A queste d o m a n d e si cerca oggi di d a r e u n a risposta che, come il lettore p u ò controllare diretta-m e n t e sui testi qui pubblicati, è ancora p o c o soddisfacente o c o m u n q u e n o n univoca.

La discussione è a n d a t a poi ancora avanti negli ultimi tre o q u a t t r o anni, e ai materiali già esistenti se ne sono aggiunti nel f r a t t e m p o altri che, m e n t r e h a n n o segnato u n o sviluppo assai p r o m e t t e n t e in alcune direzioni (ad esempio, n e l l ' a p p r o f o n d i r e m a anche nel divaricare le analisi dei marxisti), d'altra parte consistono in u n a secca, rigida riaf-f e r m a z i o n e delle opinioni di alcuni autori, p r e o c c u p a t i di salvare l'ortodossia dagli attacchi degli avversari.

In queste pagine introduttive, ci p r o p o n i a m o di aggior-nare lo stato del dibattito •— rispetto all'epoca in cui sono stati scritti i saggi qui pubblicati — e di trarne alcune con-clusioni personali. Le questioni che i n t e n d i a m o trattare, sono essenzialmente due, e cioè quali sono i f e n o m e n i « sconcer-tanti » dell'epoca attuale con cui gli economisti h a n n o da fare i conti; in che misura quegli intellettuali che sono equi-paggiati con le attrezzature tradizionali (particolarmente gli economisti di scuola keynesiana) n o n sono in grado di f a r e questi conti.

W . E . G . SALTER, Produttività e cambiamenti della tecnica - Voi. di 17 X 25 cm, pp. 285 - Utet,

Torino, 1975 - L. 12.000.

La p a r t e I (dell'opera) tratta d u e g r u p p i di p r o b l e m i principali: il p r i m o g r u p p o riguarda le complicazioni ag-giuntive che bisogna i n t r o d u r r e nella teoria della p r o d u z i o n e q u a n d o nel t e m p o c a m b i a n o sia la conoscenza tecnica che i prezzi dei fattori e, con la loro interazione, d e t e r m i n a n o le tecniche di p r o d u z i o n e più a p p r o p r i a t e in ogni m o m e n t o ; è l'esempio della tecnica migliore nel caso degli altoforni. Nel capitolo II ci si p r o p o n e di collegare i progressi della conoscenza tecnica e le tecniche di p r o d u z i o n e possibili e si considera la n a t u r a delle decisioni tecniche al riguardo. Nel capitolo 111 si e s a m i n a il p r o b l e m a di distinguere il progresso tecnico a prevalente r i s p a r m i o di capitale da quello a pre-valente risparmio di lavoro, e si analizza l'influenza del pro-gresso tecnico nella f a b b r i c a z i o n e dei b e n i capitale sulle tecniche di p r o d u z i o n e . Cli altri capitoli della p a r t e I riguar-d a n o il s e c o n riguar-d o g r u p p o riguar-di p r o b l e m i : quelli clic riguar-d e r i v a n o riguar-dal processo di a d a t t a m e n t o al flusso di n u o v e tecniche. Nel ca-pitolo IV si comincia un esame di questo processo c o s t r u e n d o un modello molto semplificato che si b a s a sulla teoria della rendita e che collega le n u o v e tecniche a quelle a n t i q u a t e

W

ancora in uso negli impianti esistenti. Il capitolo V utilizza il modello per isolare i fattori strategici che determinano la misura del ritardo nell'utilizzare le nuove tecniche, conse-guenza del processo di adattamento. Viene messo in evidenza che mentre fattori quasi istituzionali, come la m a n c a n z a di concorrenza e di iniziativa, possono avere u n a certa influenza, la misura di questo ritardo è in p r i m o luogo determinata dai prezzi relativi dei fattori, e che la velocità di adattamento è una f o r m a di sostituzione tra i fattori. Il capitolo V I si oc-cupa della relazione tra le variazioni di prezzi, costi, produt-tività e investimenti; conduce all'ipotesi che molte delle affermazioni dell'analisi dell'equilibrio di lungo periodo, spe-cialmente quelle che riguardano i prezzi, possono essere soste-nute senza le ipotesi dell'equilibrio di lungo periodo. Il capi-tolo V I I indica come si possono attenuare le principali ipotesi alla base del modello, e si occupa brevemente dell'adatta-m e n t o a nuove tecniche in una situazione n o n concorrenziale.

Quest'analisi teorica n o n cerca in alcun m o d o di essere esauriente. In generale h o eliminato le complicazioni del breve periodo, ossia i fattori che determinano le variazioni da un a n n o all'altro. Per gli scopi della teoria, la distinzione analitica più utile tra fattori di lungo e di breve periodo è centrata sulla natura delle decisioni. Le decisioni di lungo periodo riguardano le tecniche, gli investimenti, e la sostitu-zione di impianti; e, riflettendosi sulla dotasostitu-zione di beni capitale, esercitano la loro influenza su u n lungo periodo di tempo; le decisioni di breve periodo, come le variazioni dell'utilizzazione delle capacità di produzione, n o n incidono sulla dotazione di beni capitali e n o n influenzano diretta-mente il f u t u r o . A n c h e se e n t r a m b i i tipi di decisioni h a n n o luogo in un dato m o m e n t o e interagiscono tra di loro, le decisioni di lungo periodo sono le più importanti nell'origi-nare cambiamenti di « tendenza ». Le decisioni di breve pe-riodo, d'altro canto, sono soprattutto la causa delle oscilla-zioni intorno a questa tendenza. L'analisi è d u n q u e in p r i m o luogo di lungo periodo, nel senso specifico che si concentra sui fattori che d e t e r m i n a n o cambiamenti di t e n d e n z a (questa è, naturalmente, cosa del tutto diversa dalla teoria formale di lungo periodo, che n o n implica connotazioni temporali). Gli aspetti più istituzionali dell'argomento •— l'efficienza dei quadri dirigenti, la disponibilità dei lavoratori ad adot-tare le nuove tecniche, e l'intero p r o b l e m a della ricerca indu-striale — sono stati trattati in m a n i e r a molto p o c o dettagliata. L'unica giustificazione per questo è che esiste già, sull'argo-m e n t o , l'esauriente e p e n e t r a n t e studio di Carter e Williasull'argo-ms,

Industry and Technical Progress.

È necessario qualche chiarimento su come è stato consi-derato il capitale. N o n si p u ò discutere sulla produttività del lavoro senza parlare del capitale, e questo solleva im-m e d i a t a im-m e n t e l'intera controversia sulla teoria del capitale. Ma, se ci si occupa del capitale solo in relazione alle deci-sioni tecniche (che possono avere u n ' i n c i d e n z a solo sulle aggiunte o sostituzioni marginali dello stock di capitale già esistente), è possibile condurre l'analisi in termini di inve-stimento anziché basandosi sul concetto a m b i g u o di capitale. H o scritto altrove su questo p u n t o e poiché la questione n o n è essenziale per l'analisi, in questo v o l u m e è accennata solo brevemente.

Nella parte II si assume u n p u n t o di vista empirico. I pri-mi d u e capitoli sono essenzialmente un'esposizione di dati. 11 capitolo V I I I espone l'analisi statistica basata sul c o n f r o n t o delle esperienze di 28 industrie inglesi nel p e r i o d o 1924-50, ed esamina b r e v e m e n t e u n a serie di p r o b l e m i p u r a m e n t e statistici (che sono trattati in dettaglio nelle A p p e n d i c i ) . Il capitolo I X descrive i risultati principali, alcuni dei quali sono già stati menzionati.

I tre capitoli successivi sono di interpretazione, nel senso che si cerca di a n d a r e oltre i dati puri e semplici e di mettere in luce ciò che essi implicano. In questi capitoli mi sono servito di tutti quegli aspetti della teoria che mi s e m b r a v a n o

rilevanti sia come base delle mie idee che per la loro utiliz-zazione in certi aspetti tecnici dell'interpretazione. Questo non vuol dire che l ' a n a l i s i empirica sia stata intesa come verifica della teoria. Sono p r o f o n d a m e n t e cosciente della distanza tra l'analisi teorica e quella empirica. Questo è in gran parte inevitabile, sia perché la teoria è incompleta, sia perché è impossibile ottenere dati per variabili che la teoria giudica rilevanti, come le tecniche migliori e i costi ad esse relativi.

Il primo passo dell'interpretazione è di suggerire una spiegazione delle regolarità riscontrate nel c o n f r o n t o inter-industriale delle variazioni della produttività del lavoro, dei prezzi, dei costi, dei salari, della produzione e dell'occupa-zione. Nel capitolo I X u n a tale spiegazione viene ricercata esaminando le possibili cause di variazioni disuguali della produttività in industrie diverse, per scoprire quali di queste cause sono le più compatibili con le variazioni osservate dei prezzi e dei costi. Quest'analisi conduce all'ipotesi prelimi-nare che le differenze sono in gran parte u n riflesso del peso diverso, in diverse industrie, del progresso tecnico e delle economie di scala ad esso associate. Il capitolo X I appro-fondisce quest'interpretazione, studiando la relazione tra le variazioni della produttività nell'intero sistema economico e i cambiamenti di struttura. Viene suggerito che per la mag-gior parte il miglioramento della produttività aggregata è dovuto al c o m p o r t a m e n t o di u n g r u p p o di industrie in rapido sviluppo, e che u n a struttura flessibile della p r o d u z i o n e è u n elemento importante per determinare un alto tasso di aumen-to della produttività, perché permette ad u n ' e c o n o m i a di redistribuire r a p i d a m e n t e le sue risorse per trarre il massimo vantaggio dalle n u o v e possibilità offerte dal progresso tecni-co. Un corollario è che le ambiguità degli indici della produ-zione e della p r o d u z i o n e per addetto, che sono notevoli per le industrie del campione analizzato, riflettono u n a carat-teristica essenziale dello sviluppo. Il capitolo X I I considera i risultati dal p u n t o di vista della distribuzione: mostra che la retribuzione del lavoro (e p r o b a b i l m e n t e di altri fattori) impiegato nelle industrie che presentano u n a u m e n t o della produttività superiore alla media n o n è a u m e n t a t a di più della m e d i a ; e che per lo più i guadagni di u n a u m e n t o della produttività sono stati distribuiti ai c o n s u m a t o r i attra-verso variazioni dei prezzi. In generale, la struttura della distribuzione dei guadagni è quella che ci si aspetterebbe in u n ' e c o n o m i a f o n d a m e n t a l m e n t e concorrenziale.

L'ultimo capitolo è dedicato ad u n esame analogo di u n g r u p p o di industrie americane lungo lo stesso periodo. Que-st'esame è f a t t o allo scopo di fornire u n a verifica di quello per il Regno Unito, sia dal p u n t o di vista statistico, trattan-dosi di u n diverso campione, sia per assicurarsi che i risultati portino a conclusioni simili nell'interpretazione. I risultati sono largamente analoghi, e c o n f e r m a n o cosi' la f u n z i o n e i m p o r t a n t e della produttività e dei c a m b i a m e n t i tecnici nel d e t e r m i n a r e la struttura dei prezzi relativi e la composizione della p r o d u z i o n e .

D A N I E L E CIRAVEGNA, Dinamica dei principali settori produttivi in Italia - Voi. di 15,5 X 21 cm,

pp. 274 Editoriale Valentino, Torino, 1975 -L. 3.000.

In questa ricerca viene illustrata la dinamica di q u a t t r o importanti indicatori dell'attività p r o d u t t i v a del nostro Paese: p r o d o t t o lordo, esportazioni, occupazione ed investimenti, sia a livello aggregato che a livello delle varie possibili disag-gregazioni, al fine di studiare il collegamento esistente tra la dinamica di queste grandezze a livello nazionale o di

com-parti produttivi compositi e quella a livello di singoli settori componenti.

La ricerca è risalita nel tempo fino al 1951, a n n o dal quale h a n n o inizio le piti aggiornate serie della contabilità nazionale oggi disponibili, ed è stata condotta relativamente al settore delle imprese e al livello di disaggregazione reso possibile dalla disponibilità di serie tra di loro omogenee. Volendo esaminare, in primo luogo, l'aspetto dinamico del f e n o m e n o , si è avuto riguardo in special m o d o ai tassi annui di variazione delle grandezze e alle variazioni subite, nel corso del tempo, dalle incidenze relative dei valori dei sub-aggregati sul totale delle rispettive grandezze aggregate. C o n f r o n t a n d o , quindi, per u n a certa grandezza, le varia-zioni relative intervenute in u n aggregato con le variavaria-zioni c o n t e m p o r a n e a m e n t e verificatesi nelle incidenze relative, sul totale, dei suoi vari sub-aggregati, si ha un'indicazione del maggiore o minore apporto che ogni sub-aggregato o settore ha dato alla dinamica dell'aggregato di cui fa parte; in q u a n t o se l'incidenza di un settore è a u m e n t a t a in u n pe-riodo in cui la grandezza dell'aggregato di cui fa p a r t e ha avuto forti aumenti (cioè aumenti superiori alla media di lungo periodo), si ha che il settore si è dimostrato parte attiva e dinamica in questa fase di espansione globale della grandezza dell'aggregato, e se inoltre detta incidenza è dimi-n u i t a idimi-n udimi-n periodo idimi-n cui la gradimi-ndezza dell'aggregato è diminuita o ha avuto relativamente scarsi a u m e n t i , si ha un'ulteriore p r o v a che il settore ha svolto u n a parte determi-n a determi-n t e determi-nella didetermi-namica dell'aggregato di a p p a r t e determi-n e determi-n z a . Il set-tore si sarebbe invece dimostrato essere scarsamente collegato alla dinamica dell'aggregato se variazioni in più (o in m e n o ) della sua incidenza sul totale fossero state a c c o m p a g n a t e da tassi di variazione della g r a n d e z z a dell'aggregato m i n o r i (o maggiori) di quello m e d i o di lungo periodo.

In tal m o d o si ottiene u n q u a d r o della dinamica pro-duttiva del nostro sistema e c o n o m i c o su cui si p u ò inserire un discorso di politica p r o d u t t i v a e, in particolare, indu-striale; nel senso che, se la d i n a m i c a dell'aggregato e quella del settore risultano essere state collegate nel m o d o suddetto, e se si s u p p o n e che tale collegamento sia destinato a conti-n u a r e aconti-nche iconti-n f u t u r o , si ha b u o conti-n m o t i v o di riteconti-nere c h e politiche di espansione a livello aggregato siano destinate a f a r a u m e n t a r e l'incidenza del settore c o m p o n e n t e sul totale dell'aggregato e quindi siano destinate ad influire maggior-m e n t e sulla d i n a maggior-m i c a del settore rispetto a quella dei settori fratelli; e che u n a politica di e s p a n s i o n e particolare del set-tore possa essere a c c o m p a g n a t a da u n a b u o n a espansione dell'aggregato di a p p a r t e n e n z a .

Q u e s t o lavoro di analisi e di c o n f r o n t o è stato d a p p r i m a c o n d o t t o ad u n livello m o l t o particolareggiato, a n a l i z z a n d o quasi a n n o per a n n o le variazioni delle grandezze degli aggre-gati e quelle delle relative incidenze di ogni settore sull'ag-gregato di a p p a r t e n e n z a . Q u i n d i , nel capitolo conclusivo, si è tentata u n a sintesi m e d i a n t e il calcolo di coefficienti di correlazione semplice, che d o v r e b b e r o r a c c h i u d e r e in un valore l'indicazione di un maggiore o m i n o r e collegamento tra le serie delle variazioni relative delle g r a n d e z z e degli aggregati e le c o r r i s p o n d e n t i serie delle variazioni relative delle incidenze di settore.

Per le g r a n d e z z e di cui esistono a d e g u a t e rilevazioni di dati c o n d o t t e d a l l ' I s t i t u t o Centrale di Statistica e quindi pa-rallele a quelle u s a t e per la parte p r i n c i p a l e della p r e s e n t e indagine, è stata posta attenzione a n c h e all'evoluzione che ha avuto, sul totale della g r a n d e z z a di ogni settore, la q u o t a di questa f o r n i t a dalle « imprese maggiori ». Nei capitoli relativi alle singole grandezze si d a r a n n o maggiori chiarimenti sul significato e sui limiti di questa analisi particolare. È b e n e p e r ò subito dire c h e si è p o t u t o f a r e quest'analisi solo relati-v a m e n t e al p r o d o t t o l o r d o e a l l ' o c c u p a z i o n e e non per le esportazioni (per le quali non esistono dati paralleli, a quelli qui a d o p e r a t i per le esportazioni dei settori, c h e siano

relativi alle « i m p r e s e maggiori») e per gli investimenti, per i quali esistono si dati paralleli, desumibili dalla stessa f o n t e statistica da cui si sono ottenuti quelli relativi al prodotto lordo e all'occupazione, m a i cui valori risultano essere — per il periodo in cui le serie (quelle relative alle « imprese maggiori » e quelle relative a tutte le imprese del settore) sono confrontabili — quasi sempre superiori ai valori relativi a tutte le imprese del settore; segno che o le d u e serie n o n sono omogenee o che le « imprese maggiori » (che nell'inda-gine considerata sarebbero quelle con più di 20 addetti) c o m p i o n o la totalità o quasi degli investimenti dei settori di a p p a r t e n e n z a ; il che toglie, in ogni caso, interesse all'analisi d e l l ' a n d a m e n t o dell'incidenza degli investimenti fatti dalle « imprese maggiori » rispetto a quelli fatti dall'intero uni-verso delle imprese del settore.

Si è infine p r o c e d u t o ad u n a terza analisi consistente nel ricercare se è esistito, nei vari settori, u n collegamento tra l ' a n d a m e n t o del p r o d o t t o lordo, e, separatamente, l'anda-m e n t o di ciascuna delle altre tre grandezze; al fine di veri-ficare se le vicende del p r o d o t t o lordo dei vari settori h a n n o trascinato nella stessa direzione anche l'occupazione e h a n n o influenzato il livello degli investimenti del settore e se le vicende delle esportazioni h a n n o influito in senso positivo sulle vicende del p r o d o t t o lordo, nel senso che, le espansioni (o le flessioni) delle prime h a n n o d e t e r m i n a t o espansioni (o flessioni) nel secondo.

Anche per questa analisi si è p r i m a parlato degli eventuali collegamenti esistenti tra ciascuna grandezza e il p r o d o t t o lordo del settore a livello di disamina particolareggiata gran-dezza per grangran-dezza e settore per settore; poi, nel capitolo conclusivo, si è cercata u n a sintesi m e d i a n t e il calcolo di coefficienti di correlazione semplice.

CARLO MONOTTI, I gruppi industriali in Italia - Voi.

di 15,5 X 21 cm, pp. 381 - Editoriale Valentino, Torino, 1975 - L. 6.500.

Q u e s t a guida ai gruppi industriali — realizzata nell'am-bito del progetto: « Il sistema imprenditoriale italiano » della F o n d a z i o n e G i o v a n n i Agnelli di T o r i n o — è stata inizial-m e n t e concepita coinizial-me s t r u inizial-m e n t o per u n a indagine conosci-tiva sulle s t r u t t u r e di controllo dell'industria italiana.

Con il p r o c e d e r e del lavoro, ci si è resi conto che questo n o n era soltanto il p r i m o m a a n c h e l'unico tentativo di rac-colta e lettura sistematica dell'informazione, in tema di grup-pi, a t t u a l m e n t e esistente nel nostro Paese.

Di qui la d e t e r m i n a z i o n e di s v i l u p p a r e u n o studio, n a t o p e r fini interni, in u n a p u b b l i c a z i o n e che intende avere ca-rattere di servizio nei c o n f r o n t i di un vasto p u b b l i c o di operatori e studiosi dell'economia.

Q u e s t a guida assolve, d u n q u e , diverse f u n z i o n i . In p r i m o luogo, fornisce u n a risposta a c h i u n q u e voglia sapere se una società faccia p a r t e o m e n o di un g r u p p o più vasto o se controlli a sua volta altre imprese: basta cercarla nell'indice dei n o m i , e poi rintracciarla alla p a g i n a cui si rinvia. Nell'indice sono indicati quasi 5.000 n o m i : p u r n o n potendosi p r e s u m e r e completissimo, l'universo coperto è senz'altro, allo stato attuale delle conoscenze, tra i più vasti possibili. Su questo p i a n o viene d u n q u e f o r n i t o u n servizio i n f o r m a t i v o di base che non era sinora disponibile nel nostro Paese.

Il s e c o n d o m o d o di u s a r e questa guida r i m a n d a , invece, a considerazioni di studio correlate a p r o b l e m i eli politica e c o n o m i c a , che sono quelle poi su cui si f o c a l i z z a n o lo ricerche sul sistema i m p r e n d i t o r i a l e italiano.

La guida, infatti, p e r m e t t e u n a classifica dei gruppi indu-striali in Italia, distinti per « carattere » del capitale: a

par-tecipazione pubblica, a prevalente capitale estero, a preva-lente capitale privato italiano.

Per rendere la classificazione il più possibile esauriente e significativa, sono stati indicati, ove possibile, anche i colle-gamenti tra un gruppo e 1 iicro, e sono stati considerati per la prima volta importanti gruppi industriali (come quelli fa-centi capo alle varie organizzazioni cooperative) sinora sfug-giti a q u a l u n q u e rilevamento.

Infine, in un paese dove n o n è ancora ben chiaro se l'obbligo dei bilanci consolidati verrà compreso nella riforma della società per azioni, la guida assolve u n a terza f u n z i o n e : chiarire l'esistenza di gruppi f o r t e m e n t e integrati, m a spez-zettati in una pluralità di società diverse.

Su questo piano si prevede che l'edizione del prossimo a n n o della guida potrà adempiere a u n ulteriore servizio, quello di fornire classifiche settoriali dei gruppi industriali integrati operanti in Italia.

I dati raccolti in questo volume sono tratti in p r i m o luogo da tutte le fonti pubbliche conosciute: bilanci societari, pubblicazioni dell'Assomme e di organismi che curano l'in-formazione sulle Borse valori e le società industriali, notizie pubblicate sui giornali economico-finanziari, ecc.

Su questa base di informazioni si sono organizzate le prime schede per g r u p p o .

Le schede sono poi state inviate per u n a verifica a tutti i principali gruppi operanti in Italia; altre verifiche si sono ottenute anche tramite esperti del m o n d o finanziario.

II 70% dei gruppi interpellati h a risposto in t e m p o utile, c o n f e r m a n d o o rettificando i vari elementi raccolti; nei loro confronti i dati pubblicati possono p e r t a n t o considerarsi uffi-ciali e aggiornati all'autunno 1974.

Sarà compito di f u t u r e edizioni raggiungere anche i gruppi esteri operanti in Italia n o n c h é quelli di minori dimensioni.

In alcuni casi (pochi, f o r t u n a t a m e n t e ) è stato inutilmente chiesto di n o n pubblicare certi dati la cui validità n o n era peraltro contestata; ovviamente n o n si sarebbe p o t u t o tenere conto di tali richieste senza f a r p e r d e r e alla guida il suo carattere di servizio.

Nella prima edizione della guida il lettore troverà, a fianco di ogni società citata, soltanto q u a t t r o dati numerici (sempreché, ovviamente, essi siano risultati disponibili) e cioè: la percentuale di a p p a r t e n e n z a al g r u p p o di controllo e i fatturati, in miliardi di lire, relativi agli ultimi tre anni (1973, 1972, 1971).

La guida si divide in cinque parti: 1) i gruppi a controllo p u b b l i c o

2) i primi 50 g r u p p i privati a capitale italiano 3) i primi 50 g r u p p i a controllo estero

4) l'elenco, in ordine alfabetico, di tutti gli altri gruppi privati italiani

5) l'elenco, in ordine alfabetico, di tutti gli altri gruppi esteri, presenti in Italia.

A fianco di ogni impresa c a p o g r u p p o , o del n o m e della famiglia che controlla un g r u p p o di società, sono indicate la — o le — finanziarie che spesso servono da holding o da semplice intermediazione tra la proprietà e le società con-trollate. Di seguito c o m p a i o n o inoltre le partecipazioni in

Nel documento Cronache Economiche. N.011-012, Anno 1975 (pagine 79-83)