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La produzione e Pesportazione della frutta fresca italiana

Nel documento Cronache Economiche. N.109, Gennaio 1952 (pagine 41-45)

E C H I D E L L A III M O S T R A N A Z I O N A L E D E I P R O D O T T I O R T O F R U T T I C O L I I N V E R N A L I DI B O L O G N A

Bergamotto d'Bspéren, Curato, Martin di Spagna, Martinone, ecc., facenti parte di un

assortimento pomoiogico di primo merito, il quale rispecchia il progresso raggiunto nel campo frutticolo dalla provincia di Cuneo e spiega il notevole apporto che essa dà alla esportazione della frutta.

Pure cospicua è stata la partecipazione della provincia di Torino, i cui prodotti hanno attirato la più viva attenzione da parte dei visitatori. La frutta, proveniente da Cavour, una delle più caratteristiche zone frutticole della provincia, era costituita esclusivamente da varietà di melo e di pero, scelte tra quelle più rappresentative di ori-gine locale e da altre di recente introdu-zione.

Tra le mele figuravano in modo speciale la Morella, la Grigia di Torriana, la Renetta

Champagne, la Delicious rosso, la Golden Delicious, la Runeé, la Magnana, la Giam-bone, ecc.

Tra le pere la Martin sec, la Martin del

Bossolo, la Martin di Saluzzo, la Madernassa,

la Mori, la Passa Crassana, ecc.

Il patrimonio pomoiogico della provincia di Torino è senza dubbio costituito da un La III Mostra Nazionale dei prodotti

ortofrutticoli invernali, tenutasi a Bologna dal 2 al 9 dicembre 1951, oltre che a perse-guire un fine eminentemente commerciale, mirava pure a mettere in evidenza l'anda-mento nettamente ascensionale conseguito negli ultimi anni dalla frutticoltura italiana. Nell'ampio salone ducentesco del Palazzo del Podestà vi erano rappresentate quasi tutte le provincie frutticole del nostro Paese.

La partecipazione più numerosa si è avuta da parte dell'Emilia e della Romagna, ca-ratterizzata da un ricco campionario di mele

Abbondanza e Imperatore, le due varietà più

diffusamente coltivate nel dipartimento. Erano anche largamente rappresentate le varietà del gruppo Delicious e Stayman, nettamente superiori all'Abbondanza e al-l'Imperatore, per pregi organolettici, sicché attualmente la tendenza dei frutticoitori è di preferire nei nuovi impianti quelle a queste.

L a Venezia Tridentina, e in particolar modo l'Alto Adige, spiccava per le sue bel-lissime mele delle varietà Rosa del Caldaro,

Renetta del Canada e Renetta di Champagne,

alle quali facevano corona, sia pure in tono minore, la Renetta Ananas, la Rosa gentile e la Calvilla bianca, già vanto di quella frutticoltura. Anche qui, come nell'Emilia-Romagna, si stanno affermando le varietà americane, e difatti il loro avanzato grado di diffusione era manifesto nella folta e ma-gnifica rappresentanza di Delicious rossa,

Golden Delicious, Jonathan, Winesap, ecc.

Le provincie dell'Italia meridionale e in-sulare erano anch'esse presenti con un ricco assortimento di frutta, ma un cenno a parte merita la Regione Siciliana con il dovizioso e svariato campionario di fragranti agrumi, tra i quali facevano bella mostra di sè i mandarini di Paternò e troneggiavano le arance Tarocco.

Del Piemonte erano presenti solo tre pro-vincie: Torino, Cuneo e Novara, con un

folto gruppo di varietà di mele e di pere. Degna lode è stata la partecipazione di Novara, dove, come è noto, la frutticoltura ha un'importanza economica secondaria ri-spetto agli altri settori agricoli della pro-vincia, perchè confinata nella ristretta zona collinare di Lesa, Meina, Corciago, ecc.. posta a cavallo del Verbano e del Lago d'Orta. Nell'assortimento presentato alla Mostra spiccavano in particolar modo le mele

Delicious e Commercio, e le pere Passa Crassana e Curato, ma figuravano anche

molto bene alcune varietà prettamente locali.

Molto più imponente e più vario è stato naturalmente il campionario inviato da Cuneo, dove la frutticoltura ha ben altra diffusione e importanza. L a frutta prove-niva in gran parte dal Saluzzese, sopratutto dalle plaghe intensamente frutticole di La-gnasco e di Barge, nonché dall'Albese, che ha presentato alcune cassette di magnifiche pere Madernassa. La frutta esposta com-prendeva le varietà di melo Delicious rosso,

Golden Delicious, Morella, Grigia di Tor-riana, Renetta di Champagne, Renetta del Canada, ecc. e quelle di pero Passa Crassana,

numero assai più elevato di varietà di melo e di pero, tuttavia quelle presentate a Bo-logna furono sufficienti a mettere in giusta evidenza e a far apprezzare le doti commer-ciali della nostra bellissima e squisitissima frutta.

* * *

La svariatissima produzione di frutta autunno-invernale, specialmente di pomaeee, è emersa in piena luce alla III Mostra Nazio-nale di Bologna.

In tutti gli stands, dove erano allineate in bell'ordine le cassette impeccabilmente confezionate, risaltava la smagliante poli-cromia dei frutti in esse contenuti, e ammi-randone la bellezza, che ne faceva presen-tire il gusto squisito, il pensiero correva indulgente a nostro padre Adamo per com-prendere l'irresistibile attrazione di quel pomo che lo indusse in tentazione e per giustificare... il peccato originale.

L'Italia, pur non essendo il biblico Eden, è però il giardino d'Europa cantato dai poeti, è la terra dell'albero, della quale Var-rone, già ai suoi tempi, diceva essere tutto un frutteto. Tutto favorisce da noi lo svi-luppo della frutticoltura e in verità il nostro paese, dalla superficie così intensamente corrugata; allungato com'è per lungo tratto nel mare, che smorza la rigidità della sta-gione invernale e gli eccessi dei calori estivi; indorato per tanta parte dell'anno da un sole luminosissimo; con il baluardo alpino che lo difende dai rigidi venti del nord, non può presentare condizioni più propizie per un'intensa coltivazione dell'albero da frutto. Ma oltre che dall'ambiente naturale il nostro paese è avvantaggiato anche dalla posizione geografica, che per essere a sud e a distanza relativamente breve da nazioni intensa-mente popolate, è nelle condizioni migliori per far giungere su quei mercati grandi quantità di prodotti frutticoli, anche i più deperibili.

Poche colture sono cosi intensive e suscet-tibili di un elevato reddito lordo come la frutticoltura. Poche sono pure quelle che richiedono tanta mano d'opera quanto i frutteti e difatti, secondo i dati statistici più aggiornati, alla coltivazione dei 25 mila ettari di coltura specializzata di mandorlo, di nocciolo, noce, pero, melo, pesco, albi-cocco, susino e ciliegio e di quasi 9 milioni di ettari occupati dalla coltura promiscua, occorrono all'incirca 1 miliardo e 250 mi-lioni di giornate lavorative, ossia l ' 8 % dei 15 miliardi occorrenti in totale in agricol-tura. Ora, se si considera l'alto livello demo-grafico del nostro paese e la disoccupazione cronica che ne deriva (in agricoltura in certi mesi dell'anno raggiunge il notevole numero di 450 mila persone), la frutticoltura, oltre che ad avere una grande importanza eco-nomica per la nazione, assolve una funzione anche importantissima nel campo sociale.

L a produzione italiana di frutta fresca era già cospicua all'inizio di questo secolo, ma da allora ad oggi è andata continua-mente aumentando. Difatti, se consideriamo tre momenti significativi della vita nazionale : prima della guerra 1915-18, quella antece-dente all'ultimo conflitto mondiale e l'at-tuale, appare chiaramente questo crescente sviluppo.

I nuovi impianti continuano a moltipli-carsi con ritmo serrato e quindi è da preve-dere un ulteriore aumento della produzione, ma non per questo è da temere una crisi di

PRODUZIONE RI FRUTTA FRESCA (in migliaia di quintali)

Anni Mele Pere Ciliege Pesche Albicocche Susine

1910-14 2.581 1.710 453 1.341 154

1935-39 2.854 2.010 739 2.405 266 504

1950 5.682 3.192 1.013 2.482 209 781

sovTaproduzione, almeno nel prossimo fu-turo. L a frutta, orinai considerata un ele-mento integratore e miglioratore della dieta umana, è destinata ad essere consumata in sempre più notevole misura. Purtroppo il maggior consumo trova una remora negli alti prezzi della frutta e nelle difficoltà finanziarie che ancora oggi affliggono larghi strati sociali del nostro paese, comunque un netto incremento l'abbiamo avuto anche in questo travagliato dopoguerra. Difatti, tanto per citare due sole specie frutticole, mentre nel quadriennio 1935-39 il consumo annuo prò-capite fu di Kg. 11,7 di mele e di Kg. 4,4 di pere, attualmente è salito rispettivamente a Kg. 14,9 e K g . 6,8.

L a produzione di frutta fresca è per gran

Nel periodo precedente all'ultimo conflitto mondiale i nostri più importanti acquirenti erano la Germania, la Francia, la Svizzera, l'Inghilterra e la Cecoslovacchia.

Nel dopoguerra il traffico commerciale si è diretto invece in prevalenza in Inghilterra, oltre che in Svizzera e in Belgio, mentre la Germania, nostro mercato naturale, dal 1945 al 1947 fu praticamente chiusa alla nostra esportazione. In questi ultimi anni gli scambi si sono, però, notevolmente inten-sificati, e perciò c'è da sperare che non appena si sarà normalizzata la vita econo-mica e politica di quel paese, la Germania ritorni a costituire il nostro migliore mer-cato di sbocco.

Molte cose sono mutate rispetto all'aiite-ESPORTAZIONE DI FRUTTA FRESCA

Anni Quintali % sulla produzione Valore in migliaia di lire

1910-14 705.811 11,3 22.631

1925-29 1.013 10,1 201.057

1935-39 1.501.510 18,2 222.200

1949 3.340.754 20,3 24.018.000

1950 2.691.490 17,7 19.858.000

parte assorbita dal consumo interno, ma un'aliquota non indifferente alimenta una corrente di esportazione che costituisce una delle maggiori voci attive della nostra bi-lancia commerciale. Il volume delle espor-tazioni varia notevolmente di anno in anno, con il variare della produzione e con le vicende politiche ed economiche dei paesi importatori, ma in complesso negli ultimi 30 anni ha assunto un carattere nettamente ascensionale. Difatti, se esaminiamo le cifre relative all'esportazione di frutta fresca vediamo che nel 1935-39 la quantità inviata annualmente all'estero fu pressoché doppia di quella del 1910-14, e che nel 1950 lo stesso quantitativo era addirittura quattro volte maggiore.

guerra e nel commercio internazionale della frutta la lotta tra i paesi esportatori è dive-nuta più serrata e più minacciosa. In questo campo sono venute alla ribalta nazioni che una volta, la frutta, invece che esportarla la importavano, e un esempio ci è offerto dall'Olanda, il paese che ha meravigliato tutti per la enorme produzione frutticola raggiunta in pochi anni nel suo piccolo territorio e che oggi rappresenta il nostro più diretto rivale per ciò che si riferisce all'esportazione delle pere e soprattutto delle mele.

Naturalmente ci sono altri paesi europei nostri concorrenti e non soltanto nell'espor-tazione delle pomaeee, ma anche delle dru-pacee. Difatti per le pesche è la Francia ESPORTAZIONE COMPLESSIVA DI FRUTTA FRESCA PRIMA DELLA GUERRA

(quintali) Paesi di destinazione 1928 1936 1937 1938 Belgio-Lussemburgo . 1.264 17.347 55.910 64.502 Cecoslovacchia 17.680 42.493 75.401 90.860 Francia 85.060 33.571 87.865 83.068 Germania 658.902 847.527 1.028.597 1.094.687 Inghilterra 57.552 67.589 149.832 132.161 Svizzera 87.094 335.744 204.439 258.494 Altri Paesi 123.617 68.323 128.223 114.278 Totale 1.031.169 1.412.594 1.730.271 1.838.050

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E S P O R T A Z I O N E C O M P L E S S I V A D E L L A E R U T T A F R E S C A D O P O L A G U E R R A

(quintali)

Anno In totale Austria Belgio Germania Inghilterra Svizzera

1949

1950 2.691.490 3.340.754 251.595 128.879 112.832 105.564 650.837 620.521 1.460.418 1.018.869 660.281 394.709

clie ci contende i mercati; per le albicocche, la Spagna e la Francia; per le susine la Bulgaria, Ja Rumania e la Jugoslavia; per le ciliege la Francia e la Svizzera.

In avvenire la concorrenza sarà ancora più accanita, soprattutto quando verranno in produzione i nuovi impianti costituiti nei paesi dell'Europa occidentale e allorché si ristabilirà il traffico con quelli dell'Europa orientale. Bisogna quindi prepararsi a con-tendere i mercati per non soccombere in questa incruenta lotta.

sulla qualità e sulla economica presenta-zione dei prodotti, dovrà farsi ancora più severa la disciplina qualitativa, al fine di limitare la spedizione sui mercati esteri sol-tanto alla frutta avente requisiti tali da ri-scuotere il massimo apprezzamento.

Per raggiungere questi scopi occorre in-nanzi tutto cominciare col disciplinare la produzione, perchè è dal frutteto che bi-sogna partire affinchè la frutta possa ven-dersi a prezzi piuttosto bassi e abbia pregi che la rendano accetta ai consumatori. Per

P R I N C I P A L I P A E S I E U R O P E I E S P O R T A T O R I D I P E R E E D I M E L E M E L E (quintali) P E R E (quintali) 1935-39 1949 1935-39 1949 Italia Olanda Belgio (1) N e l l o a t e s s o p e r i o d o (2) N e l l o s t e s s o p e r i o d o (3) N e l l o s t e s s o p e r i o d o 527.560 1.224.720 117.500 (1) 1.326.530 l ' O l a n d a n e i m p o r t ò p e r Q.li 7 2 . 2 2 0 . l ' O l a n d a n e i m p o r t ò p e r Q.li 3 9 . 9 5 0 . il B e l g i o n e i m p o r t ò p e r Q.li 3 3 . 3 7 0 . 264.230 21.340 (2) 54.030 (3) 709.150 592.020 116.450

capace di soddisfare permanentemente le richieste dei consumatori.

Fino a poco tempo prima che cominciasse il secondo conflitto mondiale era in corso un'indagine volta a stabilire le migliori va-rietà di melo, pero, ciliegio, ecc., coltivate in Italia. Oggi, a distanza di sei anni dalla fine della guerra, il lavoro non è stato an-cora ripreso e perciò il materiale piuttosto imponente allora raccolto giace inutilizzato. Sarebbe augurabile, invece, che venisse con-tinuato e portato a termine per giungere finalmente alla formazione di un elenco uffi-ciale o « standard » nazionale — costituito dalle migliori varietà locali e di nuova intro-duzione — dal quale il frutticoitore dovrà scegliere quelle che meglio si adattano al suo caso. I frutteti in produzione, con va-rietà non idonee, dovranno essere valoriz-zati mediante il sovrainuesto con quelle comprese nello « standard » nazionale, e i proprietari ne potranno essere invogliati con la concessione di un sussidio di 200-300 lire per pianta reinnestata.

In Svizzera e in altri paesi è questo l'in-dirizzo seguito per migliorare la produzione dei frutteti adulti e pare che il sistema abbia dato ottimi risultati.

Il clima e il terreno, l'ambiente in genere, indiscutibilmente sono propizi alla nostra frutticoltura, ma affidarci solamente a questi elementi naturali favorevoli per ottenere della frutta di pregio non basta. La frutta sana e bella, le piante vigorose e produttive si potranno ottenere con l'applicazione della più moderna tecnica colturale e soprattutto con un perfezionamento della lotta antipa-rassitaria, fatta su base collettiva. Occorre

" S L A S O N D G F M A MESI DELL'ANNO

Inderogabile necessità, per conquistare i mercati o per mantenere almeno le posizioni raggiunte, è di portare sui mercati merce pregiata ed a buon prezzo. E poiché la con-correnza tra i vari paesi produttori s'im-pernierà in modo sempre più accentuato

le singole specie è necessario il migliore adat-tamento all'ambiente naturale, per non ri-correre agli espedienti e alle pratiche che, rendendo artificiosa la coltura, ne diminui-scono il rendimento e ne aumentano il costo di produzione. Ma è soprattutto la scelta delle varietà che deve essere fatta con la maggiore oculatezza possibile. È un com-pito non facile, perchè l'albero richiede al-cuni anni di tempo per mettersi a frutto, e il frutticoitore deve quindi tener conto anche dell'evoluzione dei gusti dei consu-matori. Comunque la varietà deve rispon-dere a quelle caratteristiche produttive e commerciali che si compendiano nella resi-stenza alle malattie, ai freddi, alla siccità; grande produttività, profumo, bellezza, re-sistenza ai trasporti e alla conservazione, ecc. Il frutteto dev'essere sostituito da poche varietà-tipo, geneticamente uniformi, in modo da avere una cospicua massa di frutta a caratteri costanti e in quantità sufficiente,

G L A S O N D G

MESI DELL'ANNO

intensificare l'istruzione professionale e ren-dere efficienti ed operanti gli Enti e le Isti-tuzioni agrarie per assistere e indirizzare i frutticoitori: così facendo il successo non mancherà e si potranno esaltare i pregi commerciali della produzione.

£ (MICENE m.n IIM

/^Jiti iti ini straziati e :

T O R I N O - VIA ANDREA DORIA, 7 - TELEF. INT. 47.285 - 42.007

G I R A U D O , A M M E N D O L A & P E P I N O

T U T T E LE L A V O R A Z I O N I A L C R O M O E D A L V E G E T A L E

o/a bìliin l'tt la:

manca di una sufficiente attrezzatura di re-frigerazione. La spedizione della frutta, specie di quella più deperibile, non può essere effettuata a grandi distanze se difet-tano i mezzi di trasporto idonei, segnata-mente i vagoni frigoriferi. Quasi sempre nel periodo estivo si assiste all'affannosa ri-chiesta di questo speciale materiale rotabile, ma purtroppo non tutte le domande pos-sono venire soddisfatte a causa della note-vole quantità di pesche, albicocche, susine, uve da tavola, ecc., che in un periodo ri-stretto deve essere collocato sui mercati lon-tani dell'Inghilterra e dell'Europa nord-occidentale. È una deficienza che dev'essere colmata, e non soltanto con l'aumento del numero di vagoni frigoriferi, ma anche con una migliore organizzazione delle spe-dizioni.

Attualmente si tende ad estendere la di-sciplina qualitativa anche alle mele e alle ciliege, che tuttora ne sono escluse, e ad integrarla con quella quantitativa. In tal modo il rifornimento dei mercati esteri av-verrebbe con la massima regolarità e si evi-terebbe quell'eccesso di offerta ohe è la causa determinate delle improvvise flessioni dei prezzi. Inoltre si eliminerebbero i gravi inconvenienti degli ingorghi, delle lunghe soste nelle stazioni di frontiera o nei luoghi di arrivo, che spesso si concretano nel de-terioramento, Be non nella perdita totale della frutta.

L'attuazione della disciplina quantitativa presume naturalmente l'esistenza di una Atta rete di agenti dislocati non già presso i con-solati o le ambasciate, ma nei più impor-tanti mercati stranieri, col compito di stu-diare le condizioni di vendita, le necessità per soddisfarle, le capacità di assorbimento, le aspirazioni degli importatori, ecc. ecc. Gli agenti, oltre che in collegamento fra loro, lo saranno quotidianamente anche con la sede centrale in Italia, dalla quale saranno impartite le disposizioni che dovranno servire a regolare il traffico dell'espor-tazione.

Per conservare il primato conquistato dalla nostra frutta sui mercati esteri è ne-cessario che al controllo della produzione se-gua quello delle spedizioni. La disciplina qua-litativa nell'esportazione ebbe inizio giusto 25 anni fa, quando fu fondato l'Istituto Na-zionale per il Commercio Estero (I.C.E.), e servì ad elevare il livello qualitativo dei nostri prodotti frutticoli (ed anche orticoli), i quali stavano perdendo i mercati per colpa di improvvisati e poco scrupolosi esporta-tori, sorti nel marasma dell'altro dopo-guerra.

Il potenziamento della nostra esportazione è strettamente connesso alla moralizzazione del settore commerciale e l'I.C.E., tra l'altro, ha anche questo compito, e di riflesso sti-mola i produttori ad affidare la tecnica col-turale e a perfezionare i sistemi di rac-colta.

L a frutta dev'essere staccata dall'albero al giusto grado di maturazione commerciale, perchè solo allora la varietà anche la più eletta, potrà conservare i suoi pregi orga-nolettici. L a raccolta troppo anticipata si ri-solve a svantaggio del produttore, per la forte perdita in peso del prodotto, ma so-prattutto si ripercuote negativamente sul buon nome della nostra frutta, la quale ri-mane piccola e matura con difficoltà; la buccia è scolorita, si avvizzisce presto e la polpa raramente diventa gustosa e profu-mata. Staccata invece troppo tardi, si am-macca facilmente e con altrettanta facilità va incontro a quelle alterazioni, di cui l'am-mezzimento è uno dei fenomeni più co-muni.

In fatto di giusta maturazione non si è mai abbastanza intransigenti, anche per non ripetere quanto è già avvenuto nel 1948, allorquando la forte richiesta di pere da parte dei mercati inglesi, indusse parecchi esportatori, complici molti produttori, ad inviare già nel mese di settembre cospicui quantitativi di pere Passa Grassona, varietà che solitamente si raccoglie verso la metà di ottobre. Naturalmente, l'arrivo di una merce siffatta non poteva non provocare le energiche proteste di quel Ministero del-l'Alimentazione, il quale giunse persino a minacciare la chiusura definitiva delle im-portazioni.

Le doti qualitative di una varietà possono essere pregiudicate anche da una raccolta trasandata. Le mele, le pere, le pesche, la frutta in genere, bisogna coglierle con una certa delicatezza, in modo da evitare alla buccia e alla polpa qualunque lesione e am-maccatura, che favoriscono gli attacchi fun-gini e compromettono irrimediabilmente il

pregio del prodotto. Nei grandi frutteti americani la raccolta viene di preferenza effettuata al mattino presto: l'uso di guanti da parte dei raccoglitori è una norma molto diffusa e così pure l'impiego di recipienti (cassette, cesti, ecc.) imbottiti di panno nel l'interno.

Con la consegna del prodotto all'esporta-tore finisce la fase produttiva e incomincia quella commerciale. Oggi la razionale lavo-razione della frutta destinata ai mercati esteri presume l'esistenza di una complessa e completa attrezzatura tecnica, che garan-tisca l'esecuzione delle varie operazioni, quali la cernita, la calibratura, l'imballaggio, la prerefrigerazione, la refrigerazione, ecc. Il prodotto appena raccolto dev'essere in-viato nei locali di conservazione, ma se man-cano gli impianti di refrigerazione occorre procedere al più presto alla lavorazione, specie se si tratta di frutta polposa. Nume-roso e addestrato personale, aiutato da ap-posite macchine, ne effettua la selezione e la calibratura, dividendo i frutti secondo le categorie di grossezza che l'I.C.E. ha con-templato nelle norme che regolano l'espor-tazione dei prodotti frutticoli soggetti a disciplina qualitativa. Naturalmente ogni cassetta o cesto dovrà contenere frutti della medesima grossezza.

Particolare importanza assume l'imbal-laggio, ohe per solidità, peso, dimensioni e forma deve essere strettamente conforme ai tipi stabiliti. L a loro standardizzazione ri-sponde ad una necessità d'ordine pratico, soprattutto nei riguardi dell'accatastamento e dello stivaggio, ed è per questo che oggi si tende ad uniformare i tipi anche sul piano internazionale.

L a razionale applicazione del freddo ai prodotti frutticoli costituisce il modo mi-gliore per assicurarne la lunga conservabi-lità, e oggi nessun esportatore che si rispetti

Ogni forma di controllo arreca certamente qualche disturbo al libero commercio

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