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3. La funzione di tutela della prevenzione nei luoghi di lavoro

3.3 I prodotti finiti

La ricerca di una metodologia in grado di identificare le prestazioni erogate nell’ambito del PISLL, e del Dipartimento di Prevenzione in generale, sufficientemente standardizzata e libera da elementi di soggettività, ha portato in Toscana alla realizzazione dei prodotti finiti. Il prodotto finito (PF) è il risultato di un’analisi delle attività di prevenzione, che individua i bisogni iniziali e descrive sotto forma di procedure tutte le fasi necessarie (più o meno elementari) per poter

arrivare alla “risposta” finale.

Pertanto individuando nel livello assistenziale la domanda di salute (bisogno), consapevoli dell’output atteso, viene definita la sequenza di azioni migliore sotto l’aspetto dell’efficacia, dell’efficienza e dell’economicità.21

Per ogni PF è dunque definita una linea guida ovvero un diagramma di flusso che ne rappresenta l’iter standardizzato. Oltre alle attività ordinarie possono essere anche indicate alternative di scelta, che individuano appunto percorsi alternativi o complementari. Per ogni prodotto, inoltre, è individuabile un set definito di attività, alcune delle quali sempre presenti, altre possibili solo in caso si verifichino situazioni particolari, in modo tale da essere da un lato aderenti al bisogno di standardizzazione e dall’altro flessibili, e quindi rappresentativi di ciò che avviene concretamente.

A partire dal 1998 presso le aziende UU.SS.LL di Lucca e Pisa si sono svolte esperienze di studio ed analisi per la identificazione dei PF del Dipartimento di Prevenzione. Dal 2001 sono state coinvolte anche le altre aziende UU.SS.LL. di Area Vasta (Nord ovest), con l’avvio nel 2002 di un progetto diviso in 4 step:

- individuazione di una lista di PF a partire dai livelli di assistenza del PSR (Piano Sanitario Regionale, ora Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale);

- definizione delle attività per prodotto, identificabili come fasi del processo produttivo descritto sotto forma di diagramma di flusso;

- integrazione dei PF nel sistema informativo aziendale e dello Sportello Unico prevenzione;

- creazione di un sistema di attribuzione di valutazione/pesatura del consumo di risorse, utile per il Controllo di Gestione.

Le prime due fasi hanno portato alla realizzazione di ben 72 prodotti finiti di cui 14 prevedono il coinvolgimento di più settori.

Per la terza fase sono stati messi a punto sistemi informativi ad hoc (il Sistema Informativo delle Aree Funzionali e il Sistema Informativo per lo Sportello Unico di Prevenzione).

Per quanto riguarda il sistema di pesatura, infine, i PF sono stati considerati come la somma delle singole fasi e pertanto ad ogni fase è stato dato un peso relativo, in relazione al dispendio di operatori, tempo e risorse.21

Conclusioni

Dall’analisi della legislazione e dei piani nazionali e regionali in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, si può affermare che essi sono già orientati verso il miglioramento dei processi, soprattutto in termini di efficacia, efficienza ed economicità.

Praticamente, l’opportunità di poter monitorare e valutare i processi è legato alla standardizzazione delle attività, che in Toscana si è raggiunta, almeno parzialmente, con la realizzazione dei Prodotti finiti.

Il lavoro che dovrà essere ancora fatto riguarda anche l’”affinamento” degli indicatori che, ad oggi, sembrano più orientati verso l’efficienza e meno verso l’efficacia.

Dall’analisi è anche emerso che vi sono molte Regioni che impiegano già i sistemi che fanno parte del Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione anche se spesso tali sistemi non sono orientati alla prevenzione. In particolare si denota purtroppo un’Italia a due velocità: vi sono infatti Regioni che sperimentano nuove soluzioni e necessitano solamente che i sistemi che già utilizzano siano integrati con il SINP; vi sono poi Regioni che fanno fatica a seguire l’ammodernamento e l’introduzione di nuovi strumenti e tecnologie, a partire dagli operatori che quotidianamente sono sul campo e che si ritrovano una volta in ufficio ad aver a che fare con archivi, database, ecc.

Anche se questa situazione è per molti versi una criticità, è necessario che invece si trasformi in un’opportunità di migliorare, soprattutto prendendo come esempio quelle Regioni che sono più avanti e che devono fare da traino alle altre Regioni, in modo tale che vengano sfruttate le loro esperienze, anche per il superamento delle criticità che il sistema stesso crea.

Il “recupero” delle Regioni che ad oggi non sono ancora completamente partecipative nella fornitura di dati relativi al SINP è una condizione necessaria proprio per l’avvio a regime del sistema stesso.

Altro aspetto fondamentale è quello della formazione degli operatori che devono capire le opportunità legate al funzionamento del SINP, anche nell’ottica di mettere in atto una “prevenzione efficace”, basata sulle evidenze (EBP).

Intendendo però la prevenzione come un “sistema”, il tutto non può prescindere dalla formazione “consapevole” di lavoratori e datori di lavoro, intesa anche come promozione della cultura della prevenzione che porta tutti i soggetti coinvolti a raggiungere l’empowerment (collettivo ed individuale), ovvero un processo di responsabilizzazione, che porta alla conoscenza e alla consapevolezza dei rischi, ma anche delle azioni che possono essere messe in atto (sia a livello di singolo che di collettivo) per eliminare o ridurre i rischi presenti in ambito lavorativo.

Il supporto dello Stato e degli enti che esso ha preposto a tale scopo, è infine l’ultimo elemento essenziale affinché il tutto si possa realizzare. E’ infatti indispensabile che le aziende pubbliche e private siano incentivate e supportate economicamente per migliorare le condizioni di lavoro.

L’integrazione del sistema prevenzione deve dunque essere globale, in cui tutti sono orientati verso lo stesso obiettivo: la tutela della salute e della sicurezza, anche nell’ottica di perseguire il raggiungimento di un modello ispirato a quello della Qualità Totale, dove il singolo si deve sentire parte di un sistema e farne parte mettendoci del suo. Il SINP in questo scenario rappresenta “l’anello mancante”, lo strumento che permette di acquisire e diffondere le informazioni sui

diversi fenomeni sia quantitative che qualitative che spesso prese singolarmente possono anche essere trascurabili o prive di significato, ma aggregate con altre informazioni (o associate con altre variabili), determinanti nell’orientamento delle attività di prevenzione.

In ultima analisi ritengo che si debba anche modificare il concetto con il quale la prevenzione viene proposta nei diversi ambiti: la prevenzione è soprattutto la tutela di un bene importantissimo, quale è la salute, ma se davvero si vuole l’impegno e la partecipazione di tutto il “sistema” questo purtroppo non basta: è necessario dunque che la prevenzione venga presentata, dati alla mano, anche come un investimento che viene fatto per un ritorno economico (Return on Investment) che è sempre maggiore degli investimenti iniziali e che, a seconda dei casi, può essere a breve, medio o lungo termine.

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