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1. L’expertise come espressione della professionalità dell’insegnante per

1.2 Professionalità ed etica

Se la professionalizzazione di un’occupazione passa attraverso l’adozione di un codice di condotta che esplicita i comportamenti e gli atteggiamenti attesi, come accade ad esempio ai medici con il giuramento di Ippocrate di Cos, il processo di professionalizzazione dell’insegnamento comporta la definizione di un’etica professionale basata su un insieme di valori caratterizzanti il ruolo che, per Marcello Ostinelli (2016), sono riconducibili alla credibilità e neutralità dell’insegnante. La credibilità è un valore interno connaturato alla professione stessa: l’insegnante deve essere un testimone credibile sul quale poter riporre fiducia nel rapporto asimmetrico con gli studenti. La neutralità chiama in causa l’obbligo etico e morale del docente di essere aperto a garantire le condizioni di pluralismo di una cittadinanza democratica, accogliente e rispettoso delle diversità di idee di ciascuno, portando avanti contemporaneamente il proprio progetto educativo.

La costruzione di un’identità professionale docente passa attraverso azioni, comportamenti ed esperienze agite in un contesto di formazione umana in cui è necessario promuovere anche competenze etiche, negli alunni e negli stessi docenti (Coggi & Ricchiardi, 2014). Carla Xodo (2002) spiega come ogni

21 John Dewey aveva scritto riguardo la responsabilità in Come pensiamo: «Essere

intellettualmente responsabili significa considerare le conseguenze di un passo progettato…la responsabilità intellettuale assicura l’integrità, vale a dire la coerenza e l’armonia nella credenza» (Dewey, 1961, p. 95).

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professione sia caratterizzata da un insieme di concetti che riassume nel seguente modo: è una struttura produttiva che garantisce un servizio, tiene conto di standard culturali, ha un patrimonio di conoscenze centrali alla professione e un codice etico e deontologico. Una base etica viene sostenuta anche da David Carr (1999) per il quale una professione si distingue sulla base di cinque criteri: 1) fornire un importante servizio pubblico; 2) acquisire una perizia fondata su conoscenze teoriche e pratiche; 3) sviluppare una distinta dimensione etica che rimandi ad un codice di condotta per identificare chiaramente gli obblighi e le responsabilità professionali; 4) gestire il reclutamento con organizzazione e regolamentazione; 5) richiedere ai professionisti autonomia e indipendenza di giudizio.

Lee Shulman (1998) e individua sei caratteristiche o attributi riscontrabili in ogni professione: 1) il servizio, l’ideale etico e morale, la responsabilità assunta nei confronti degli altri; 2) la base teorica di riferimento; 3) la pratica in termini di skills e strategies strettamente collegate alla teoria; 4) la capacità di esprimere una valutazione sull’operato; 5) la possibilità di imparare dall’esperienza per far interagire teoria e pratica; 6) la creazione di una comunità che condivide una conoscenza specialistica «to monitor quality and aggregate knowledge»22 (Ivi, p. 516). Le competenze professionali dell’insegnante si costruiscono in relazione a tre dimensioni: la conoscenza del contesto (Content Knowledge), la conoscenza pedagogica (Pedagogical Knowledge) e la conoscenza pedagogica del contenuto (Pedagogical Content Knowledge) che rappresenta l’essenza della pratica professionale poiché comporta la trasformazione di conoscenze contenutistiche in conoscenze adeguate per essere insegnate e costituisce l’essenza dell’azione di insegnare (Shulman, 1986). Un accento sull’aspetto pratico della professione viene sottolineato anche da Eirick Prairat:

Profession: une profession n’est ni une association (un rassemblement volontaire de personnes), ni une communauté (groupe dont les membres ont une même conception du Bien). Ce qui relie les membres, au sein

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d’une même profession, n’est ni ce qu’ils sont, ni ce qu’ils entendent devenir mais ce qu’ils ont à faire ensemble, ici et maintenant. Ce n’est ni du côté de l’identité, ni du côté du telos qu’il faut chercher l’élément fédérateur mais du côté d’une tâche commune structurée par des règles. Dans une société plurielle et sécularisée, en un mot moderne, ce n’est ni la ressemblance des acteurs ni la convergence des vocations qui constituent le centre de gravité d’une profession mais son utilité publique qui représente, comme l’a bien vu Hegel, «l’honneur» de la profession (Prairat, 2009)23.

Le professioni, diversamente da altre occupazioni, sono caratterizzate da un sapere scientifico finalizzato ad un interesse generale.

Il docente è dunque colui che si assume il compito di rispondere alle richieste di educazione e istruzione di una società, rispecchiandone i valori, attuando, sulla base di riferimenti normativi, una progettualità educativa che contempli sia la dimensione teorica, disciplinare e tecnica che quella pratica e riflessiva, tenendo sullo sfondo competenze etiche come principio della comune identità professionale oltre che della coscienza individuale che il principio della libertà di insegnamento non possono annullare. Nell’assumersi tale compito egli agisce in conformità a dei criteri, rispettando un codice, «un modo di dichiarare pubblicamente i principi che guidano e i valori che orientano la condotta di un professionista, ovvero l’affermazione della propria accountability nei confronti della società intera e in particolare di quegli attori sociali che sono portatori di legittimi interessi» (Ostinelli, 2016, p. 15). Un codice deontologico indica di fatto regole di condotta e orientamenti nell’esercizio di una professione, e

si giustifica come segno di consapevolezza di una categoria professionale tesa a salvaguardare e difendere la specificità della propria funzione sociale. La giustificazione ultima della natura etica dell’insegnamento riposa, dunque, sulla caratteristica dell’azione

23 «Professione: una professione non è né un'associazione (un incontro volontario di persone),

né una comunità (gruppo i cui membri hanno la stessa concezione del Bene). Ciò che collega i membri, all'interno della stessa professione, non è ciò che sono o ciò che intendono diventare ma ciò che devono fare insieme, qui e ora. Non è né dalla parte dell'identità, né dalla parte del telos che dobbiamo cercare l'elemento unificante, ma dalla parte di un compito comune strutturato da regole. In una società plurale e secolarizzata, in una parola moderna, non è né la somiglianza degli attori né la convergenza delle vocazioni che costituiscono il centro di gravità di una professione ma la sua utilità pubblica che rappresenta, come Hegel ha ben visto, l '"onore" della professione» (tr. personale). La citazione è ripresa dalle note all’articolo dell’autore.

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educativa che […] non è di tipo tecnico ma pratico, nel senso aristotelico: azione indirizzata ad altri, ma svolta anche in nome di latri, rivolta al singolo, ma inserita all’interno di una praxis comune della quale non può ignorare regole e modelli comportamentali impliciti (Xodo, 2002, p. 26).

Nonostante la rilevanza che un codice deontologico potrebbe avere per gli insegnanti, non esistono ancora modelli accreditati a livello istituzionale; possiamo rintracciare solo un generico Codice di comportamento delle pubbliche amministrazioni (DLgs 165 del 2001) in cui al docente, al pari degli altri impiegati statali, viene chiesto di rispettare i principi di «integrità, correttezza, buona fede, proporzionalità, obiettività, trasparenza» (art. 3, comma 2) e poi anche di «equità e ragionevolezza» e «doveri minimi di diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta», come da successivo Regolamento (DPR 62 del 16 aprile 2013).

Anche il profilo professionale definito del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro, comparto Istruzione e Ricerca (CCNL 2016-201824) si

riferisce a dimensioni che attengono alla sfera dell’azione tralasciando la dimensione etica (atteggiamenti e comportamenti) e rimandando ad un quadro di obiettivi generali sistemici oltre che alle linee d’indirizzo definite dalle singole scuole. Nella sezione dedicata alla scuola, titolo III, l’art. 27 viene definito il Profilo professionale docente come costituito da:

competenze disciplinari, informatiche, linguistiche, psicopedagogiche, metodologico-didattiche, organizzativo-relazionali, di orientamento e di ricerca, documentazione e valutazione tra loro correlate e interagenti, che si sviluppano con il maturare dell’esperienza didattica, l’attività di studio e di sistematizzazione della pratica didattica. I contenuti della prestazione professionale del personale docente si definiscono nel quadro degli obiettivi generali perseguiti dal sistema nazionale di istruzione e nel rispetto degli indirizzi delineati nel piano dell’Offerta Formativa della scuola25.

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https://www.aranagenzia.it/attachments/article/8944/CCNL_%20ISTR%20RICERCA%20SIG LATO%2019_4_2018%20DEF_PUBB_2.pdf Il contratto è stato siglato in data 19 aprile 2018 (consultato in data 10/10/2019).

25 Rispetto al precedente Contratto del 2007, qui sono state aggiunte le voci relative alle

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Queste poche righe delineano un profilo estremamente complesso per l’immagine attesa di un docente le cui competenze sono correlate e interagenti, tuttavia, mancano riferimenti espliciti ad una deontologia del docente anche nella parte generale26 e neppure erano indicati nei precedenti contratti.

Il D. Lgs. n. 297 del 1994 accennava ad una serie di attività connesse allo stato giuridico del docente per le quali agli insegnanti viene chiesto di curare il proprio aggiornamento culturale e professionale, partecipare alle riunioni degli organi collegiali, alle iniziative educative della scuola, curare i rapporti con i genitori e gli alunni delle rispettive classi, partecipare ai lavori delle commissioni di cui sono stati nominati componenti. Si tratta di attività d’insegnamento e attività funzionali all’insegnamento che comunque si riferiscono sempre ad un “saper fare” dei docenti piuttosto che ad un “saper essere” e che contengono implicitamente riferimenti alla dimensione etica.

In letteratura possiamo rintracciare alcune proposte che potrebbero rappresentare un ancoraggio per sviluppare questi aspetti, ancora piuttosto nebulosi. Un esempio è sicuramente il documento che l’Associazione Docenti e Dirigenti Italiani (ADI) ha pubblicato nel 1999, il Codice deontologico della professione docente27, una codifica di norme comportamentali indispensabili che vuole essere un vero e proprio manifesto per la professione docente, con lo scopo di costruire «l’autorità della professione nell’zione con comportamenti che la valorizzino e la tutelino dall’impoverimento e dal degrado»28. Il codice, secondo

il quale tutti gli allievi sono in grado di imparare (Cenerini & Drago, 2000), è composto da 43 principi raggruppati in cinque ambiti, ciascuno riferito ad un contesto: 1) etica verso la professione; 2) etica verso gli allievi; 3) etica verso i

26 Solo riguardo al personale ATA è presente un riferimento esplicito al corretto comportamento

al comma 4 lettera c del Contratto: «durante l'orario di lavoro, mantenere nei rapporti interpersonali e con gli utenti una condotta uniformata non solo a principi generali di correttezza ma, altresì, all'esigenza di coerenza con le specifiche finalità educative dell'intera comunità scolastica o accademica, astenendosi da comportamenti lesivi della dignità degli altri dipendenti, degli utenti e degli allievi, delle studentesse e degli studenti».

27https://adiscuola.it/pubblicazioni/il-codice-deontologico-della-professione-docente/

(consultato il 10/10/2019)

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colleghi; 4) etica verso le istituzioni scolastiche; 5) etica nelle relazioni con genitori e contesto esterno. Relativamente al primo ambito, si può rilevare che l’insegnante deve apparire come un “professionista della formazione”, impegnandosi a valorizzare la sua professione e a tutelarne la dignità, curando la propria preparazione con l’aggiornamento e l’approfondimento di conoscenze e competenze teoriche, operative e sociali; deve agire la propria autonomia nell’esercizio di una progettualità consapevole e contrastare, per quanto possibile, l’accesso alla docenza di persone non qualificate, contribuendo in tal modo a ridare prestigio alla professione, un concetto che compare per la prima volta nel nostro Paese. Nella relazione con gli allievi, oltre al rispetto dei diritti fondamentali, un docente deve promuove l’autonomia, l’autostima e lo sviluppo delle competenze nello studente, valorizzandone i meriti e valutando ciascuno con regolarità, equità e trasparenza. Verso i colleghi deve promuovere uno spirito di collaborazione nel progettare l’azione educativa in gruppo ed è suo dovere creare un ambiente culturalmente stimolante, con positive ricadute sull’immagine sociale della professione; verso le famiglie è chiamato a stabilire relazioni formali e informali per creare un clima di reciproca fiducia.

La questione deontologica viene affrontata in altri due documenti: 1) il dossier Sviluppo professionale e qualità della formazione in servizio (MIUR, 2018), che tratteremo più avanti, un documento orientativo in cui tre gruppi tecnici di lavoro hanno redatto un quadro di standard professionali per gli insegnanti affrontando in più passaggi gli aspetti etici legati alla professione; 2) il Syllabus Expert Teacher elaborato dal Centro Studi Erickson, che propone una riflessione per una nuova deontologia individuando nel “praticare l’etica professionale” la prima competenza del docente esperto, un prerequisito29.

La questione dell’etica docente appare molto delicata e sebbene nei documenti ministeriali si possano trovare dei riferimenti, non è ancora mai stata affrontata formalmente e in via decisiva. Da più parti si invoca l’avvio di una discussione seria e proficua; in rete si possono rintracciare proposte di codici

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elaborate da alcune associazioni: l’Associazione Nazionale Dirigenti (ANDIS) ha elaborato nel 2013 un codice etico del Dirigente30; l’Associazione Nazionale Presidi (ANP) nel 2018 ha chiesto la definizione di un codice etico in seguito a spiacevoli fatti di cronaca che hanno riguardato insegnanti della scuola superiore, con lo scopo di ricostruire l’autorevolezza dei docenti. Sono tutti segnali che stanno indicando ai legislatori il bisogno di intraprendere questa direzione e affrontare la questione della responsabilità etica. Il rischio implicito in un tale processo è evidente:

[n]el momento in cui si aprono ragionamenti sull’etica degli insegnanti italiani, si delineano questioni sulle quali c’è sicuramente una forte consapevolezza all’interno della categoria, ma ancor più si scatenano reazioni e paure sul rischio che una codifica dei corretti comportamenti nell’esercizio dell’attività educativa e didattica comporti un’eccessiva pretesa di regolazione di comportamenti, a discapito della libertà e dell’autonomia professionale [per cui] va garantito un equilibrio tra autonomia operativa e progettuale, alto livello di competenza e responsabilità dell’insegnante e inquadramento in un contesto istituzionale che impone, necessariamente, una funzione di carattere pubblico, secondo finalità costituzionali (Ianes, Cramerotti, Biancato, & Demo, 2019, p. 61).

Una responsabilità etica, un’etica della responsabilità che accompagni le azioni era chiamata in causa anche da Elio Damiano (2004) nello studio sulla professione docente, dove scrive:

L’etica educativa è, appunto, un’etica della responsabilità, che concentra in sé la presa in carico dell’incertezza e l’impegno di render conto personalmente della scelta compiuta. Un’etica che si può ispirare certamente a qualche assunto generale, trascendente o religioso, ma che si pone, in quanto tale, al di qua di ogni norma o coercizione (Ivi, p. 87).

È in questi termini che l’autore propone l’immagine del docente “buon insegnante” dove la qualità morale delle sue azioni e l’esercizio di responsabilità devono essere garantiti con l’autonomia.

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