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Il primo libro di Arturo Massolo: Storicità della Metafisica (1944)

2. Gli anni dal 1934 al 1944: Perugia, Catanzaro, Livorno

2.4 Il primo libro di Arturo Massolo: Storicità della Metafisica (1944)

L’incontro con il pensiero di Heidegger permise a Massolo di ripercorrere il problema kantiano della fondazione della metafisica e sviluppare le proprie riflessioni circa il progetto heideggeriano di un’ontologia trascendentale. Questi anni di studio rappresentarono in Massolo l’inizio di un percorso teoretico arduo che sul finire degli anni ’30 cominciò a disvelare all’autore la struttura essenzialmente temporale del soggetto umano e gli aprì la strada per pensare l’esistenza come possibilità di trascendere la situazione storica nella quale vive il soggetto. Pertanto fu proprio l’incontro con Heidegger a favorire in Massolo la genesi della riflessione sul mistero della storia umana; una questione che si farà via via sempre più acuta nel pensiero dell’autore definendone interamente l’arco dell’evoluzione intellettuale.

Storicità della metafisica (1944) è il primo libro di Arturo Massolo, preceduto, come si è avuto modo di vedere, soltanto da brevi articoli su riviste e piccoli interventi in forma di recensione. Questo testo si pone a conclusione di quello che si potrebbe definite il primo periodo della vicenda intellettuale di Massolo, il quale va dall’attualismo della sua formazione universitaria a Palermo, passa per gli anni degli studi disordinati e silenziosi, fino all’approfondimento della filosofia di Heidegger.

A conclusione di questo percorso Massolo in Storicità della metafisica (1944), conduce un primo bilancio della propria formazione filosofica effettuata nel solco dell’attualismo tramite l’approfondimento delle ultime acquisizioni teoriche maturate mediante il recente confronto con il pensiero di Heidegger.

Nell’opera infatti non è difficile scorgere un doppio movimento concettuale da parte di Massolo; egli da un lato continua a misurarsi con le tesi più tipiche del neoidealismo italiano di matrice gentiliana e crociana, esplicitando in più di un luogo del libro i limiti teoretici che intravedeva, dall’altro lato, pur rimanendo all’interno della problematica heideggeriana, mostra già una differenziazione più o meno consapevole rispetto alle soluzioni più tipiche di Heidegger.

Sicché Storicità della Metafisica può considerarsi il lavoro che decreta un momento di svolta nella speculazione di Massolo nel senso di una maggiore autonomia, in quanto a partire da questo momento il pensiero dell’autore cominciò a definirsi nelle sue linee più tipiche ed essenziali. Le riflessioni che egli sviluppa sul concetto di passato, l’idea di una metafisica intesa come possibilità di trascendenza rispetto a ciò che è dato, risultano essere le acquisizioni teoriche fondamentali di questi anni, sulle quali Massolo continuerà a lavorare incessantemente negli anni successivi.

Massolo cominciò a scrivere Storicità della Metafisica nel pieno delle vicende della seconda guerra mondiale, mentre insegnava al liceo “Guerrazzi” di Livorno. Il trasferimento da Catanzaro a Livorno, che avvenne per interessamento di Gentile, rappresentò un momento davvero importante nella vita di Massolo, in quanto pose fine alla faticosa permanenza nella città di Catanzaro, ove egli era costretto alla solitudine e all’isolamento.

Sempre per intercessione di Gentile riuscì ad essere trasferita a Livorno anche la compagna di Massolo, Lidia Morra, conosciuta a Catanzaro durante gli anni precedenti. Pertanto si apriva per i due giovani un periodo di maggiore stabilità nell’ambiente livornese certamente più vivace e stimolante dal punto di vista politico e culturale. Di lì a poco i due giovani decisero di sposarsi e dunque convolarono a nozze a Milano il 30 ottobre 1941.

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Per la pubblicazione di Storicità della Metafisica risultò fondamentale l’aiuto di Gentile, che sostenne Massolo sia durante il periodo di stesura del testo, il quale dovette essere certamente complesso e caratterizzato da numerose interruzioni, che durante le fasi cruciali della stampa, le quali furono duramente ostacolate dal clima convulso della guerra.

Nel prezioso carteggio intercorso tra Massolo e Gentile, pubblicato con il titolo Il primo libro di Arturo Massolo383, il quale resta una «viva testimonianza di giorni dolorosi e pur illuminati da speranza e da bontà»384, è possibile seguire interamente la tormentata vicenda della genesi di Storicità della Metafisica.

Questo periodo di serenità fu purtroppo molto breve, precocemente interrotto dall’esplodere della guerra.

In seguito ai bombardamenti che colpirono la città di Livorno nel 1943 e che distrussero gran parte della città, Massolo, dopo un breve periodo di richiamo militare a San Sepolcro385, decise di trasferirsi a Roma386, ove trovò una sistemazione con sua moglie in una casa assieme a molte altre persone.

383 Cfr.: Il primo libro di Arturo Massolo : lettere di Arturo Massolo e Giovanni Gentile , Sansoni, Firenze, 19??; Estr. da «Giornale critico della filosofia italiana», fasc. III – 1967, pp. 458-465.

384

Ivi, cit., pag. 458.

385 Nel carteggio Massolo-Gentile vi sono due lettere che alludono al richiamo militare di Massolo a San Sepolcro; la prima, in particolare, mostra l’apprensione da parte dell’autore per il proprio libro. Cfr. Ivi, pag. 460.

Di seguito il testo: «Eccellenza,

ho la sensazione di essere un po’ ridicolo, mandandovi la parte della mia opera che precede Esistenza e storicità ed è pertanto costitutiva delle prime pagine.

Dall’altra, posso io attendere? Ieri mi è arrivata la comunicazione e stasera partirò per raggiungere la mia sede presso l’83 Regg. Fanteria. Nel caso aveste da scrivermi, Vi prego di scrivermi presso Lidia in Cesenatico (Forlì), Via Bologna, 24. Io Vi faccio i miei migliori auguri. Ah, no! sarebbe buffa cosa se la mia operetta risultasse opera postuma. Ossequi alla Signora e a Voi,

Arturo Massolo» 386

Vi è una lettera datata ottobre 1943, inviata da Massolo a suo suocero. Essa racconta del viaggio affrontato assieme a sua moglie Lidia Morra per raggiungere Roma. La lettera costituisce un documento interessante. Essa è percorsa da un’estraniante ironia tipica dell’autore, e descrive la drammatica vicenda che segnò il viaggio verso Roma dei due novelli sposi. Si riporta qui di seguito il testo, fruibile grazie alla prof. Sonia Morra, che conserva la lettera.

«Carissimo papà,

e così tu non hai ancora letto ciò che ti ho mandato a mezzo di Moroni?

Noi stiamo qui a Roma- e benché si stava molto meglio (il che già in anticipo si può prevedere), qui ci sentiamo assai più sicuri. Il che è quello che importa. Può darsi anche che questa sia se non l’ultima, di certo una delle ultime notizie che ti posso dare di noi. E allora ti assicuro che potete stare del tutto tranquilli. Il viaggio? Qualcosa di tremendo. A raccontarlo mi proverò.

Storia di un ombrello

I due sposi si trovano a Rimini, il giorno X...piove. Si consultarono. Decisero la compra di un ombrello, malgrado l’orribile fine di altri due precedenti identici ordigni. La sera alle ore 17.45 si parte per Ancona. Viaggio comodo. Un po’ di ritardo. Sono di buon umore. Un vecchio scemo magnifica la cucina anconetana. “Arrivate da ... a nome mio. Che bella mangiata che si prevede!” Arrivo. Buio. Pioggia. Malinconico vagabondare. Ritorno alla stazione. Digiuno. Si riparte alle 1. 35. Mangeremo a Roma. Umore discreto. Alle ore 8 circa presso Narni (23 km da Orte) un terribile boato! Si ha la sensazione che il treno andava alla deriva. Vetture affollatissime. Una donna grida. “Mitragliano!”. Un’ altra “Dio, il ponte!”. Vediamo crollare per il finestrino i fili elettrici. Mi stringo Lidia. Sono pochi secondi. La vettura si è fermata incerta come un asino scavezzato dopo una fuga balorda. Saltiamo tra urli, pianti, bestemmie dal finestrino. Uno spettacolo raccapricciante. La nostra è la seconda vettura. La prima è orribilmente schiacciata contro il ???, la terza è stramazzata a terra. Può darsi spiegheranno che la seconda è rimasta in piedi perché di tipo recentissimo e nuova. Sangue e gemiti. Mi prendo Lidia e ci allontaniamo sul fango dei campi. Ci uniamo ad altri due. Andiamo da un contadino. Discreta colazione. Ripartiamo alle 11 su una carretta. Tre ore e mezzo sotto la pioggia! Orte. Stazione di un tempo passato. Vetture contorte, ci ricordano con troppa evidenza che stiamo in guerra. Il bar ristorante è una enorme

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In questo periodo, Massolo non aveva nessuna occupazione ed il tempo doveva trascorrergli assai lentamente. Quando Gentile in una lettera, interessandosi delle sue condizioni psicologiche e lavorative, gli chiese: «vorrei sapere se a Roma tu insegni, o se sei altrimenti occupato. Perché il lavoro è sempre la medicina efficace per tutti i mali»387, Massolo rispose:

«Eccellenza,

proprio quello che mi manca è la medicina! Non faccio nulla. Leggo qualcosa ma con scarsa possibilità di intendimento e di efficacia. É triste non avere i propri libri che offrono la possibilità di approfondire, chiarire qualche passo nuovo. [...] Soffro una noia sottile, umida, a volte angosciata. Avessi un buono studio e non una stanza piena, ossessionata di altro e di altri. Molti problemi mi distruggono. Sarò eretico- va bene! Vi sono uomini che amano l’azione e il concreto (il loro), io per me amo quello che essi chiamano l’astratto. Forse il mio non è egoismo ma una eccessiva sensibilità che mi fa soffrire se mi si fa vivere pubblicamente. Qui vivo quasi sempre in casa ma siamo in tanti! E per me non c’è un angolo. Non insegno, non ho occupazione alcuna-vivo come un vegetale, che soffre, però, del mal di coscienza. [...] Su tanto grigiore c’è la Sua promessa di occuparsi della pubblicazione del mio lavoro. Potessi anche apparire il più disgraziato, il più inutile e spaesato uomo, quel giorno non lo sarò. Lo amo quel mio lavoro- forse quando lo rileggerò ne proverò delusione, mi dirò “tutto qui?- ma sarà sempre testimonianza e forse anche l’epilogo d’un capitolo intenso di quel librone più strano che la vita mi obbliga a comporre giorno per giorno anche quando la voglia e scarsa e l’entusiasmo dorme come un povero idiota»388.

Nei momenti più bui del conflitto mondiale, durante i quali il futuro era incerto, Massolo era preoccupato, e quasi ossessionato, di non aver ancora pubblicato, all’età di 35 anni, un lavoro organico che fosse in grado di restituire un’immagine il più possibile oggettiva e completa degli studi da lui condotti fino a quel momento. Pertanto la pubblicazione di Storicità della Metafisica doveva rappresentare per lui un punto fermo nella precarietà esistenziale di quegli anni drammatici.

«Di molte cose (mobilio, ecc.) che mi importa ormai? Il libro si sta pubblicando, e questo è l’importante. Non è per brama di pubblicità, ma è bello potersi dire, quello che tu hai fatto, per quanto poco e contingente ha ormai una sua vita. Credo che sia un po’ la gioia del padre, vedere una parte di sé prendere forma autonoma. E quel libro io l’ho assai caro. Ci guadagna in affetto a starsene lontano, come sono ormai lontani- perduti nella vicenda tumultuosa di questi mesi- quei giorni del suo faticoso crescere. E così quel suo ricordo è tutto colorato di nostalgia e di affetto»389.

Il libro andò definitivamente in stampa nel febbraio del 1944, dunque due mesi prima dell’assassinio di Gentile, il quale per l’occasione scrisse a Massolo le seguenti parole:

«Caro Massolo,

buca. Un treno di soccorso passato una mezz’ora prima. Attendiamo fino alle 20. A Orte sul marciapiede (rosicato come un formaggio da topi affamati), ci sono un migliaio di persone. Per la mezzanotte dovrebbe passare un treno da Firenze. Il tempo è ora bello. Maledetta Luna! Ritorniamo a vagabondare! Troviamo poi in casa di un contadino un’assai incerta ospitalità. Ci buttammo sul letto. Ripartiamo poi alle ore 6 per Fabbrica di Roma. Di lì abbastanza ??? sulla Roma. Poi giungiamo all’urbe scoronata alle ore 10. Non mangiamo dal giorno X (ore 12 a Rimini). Ora siamo a casa di Vittoriano. Sono contento di farvi avere presto nostre notizie. Di certo passeremo qualche brutto giorno, ma poi tutto si aggiusterà. Con ogni probabilità tra breve, Lidia ( per ora lei soltanto) potrà avere un posto a Roma.

Un abbraccio per tutto, Arturo.

Ps: I morti, eccetto i feriti gravi- molti- a Orte risultano 30! Accidenti! E che c’entra l’ombrello? C’entra perché nel trambusto del disastro è rimasto sul treno!».

387 Gentile a Massolo, lettera del 13 gennaio 1944, Ivi, cit., pag. 463. 388 Massolo a Gentile, lettera del 19 gennaio 1944, Ivi, cit., pag. 463. 389 Massolo a Gentile, lettera del 26 febbraio 1944, Roma, Ivi, cit., pag. 465.

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Son lieto di poterti annunziare che la tua Metafisica dello Storicismo è già in tipografia per fare un volume della stessa collezione, in cui fu pubblicato il libro del Luporini, da Le Monnier. Fra otto giorni dovrei cominciare a ricevere le bozze- che cercherò il modo di comunicarti. Per dare il passo al tuo libro ho dovuto rimandare il turno di un altro volume, che aspettava da più di un anno! Ma ho voluto darti questa consolazione, che spero sarà il tuo risorgimento»390.

Il libro, che nella versione definitiva cambierà il titolo, si scandisce tramite un fitto dialogo con l’esistenzialismo, l’idealismo hegeliano, l’attualismo gentiliano e lo storicismo crociano.

É da notare che a partire dall’assassinio di Gentile, ed in particolar modo nel dopoguerra, sull’attualismo gentiliano cadde una cappa di silenzio che interruppe bruscamente i rapporti teorici con quell’esperienza filosofica, mentre la dissoluzione dell’egemonia crociana procedette più gradualmente. La diretta conseguenza di tale dinamica fu l’apertura della cultura filosofica italiana ai fermenti della cultura europea391.

In questo contesto le correnti dell’esistenzialismo, del neopositivismo e del marxismo, produssero una pressione sempre più acuta sulla cultura filosofica italiana, riducendo in tal modo progressivamente gli spazi di influenza dell’idealismo crociano e dell’attualismo gentiliano. Durante il dopoguerra moltissimi intellettuali si muovevano in percorsi speculativi alla frontiera tra questi tre indirizzi, travalicando nel campo dell’uno e dell’altro e generando spesso esiti teorici eclettici ed originali.

Ad esempio sia Luporini che Massolo, prima di approdare al marxismo passarono attraverso l’esistenzialismo; opere come Situazione e libertà nell’esistenza umana392

e Storicità della metafisica dimostrano con chiarezza come l’esistenzialismo nel secondo dopoguerra abbia agito da «filosofia [in grado di] riporta[re] l’interesse speculativo sull’uomo»393

. Perfino Galvano Della Volpe, pensatore dalle esperienze filosofiche più eclettiche ebbe contatto con le tematiche esistenzialiste prima di approdare al marxismo394.

Questa apertura della ricerca filosofica italiana verso le correnti emergenti delle filosofie europee, che si è visto essere proprio di molti intellettuali italiani nel secondo dopoguerra, in Massolo fu piuttosto precoce e si può cogliere già a partire dalle recensione e dagli articoli che egli scrisse negli anni ’30, tuttavia questo passaggio si fa particolarmente evidente in Storicità della Metafisica (1944).

Dato il particolare legame con la situazione storica nella quale si generò, Storicità della Metafisica è un’opera che per essere compresa profondamente necessita di essere calata nel clima culturale determinò la sua genesi. Proprio Massolo nell’Avvertenza dell’opera pone attenzione su questo particolare aspetto che la caratterizza:

«L’opera che l’uomo costruisce è di fatto dentro la sua giornata. Questa temporalità non ha, però, comunanza con la temporaneità, la quale più spesso indica un giudizio assiologico. La presente meditazione sulla storicità della metafisica

390

Gentile a Massolo, Firenze, lettera del 19 febbraio 1944, Ivi, cit., pag. 464.

391 Si veda: A.V. La cultura filosofica italiana dal 1945 al 1980, Atti del convegno di Anacapri (giugno 1981), Guida editori, Napoli, 1988.

392 C. Luporini, Situazione e libertà nell’esistenza umana, Le Monnier, Firenze, 1942. 393

P. Salvucci, Situazione e filosofia in Arturo Massolo, in Politicità della filosofia: saggi e conferenze, Argalia, Urbino, 1978, pag. 9.

394 Sull’incidenza dell’esistenzialismo nel dopoguerra si veda: A. Santucci, Esistenzialismo e filosofia italiana, Il Mulino, Bologna, 1959, pp. 183-185.

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trova anch’essa la sua intelligibilità se viene scoperta nel suo dialogare con il pensiero filosofico contemporaneo; se no, essa rimane del tutto priva di senso.

Rileggendo, io stesso ne avverto le oscurità, le quali, però, per il lettore preparato non saranno di natura filologica; queste possono pur esserci ma non tali, io spero, da costituire un ostacolo imbarazzante.

Alla domanda possibile ma non troppo naturale sul risultato, una risposta può comunque darsi perché anche qui bisogna aver cura di distinguere quello che si è voluto dire e quello che si è raggiunto.

Se è quest’ultimo che ha solo diritto di cittadinanza nel «dolce» mondo dello spirito, nulla qui deve e può essere con più o meno astuzia suggerito»395.

Quelle di Storicità della Metafisica sono pagine complesse e di difficile approccio per il lettore contemporaneo; non a caso Santucci, uno dei pochi ad essersi confrontato con esse, le definisce «tra le più oscure della letteratura esistenzialistica italiana»396.

Il libro procede con un andamento inquieto mediante lo sviluppo di analisi serrate e tormentate, che ripartono sempre da capo e rimettono in discussione questioni che sembravano essere risolte nelle pagine precedenti. Queste caratteristiche lo rendono di fatto un libro faticoso da leggere, e certamente non immediatamente intelligibile.

Massolo stesso farà esperienza di questa oscurità rileggendo la sua opera dopo diversi anni.

Quest’esperienza di non riuscire più a comprendere pienamente se stesso, l’origine di quella problematica e l’efficacia di quelle soluzioni teoriche, lo porterà a convincersi dell’idea che «ogni filosofo è legato al proprio tempo, che cambiati i problemi che davano origine a determinate risposte, esse non sono più intelligibili in se stesse»397.

In tutta l’opera il nome di Heidegger compare una sola volta all’inizio del lavoro, tuttavia è evidente l’ascendenza heideggeriana che si fa particolarmente chiara nello svolgimento di tematiche come la finitezza dell’uomo, la sua mondanità, nonché un concetto di tempo che diviene la struttura e l’orizzonte dell’azione umana.

Anche il punto di partenza della ricerca di Massolo risulta essere heideggeriano e risiede nella constatazione della lontananza dell’uomo da se stesso, nell’opacità che l’uomo ritrova nel mondo e dunque nella scelta tra autenticità ed inautenticità dell’esistere.

Così Massolo sottolinea:

«Psicologicamente questa è la nostra pena, il non sentirci appieno in nostro possesso. Dacché siamo viviamo da noi stessi lontani»398.

Storicità della metafisica (1944) si divide in tre sezioni: la prima parte (Esistenza e Storicità) si scandisce mediante una serie di analisi sul concetto di passato e sulla sua pretesa impensabilità; la seconda parte (Analitica e Storicità) analizza il concetto di metafisica e ne discute la possibilità mediante la stima delle differenze tra l’analitica e la metafisica, soffermandosi in particolar modo sulla diversità che intercorre tra «libertà morale» e «libertà metafisica», giunge a tematizzare il concetto di tempo e la sua peculiarità legata alla libertà metafisica; la terza parte intitolata propriamente Storicità della Metafisica porta a termine tutto il discorso impostato in precedenza.

395 Arturo Massolo, Storicità della metafisica, Le Monnier, Firenze, 1944, cit., pag. I. 396

Cfr. A. Santucci, Esistenzialismo e filosofia italiana, cit., pp. 120-127.

397 Remo Bodei, Genesi e sviluppo dei temi filosofici in Arturo Massolo, in Studi in Onore di Arturo Massolo, cit., pag. 458.

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L’opera mostra la sua peculiarità a partire dal titolo che si costituisce nei termini di un accostamento ossimorico: da un lato vi è il concetto di storia, ovvero di ciò che ha a che fare con il contingente e con il relativo, dall’altro vi è il concetto di metafisica, ovvero un tipo di ricerca che dovrebbe avere a che fare con verità immutabili ed eterne. Nelle prime righe del testo, infatti, Massolo pone la questione sulla liceità di una tale ricerca.

«La serietà dell’impegno si trova immediatamente di fronte all’imbarazzo di cosa possa intendersi per metafisica, se una ricerca sulla sua storicità deve pur essere istituita senza lasciarsi prendere dall’ambizione di considerare chiuso il dibattito intorno alla sua natura»399.

Soltanto comprendendo la definizione di Massolo del concetto di storicità e nel contempo il significato che egli assegna al concetto di metafisica, sarà possibile giungere a sciogliere il nodo che sembra legare in maniera stridente questi due concetti.

Come si è visto in precedenza, sul finire degli anni’30 Massolo ha ben chiara la problematica kantiana così come essa venne riproposta da Heidegger, tanto che si può dire che il problema kantiano rappresenterò il fuoco della sua riflessione a partire dagli anni ’30.Massolo è consapevole che dopo Kant è illusoria una riflessione filosofica che non tenga conto della apparenza trascendentale. Infatti se l’apparenza logica è evitabile correggendo l’errore in cui cade il raziocinio a causa del fallace utilizzo delle leggi logiche, l’apparenza trascendentale è inevitabile, ed è

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