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Principali andamenti degli IDE a livello internazionale

Secondo i vari studi teorici effettuati nel corso degli anni, gli investimenti diretti esteri sono contraddistinti da una serie di aspetti:

 l’attività della maggior parte delle imprese coinvolte nei processi di internazionalizzazione si concentra nelle economie avanzate; per questo, l’investimento avviene solitamente o tra due Paesi industrializzati (IDE nord – nord), oppure tra un Paese economicamente sviluppato e un Paese emergente (IDE nord – sud);

 i settori maggiormente coinvolti sono quelli a maggior intensità di capitale e tecnologicamente più avanzati, dove è maggiore l’incidenza della spesa in R&S;  se rivolti verso un’economia avanzata, assumeranno la forma dell’acquisizione;

viceversa, se rivolti verso un’economia in via di sviluppo saranno del tipo greenfield.

Queste ipotesi appena elencate trovano conferma nei dati più recenti, anche se negli ultimi anni sia la geografia che i settori di interesse per gli IDE sono parzialmenti cambiati; si denota infatti una crescente importanza da attribuire ai Paesi emergenti, specialmente quelli appartenenti alla zona dell’Asia orientale.

Nella valutazione dei flussi inerenti gli investimenti esteri bisogna inoltre tener conto anche di un altro fattore: recentemente, sono aumentati sempre più quelli diretti a holding in quei Paesi che, grazie a regimi fiscali privilegiati o a mancanza di trasparenza, attirano più facilmente IDE che potrebbero invece essere diretti verso altri mercati; è il caso, per esempio, del Belgio e Lussemburgo in Europa, delle isole Cayman fuori dall’UE. Solitamente gli investimenti diretti a queste holding riguardano il settore industriale; se, nel corso degli anni, il ricorso a questi canali di investimento o il settore di investimento mutassero, sorgerebbero problemi di comparabilità storica e geografica.

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Infine, bisogna fare una distinzione riguardo i settori produttivi presi in considerazione per gli IDE in entrata e in uscita: quelli in entrata, infatti, vengono sempre classificati sulla base del settore in cui opera l’impresa ricevente; per quanto riguarda gli investimenti in uscita, invece, bisogna distinguere tra i dati riguardanti il flusso, per i quali viene preso in considerazione il settore in cui opera l’impresa investitrice, e i dati riguardanti la consistenza, o stock, per i quali viene preso in considerazione il settore in cui opera l’impresa che riceve l’investimento.

Per quanto concerne i flussi di IDE (sia in entrata che in uscita), negli anni Novanta hanno fatto registrare un esponenziale aumento verso le economie avanzate, il quale ha contribuito in maniera importante all’espansione di tale fenomeno. Verso la fine degli anni Novanta e nei primi anni Duemila, però, a causa dello scoppio della bolla dotcom, i flussi di investimenti esteri subirono un drastico calo, per poi riprendersi, qualche anno più tardi, e allargando il loro raggio operativo anche verso le economie emergenti.

Riguardo lo stock mondiale di IDE, invece, nel periodo che va dal 1990 ad oggi, si è addirittura decuplicato, crescendo persino ad un ritmo maggiore a quello del commercio mondiale. Rapportando lo stock di IDE con il PIL mondiale, si nota che nei primi anni Novanta questo ammontava ad una quota compresa tra il 10-15% del PIL mondiale, per poi crescere ed arrivare ad una quota superiore al 30% com’è tutt’oggi. Le consistenze complessive degli investimenti esteri negli ultimi anni hanno addirittura eguagliato quelle concernenti le esportazioni, che venticinque anni risultavano essere il doppio.

I flussi di IDE in entrata a livello mondiale, che fino alla fine del secolo scorso non superavano gli 800 miliardi di dollari, hanno cominciato a crescere sempre più negli anni Duemila fino a raggiungere, nel 2007, il picco di quasi 2.000 miliardi di dollari. Nel 2008, causa l’avvento della crisi economica e finanziaria, i flussi in entrata hanno subito una marcata decelerazione, per poi riprendersi nel 2011 e raggiungere i livelli medi pre-crisi. Dopo un ulteriore periodo tendente al declino, nel 2015 i flussi di IDE in entrata hanno segnato un aumento del 38%, raggiungendo i 1.762 miliardi di dollari (Figura 2.1 e

Tabella 2.1). Secondo l’Unctad, i flussi mondiali in entrata inerenti gli investimenti esteri

si presume siano diminuiti del 10-15% nel 2016 a causa dell’instabilità dell’economia globale, della continua fragilità della domanda aggregata, della lenta crescita di alcuni principali Paesi esportatori di materie prime, dal sorgere di alcuni rischi geopolitici e dalle crescenti tensioni regionali.

60 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 (in miliardi di dollari)

IDE mondiali in entrata Paesi sviluppati

EIEs (Economie emergenti) EU 28 (Unione Europea) Paesi in transizione

Figura 2.1 - Flussi di IDE in entrata.

Analizzando nel dettaglio le economie delle varie aree geografiche, si può notare come l’andamento dei flussi di IDE in entrata dei Paesi sviluppati seguano l’andamento di quelli a livello mondiale. Infatti, dopo tre anni consecutivi di contrazione, le economie sviluppate sono tornate nel 2015 ad essere le maggior destinatarie, attraendo il 54,6% degli IDE totali, per un valore totale di flussi in entrata pari a 962 miliardi di dollari, il valore più alto dal 2007; tutto ciò è stato favorito dagli elevati valori di fusioni e acquisizioni transfrontalieri tra le economie sviluppate, dalle ottimizzazioni fiscali e dalle ristrutturazioni aziendali in vari settori, come per esempio l'industria farmaceutica.

Per quanto concerne l’Unione Europea, i flussi in entrata nel 2015 sono stati pari 439 miliardi di dollari, cioè il 24,93% dei flussi totali. Ciò è dovuto in gran parte all’aumento degli investimenti verso l’Irlanda, il Belgio, la Francia e la Germania. In particolare Francia e Germania si sono riprese nettamente dopo i picchi negativi raggiunti nel 2014. Gli IDE destinati alla Gran Bretagna (nel 2015 appartenente ancora all’UE) e all’Irlanda del Nord sono invece scesi a 40 miliardi di dollari nel 2015, rimanendo comunque tra i

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più elevati d'Europa. Da segnalare anche il netto incremento degli investimenti in entrata per la Svizzera che ha trainato la crescita dei Paesi non appartenenti all’Unione Europea. Gli IDE afflussi verso il Nord America nel 2015 hanno raggiunto i 428 miliardi di dollari, superando il record del 2000. Negli Stati Uniti, sono addirittura quasi quadruplicati, pur partendo da un livello storicamente basso come quello del 2014.

La ripresa dell'attività riguardante gli investimenti diretti verso i Paesi sviluppati registrata nel 2015 non si è comunque mantenuta allo stesso livello anche nel 2016; ciò è stato causato da due fattori: l’introduzione di alcune misure regolamentari che hanno frenato i processi di acquisizione o di investimenti greenfield e l’indebolimento della dinamica di crescita economica di alcune grandi economie sviluppate osservato verso la fine del 2015.

I flussi di IDE in entrata riguardanti le economie emergenti hanno cominciato ad essere sempre più rilevanti dal 2005 e, dopo una lieve flessione nel 2009, hanno ricominciato a crescere con un aumento nell’ultimo anno del 9,47% e per un valore nel 2015 pari a 764 miliardi di dollari.

Nella zona asiatica, l’aumento dei flussi in entrata è stato favorito solamente dalla macro-area comprendente l’Asia centrale e orientale (soprattutto Cina e Repubblica Popolare di Hong Kong), che nel 2015 ha fatto registrare un trend positivo (+15,55%) e ha attirato investimenti per 540 miliardi di dollari (questa zona funge anche da traino per l’espansione degli IDE in entrata di tutte le economie emergenti). Anche i flussi in entrata verso la zona del sud-est asiatico sono aumentati, in particolare verso economie a basso reddito come quelle del Myanmar e Vietnam; ma tale aumento è stato compensato dalle performance poco brillanti dei Paesi ad alto reddito, tra cui Indonesia, Malesia e Singapore. A causa del rallentamento economico globale e regionale, le economie asiatiche in via di sviluppo si prevede nel 2016 abbiano attratto investimenti per circa il 15% in meno rispetto all’anno precedente, tornando al non eccellente livello del 2014; tale declino è supportato dai dati non positivi sulle fusioni e acquisizioni e sugli annunciati progetti di investimento greenfield. Tuttavia, i flussi di alcune economie asiatiche come la Cina, l'India, Myanmar e Vietnam, con molta probabilità, hanno registrato un lieve aumento nel 2016.

I flussi di investimenti diretti verso l’Africa sono scesi a 54 miliardi di dollari nel 2015, registrando un calo del 7% rispetto all'anno precedente. La ripresa dell’attrattività

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del Nord Africa è stata controbilanciata da una diminuzione dei flussi verso l’Africa sub- sahariana, in particolare di Africa occidentale e centrale. Anche in Sud Africa i flussi degli IDE in entrata sono stati poco brillanti, tanto da aver raggiunto il misero valore di 1,8 miliardi di dollari, che è il livello più basso degli ultimi 10 anni. Solamente in Egitto e in Kenya gli investimenti in entrata sono aumentati, anche grazie alla rinnovata fiducia degli investitori verso il clima socio-economico positivo di questi Paesi e alla forte espansione dei mercati interni. Nel 2016, gli afflussi di IDE verso l'Africa si stimano siano tornati ad avere un trend di crescita, grazie anche alle misure di liberalizzazione e di privatizzazione in programma per alcune imprese di proprietà statale.

Riguardo gli investimenti destinati all’America centro-meridionale e ai Caraibi (escludendo i centri finanziari offshore dei Caraibi), nel 2015 sono rimasti sostanzialmente sugli stessi livelli del 2014, con un decremento dei flussi in entrata del solo 1,58%. Scenari diversi si sono però osservati nel Centro e nel Sud America. Mentre infatti i flussi entrata in America Centrale sono aumentati nel 2015 del 14% arrivando ad un valore di 42 miliardi di dollari, grazie soprattutto al ruolo fondamentale svolto dal Messico in tale ambito, viceversa quelli diretti in Sud America hanno subito una contrazione del 6%, riflettendo il rallentamento della domanda interna e quello riguardante lo scambio di materie prime. I flussi di investimenti esteri verso il Brasile, destinatario principale della zona sud-americana, sono scesi del 12% e nel 2015 sono stati pari a 65 miliardi di dollari; allo stesso modo sono diminuiti quelli destinati alla Bolivia, al Cile, alla Colombia e al Perù. I flussi in entrata inerenti l’America centro-meridionale si presume siano rallentati ulteriormente anche 2016 a causa del persistere di difficili condizioni macroeconomiche.

I Paesi in transizione, invece, confermano il loro ruolo poco rilevante, tanto che, dopo un lieve trend positivo nel 2008 che aveva portato i flussi in entrata a raggiungere il valore massimo di 117 miliardi di dollari, già dal 2014 è ricominciata una flessione verso il basso che nel 2015 registrava una diminuzione del 38% rispetto l’anno precedente. Le prestazioni degli IDE delle economie di transizione differisce dalle varie zone: nel sud- est Europa, i flussi in entrata nel 2015 sono aumentati del 6% (4.8 miliardi di dollari) grazie alle migliori condizioni macroeconomiche e al processo di adesione di alcuni Paesi all'Unione Europea; al contrario, quelli diretti verso la Comunità degli Stati Indipendenti e verso la Georgia sono diminuiti del 42%, a causa dell’indebolimento dei mercati

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nazionali e di alcune modifiche normative che hanno avuto un impatto diretto e indiretto sulle tensioni geopolitiche. Dopo il significativo calo osservato nel 2015, gli IDE in entrata in queste zone si ipotizza siano aumentati modestamente nel 2016, soprattutto grazie ai grandi piani di privatizzazione attuati da diversi paesi, tra cui il Kazakistan, la Russia e l'Uzbekistan, che hanno aperto nuove strade per gli investimenti esteri. (Figura

2.1 e Tabella 2.1).

Tabella 2.1 – Flussi di IDE in entrata per aree geografiche.

(valori in milioni di dollari a prezzi correnti e variazioni percentuali rispetto l’anno precedente)

VARIAZIONE % COMPOSIZIONE %

2010 2014 2015 2015 2015

Paesi sviluppati 699889,2275 522042,9165 962496,29 84,37110427 54,62040893 America settentrionale 226736,3586 165117,0392 428332,8577 159,4116633 24,30733094 EU28 (Unione Europea) 384944,7535 292025,3143 439457,6198 50,48613881 24,93864668 Economie emergenti 625330,3124 698493,63 764670,4404 9,474218169 43,39405002 Africa 43571,48446 58299,77044 54079,47934 -7,23894978 3,068939908 America centro-meridionale e caraibi 167117,6824 170284,8971 167582,0686 -1,587239125 9,510063791 Asia centrale e orienatale 412406,5908 467935,0948 540722,3373 15,55498684 30,6852873 Medio Oriente 63185,91338 43290,31021 42361,62349 -2,14525311 2,403966874 Paesi in transizione 63601,48886 56462,7388 34988,3117 -38,03291792 1,985541048

World 1358820,381 1276999,285 1762155,042 37,99185812 100

Fonte: elaborazione su dati Unctad

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Tabella 2.2 – IDE in entrata: principali Paesi destinatari (flussi e stock).

(valori in milioni di dollari a prezzo corrente)

Passando all’analisi degli IDE in uscita, i flussi nel 2015 sono saliti a 1.474 miliardi di dollari rispetto ai 1.318 dell’anno precedente (+11,8%). Come per quelli in entrata, anche i flussi in uscita hanno cominciato ad assumere maggior rilievo nel periodo a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio, per poi avere, causa anche l’attentato alle torri gemelle dell’11 settembre 2001, un drastico calo che nel 2002 ha portato a registrare

GRADUATORIA PAESI

FLUSSI

VALORI COMPOSIZIONE %

2010 2014 2015 2015

1 United States 198049 106614 379894 21,55848895

2 China, Hong Kong SAR 72319,05 114054,7 174892,1 9,924899737

3 China 114734 128500 135610 7,695690604 4 Ireland 42804,07 31134,45 100542,4 5,705652575 5 Netherlands -7184,47 52198,33 72648,75 4,122721842 6 Switzerland 28744,19 6635,194 68838,01 3,906467455 7 Singapore 55075,8 68495,56 65262,4 3,703555846 8 Brazil 83748,99 73085,51 64647,88 3,668682751

9 British Virgin Islands 51225,9 49985,7 51605,7 2,928556158

10 Canada 28400,44 58506,46 48642,8 2,760415205

19 Italy 9178,261 23223,28 20278,7 1,150789692

IDE mondiali in entrata 1388821 1276999 1762155 100

GRADUATORIA PAESI STOCK VALORI COMPOSIZIONE % 2010 2014 2015 2015 1 United States 3422293 5390081 5587969 22,36689392

2 China, Hong Kong SAR 1067228 1506805 1572606 6,294649518

3 United Kingdom 1057188 1744230 1457408 5,833548641 4 China 587817 1085293 1220903 4,886893232 5 Germany 955881,4 1089569 1121288 4,488167344 6 Singapore 632759,5 962670,6 978410,8 3,916272638 7 Switzerland 610851,4 764113,8 832951,9 3,334046012 8 France 630710,4 729147,2 772029,8 3,090194048 9 Canada 983889,5 954489,2 756038,3 3,026185066 10 Netherlands 588077,9 715705,8 707043,1 2,830072708 18 Italy 328058,5 346823,8 335334,6 1,342239681

IDE mondiali in entrata 20189655 25112800 24983214 100

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investimenti in uscita per soli 497 miliardi di dollari. La ripresa è stata comunque rapida e il valore massimo è stato raggiunto nel 2007 (2.165 miliardi di dollari), per poi scendere nuovamente al livello odierno (Figura 2.2 e Tabella 2.3).

Figura 2.2 – Flussi di IDE in uscita.

Suddividendo gli IDE in uscita per aree geografiche, si può notare come i Paesi sviluppati, oltre che essere i più importanti destinatari, si confermano anche come gli investitori più attivi. L’andamento dei flussi di investimenti esteri in uscita, come per quelli in entrata, segue quello a livello mondiale, con il picco raggiunto nel 2007 per un valore pari a 1.843 miliardi di dollari; in seguito, dopo un calo dovuto alla crisi del 2008, i flussi in uscita hanno mantenuto un andamento instabile, fino a raggiungere nel 2015 un valore di 1.065 miliardi di dollari (pari al 72,25% dei flussi in uscita totali), ben distante dal massimo raggiunto negli anni passati, ma comunque superiore di 33 punti percentuali rispetto all’anno precedente.

0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 2200 2400 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 (in miliardi di dollari)

IDE mondiali in uscita Economie emergenti Paesi in transizione Paesi sviluppati EU28 (Unione Europea)

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Anche gli Stati appartenenti all’Unione Europea hanno seguito il trend mondiale ed infatti l’UE è diventata la più grande regione investitrice al mondo, soprattutto tramite importanti processi di fusione e acquisizione e acquisti transfrontalieri. Nel 2015 c’è stato quindi un considerevole aumento degli IDE in uscita, che hanno fatto registrare una variazione percentuale positiva del 64,37% rispetto al 2014, con Irlanda, Paesi Bassi e Belgio che sono risultati i Paesi più attivi in tal senso.

Gli investimenti provenienti dalle imprese operanti nel Nord America sono rimasti più o meno invariati, con un significativo aumento dei flussi in uscita dal Canada, compensato però da un moderato calo degli stessi provenienti dagli Stati Uniti.

Riguardo la diminuzione degli IDE derivanti dai mercati emergenti (-15,18% rispetto al 2014), hanno gravato soprattutto il netto calo degli stessi in due specifiche zone.

La prima è la zona asiatica centro-orientale, che nel 2015, pur rimanendo comunque la zona che più ha investito all’estero, ha fatto registrare flussi in uscita per poco più di 300 miliardi di dollari, con una variazione negativa di 20 punti percentuali rispetto al 2014. Tale decremento non è stato bilanciato dagli ottimi risultati fatti segnare da diversi Paesi asiatici, come la Cina (che con flussi in uscita pari a 127 miliardi di dollari è il terzo Paese al mondo in tal ambito, dopo gli Stati Uniti d'America e Giappone) e la Tailandia.

La seconda è la zona africana, che ha fatto registrare un decremento di IDE in uscita del -25,31% rispetto al 2014, dovuto soprattutto alla scarsa attività di Paesi come l’Angola e il Sud Africa.

Tendenza diversa, invece, quella del Medio Oriente, con una crescita degli investimenti in uscita da 20 a 31 miliardi di dollari, con una variazione positiva del 53,74%, dovuta in gran parte all’aumento degli IDE derivanti dal Kuwait, e quella dei Paesi del centro-sud America, dove gli investimenti uscita nel 2015 sono aumentati del 4,9% per un valore di quasi 33 miliardi di dollari. Gli Stati maggiormente attivi in tal senso sono stati il Brasile, con un aumento dei flussi in uscita pari al 38%, e il Cile, con investimenti all’estero pari a 16 miliardi di dollari.

Infine, per i Paesi in transizione solo a partire dal 2006 si possono osservare processi di internazionalizzazione di una certa consistenza, anche se nel corso degli anni gli investimenti esteri sono comunque rimasti all’interno di un non entusiasmante range che va dai 30 ai 72 miliardi di dollari; nel 2015 gli IDE provenienti da queste zone sono scesi nuovamente a 31 miliardi di dollari, con una variazione negativa del 56,88% causata

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soprattutto dal forte deprezzamento della valuta, dalle tensioni geopolitiche e dai vincoli sui mercati dei capitali (Figura 2.2 e Tabella 2.3).

Tabella 2.3 – Flussi di IDE in uscita per aree geografiche.

(valori in milioni di dollari a prezzi correnti e variazioni percentuali rispetto l’anno precedente) VARIAZIONE % COMPOSIZIONE %

2010 2014 2015 2015 2015

Paesi sviluppati 983404,8516 800726,6162 1065192,347 33,02821781 72,25354912

America settentrionale 312487,8605 372356,2689 367066,1451 -1,420715649 24,89863152 EU28 (Unione Europea) 478905,8062 296362,461 487149,8991 64,37638471 33,04408754

Economie emergenti 358028,8331 445579,4257 377938,0756 -15,18053713 25,6360904

Africa 8669,801678 15162,75485 11324,71238 -25,31230314 0,768171743

America centro-meridionale e caraibi 57250,92916 31435,18454 32992,16699 4,952992867 2,237906764 Asia centrale e orienatale 273715,6394 377201,8935 300513,8446 -20,33076987 20,38429199

Medio Oriente 17771,65123 20366,3454 31311,19487 53,73987949 2,123883975

Paesi in transizione 50484,13985 72163,9893 31111,82577 -56,88732556 2,110360479

World 1391917,825 1318470,031 1474242,248 11,81461948 100

Fonte: elaborazione su dati Unctad

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Tabella 2.4 – IDE in uscita: principali Paesi destinatari (flussi e stock)

(valori in milioni di dollari a prezzo corrente)

2.2.1 Indagine GIPA e trend degli IDE per il biennio 2017-2018.

Il Global Investment Prospects Assessment (GIPA) è un sistema di previsione dell’Unctad che fornisce proiezioni a breve e medio termine sia riguardo gli IDE a livello mondiale, regionale e settoriale, sia riguardo le future strategie di investimento delle imprese multinazionali. GIPA è uno strumento analitico unico e sofisticato e dai dati

COMPOSIZIONE % 2010 2014 2015 2015 1 United States 277779 316549 299969 20,34733439 2 Japan 56263,41224 113594,7897 128653,836 8,726777172 3 China 68811,31 123119,86 127560 8,652580683 4 Netherlands 68358,04488 55966,38589 113429,4672 7,694086054 5 Ireland 22348,33685 43133,42559 101616,0211 6,89276279 6 Germany 125450,8009 106246,1276 94312,81671 6,397375792

7 British Virgin Islands 53356,2 81191,6 76169,4 5,166681397

8 Switzerland 85700,68366 -3326,64471 70277,07218 4,766996215

9 Canada 34722,76151 55687,55085 67181,61207 4,557026645

10 China, Hong Kong SAR 88025,4905 125109,2328 55143,29022 3,740449732

17 Italy 32685,29955 26539,47211 27607,27589 1,872641754

IDE mondiali in uscita 1391917,825 1318470,031 1474242,248 100

COMPOSIZIONE %

2010 2014 2015 2015

1 United States 4809587 6285320 5982787 23,88822979

2 Germany 1364564,78 1718156,571 1812469,388 7,236875593

3 United Kingdom 1574707,173 1513222,319 1538133,012 6,141498075

4 China, Hong Kong SAR 943645,8936 1460900,78 1485663,377 5,931995928

5 France 1172993,796 1279089,348 1314158,073 5,247205025 6 Japan 831075,6783 1152006,374 1226553,575 4,897415476 7 Switzerland 1041312,899 1067904,768 1138181,84 4,544562481 8 Canada 998466,3803 1120476,765 1078333,092 4,305596823 9 Netherlands 968141,9205 1040091,907 1074288,616 4,289447932 10 China 317210,59 882642,42 1010202,42 4,033562876 15 Italy 491208,3737 487523,3707 466593,9115 1,863028481

IDE mondiali in uscita 20803737,05 24809703,83 25044915,65 100

Fonte: elaborazione su dati Unctad

GRADUATORIA PAESI FLUSSI VALORI GRADUATORIA PAESI STOCK VALORI

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analizzati formula delle ipotesi sul futuro che aiutano i governi di tutto il mondo nell’implementazione di politiche proattive e mirate a promuovere e facilitare gli investimenti esteri. Le valutazioni effettuate da GIPA includono:

 le previsioni per il biennio 2017/2018 dei flussi di IDE globali e flussi verso le economie sviluppate, emergenti e in transizione;

 analisi dettagliate per aree geografiche specifiche;

 approfondimenti sui settori produttivi, sulle imprese e sulle modalità di ingresso nei nuovi mercati tramite investimento diretto (greenfield o acquisizioni);

 analisi delle migliori economie di destinazione potenziali per gli IDE e dei migliori Paesi investitori.

 analisi dei fattori macroeconomici, politici e di business che potrebbero influenzare le attività future di IDE.

Secondo l’indagine GIPA, i flussi di IDE in entrata globali si prevede, nel medio termine, riprenderanno a crescere nel 2017 e arriveranno a superare i 1800 miliardi di dollari nel 2018, migliorando gli ottimi livelli registrati nel 2015 e riflettendo la prevista ripresa della crescita globale. Anche i flussi in entrata riguardanti le economie sviluppate e quelle emergenti, pur avendo subito una lieve flessione nel 2016, si prevede torneranno a crescere nel biennio 2017/2018 fino ad eguagliare o forse addirittura superare i buoni livelli raggiunti nel 2015. I Paesi in transizione registreranno un leggero aumento degli IDE in entrata per tutto il triennio 2016/2017, in corrispondenza alla lenta ma comunque continua ripresa dell’economia di tali mercati (Tabella 2.5).

Tabella 2.5 – Previsione flussi IDE in entrata per aree geografiche.

(valori in milioni di dollari a prezzi correnti)

2014 2015 2016* 2017 2018

Paesi sviluppati 522042,9165 962496,29 830000 - 870000 870000 - 930000 938000 - 998000 Economie emergenti 698493,63 764670,4404 640000- 675000 690000 - 735000 738000 - 818000 Paesi in transizione 56462,7388 34988,3117 37000 - 47000 40000 - 55000 43000 - 56000

IDE in entrata mondiali 1276999,285 1762155,042 1500000 - 1590000 1600000 - 1720000 1730000 - 188000

Fonte: Unctad, FDI/MNE database

* per il 2016 non sono ancora disponibili dati ufficiali, per questo viene inserito tra le previsioni.

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L’andamento degli IDE nel corso degli anni è stato influenzato in modo rilevante anche dall’attività svolta dalle multinazionali e dalle loro affiliate estere. Compiendo un’analisi più dettagliata, si può osservare come le vendite e il valore aggiunto delle affiliate estere delle multinazionali sono aumentati nel 2015 rispettivamente del 7,4% e del 6,5%; anche l'occupazione è aumentata, raggiungendo i 79,5 milioni di dipendenti. Tuttavia, il ritorno sugli IDE delle affiliate estere nei Paesi ospitanti è peggiorato, passando dal 6,7% del 2014 al 6,0% del 2015.12

Le prospettive economiche mondiali e la riduzione dei prezzi delle materie prime hanno avuto un effetto diretto sugli utili e sulla redditività delle imprese multinazionali, in particolare nelle industrie estrattive. Dopo due anni di crescita, i profitti delle più grandi 5.000 imprese multinazionali sono crollati nel 2015 fino a raggiungere il livello più basso dopo quello subito seguente alla crisi economica e finanziaria globale del 2008-2009. I risultati ottenuti dall'indagine rivelano come le aspettative generali sulle prospettive di crescita degli IDE siano positive per il biennio 2017/2018, con quasi la metà di tutte le multinazionali mondiali che sicuramente investiranno all’estero in modo più cospicuo.

Quei fattori macroeconomici come la volatilità dei tassi di cambio, i prezzi delle materie prime più bassi, il debito riguardante i mercati emergenti, l’andamento economico degli Stati Uniti (che ha ripercussione su tutte le restanti economie mondiali), gli accordi commerciali (TPP, RCEP, TTIP), il continuo cambiamento tecnologico e dell'economia digitale, l’urbanizzazione globale sono considerati quelli che maggiormente potrebbero influenzare l’attività futura riguardante gli IDE a livello mondiale. Tuttavia, esistono sostanziali differenze tra i settori e tra i raggruppamenti economici. Infatti, i dirigenti a capo di multinazionali con sede in Paesi emergenti o in transizione sono più ottimisti rispetto a quelli con sede nei Paesi in via di sviluppo; e non inaspettatamente, dato il calo dei prezzi delle materie prime, le imprese multinazionali operanti nel settore primario hanno una visione più pessimistica del futuro rispetto a