Perch'i' fu' ribellante alla sua legge,
Non vuol che in sua citta per me ai vegna.
In/.,I, 125-126.
L'oggetto delle
pene
è il timore o l'esempio, affinchèognuno
si astenga dal delinquere.Per
la qual cosa dice il nostro poeta a Virgilio, di voler conoscere le
pene
di quello inferno, per fuggire quel male.....Poeta, io ti richieggio
Per quello Iddio, ohe tu non conoscesti, AceiocK' i' fugga questo male epeggio, Che tumi meni là dove or dicesti,
Si ohe io veggala porta di san Pietro,
E
color che tu fai cotanto mesti.Ivi, 130-135.
Applicazione delle pene.
Se
lapena
èun male
da darsi all'autore del reato, è d'uopo di conoscerprima un
tale autore, e quindi appli-carglila pena.Quanto Dante
abbia superato ilsuo secolo, si
può
conoscere dalla storia del pro-cesso.La venuta
de' barbari in Italia, con la distruzione dell'imperoromano,
distrusse ognimaniera
d'incivilimento. I cosi detti giudizi di Dio, quelli dell'esame della croce, delpane
e del cacio; gli sperimenti de'vomeri
ardenti, del-l'acqua fredda e bollenteed
i duelli; i combat-timenti giudiziari, quelli contro i testimoni o62
contro i pari, e le torture; tutte siffatte cose appartenevano alla
prova
specifica diquel tempo.Mette
il nostro poeta Minosse, ohe la fada
giudice de' malfattori:Esamina lecolpe nell'entrata.
Giudicae manda
Dico che quando l'animamalnata Li vien dinanzi, tutta si confessa....
Dicono edodono
In/., V, 5-15.
Ma
tu chi se',ch'in sulo scoglio muse, Forse per indugiard'ire alla pena CA'ègiudicata in su le tue accuse?Inf.,XXVIII,43-45.
Or non
è questo l'attuale sistema della pro-cedura penale?Veder
cheun
giudiceprima
riceve le accuse, poiesamina
le colpe, indi ascol-ta coloro chevanno
al giucJizio, i qualiodono mentre
son giudicati emandati
al luogo della pena.E
pure le nostre leggi anteriori alle at-tuali, a prescindere dalla tortura, ecc., facevanocondannare
gli accusati senzaessere presential giudizio; e cicredevamo
tanto innanzi nello in-civilimento!!!....La pena
non deve colpire che la sola indivi-duai persona del reo. Il principio di ragione chele
pene non debbono
colpire gl'innocenti,ma
la sola individuai persona del reo,
come hanno
stabilito le leggi che attualmente imperano, al contrario delle
romane,
francesi e patrie,con
la pubblicazione de' beni de' condannati, si trova bellamente esposto dal nostro poeta inuna
in-63 vettiva, eh' ei fa contro que' di Pisa,
dopo
quel-l'originale e patetico racconto che fa il conteUgolino
dellamorte
sua e di quella de' suoi figliuoli.Che se il conte Ugolino avea voce D'avertradita tedelle castella,
Non dovei tu ifigliuoi porre a tal croce.
Inf.,XXXIII,85-87.
Della scala delle pene.
Se
lapena
èun
male, e questomale
consi-ste o inuna
sofferenza o inuna
privazione,ne
segue che quante maniere di sofferenze o di pri-vazionivi possono essere, tante possono essere le pene.Le
nostre leggihan
sanzionato perpene
:1.
La
morte;2. L'ergastolo;
3. I ferri;
4.
La
reclusione;5.
La
relegazione;6. L'esilio dal regno;
7.
La
interdizione dai pubblici uffizi;8.
La
interdizione patrimoniale;9.
La
prigionìa;10. Il confino
;
11.
La
interdizione atempo;
12.
La
detenzione;
13. Il
mandato
in casa;^14.
L'ammenda.
>L'autoresiriferisce alle leggi penali vigenti nel napoleta-no nel1860. (V. S.)
64
"NeWLiferno
diDante
la scala dellepene
è nell'ordine inverso, perchè le leggi nostreco-minciano
dalle più gravi egradatamente scen-dono
allemeno:
quelle dell'ideato suo infernocominciano
dallemeno
gravi, egradatamente
sifanno di
maggiore
intensità. In quella architet-tura che presentaun
cono rovesciato,composto
di cerchi, gironi e bolge,
quanto
più si scende, tanto più crescono di gravezza i reati, e tanto più lepene
si fanno maggiori.Di
fatti inun ampio
cavernoso vuoto mette i poltronichehan
perpena
il semplice disprezzo. ^Questi non hanno speranza di morte,
E
lalor cieca vita è tanto baasa, Che invidiosison d'ogni altra sorte.Fama
di loro ilmondo esser non lassa;Misericordia egiustizia li sdegna:
Non
ragioniamdi lorma
guarda epassa.In/., Ili, 46-51.
I dannati posti da
Dante
nelprimo
cerchio sono i sospesi nelLimbo,
la cuipena
è di so-spiri soltanto.E
ciò avvenia diduol senza martiri.sol di tanto offesi
Ohe senza speme vivemo in disio.
Inf.,IV, 28-42.
Nel
secondo cerchio stanno i battuti dalven-to.
Nel
terzoi percossi da grandine.Nel
quar-to coloro che urtansi scambievolmente.Nel
quinto son posti inuna
palude:'L'autore trasovira ohe i poltroni eranoignudi estimolati molto
—
DamosconiedavespecìCeranivi{Inf.,Ili,65e66).(V. S.)65 Vidi gentifangose in quelpantano
Ignude tutte e con sembiante offeso.
Questisi percotean non pur con mano,
Ma
con latesta e col petto e co' piedi, Troncandosi coi dentia brano a brano.Inf., VII, 110-U4.
Nel
sesto cerchio i dannati stanno in sepolcri di fuoco.Nel
settimocomposto
di tre gironi bollono inuna
riviera di sangue, sono incarce-rati in piante epiovon
su di essi dilatate falde di fuoco. Nell'ottavo, il cui fondo è compartito in dieci bolge, stanno i frustati dai demoni, gli attufifati inuno
schifoso sterco, i capovolti e fitti in terra sino allegambe
chehanno
le pian-te accese di fiamme, alcuni vólti i visi alle reni e chevanno
a ritroso, altri che bollono nella pece, i vestiti di gravissime cappe di piombo, itormentati dai serpenti, gli ascosi nelle
vampe,
quelli che
vengono
crudelmente tagliati dauna
spada dal demonio, i cruciati da infiniti malori e pestilenze.Nel nono
ed ultimo cerchio diviso in quattro partizioni, i dannati stanno inun
lago gelato fitti nel ghiaccio.