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3. Direttive regolanti la tematica del fine-vita

3.2. Problematiche etiche e procedural

L’iniziativa presa dalle nazioni menzionate di dar corpo ad una disciplina regolante l’eutanasia e il suicidio medicalmente assistito ha colmato gli allora vuoti normativi dando l’opportunità ai pazienti che lo volessero di sottoporsi alle pratiche mortifere.

Nonostante ciò si sono verificati problemi di applicazione talvolta evidenziati con delle indagini soprattutto per quanto riguarda i parametri di diligenza e correttezza cui i medici dovrebbero uniformarsi e l’accuratezza con cui le procedure di controllo dovrebbero essere condotte.

140 Cfr., W.Smith, “Christian Nursing Home May Lose Tax Status if it Doesn’t Allow

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3.2.1. Violazione dei parametri di diligenza richiamati

nelle leggi

I problemi generalmente riscontrati all’interno delle strutture ospedaliere attengono nello specifico agli abusi talvolta perpetrati dal personale medico.

I pazienti in alcuni casi non vengono adeguatamente edotti circa l’efficacia delle cure palliative: questo dato riduce notevolmente la gamma di possibilità di scelta di cui il malato dovrebbe disporre ed a cui avrebbe diritto proprio in considerazione della decisione che si accinge a prendere.

La causa della mancata prospettazione di palliativi viene essenzialmente ricondotta ad una superficiale indagine clinica rispetto al caso di specie, ma anche all’incapacità dei medici curanti di informare a dovere i pazienti circa le loro reali condizioni di salute. Inoltre in alcuni casi specifici la mancata valorizzazione delle cure palliative è ricondotta ad una scarsa formazione in materia: in Belgio è stato riscontrato che a dispetto del disposto normativo del 2002, solo il 10% dei medici dispongono di un’accurata istruzione in tema di cure palliative.

Per di più dissentendo dai principi di cautela cui i medici devono attenersi per garantire la regolarità delle procedure è stato riscontrato che in Belgio la stessa Commissione di controllo ha acconsentito che l’eutanasia possa essere praticata in assenza di previa richiesta quando le condizioni del paziente necessitino di interventi urgenti da parte del medico141.

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3.2.2. Scarsa vigilanza da parte delle Commissioni di

controllo nazionali

La superficialità con cui viene talvolta condotta la supervisione delle procedure di fine-vita da modo al determinarsi di abusi.

Durante lo svolgersi dell’iter che culminerà nella richiesta del paziente di essere sottoposto alla pratica mortifera è il medico il soggetto incaricato a certificare la completezza e correttezza della procedura. A questo proposito risulterà alquanto improbabile che il professionista sanitario indichi gli elementi che potrebbero indurre la Commissione di controllo ad iniziare un’indagine circa le modalità con cui egli stesso ha condotto l’intero procedimento.

In particolare la legge olandese del 2002 che ha introdotto la normativa sul processo di segnalazione e di controllo circa il trattamento di cadaveri stabilisce che qualora la morte fosse stata causata su richiesta o da un atto di suicidio medicalmente assistito, il medico curante deve darne immediatamente notizia al necroscopo comunale inviandogli una relazione circa l’osservanza dei criteri di diligenza.

Il necroscopo a sua volta ne darà comunicazione alle Commissioni regionali di controllo le quali non sono più tenute a segnalare al magistrato tutti i casi di eutanasia o suicidio medicalmente assistito. In questo modo verificare che le procedure eutanasiche vengano eseguite nel rispetto dei criteri prescritti sembra risultare alquanto difficoltoso, sia perché i medici sono restii a segnalare i casi alle Commissioni, sia perché quest’ultime non sono tenute a comunicare tutti i casi ivi pervenuti alla magistratura.

Il 27 Agosto 2001 il “Comitato internazionale per i diritti civili e politici” ha pubblicato delle considerazioni circa il timore che la “Legge per il controllo di interruzione della vita su richiesta e assistenza al suicidio” olandese non fosse in grado di tutelare dagli

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abusi e che dunque non venisse utilizzata in casi eccezionali nel rispetto dei parametri previsti.

Nello specifico, i dubbi principali furono espressi in relazione alla condizione dei minorenni i quali non sembrerebbero in grado di ponderare adeguatamente su decisioni tanto definitive.

Tra le altre perplessità il Comitato lamentava che le procedure di controllo fossero esercitate solo post mortem, quando non si fosse più in grado di impedire gli abusi.

Il Comitato formulò così una serie di raccomandazioni con le quali esortava il Governo ad adottare maggiori precauzioni in materia. Il Ministero della salute rispose poi in data 5 Settembre 2002, assicurando il rafforzamento dei controlli ex ante.

L’anno successivo, sulla base di una statistica nazionale, è stato rilevato che in Olanda il 46% dei casi continua a non essere comunicato, lo 0,6% di decessi viene eseguito attraverso pratiche eutanasiche non richieste dal paziente e il 13% dei medici avrebbe compiuto durante la propria carriera almeno un atto eutanasico senza che il paziente avesse dato il proprio consenso.

In Belgio invece, l’”European Institute of Bioethics” nell’Aprile del 2012 ha stilato un dossier ove è stato evidenziato che i casi di eutanasia in ambito nazionale abbiano subito un progressivo aumento negli anni tra il 2002 e il 2011.

Il 77% dei casi in cui l’idratazione e la nutrizione artificiale è stata sottratta ciò è avvenuto senza che sia stata preceduta da un adeguato dialogo medico-paziente, mentre nell’81% dei casi i decessi sono avvenuti senza previa consultazione col paziente perché versante in stato di incoscienza; inoltre è stato rilevato che il coinvolgimento

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decisionale di familiari, medici colleghi e infermieri è avvenuto nel 76%, 41% e 62% dei casi142.

3.3. Le eccezioni introdotte da certi Stati riguardanti la

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