• Non ci sono risultati.

ESPERIMENTI SULLA MODULAZIONE SOCIALE DELLO SPAZIO PERIPERSONALE

4.4. Procedura sperimentale e informazioni supplementari.

4.4.1. Procedura sperimentale

Partecipanti: settanta studenti, tutte femmine, per evitare effetti dovuti alle

differenze di genere, hanno partecipato all'Esperimento 1 (N = 18, età media= 25.7 ±1 anno, media degli anni di scolarizzazione=16 ±.43), Esperimento 2 (N = 32; condizione cooperativa del gioco: N=16, età media = 20.69 ±.41, media degli anni di scolarizzazione =14.81, ±.39; condizione non cooperativa del gioco =20.87 ±.44, media degli anni di scolarizzazione =15, ±.39) e Experiment 3 (N = 20 età media = 23.68 ±.63, media degli anni di scolarizzazione =16.21 ±.57).

Tutti i partecipanti erano in salute e non riportavano storie di malattia psichiatrica o disordini neurologici, nessun problema di udito o nel tatto. I partecipanti erano all’oscuro con riguardo alla natura degli esperimenti e nessuna esperienza precedente dei giochi economici. Tutti i soggetti avevano prestato il loro consenso informato a partecipare allo studio, che era approvato da una commissione etica locale in accordo con la Dichiarazione di Helsinki.

Apparato e stimoli: durante l'esperimento, i soggetti sono stati comodamente

seduti di fianco ad un tavolo, dove l’apparecchio audio-tattile era stato montato. Esso consisteva di: a) due altoparlanti (nascosti alla vista), uno posizionato vicino alla guancia destra dei partecipanti (a ~ 5 cm), l'altro posto ad una distanza di circa 100 cm dal altoparlante vicino, dunque, lontano dal partecipante; b) una stimolatore elettrico di corrente costante che controlla una coppia di elettrodi neurologici attaccati alla guancia destra del partecipante.

Gli stimoli uditivi erano rappresentati da campioni di rumore rosa che avevano una durata di 3000 (Esperimenti 1 e 2) o 4000 (Esperimento 3) ms e la cui intensità è stata manipolata, per generare due tipi di suoni: i suoni IN davano l'impressione di una sorgente sonora in movimento dall'altoparlante lontano (far) a quello vicino, vale a dire, verso il soggetto; i suoni OUT davano l’impressione di una sorgente sonora in movimento nella direzione opposta, cioè, che si allontana dal soggetto. Durante ogni prova, è stato presentato o un suono IN o un

suono OUT, mentre nel 77% ~ delle prove, i soggetti hanno ricevuto anche uno stimolo tattile sulla loro guancia destra. Le prove rimanenti sono state prove di cattura con soltanto stimoli uditivi. I soggetti avevano il compito di rispondere vocalmente e il più velocemente possibile allo stimolo tattile, quando presente, cercando di ignorare i suoni simultanei. Le reazioni allo stimolo sono state registrate. Ogni suono era una combinazione di due identici campioni di rumore rosa (pink noise), uno di intensità crescente (IN sound), uno di intensità decrescente (OUT sound), che venivano emessi da due altoparlanti. L’uno posto all’altezza della guancia del soggetto, l’altro lontano da questi. Entrambi gli altoparlanti venivano attivati simultaneamente, ma, nel caso del IN sound, l’altoparlante più lontano si attivava subito alla massima intensità e poi la sua intensità decresceva fino a giungere al silenzio nel corso del trial. Nel contempo, l’altoparlante più vicino si attivava a una minima intensità (non percepita), e poi la sua intensità cresceva nel corso del trial fino al valore massimo. Al fine di generare il suono OUT, è stato usato lo stesso setting ma con intensità del suono e tempi invertiti rispetto al precedente caso. In questo modo, il suono IN crea l’impressione di essere un suono che origina dall’altoparlante lontano e che si avvicina progressivamente al altoparlante vicino. Poiché questo ultimo è posto vicino al soggetto, il suono sembra avvicinarsi ad esso. Al contrario, il suono OUT, dà l’impressione di un suono che origina in direzione opposta. Gli esperimenti di localizzazione sono stati condotti per verificare che la manipolazione del suono creasse nei soggetti la percezione di un allontanamento e di un avvicinamento come ci si attendeva.

Design e procedura: lo stimolo tattile è stato somministrato in diversi

momenti (temporal delays) fin dall'inizio dello stimolo uditivo in modo tale che la stimolazione tattile venisse elaborata mentre il suono era percepito in posizioni diverse rispetto al corpo del soggetto (vedere Figura 1A e Dati supplementari).

Nell'esperimento 1, i partecipanti hanno eseguito il compito di interazione audio-tattile in due condizioni sperimentali, di fronte sia a un manichino (Mannequin condition), o ad un'altra persona (Other condition).

Nell'esperimento 2 e Esperimento 3, i partecipanti hanno eseguito il compito audio-tattile prima e dopo aver giocato ad una versione modificata del Mutual

Advantage Game [48].

I soggetti si sono confrontati o con un confederato che agiva in modo leale e cooperativo agire confederata o con un complice ingiusto e che non ha agito in modo cooperativo. Alla fine dell’esperimento, ai partecipanti è stato chiesto di compilare un questionario di valutazione sui loro sentimenti riguardo al gioco e di completare il test IRI (Index Interpersonal Reactivity). Questo test misura quattro dimensioni: la preoccupazione empatica, il disagio personale, la capacità di prendere la prospettiva dell’altro, la fantasia. Al termine di tutto, i partecipanti dovevano scegliere un prodotto di valore uguale al risultato monetario guadagnato durante il gioco. Nel caso dell’esito cooperativo, essi dovevano trovare un accordo sulla scelta di un medesimo premio. Tutti i partecipanti dovevano informare lo sperimentatore della scelta fatta per essere così ricompensati.

4.4.2. Esperimento di localizzazione del suono.

Al fine di dimostrare che i soggetti degli esperimenti 1 e 2 avevano effettivamente percepito la sorgente sonora a distanze diverse a seconda dei diversi ritardi temporali del suono (da T1 a T5) per IN e OUT, è stato condotto un esperimento di localizzazione del suono su 18 soggetti naïve. I soggetti sono stati bendati e hanno ricevuto una stimolazione tattile sulla guancia destra in uno dei diversi ritardi temporali presentati casualmente su una serie di 80 prove. Alla fine di ogni prova, è stato chiesto di indicare verbalmente la posizione percepita del suono nello spazio nel momento in cui avevano sentito lo stimolo tattile. La valutazione dei partecipanti si basava su una scala da 1 (molto vicino) a 100 (molto lontano) e fu fatto esplicito invito di utilizzare l'intero intervallo al fine di catturare anche piccole differenze nella posizione percepita del suono.

L’analisi della varianza per misure ripetute (ANOVA) fu eseguita con i fattori del suono (IN, OUT) e del ritardo temporale (da T1 a T5) e ha mostrato una significativa interazione bidirezionale [F (4,68) = 256, p <0.0001]. La figura

mostra chiaramente che, per il suono IN, i soggetti hanno percepito il suono progressivamente più vicino al loro corpo, via, via che la somministrazione dello stimolo tattile passava dal ritardo temporale T1 a T5. Il pattern di risposte è stato completamente invertito per il suono OUT, poiché il suono era percepito in posizioni spaziali progressivamente più lontane dal corpo, via, via che si passava da T1 a T5.

Comparazioni post-hoc (Newman-Keuls corrected) hanno confermato che i giudizi di localizzazione erano significativamente diversi per ciascun ritardo temporale che è stato rapportato sia al ritardo immediatamente successivo, sia a quello immediatamente precedente (tutti ps <0.01).

Infine, i giudizi di localizzazione tra i suoni IN e i suoni OUT sono stati confrontati tra di loro nei ritardi temporali spazialmente corrispondenti: infatti, T1 IN ≈ T5 OUT, T2 IN ≈ T4 OUT; T3 IN ≈ T3 OUT, T4 IN ≈ T2 OUT, T5 IN ≈ T1 OUT. Si è trovata una differenza significativa solo nel confronto tra la valutazione percettiva T5 IN e quella T1 OUT (p <0.05). Essi sono gli intervalli temporali in cui il suono è percepito ad una minima distanza dal volto. Nonostante la distanza dal corpo fosse la medesima, i soggetti hanno percepito il suono T1 OUT più vicino del suono T5 IN. Non è stata trovata alcuna altra differenza significativa tra i giudizi percettivi IN e OUT nei corrispondenti ritardi temporali (tutti ps> 0.12).

Figura 7: Esperimento sulla localizzazione del suono.

Pertanto, il forte effetto riscontrato nelle distanze spaziali dei suoni IN è coerente con i risultati precedenti che mostrano che gli stimoli che si avvicinano sono più rilevanti per i neuroni che codificano PPS.

“Defensive reaction to looming have been found across a range of animals […] looming therefore, appears to be a fundamental signal for a torea to the body surface […] The neurons in VIP and PZ could be described as looming detectors.”396

Un simile esperimento è stato condotto su un nuovo gruppo di 7 partecipanti, utilizzando lo stesso paradigma sperimentale dell’esperimento3. Dunque, sono stati utilizzati 7 ritardi temporali e soltanto il suono IN. Una ANOVA è stata condotta sulle risposte dei soggetti e il fattore della Distanza (D-2, D-1, D1, D2, D3, D4, D5) e mostrò un significativo main effect [F=(6,36)=51; p<0.00001] dimostrando che, anche in questo caso i soggetti percepivano il suono lontano dal proprio corpo quando il ritardo temporale erano bassi (il tempo in cui veniva somministrato lo stimolo tattile era basso) e la distanza percepita del suono decresceva, mano a mano che aumentava il tempo in cui veniva somministrato lo stimolo tattile (ed, infatti, più tardi lo stimolo veniva somministrato e più il suono dava l’illusione di avvicinarsi al corpo del soggetto).

4.4.3. Ratings dopo l’esperimento 2 e 3.

Alla fine della sessione sperimentale, i soggetti coinvolti nel gioco economico sono stati invitati a riempire un questionario atto a verificare che le 2 condizioni differenti del gioco (Cooperativo/Non cooperativo) indicevano diversi sentimenti soggettivi verso il confederato. Ai partecipanti è stato richiesto di rispondere, su una scala da 1 (niente affatto) a 7 (molto) alle domande riportate nella tabella di seguito. La tabella mostra la media dei ratings dei partecipanti (± S.E.M) acquisita alla fine dell’esperimento 2 e dell’esperimento 3. Questi ratings mostrano che la manipolazione sperimentale (la strategia adottata dal partner durante il gioco) ha condizionato il modo in cui i partecipanti percepirono la correttezza del partner. Nello specifico, i partecipanti hanno valutato i partner cooperativi come notevolmente più equi, più piacevoli e più simile a loro dei partners non cooperativi. Inoltre, essi si sentivano molto meno arrabbiati con il partner cooperativo che non con il partner non cooperativo.Di seguito, la tabella con le medie delle risposte alle quattro domande poste.

Esperimento 2 Confronto

coop/non coop

Esperimento 3

Condizione Cooperativa Non

cooperativa

Cooperativa Quanto hai percepito “onesta”

l’azione dell’altro ?

6.70 (.17) 2.46 (.47) t(30)=9.83; p<.0001

6.69 (.21)

Quanto hai percepito “piacevole” l’altro giocatore?

6.16 (.22) 1.38 (.14) t(30)=22.62; p<.00001

6.21(.20)

Quanto hai percepito “simile a te” l’altro giocatore?

6.00 (.35) 1.92 (.38) t(30)=9.42; p<.0001

5.42 (.32)

Quanta rabbia hai provato rispetto all’altro giocatore?

1.08 (.07) 4.38 (.48) t(30)=7.89; p<.00001

I partecipanti hanno completato inoltre una versione italiana del test IRI (Interpersonal Reactivity Index) di Davis, in modo da escludere che i risultati fossero contaminati da differenze nell’empatia tra i gruppi. IRI è un questionario con 28 item di domande su di sé ed è costituito da quattro sottoscale, vale a dire: 1) prendere la prospettiva dell’altro (PT, che valutano la tendenza a immaginare spontaneamente e assumere la prospettiva cognitiva di un'altra persona); Fantasy

scale (FS, che valutano la tendenza a proiettare se stessi nei personaggi di fantasia

dei libri e dei film); preoccupazione empatica (CE, che valuta la tendenza a provare simpatia e compassione per gli altri quando sono nel bisogno); disagio personale (PD, che valuta la misura in cui un individuo si sente a disagio a causa della presenza di un altro disagio emotivo).

PT e FS valutano le componenti cognitive della empatia, mentre CE e PD corrispondono alle reazioni emotive di empatia legate all’altro e a sé stessi. Nessuna differenza è stata riscontrata tra i tre gruppi (2 gruppi dell’esperimento 2, 1 gruppo dell’esperimento 3).

4.5. Mettere in atto “spazi interpersonali”: considerazioni filosofiche sugli