LA FORMAZIONE CULTURALE
II.1 PRIMA DELL’UNIVERSITÀ: LE SCUOLE NELLE PROVINCE ITALIANE DELL’AUSTRIA-UNGHERIA
Se i protagonisti di questa ricerca sono gli studenti universitari, non è possibile studiarli e comprenderli prescindendo da quella formazione scolastica che ha certamente contribuito (in quale misura e in che maniera cercheremo di stabilirlo) a influenzarne e indirizzarne le scelte.
Per ragioni di opportunità, limitiamo questa panoramica della scuola austriaca nelle province italiane dell’Impero alla sola istruzione superiore, cercando di penetrarne i meccanismi e di capire l’atmosfera che vi si respirava1.
Vanto dell’Impero e nostalgicamente rimpianta dopo il suo crollo, la scuola austriaca è stata definita «il risultato di un’organizzazione centralistica nei principi ispiratori, nel controllo didattico e amministrativo, temperata però da una reale autonomia e flessibilità a livello locale»2. E’ stata veramente questo la scuola austriaca?
I dati riguardanti l’alfabetizzazione in Austria sono di assoluto rilievo, basti pensare che, a Trieste, la percentuale di analfabeti scende dal 43,05% del 1869-70 al 14,10% del 1900 mentre in Trentino ci si attesta su valori intorno al 19,7%, merito soprattutto della nuova legislazione introdotta alla metà del secolo XIX che ha innalzato l’obbligo scolastico a quattordici anni e che permette l’accesso ad un sistema scolastico secondario molto articolato.
1 Lo studio più completo sul funzionamento generale della scuola austriaca nelle province italiane è quello di Gianfranco Hofer, Sviluppi e orientamenti della scuola secondaria nel Litorale Austriaco tra
XIX e XX secolo, in «Quaderni Giuliani di Storia», a. 1, gennaio-giugno 1997, pp. 9-53. Anche se si
occupa in maniera specifica del Litorale, le considerazioni generali sono estendibili a tutte le province di lingua italiana. Molto puntuale il saggio di Vittorio Caporrella, A Trieste tra Otto e Novecento: tra casa e
scuola in un luogo di confine, in Famiglia e nazione nel lungo Ottocento italiano. Modelli, strategie, reti di relazioni, a cura di Ilaria Porciani, Roma, Viella, 2006, pp.189-216. Di tematiche generali ma
incentrate sulla città di Trieste si occupa anche il saggio di Licia della Venezia Sala, La scuola triestina
dall’Austria all’Italia (1918-1922), in Il movimento nazionale a Trieste nella Prima guerra mondiale, a
cura di Giulio Cervini, Udine, Del Bianco, 1968, pp. 79-156. Di Fiume e Gorizia si occupa Gianluca Volpi nel saggio, I Ginnasi di Stato a Fiume e Gorizia. Questione nazionale e politica scolastica in due
città caratterizzate dalla compresenza di nazionalità diverse, in «Annali di storia isontina», n° 5, 1992,
pp. 69-96. Per quanto riguarda il Trentino cfr. Lia de Finis, Il sistema scolastico, in Storia del Trentino.
L’età contemporanea 1803-1918, vol. 5, Bologna, Il Mulino, 2003, pp. 138-161.
Nel ricostruire sinteticamente la storia dell’organizzazione scolastica austriaca, Gianfranco Hofer la divide in tre fasi distinte3. Dopo un primo periodo di riorganizzazione post-napoleonica, tra il 1812 e il 1849, durante il quale fanno la loro comparsa nei programmi scolastici le materie scientifiche, assistiamo ad una seconda e ad una terza fase di riordino amministrativo e strutturale. Al termine di questa prima fase si colloca la riforma scolastica del 1848. L’ Entwurf der Organisation der Gymnasien und Realschulen in Österreich, promulgato nel 1849 dal ministro dell’istruzione Leo Thun, prevede molte novità di rilievo. Sulle materie d’insegnamento nelle diverse scuole ci soffermeremo successivamente; accenniamo intanto al fatto che viene abolita la distinzione tra ginnasio e liceo con l’introduzione di un corso ginnasiale di otto classi, diviso in un ginnasio inferiore e superiore, di quattro classi ciascuno4; i professori dei due istituti formano un solo collegio presieduto dallo stesso direttore. Vengono anche istituite, fatto questo di assoluta importanza, le scuole tecnico- scientifiche dette «reali» (Realschule, nel senso di scuola delle «cose», scuola pratica). In questi istituti, alle lingue classiche si sostituiscono due lingue moderne, è previsto un approfondimento della matematica, delle scienze naturali, della chimica e di altre materie utili per avviare gli studenti ai politecnici o alle accademie. La Realschule si articola in quattro anni di scuola inferiore (Unterrealschule) e in tre di scuola superiore (Oberrealschule). In particolare questo triennio si divide in un biennio dedicato principalmente agli studi teorici e in un anno conclusivo di pratica e approfondimento5. Il progetto del ministro dell’istruzione sancisce anche la libertà per chiunque di iscriversi ad una scuola superiore (libertà estesa anche agli studenti di religione ebraica, agli impiegati e ai praticanti), la libertà di lavorare e studiare e la libertà per i sudditi austriaci di studiare all’estero. Altra novità importante: viene inserita nel curriculum scolastico la lingua materna di ogni paese facente parte l’impero come «studio libero» anche se, in Trentino, questa è già di utilizzo comune.
Tra il 1849 e il 1874 sono introdotti i consigli scolastici provinciali e, successivamente, assistiamo ad il consolidamento del sistema scolastico in una struttura caratterizzata da
3 Ivi, p.20 e ss.
4 Cfr. Quinto Antonelli, “In questa parte estrema d’Italia…”. Il Ginnasio Liceo di Rovereto (1672-1945), Rovereto, Nicolodi, 2003.
5 Cfr. Una scuola per la città. Dalla Realschule all’Istituto Tecnico Fontana. Storia e prospettive (1855-
1995), a cura di Quinto Antonelli e Pietro Buccellato, Rovereto, Osiride, 1999. Un nuovo volume
un forte centralismo direttivo6. In particolare, tra il 1867 e il 1870, il Ministero per il culto e l’istruzione rivendica allo Stato «il diritto di suprema direzione su tutto il ramo dell’istruzione e dell’educazione»7, stabilendo anche, ma con successo relativo, un argine all’ingerenza della Chiesa nella scuola.
Vediamo adesso com’è organizzata, in termini generali, e tenendo presente l’esistenza di alcune eccezioni, la scuola secondaria austriaca nella seconda metà dell’Ottocento. La scuola si trova inserita in un sistema che vede al vertice l’imperatore rappresentato dal Ministero del culto e dell’istruzione8. Dal 1869 l’attuazione dei programmi ministeriali è garantita dai consigli scolastici provinciali i quali, a loro volta, agiscono tramite i consigli scolastici distrettuali e i consigli locali9. I consigli scolastici provinciali si compongono di rappresentanti del potere statale, di docenti, ai quali è affidata la consulenza tecnica, di religiosi e di una rappresentanza, elettiva, della Dieta per la quale è previsto un compito di sorveglianza e di organizzazione.
Ogni singola scuola è guidata da un direttore, ruolo al quale si accede per concorso, nonostante questi mantenga la cattedra della propria materia; il direttore è coadiuvato nella sua opera dal collegio dei docenti con compiti consultivi e, parzialmente, decisionali. L’autorità dei direttori, e anche parte dei loro poteri, varia nelle diverse parti dell’impero perché diversa è l’autorità che assumono, e, soprattutto, diversa l’influenza delle realtà locali in base al tipo di istituto (statale, provinciale o comunale) che si trovano a dirigere.
Per quanto riguarda la carriera del corpo docente dei ginnasi e delle scuole reali, troviamo una struttura gerarchica con avanzamenti progressivi. Al vertice ci sono i professori «ordinari» (Ordentliche Lehrer), seguiti dai «provvisori» (Provisorische Lehrer), dagli «aiuti» (Hilfslehrer o Supplent) e dai professori «aggiunti» (Nebenlehrer) per quelle materie facoltative come il disegno e la ginnastica. Gli insegnanti vengono generalmente assunti per concorso; è possibile iscriversi al concorso anche se non si è ancora laureati purché si abbia frequentato sette semestri l’università e, per almeno cinque semestri, la facoltà di filosofia, avendo seguito corsi di psicologia e pedagogia.
6 Interessante per i giudizi contenuti l’analisi della scuola austriaca svolta dal professore Ritter Von Wilhelm e pubblicata con il titolo di Das Österreichische Volks und Mittelschulwesen in den
Hauptmoment seiner Entwicklung seit 1812, Prag, 1874.
7 Cfr. Lia de Finis, Il sistema scolastico, cit., p. 397.
8 Parte integrante del ministero sono le rappresentanze delle religioni e delle confessioni cristiane dell’impero diverse dalla cattolica come l’israelitica, l’evangelica e l’ortodossa.
9 Per comprendere meglio questa suddivisione possiamo affermare che essa corrispondeva a quella dell’amministrazione civile con i tre livelli del luogotenente, del capitano distrettuale e del capo del comune.
Prima di capire cosa e come si insegna nelle scuole superiori delle province italiane dell’Austria-Ungheria, vediamo quali e quante sono queste scuole.
Nel 1911 il Litorale Austriaco, esclusa Fiume che è sotto la corona ungherese e dove esiste un ginnasio di Stato con insegnamento della lingua italiana e una scuola commerciale10, ha quarantadue istituti secondari fra ginnasi, scuole reali, tecniche, commerciali e industriali, professionali statali, comunali e provinciali11. Nella città di Trieste sono presenti dieci scuole superiori alle quali sono iscritti 5515 studenti (su 10442 di tutto il Litorale) mentre a Gorizia c’è lo Staatsgymnasium, tre scuole per la preparazione di maestre e maestri e una scuola reale. In Istria, Pola ha una Realschule, due ginnasi, uno italiano e uno tedesco, e un liceo femminile mentre, a Pisino, sono in funzione un ginnasio italiano e uno croato. Infine a Capodistria ci sono due istituti, un ginnasio e una scuola di preparazione per maestri. Di queste quarantadue scuole, ben trentasette sono con lingua d’insegnamento non tedesca (26 di lingua italiana; 8 di lingua slovena; 3 di lingua croata) quasi tutte12 sorte dopo il 1870.
Per quanto riguarda il Trentino abbiamo a Trento il Ginnasio (anche con un corso in lingua tedesca)13, l’Istituto magistrale femminile comprendente anche la Scuola magistrale femminile indirizzata alla formazione delle maestre di asilo14, il corso inferiore delle Scuole Reali15 e l' Istituto Arcivescovile. A Rovereto il Ginnasio italiano, la Scuola reale, le Magistrali maschili e il Liceo femminile. Infine, esiste ad Ala un Ginnasio comunale.
Concentriamo la nostra attenzione sui ginnasi e le scuole reali, cioè su quegli istituti che, generalmente, sono scelti in previsione di un futuro universitario e vediamo come sono organizzati e quali materie si insegnano.
10 Fino al 1881 al posto della scuola commerciale esisteva un ginnasio croato. Nel 1867 questa scuola fu assaltata e devastata dagli italiani; il governo la restaurò ma esentò la municipalità dal versarvi contributi, venendo così incontro alla richiesta italiana di non contribuire al mantenimento di un’istituzione croata. Quando il ginnasio croato cedette il posto alla scuola commerciale, il governo pretese ed ottenne che nella I^ classe del ginnasio una materia almeno tra quelle obbligatorie venisse insegnata in magiaro. Cfr. Gianluca Volpi, I Ginnasi di Stato a Fiume e Gorizia, cit.
11 Cfr. Gianfranco Hofer, Sviluppi e orientamenti della scuola secondaria nel Litorale Austriaco, cit., pp. 9-19.
12 Fanno eccezione, a Trieste, l’Accademia per il commercio e nautica del 1817 e le Scuole reali comunali sempre del 1817 e a Capodistria il ginnasio del 1852.
13 Lia De Finis, Dai maestri di grammatica al ginnasio liceo di via S.Trinità in Trento, in, «Studi trentini di scienze storiche»: a. 62 (1983), fasc. 1, pp. 3-76 ; a. 62 (1983), fasc. 3, pp. 233-301; a. 63 (1984), fasc. 1, pp. 3-53; a. 63 (1984), fasc. 2, pp. 119-155; a. 64 (1985), fasc. 2, pp. 141-210; a. 65 (1986), fasc. 3, pp. 261-330; a. 65 (1986), fasc. 4, p. 417-473.
14 Cfr. Piera Graifenberg, Sono sola quassù fra i monti: formazione e professione delle maestre nel
Trentino asburgico 1870-1918. Tesi di laurea, Università degli Studi di Trento, Facoltà di Lettere e
Filosofia, relatore: Prof. Marco Bellabarba, a.a. 2000-2001.
15Cfr. Centenario dell’ Istituto tecnico commerciale e scuole annesse Antonio Tambosi 1874-1974, a cura
Nei ginnasi si può affermare che, dopo l’incremento delle materie scientifiche del 1819, gli insegnamenti risultano stabili; sono materie obbligatorie la religione, la lingua nella quale viene impartito l’insegnamento16, la letteratura tedesca, il latino, il greco17 (dal terzo anno), la geografia (fino al quarto anno), la storia (dal secondo anno), le scienze naturali, la fisica e la chimica (alternate nei diversi anni) e la propedeutica filosofica. Tra le materie facoltative ci sono la ginnastica, il disegno e, per il primo anno, la calligrafia. Gli studenti frequentano la scuola per ventidue ore settimanali in prima e per venticinque, ventisei nell’ottava e ultima classe.
Interessante il piano d’insegnamento delle scuole reali che, a partire dalla riforma del 1869 e fino al 1898, prevede: la religione, la lingua italiana, la lingua tedesca, la lingua francese, la storia e la geografia, la matematica, la storia naturale, la chimica, il disegno geometrico e quello a mano libera18. Nell’aprile del 1898 il Ministero per il culto e l’istruzione approva un nuovo programma per le scuole reali con importanti cambiamenti. Nell’area artistica il disegno geometrico e quello a mano libera sono sostituiti dalla geometria descrittiva per assicurare una formazione più tecnica e tutta l’area scientifico-matematica perde importanza a vantaggio di religione, italiano e tedesco19.
Nell’elenco delle scuole superiori, a Trieste, Rovereto e a Pisino, compare anche il Liceo femminile; il tema dell’educazione femminile e, soprattutto, delle ragazze iscritte in atenei italiani, lo tratteremo nel corso del terzo capitolo ma, intanto, accenniamo brevemente alla nascita e all’organizzazione di queste scuole20.
A Trieste, l’istituto magistrale femminile, nato nel 1872, si trasforma, in conseguenza del calo nella domanda di maestre ma non della richiesta di una scuola femminile, in Liceo nel 1883. A partire dall’ottobre del 1897 il governo concede alle ragazze uscite dai ginnasi femminili di iscriversi come «uditrici ordinarie»21 all’università. In Trentino invece il Civico Liceo femminile di Rovereto nasce, indipendentemente dalle magistrali femminili che continuano a funzionare, nel 1904 per iniziativa della municipalità e grazie all’intervento del barone Valeriano Malfatti.
16 Nel Litorale questa può essere l’italiano, il tedesco, lo sloveno e il croato.
17 Esistono anche i ginnasi reali, nei quali non è previsto l’insegnamento del greco e che, semplificando un po’, possono essere visti come gli antesignani dei licei scientifici.
18 Cfr. Michele Angelo Spagnolli, L’istruzione tecnico-scientifica nell’epoca della trasformazione
socioeconomica del Trentino. La Realschule di Rovereto dal 1849 al 1914, in Una scuola per la città. Dalla Realschule all’Istituto Tecnico Fontana, cit., pp. 65-66.
19 Ivi, p. 71.
20 Cfr. Diana De Rosa, Spose, madri e maestre. Il Liceo femminile e l’Istituto magistrale «G. Carducci»
di Trieste 1872-1954, Udine, Del Bianco, 2004.
Nella struttura e nei contenuti, il liceo femminile si ispira a simili istituti per l’istruzione secondaria delle ragazze, nati in varie parti d’Europa nella seconda metà del secolo XIX, e destinati alle figlie di quella borghesia cittadina che desidera offrire loro una cultura superiore rispetto a quella delle ragazze delle classi popolari. Tuttavia per queste ragazze non si prevede mai un’offerta culturale d’ampiezza pari a quella dei loro coetanei maschi: sarà sempre loro negato il latino, la filosofia e le materie scientifiche più avanzate e cioè, le materie indispensabili a quell’accesso universitario, che infatti l’Austria proibì alle donne fino al 1896.
Dall’annuario del Liceo femminile di Trieste apprendiamo che in queste scuole si insegna pedagogia, lingua e letteratura italiana, geografia, storia universale, aritmetica e geometria, storia naturale, fisica e chimica elementare, economia domestica, lingua tedesca, lingua francese, calligrafia, disegno, canto, sistema froebeliano, ginnastica, religione e i «lavori donneschi».
Nei piani didattici approvati dal Ministero nel 1882 si specifica che scopo di tali scuole è quello «di preparare la donna alla futura sua missione domestica, cittadina e sociale, in guisa sempre più degna e come il richeggono gli attuali bisogni della civiltà progredente»22. Inizialmente è prevista una durata di cinque anni ma poi si arriverà a sette con sei anni di liceo e uno di «perfezionamento» destinato alle alunne che vogliono prendere la maturità magistrale23. Quando poi, come abbiamo detto, a partire dal 1896, alle donne è finalmente permesso di iscriversi all’università, l’attestato di maturità liceale consentirà loro di iscriversi alla facoltà di Lettere e Filosofia24 per conseguire la docenza liceale e, a partire dal 1900, anche a quella di Farmacia «purché all’esame di maturità liceale si aggiunga l’esame della lingua latina entro i limiti fissati per la sesta classe ginnasiale»25. Abbiamo visto, a grandi linee, i programmi e l’organizzazione delle principali tipologie di scuole secondarie austriache ma, ed è dal nostro punto di vista il tema più interessante, qual’è il clima che vi si respira e in che misura la scuola può avere influito su una scelta come quella di proseguire gli studi in Italia o, almeno, di trascorrervi un certo periodo?
22 Cfr. Diana De Rosa, Spose, madri e maestre, cit., p. 34.
23 Almeno a Trieste, dal 1903, gli anni di perfezionamento diventano due, sempre corrispondenti al III e IV corso magistrale, ma, appunto divisi in due anni. La riforma è opportuna non solo per permettere di studiare e approfondire meglio le materie ma anche perché, comunque, non si può prendere la maturità prima dei 19 anni.
24 Si possono iscrivere però solo come uditrici straordinarie e quindi, non pienamente immatricolate. 25 Cfr. Annuario del Civico Liceo Femminile in Rovereto alla fine dell’anno scolastico 1908-1909, anno
E’ a nostro avviso impossibile fare un ragionamento unitario perché palesemente diversa è, ad esempio, la situazione che troviamo in una città come Trieste rispetto a quella che possiamo avere in Trentino. Diverso il contesto sociale, diversa soprattutto la conduzione delle scuole. Prendiamo in esame il Liceo comunale di Trieste e i Ginnasi statali di Rovereto e di Trento; nella differente denominazione,comunale il primo statali gli altri, sono già insite differenze notevoli e sostanziali.
Solo per il ginnasio roveretano e, in parte per quello trentino26, sono a disposizione studi aggiornati; purtroppo sul liceo triestino esiste un solo lavoro piuttosto datato e di impostazione eccessivamente celebrativa27; fortunatamente i recenti studi di Vittorio Caporrella28 sulla scuola nel litorale adriatico stanno contribuendo in modo sostanziale a riequilibrare la situazione. Premesso questo, e considerando che, essendo la ricerca dedicata a studenti universitari iscritti tra il 1880 e il 1915, i primi tra loro hanno frequentato le scuole superiori negli anni Settanta, poniamo questo come limite cronologico della nostra panoramica e tralasciamo vicende precedenti.
Il Ginnasio Liceo di Rovereto negli anni ’70 del secolo XIX è diretto da don Bartolomeo Marini che, nei vent’anni precedenti è stato insegnante di matematica e storia naturale al Ginnasio di Trento. Gli ispettori della Luogotenenza incaricati di sorvegliare il funzionamento degli istituti scolastici, fin da subito ne lodano l’operosità e lo zelo didattico; la scuola roveretana è diretta con rigore ed estrema severità. Dagli studi condotti da Quinto Antonelli, don Marini ci appare quasi ossessionato (Antonelli parla di «ansia educativa») dal rispetto dei regolamenti, le norme disciplinari previste dal Piano del 1849 sono applicate in maniera minuziosa e agli insegnati è imposto un vero e proprio «prontuario punitivo» al quale devono attenersi scrupolosamente.
Si passa da qualche compito supplementare da fare a casa per la prima mancanza rilevata, al colloquio con il direttore per la seconda, all’ora di reclusione per la terza fino «alla solenne riprensione fatta dal Direttore nella scuola alla presenza di tutti i professori»29o all’espulsione dall’istituto e, in casi estremi, da tutte le scuole dell’impero.
Uno dei compiti principali della scuola è quello di «prevenire la passione» e far sì che i giovani evitino «i piaceri eccentrici» attraverso l’assuefazione «ad una certa disciplina
26 Ci riferiamo, per quanto riguarda Rovereto, all’ottimo lavoro di Antonelli, “In questa parte estrema
d’Italia…”, cit. Per il liceo di Trento cfr. Lia De Finis, Dai maestri di grammatica al ginnasio liceo di via S.Trinità in Trento, cit.
27 Cfr. I cento anni del Liceo Ginnasio «Dante Alighieri» di Trieste (1863-1963), Trieste, Smolars, 1964. Importante e recente è però lo scritto di Vittorio Caporrella, A Trieste tra Otto e Novecento, cit.
28 Vittorio Caporrella, A Trieste tra Otto e Novecento, cit.
morale» da ottenersi grazie all’obbedienza «ai comandi dei genitori e maestri, […] alle leggi della società […], il rigore e l’induramento alle fatiche ed ai disagi, la temperanza e l’astinenza»30.
Nel maggio del 1873 uno studente è espulso dalla scuola perché, trovato studiare latino durante l’ora di religione, risponde al catechista che l’aveva ripreso di voler «studiare quello che vuole»31; l’anno precedente quasi una classe intera, la prima ginnasio, è processata, il termine non sembri eccessivo, per aver tenuto «ogni dì discorsi osceni riguardanti la maggior parte onania»32.
Nel 1879 a don Marini succede il professor Giuseppe Maschka, proveniente dal Ginnasio di Pisino d’Istria di cui è stato direttore, filologo e traduttore dal tedesco di libri scolastici. Non solo il direttore ma, a partire dagli anni ’80, anche il corpo insegnante si laicizza nella quasi totalità tanto che solo i due catechisti sono sacerdoti tuttavia, anche con Maschka sembra non venire meno la rigidità della disciplina. Nell’aprile del 1884 il direttore, con l’approvazione del Consiglio scolastico provinciale di Innsbruck, emana le nuove leggi disciplinari del ginnasio nelle quali gli obblighi religiosi rivestono ancora un ruolo di assoluta preminenza.
Le due confessioni mensili a cui gli studenti sono obbligati devono essere comprovate dal rilascio di un biglietto da parte del confessore, alla comunione pasquale e alle funzioni religiose si deve partecipare con una «spontaneità religiosità»33 incentivata da dure pene disciplinari. Non solamente il contegno religioso e la diligenza scolastica sono al centro dei pensieri di Maschka: la V sezione del regolamento, esplicitamente