• Non ci sono risultati.

Presenze greche e slave a Trieste

La mobilità ortodossa verso Trieste nel Settecento e la sua evoluzione se-guono il corso delle trasformazioni economiche e sociali che a partire dai

pri-40 Vedi infra, note 142, 145.

41 Nel 1470 i primi immigrati greci rivolsero al Consiglio dei X una supplica per chiedere che fosse loro concessa «una scuola [...] al modo, che hanno Schiavoni, Albanesi, et altre nazion, et que-sto per devozion de loro Greci [...] con maxime suffragar al viver de molti infermi, et impotenti dar sepoltura a morti [...] aiutar vedove, et orfani [...] che hanno perso mariti, e padri nelh servizi della V a Set là» AIEV, E, Registro n. 219 cit. (28 marzo 1470). Se dal punto di vista giuridico la Scuola di

San Nicolò apparteneva alla categoria delle Scuole piccole, associazioni veneziane a carattere

devo-zionale (vedi- G. Vio, Le scuole piccole nella Venezia dei Dogi: note d'archivio per la stona delle

con-fraternite veneziane, Costabissara, A. Colla, 2004), di fatto si comportava come una minoranza

stra-niera e confessionale. Cfr. F. MAVROIDI, Aspetti della società veneziana del '500 cit., pp. 105-107.

42 Cfr Insediamenti Greco-ortodossi, protestanti-ebraici, a cura di P. Bolognesi et al., Venezia, Giunta regionale del Veneto, Padova, Gregoriana libreria editrice, 2008; Pubblica celebrazione.

500 anni dalla fondazione della comunità dei Greci ortodossi di Venezia 1498-1998, Venezia, Istituto

ellenico di studi bizantini e post-bizantini, 1999. Dopo una fase iniziale rncuila «Nation greca, et Serva» operò unita per la fabbricazione della Chiesa e per la gestione della Confraternita, quest ul-tima divenne nei decenni successivi un organismo sempre più strutturato, non solo sul piano eccle-siastico con l'insediamento di un Metropolita greco a Venezia nel 1576, ma anche su quello cultu-rale: nel tempo, la tradizione cristiana dell'ellenismo bizantino ne plasmò ì riti, le istituzioni educative e la fiorente produzione editoriale delle numerose tipografie greche presenti sul territorio.

mi decenni del secolo investirono la città giuliana e il sistema adriatico nel suo complesso.

E progetto concepito nei primi decenni del Settecento da Carlo VI di ar-monizzare le potenzialità produttive e commerciali dei territori imperiali in un piano comune di crescita mercantile, in grado di proiettare la rete commercia-le asburgica verso il Mediterraneo orientacommercia-le, trovò a lungo un freno nell'ina-deguatezza delle forze e delle risorse finanziarie messe in campo dal governo austriaco; inoltre, in questa fase, difficili congiunture militari (guerre di suc-cessione polacca e austriaca) condizionarono negativamente lo sviluppo eco-nomico e le dinamiche demografiche nei centri del litorale austriaco.43 La pre-senza di mercanti ortodossi a Trieste, nei primi due decenni del secolo, mantenne perciò un carattere sporadico e temporaneo.44 Gli assetti economi-co-sociali e demografici di Trieste risulteranno profondamente trasformati soltanto in seguito alla pace di Aquisgrana nel 1748 e per effetto della volontà politica di Maria Teresa di tradurre in una serie di provvedimenti organici e concreti il riformismo economico paterno. E a partire da questi anni che, con l'istituzione nel 1749 dell'Intendenza commerciale quale organo amministra-tivo di un nuovo modello territoriale, la formazione di nuovi gruppi sociali e mercantili di diversa provenienza e confessione religiosa cominciarono a mu-tare in profondità l'antico volto agrario e patrizio della città giuliana.

La capacità di attrarre nuclei consistenti di mercanti stranieri inseriti in si-stemi di relazioni estese (a est) e dotati di capitali sufficienti per creare stabili imprese commerciali dipendeva non solo dalla concessione di agevolazioni di natura fiscale o dalla realizzazione di una serie di misure atte all'incremento dei traffici e al miglioramento del sistema economico. La scelta di insediarsi nei centri del litorale austriaco da parte dei mercanti ortodossi provenienti dalle regioni balcaniche era subordinata alla concessione di ampie libertà di culto e di organizzazione comunitaria.45 Così in un memoriale del 1780, la na-zione greca di rito orientale di Trieste rievocava le origini del suo insediamen-to nel porinsediamen-to asburgico:

Fin dall'anno 1748 ritrovandosi in quest'Augusta Metropoli Vienna l'Archiman-drita Don Damasceno Omero ha umilmente proposto, che per incaminare il Comer-cio del Levante col detto Porto, e Piazza di Trieste, come non meno per animare li Nazionali Greci Levantini a transferirsi, e stabilirsi nello stesso Triestino Porto,

ren-43 Ivi, pp. 14-29.

44 M.A. PURKOVIC, Istorija srpske pravoslavne crkvene opstine u Trstu, Trieste, Comunità

serbo-ortodossa di Trieste, 1960, pp. 3-10.

45 E. FABER, Il problema della tolleranza religiosa nell'area alto-adriatica nel secondo Settecento, in Veneto, Istria e Dalmazia tra Sette e Ottocento: aspetti economici, sociali ed ecclesiastici, a cura di F. Agostini, Venezia, Marsilio Editore, 1999, p. 106.

devasi necessaria l'errezione d'una Chiesa Greca del Dogma de Greci Orientali non uniti alla Romana, e venne dalla Vostra Clemenza o Augustissima Sovrana non sola-mente applaudito il Progetto, ma fu fatto assegnare anche l'opportuno sito, ove fabri-car si dovesse la progettata Chiesa.

Tale richiesta, sottoscritta da otto mercanti greci provenienti da Cipro, Smirne e soprattutto dalle isole Ionie, trovò piena accoglienza nel decreto del 20 febbraio 1751 con cui Maria Teresa accordava ai Greci il diritto di co-struire una Chiesa di rito greco-orientale. Fu in seguito a tale atto che la pre-senza ortodossa a Trieste cominciò lentamente a superare la dimensione tran-sitoria e la sporadicità che aveva caratterizzato i primi contatti con il porto franco nei decenni iniziali del secolo. Dai dati raccolti da Olga Katsiardi-He-ring sulla base di fonti di diversa provenienza, risulta che dal 1754 al 1765 il numero di Greci presenti a Trieste passò rispettivamente da 98 a 154 unità, mentre quello dei mercanti slavo-illirici47 non superava le 26 presenze regi-strate nel 1756.48 In questo periodo i flussi più consistenti provenivano dalle isole del Mar Ionio e in generale dal Levante, mentre i due nuclei familiari che erano all'origine dell'insediamento slavo a Trieste provenivano da Castelnuo-vo in Albania veneta e da Trebinje in Erzegovina.49 Dalla metà degli anni '60 proprio quest'ultima località cominciò ad emettere modesti ma costanti dussi migratori, che si rafforzarono a partire dalla metà degli anni '70 grazie ad un apporto relativamente consistente di genti slavo-ortodosse provenienti dalla Bocche di Cattaro e dalla Dalmazia veneta,50 in significativa coincidenza con la mobilità registrata nello stesso periodo da queste aree verso Venezia. A partire dalla metà degli anni '70 l'immigrazione dei due gruppi verso Trieste tenderà ad aumentare, in modo più consistente quella greca proveniente dal Levante:

ARCHIVIO DI STATO DI TRIESTE (da ora in poi ASTs), Cesareo regio Governo, b. 68. Supplica

dei «Sudditi Nazionali Greci di Trieste» all'Imperatrice Maria Teresa. In una scrittura veneziana si racconta come «Damasceno Omero da Corfù [...] andò a Vienna soccorso da questi Greci di Venezia a chiedere all'Imperatrice la permissione alla Nazione greca di fabbricar una Chiesa in Trieste per l'incremento del commercio». ASV, Consultori in jure, b. 425, c. 30*, Copta d, pagamento esistente

nella Cancella arcivescovile di Zara scritto di mano del q:m Benedetto Spinelli fu Cancele arcivescovile di Zara (1750).

47 Le autorità austriache chiamavano «illirici» i propri sudditi slavi ortodossi deha Frontiera mi-litare, e per estensione anche gli altri. M. DOGO, La comunità serbo-illirica di Trieste ^51-1914, in

Genti di San Spirinone. I serbi a Trieste, 1751-1914, a cura di L. Resciniu, M. Messina e M. Bianco

Fiorin, Cinisello Balsamo, Silvana, 2009, p. 19.

48 O. KATSIARDI-HERING, H eXh,viKri napomia NE Tepymttjq (1751-1830), 2 voli., AGqva, 1986, voi. I, p. 71, tav. 1.

49 M.A. PURKOVIC, Istorija srpske cit., p. 7.

Tab 3. Presenze greche e slave a Trieste nel periodo 1775-1812.

Anno Greci levantini Illirici

1775 1780 1785 1792 1808/1812 254 277 458 752 1174 116 162 191 217 360*

Fonte: O. Katsiarde-Hering, H F.iJ.ijviKtj napouaa zig Tzpyzazrfg cit. * M.A. PURKOVIC, Istorija srpske cit., p. 9.

Gli Slavi che giungevano a Trieste costituirono a lungo una presenza mo-bile: in un memoriale presentato alla corte viennese nel 1767 dai mercanti il-lirici, emerge un forte squilibrio tra la componente maschile e quella femmi-nile;51 almeno fino al 1775, inoltre, sono solo tre gli individui di origine illirica52 eletti nell'organo direttivo della Confraternita (Capitolo). Questa ten-denza cominciò a subire ima decisa inversione dai primi anni ottanta quando nel «Registro di stabilimento delle famiglie slavo-illiriche [...]», una sorta di libro-matricola degli arrivi inaugurato nel 1780, si segnala la presenza di 162 individui, guidati da 68 capifamiglia.53

La prospettiva di stabilirsi nel porto franco, come dimostrano numerosi documenti,54 era subordinata per i mercanti illirici alla presenza di un par-roco della propria lingua e del proprio rito: nella percezione degli immigrati profitto e appagamento spirituale erano strettamente intrecciati.55 Per que-sta ragione l'8 maggio 1769 Maria Teresa, per soddisfare il «giusto desiderio delli Illirici di Trieste [...] che in quella città si stabilisca un sacerdote illiri-co»,56 accordò tale diritto a coloro che nel marzo del 1766 e ancora nel mag-gio dell'anno successivo ne avevano fatto richiesta presso le autorità

austria-51 Ivi, p. 20.

52 ASTs, Cesareo regio Governo, b. 68, Estratto dal libro delle radunanze [...] dall'anno 1774

sino il 1779; ASTs, Intendenza commerciale, b. 63, c. 43.

53 M. DOGO, La comunità serbo-illirica cit., p. 20.

54 II metropolita illirico di Karlowitz, il capo della chiesa serba in territorio asburgico, in una lettera del 1766 ricordava alla sovrana asburgica che i mercanti bosniaci che cominciavano ad affluire a Trieste erano stati convinti a farlo con la promessa di un sacerdote della loro lingua. M. DOGO, La

comunità serbo-illirica cit., p. 21.

55 M. DOGO, Profitto e devozione: la comunità serbo-illirica di Trieste, 1748-1908, Trieste, Lint,

2000, p. 14; cfr. ID., La nation du marchand orthodoxe. Notes sur les colonies de marchands dans le

Nord de l'Adriatique, XVUT-XIX" siècles, in Traces de l'autre. Mythes de l'antiquité et peuples du livre dans la construction des nations mediterranéennes, éd. par J. Boulad-Ayoub, G.M. Cazzaniga, Pisa,

ETS, 2004.

56 ASTs, Cesareo regio Governo, b. 68, Scrittura «in merito d'ammissione d'un sacerdote illi-rico» (Vienna, 8 maggio 1769).

che. Tale risoluzione giungeva alla fine di un periodo segnato da contrasti e turbolenze tra le due comunità, fomentate in origine da un certo Nicolò Pla-starà:57 Giovanni Curtovich accusava quest'ultimo di aver messo «in scom-piglio e disordine nelle cose di Religione una intera nazione» e, «allorché eletto fu Governatore», nel 1765, di essere stato il responsabile «delle dis-sensioni e de' scismi [...] tra li Greci e gl'Illirici».58

Solo la separazione nel 1782 riuscirà a comporre un conflitto che, nel suo dispiegarsi mostrerà, come vedremo, l'esistenza anche di ragioni e valori altri rispetto a quelli puramente religiosi che si rinvengono alla sua origine. E signi-ficativo che proprio a partire da questi anni la mobilità slavo-ortodossa verso Trieste cominci a registrare un'inversione di tendenza, nel senso di una mag-giore stabilizzazione e organizzazione della propria presenza sul territorio. 2.3. Due mobilità a confronto

Sebbene non mancassero mercanti greci impegnati nel commercio via ter-ra,59 la collocazione dei territori grecofoni al centro del Mediterraneo orien-tale tendeva naturalmente a proiettare il movimento della popolazione di que-st'area, o almeno della sua parte più dinamica, lungo le principali vie di traffico marittime, giustificando la preponderanza dell'elemento levantino nel-le città portuali dell'Adriatico nord-occidentanel-le. La contiguità territorianel-le con i territori dell'Impero asburgico, insieme all'influsso di fattori storico-politici60

e culturali, orientarono invece la mobilità delle popolazioni balcaniche slavo-ortodosse prevalentemente verso queste aree.

Nella regione di Sarajevo, il tradizionale artigianato delle pelli e pellicce alimentava un'intensa attività carovaniera tra la fiorente piazza ottomana e i

57 Mercante originario di Giannina, Plastarà nel 1764 si trasferì a Trieste da Napoli con la pro-pria famiglia. ASTs, Intendenza commerciale, b. 63, c. 149; ASTs, Archivio notarile, Testamenti, b. 6, n. 628 (1796).

58 ASTs, Intendenza commerciale, b. 63, c. 104, Devotissima informazione di noi entroscritti

Governatore, e Procuratori della Nazione greca in punto del ricorso del Sig.r Nicolò Plastarà (3 marzo

1775).

59 Cfr.: M.C. CHATZIIOANNOU, Greek merchant networks in the age of empires (1770-1870) cit., pp. 378-379; O. KATSIARDI-HERING, Greek in the Hasburg lands (17 -19th centuries): Expectation, realities, nostalgias, in Austrian-Greek encounters over the centuries: History, diplomacy, politics, arts, economics, ed. by H. Kroll, Innsbruck, Studienverlag, 2007, pp. 147-158.

60 All'indomani della guerra austro-turca del 1683-1699, per sfuggire alle rappresaglie dei tur-chi un gran numero di famiglie serbe, sotto la guida del Patriarca Arsenio III Crnojevic seguì l'armata imperiale dentro i confini dell'Impero asburgico, dove furono sistemati dall'Imperatore Leopoldo I nelle terre dell'Ungheria meridionale. Durante la guerra austro-turca del 1737 altri Serbi sotto la guida del patriarca Arsenio IV fuggirono oltre il Danubio e la Sava; in seguito l'Imperatrice Maria Teresa cedette loro la città di Karlowitz, fissandola come residenza del metropolita serbo. Cfr. Storia

centri della costa, soprattutto Ragusa, un commercio che coinvolgeva anche quella parte del territorio erzegovese che si estendeva alle spalle della Repub-blica adriatica.61 Inoltre, le città del litorale dalmata fungevano da snodi di scambio per i mercanti provenienti non solo dalle regioni interne ottomane ma anche dall'entroterra dalmata e dal Montenegro.62 Lo sviluppo economico e la complessiva ripresa demografica che coinvolsero Sarajevo e i centri del litorale nella seconda metà del XVIII secolo favorirono così, come abbiamo visto, l'immigrazione slavo-ortodossa verso i centri portuali alto-adriatici.

Confrontando il trend dell'immigrazione slavo-ortodossa a Trieste, dove nel 1792 risulteranno insediate ben 75 famiglie iUiriche,63 con i dati relativi a Venezia, notiamo che, al di là del generale declino che sembra investire la comunità ortodossa veneziana nel suo complesso in coincidenza con l'espan-sione del porto asburgico, la presenza slavo-ortodossa nei due contesti mostra differenze significative soprattutto sul piano qualitativo.64 Nel contesto vene-ziano si rileva, infatti, che circa l'88% degli immigrati slavo-ortodossi iscritti nelle Uste della Scuola di san Nicolò paga la «luminaria» per un periodo infe-riore a dieci anni, mentre solo l'I,2%, di cui nessuno proveniente dalle regioni dell'entroterra ottomano,65 risulta presente per un numero di anni superiore a trenta. Diversamente, nella città asburgica si registra un fenomeno di crescen-te stabilizzazione, parallelo all'aumento complessivo della componencrescen-te slava nella comunità ortodossa triestina. La fondazione nel 1782 di una scuola illi-rica66 in seguito alla scissione tra i due gruppi etno-religiosi è il segno di una metamorfosi sociale e culturale, in cui le condizioni locab e il sistema di rela-zioni su cui i soggetti migratori costruirono la propria esistenza collettiva gio-carono un ruolo primario rispetto alle variabili economiche e internazionali dietro le quali abbiamo visto svolgersi la vicenda della mobilità ortodossa tra le due sponde dell'Adriatico durante il XVIII secolo.

Nelle pagine seguenti, ripercorrendo storie personali e vicende collettive, ci soffermeremo sui processi di costruzione comunitaria a cui gli immigrati

61 M. DOGO, La comunità serbo-illirica cit., p. 19. Vedi anche R. SAMARDZIC, Bosna i

Hercego-vina u XVIII veku, in Istorija srpskog naroda, a cura di D. Srejovic, M. Mirkovic, J. Kovacevic,

Beo-grad, Srpska knjiizevna zadruga, 2000, voi. IV, t. I, pp. 432-497.

62 Cfr. P. VESELINOVIC, Srbi u Dalmaciji, in Istorija srpskog cit., voi. IV, t. II, pp. 7-68. Vedi

infra, nota 145.

63 M.A. PURKOVIC, Istorija srpske cit., p. 9.

64 L'eterogeneità dei dati a disposizione non consente di stabilire un confronto di tipo quanti-tativo dal momento che i dati raccolti su Venezia riflettono solo la consistenza degli Slavi ortodossi iscritti nelle liste della Confraternite mentre quelli disponibili su Trieste corrispondono alla presenza totale annua di individui presenti nel porto asburgico.

« Vedi supra, pp. 101-105.

66 M. MITROVIC, La biblioteca della comunità serbo-ortodossa nel contesto culturale serbo, in Genti di San Spiridione cit., p. 175.

balcanico-ortodossi diedero vita al di fuori dei confini geografici e religiosi del «Commonwealth ortodosso».

3 . ORTODOSSI A VENEZIA E TRIESTE: UOMINI, COMUNITÀ, CONFRATERNITE Nel periodo storico che fa da sfondo a questa indagine, i territori ortodos-si dell'Europa sud-orientale - spesso soggetti ad una costante ridefinizione dei confini e delle sovranità - nella percezione dei migranti costituivano innanzi-tutto uno spazio composto da una miriade di «patrie», ossia di terre native con le quali essi intrattenevano molteplici rapporti economici, familiari e spi-rituali.67 Per questa ragione, la ricerca o il riferimento ad una terra d'origine - uno dei principali assunti su cui gli studi sulla diaspora basano la definizione del fenomeno - può diventare in questo caso un elemento ambiguo e fuor-viarne.68 Se in questo punto si condensa tutta la distanza che separa lo studio delle diaspore contemporanee da quello delle diaspore cosiddette 'storiche', altri aspetti riconosciuti come peculiari del fenomeno diasporico descrivono in modo più precipuo i caratteri e le dinamiche della mobilità balcanico-orto-dossa in età pre-nazionale: tra questi, in particolare, la creazione di relazioni sociali che, oltrepassando i confini statali, legano i migranti all'interno di una 'comunità trasnazionale'.69

Si è cercato di verificare, quindi, se intorno al vincolo originario che legava ciascun immigrato alla propria terra natia l'esperienza della/le «diaspora/e» abbia costruito le fila di una rete più vasta e complessa, e se sì quali i suoi con-fini sociali e culturali; si è tentato, quindi, di capire in che modo il tipo di re-lazioni e le forme comunitarie che caratterizzano i contesti d'origine si ripro-ducano o si evolvano negli spazi nuovi ed eterogenei delle comunità prese in esame e, in particolare, se, sul piano dei processi di costruzione comunitaria, nel «mondo delle diaspore», l'Ortodossia70 abbia rappresentato sempre e

67 Proprio il ruolo di mediazione commerciale tra Est e Ovest svolto in virtù di tali legami dai mercanti ortodossi spinse le autorità austriache e veneziane ad incoraggiare con privilegi di varia na-tura il loro insediamento sul proprio territorio.

68 I. HASSIOTIS, Past and present in the history of modem greek diaspora, in Diaspora, identity and religion: New directions in theory and research, ed. by W. Kokot, K. Tòlòlyan and C. Alfonso,

London, Roudedge, 2004, p. 95.

69 R. BRUBAKER, The 'diaspora' diaspora, «Ethnic and racial studies», voi. XXVIII, n. I, 2005,

pp. 1-19; vedi anche G. DRETTAS, Des grecs invisihles. Propos sur l'ohjet et les méthodes des études

consacrées aux phénomènes diasporiques. L'exemple des grecs en France, in La diaspora hellénique en France, éd. par G. Grivaud, Athènes, École franfaise d'Athènes, 2000, pp. 16-17, e I. HASSIOTIS

cit., pp. 93-101.

70 G. DRETTAS, Des grecs invisihles cit., pp. 16-17. Le forme e le modalità di insediamento nei centri della diaspora furono condizionate, come sottolinea Marco Dogo, anche dalla «presa d'atto

ovunque il vincolo più forte o l'unico intorno al quale le identità degli immi-grati, frammentate in una miriade di patrie, riuscirono a integrarsi e a ricom-porsi al di sopra di un orizzonte locale.

3.1 .Le comunità e la loro organizzazione sociale

Ragioni affettive e vincoli di natura economica si intrecciano nel rapporto che lega ciascun immigrato alla propria terra natia, dove spesso una parte del-la famiglia continuava a vivere e a gestire gli affari e i beni lì presenti. Nei te-stamenti veneziani redatti nel Settecento dagli immigrati ortodossi, soprattut-to levantini, che scelsero di stabilirsi nella laguna - e di depositare presso un notaio veneto le loro ultime volontà - troviamo numerose tracce di questa realtà. La gestione e la perpetuazione del patrimonio e degli affari all'interno dello stesso nucleo familiare rappresentano una delle pratiche più comuni tra i membri della comunità.71 Costantin Selechi di Giannina, trasferitosi a Vene-zia negli anni della gioventù, nel suo testamento72 affidava la gestione dei suoi lucrosi affari alla moglie Caterina in qualità di commissaria testamentaria e ai tre figli Mattio, Pietro e Zuanne, eredi di tutti i suoi averi. I beni, vincolati «tutti sotto fide comisso perpetuo», sarebbero stati trasmessi in successione ai fratelli Zaccaria e Nicolò e ai rispettivi figli maschi solo a condizione che questi ultimi fossero nati a Giannina, probabilmente per evitarne la dispersio-ne. In caso contrario, egli disponeva che «tutto vada nella Scola di S. Nicolò nella Chiesa di S. Giorgio de Greci»; proprio al Guardiano e ai Governatori della Banca di San Giorgio il facoltoso mercante epirota affidava, insieme alla cura della propria anima e dei poveri greci della comunità (ai quali destina 300 ducati), anche la gestione di alcuni affari e investimenti. Ai dirigenti laicati del-la Confraternita veneziana corrispondevano in patria, come referenti spirituali e giuridici a un tempo, l'arcivescovo e il clero della Chiesa metropolitana di Giannina, ai quali il testatore ordinava non solo di destinare 400 ducati in ele-mosine a favore di orfani, vedove e indigenti, ma anche di provvedere all'as-segnazione dei possedimenti materni di Giannina ai propri fratelli.

La condivisione degli stessi interessi economici e l'esistenza di rapporti

Documenti correlati