• Non ci sono risultati.

3. LA LEPTOSPIROSI NEGLI ALLEVAMENTI SUIN

3.2 Profilassi vaccinale e antibiotica

Vi sono essenzialmente due metodi con i quali l'infezione per Leptospira può essere teoricamente controllata nelle popolazioni animali. Un modo è diminuire la probabilità di trasmissione delle leptospire, e l'altro è aumentare la resistenza all'infezione. Per esempio, la probabilità di trasmissione può essere diminuita apportando cambiamenti nel management così da prevenire il contatto diretto o indiretto dei suini con animali infetti. La vaccinazione è, invece, una pratica utile per garantire una maggiore resistenza all'infezione (Bolt, 1990). Si presenta, inoltre, la più semplice e pratica. La vaccinazione presenta, tuttavia, dei limiti quali la disponibilità dei vaccini, la qualità in quanto i dati sull'efficacia sono ancora al giorno d'oggi scarsi e per di più (D'Incau, 2015) sebbene i vaccini prevengano la malattia, non prevengono completamente l'infezione o la disseminazione degli organismi. L'immunità è prevalentemente serovar-specifica: i vaccini sono protettivi solo verso i serovars inclusi o i serovars relativamente simili (Tilahun et al., 2013; Acha et al., 2003).

La somministrazione di vaccini spenti, contenenti le siero varianti appropriate, si è dimostrata efficace nel prevenire gli episodi abortivi. La vaccinazione può non impedire la localizzazione renale delle leptospire e, se effettuata quando tale condizione è già presente, non è più in grado di eliminarla. La profilassi, nei soggetti in crescita, deve essere effettuata tenendo conto dell'età di infezione e della breve durata della copertura vaccinale (Alborali et al., 2005).

periodo riproduttivo al fine di proteggerle durante le gravidanze. I soggetti giovani possono essere immunizzati dal terzo o quarto mese d'età.

Negli allevamenti nei quali vengono introdotti animali dall'esterno è raccomandata la ripetizione del vaccino ogni sei mesi (Tilahun et al., 2013; Acha et al., 2003).

I vaccini sono di due tipologie: polivalenti o monovalenti. I primi, costituiti da sierovarianti pomona+hardjo o bratislava/hardjo+pomona+tarassovi, coltivate di preferenza in terreni privi di proteine e variamente adsorbite in adiuvanti (idrossido di alluminio, oli minerali), presentano interferenza antigenica e protezione limitata, i secondi garantiscono una buona protezione clinica ed un'efficace risposta immunitaria (D'Incau, 2015; Farina, 2002).

I vaccini a base di organismi morti o attenuati inizialmente stimolano la produzione delle IgM, che dopo pochi mesi vengono sostituite dalle IgG. La vaccinazione generalmente non interferisce con la diagnosi per la repentina scomparsa delle IgM, attive nell'agglutinazione. Le IgG sono gli anticorpi protettivi e possono essere rilevati tramite analisi sierologiche in criceti o tramite il “growth inhibition test” in coltura.

E' stato ottenuto un vaccino derivato dalla membrana esterna di leptospire ed ha dato risultati promettenti durante i test di laboratorio, conferendo resistenza non solo contro la malattia ma anche contro l'instaurarsi della lelptospiruria (Acha et al, 2003).

Possono risultare utili per gli animali esposti, al fine di prevenire la malattia, anche trattamenti profilattici con antibiotici (Tilahun et al., 2013).

Esperimenti hanno dimostrato che una sola iniezione di diidrostreptomicina alla dose di 25 mg/kg di peso corporeo è efficace contro la leptospiruria in bovini e suini.

La malattia è stata eradicata in diversi allevamenti con il trattamento antibiotico e un'appropriata igiene ambientale. La combinazione di vaccinazione e chemioterapia è la scelta maggiormente consigliabile per il controllo della leptospirosi nelle scrofe. Un appropriato management dell'allevamento resta comunque essenziale per il controllo. E' stato dimostrato più volte come il serovar pomona può trasmettersi tra bovini e scrofe. Pertanto, la separazione di queste due specie è importante per una buona profilassi (Acha et al., 2003).

3.3 Terapia

Una volta accertata la presenza dell'infezione, non rimane che intervenire con mezzi diretti, atti a ridurre e a interrompere o ridurre drasticamente il ciclo di trasmissione del contagio. Si sottopongono tutti gli animali a trattamento antibiotico. Data la localizzazione delle leptospire a livello di tubuli renali prossimali, la maggior efficacia mostrano di possedere al riguardo gli antibiotici, che in funzione delle caratteristiche farmacocinetiche, vengono eliminati a livello renale per filtrazione glomerulare e fra questi in particolare diidrostreptomicina e tetracicline. La loro somministrazione consente di ottenere la cessazione definitiva della leptospiruria in una elevatissima percentuale di soggetti, a condizione che vengano somministrate in dosi congrue, definibili, per la diidrostreptomicina, in 20-25 mg/Kg p.v. e, per le tetracicline, in 10-15 mg/Kg p.v.; entrambe per via parenterale e per tre giorni consecutivi. Nei suini le tetracicline possono essere somministrate, per motivi di praticità, anche per os con l'alimento, al quale vanno aggiunte in ragione di 600-700g/ton. In questo caso è opportuno che il trattamento sia prolungato per un paio di settimane (Farina, 2002; Alborali et al., 2005).

Un fattore che deve sicuramente essere preso in considerazione è la disponibilità di sufficienti livelli di principio attivo, superiori alle MIC (concentrazione minima inibitoria), nel distretto bersaglio.

Nel 1991 Prescot riportava valori di MIC per L. interrogans favorevoli per antibiotici quali ampicillina, amoxicillina, penicillina G, cefotaxmide, tilosina ed eritromicina, mentre già segnalava la necessità di utilizzare le tetracicline ad elevato dosaggio. Nel 2003 un nuovo studio di sensibilità in vitro di sette differenti specie di leptospira verso antibiotici tradizionali e recenti, ha confermato le basse MIC per betalattamici a spettro ampliato (amoxicillina, ampicillina) e, allo stesso tempo, rilevato valori ancora più bassi per altri prinicipi attivi esaminati: macrolidi, cefalosporine, associazioni di betalattamici con inibitore delle b-lattamasi, e chinoloni.

L’aggiornamento sulle MIC verso le leptospire suggerisce l’adozione di programmi di approccio terapeutico che, pur non escludendo il ricorso alle molecole classicamente utilizzate, analizzino anche il potenziale di altri principi attivi. Particolare attenzione deve essere posta nello studio preliminare delle caratteristiche farmaco cinetiche e farmaco

dinamiche degli antibiotici per avere maggior confidenza circa il comportamento del prodotti dopo somministrazione e sulla via preferenziale di eliminazione, oltre che sulle caratteristiche dell’antibiotico eliminato (Alborali et al., 2005).

Documenti correlati