• Non ci sono risultati.

Serovar Canicola Serovar Pomona Serovar Tarassovi Serovar Bratislava Totale Titolo >

1:400 Totale Titolo >1:400 Totale Titolo >1:400 Totale Titolo >1:400 Lombar dia BG 0 0 3 0 0 0 0 0 BS 4 0 11 3 (2,5%) 1 1 4 2 (2%) CN 0 0 0 0 0 0 7 0 CR 0 0 0 0 0 0 23 11 (8%) MI 0 0 0 0 0 0 0 0 MN 0 0 1 1 (5%) 0 0 3 3 (15%) LO 0 0 0 2 (10%) 0 0 3 3 (15%) PV 3 2 (1%) 1 0 0 0 12 2 (1%) Veneto VI 0 0 0 0 0 0 0 0 VR 0 0 0 0 0 0 0 0 Toscana AR 0 0 14 8 (13%) 0 0 15 14 (23%) FI 0 0 6 0 0 0 0 0 PI 1 0 11 6 (30%) 2 1 (5%) 0 0 PT 0 0 4 1(6%) 0 0 0 0 SI 0 0 21 7 (17%) 0 0 0 0 Emilia- Romag na MO 0 0 3 0 0 0 10 1 (2%) PR 0 0 0 0 0 0 0 0 RE 0 0 0 0 0 0 0 0

Tabella 25: numero dei campioni positivi per un titolo superiore a 1:400 per le singole

Analizzando i risultati in relazione alle singole sierovarianti e ai titoli anticorpali riscontrati per ciascuna, emerge che le sierovarianti più frequentemente riscontrate sono state Pomona e Bratislava, con 77 sieri positivi per ciascuna di esse. Per queste sierovarianti inoltre sono stati rivelati i titoli anticorpali più alti, in particolare per Pomona 6 sieri avevano un titolo pari a 1:800 e 1 siero titolo pari a 1:1600; per Bratislava invece 8 sieri presentavano titolo pari a 1:800, 8 uguale a 1:1600 e infine 3 pari a 1:3200. Per quanto riguarda la sierovariante Canicola, 8 sieri sono risultati positivi, il titolo massimo riscontrato è stato 1:400, in 2 sieri.

Infine, positività per la sierovariante Tarassovi è stata riscontrata in soli 3 sieri, di cui 1 aveva un titolo uguale a 1:200 e 2 pari a 1:400.

I dati relativi ai titoli anticorpali riscontrati per le singole sierovarianti sono riportati nella Tabella 26.

Serovars Titolo anticorpale Totale

positivi 1:100 1:200 1:400 1:800 1:1600 1:3200 Canicola 3(37%) 3 (37%) 2 (25%) 0 0 0 8 Pomona 32 (41%) 18 (23%) 21 (28%) 6 (7%) 1 (1%) 0 77 Tarassovi 0 1 (33%) 2 (66%) 0 0 0 3 Bratislava 10 (13%) 30 (39%) 18 (23%) 8 (10%) 8 (10%) 3(4%) 77

7. DICUSSIONI

Questo studio ha avuto l'obiettivo di valutare la sieroprevalenza per Leptospira in allevamenti intensivi di suini del Centro-Nord Italia. In particolare sono state prese in considerazione le quattro sierovarianti di Leptospira che più frequentemente si riscontrano nella specie suina.

Nel corso di questo studio abbiamo preso in considerazione sia i campioni risultati positivi al titolo soglia (1:100) che a titoli pari o superiori a 1:400. E' noto infatti che titoli anticorpali pari a 1:100 e 1:200 corrispondano a infezioni pregresse, ad anticorpi vaccinali o a stadi iniziali dell'infezione. Titoli, invece, pari o superiori a 1:400 sono indice di infezione in atto (Picardeau, 2013).

I sieri collezionati provengono da allevamenti dei quali non si conosce il programma vaccinale effettuato e da soggetti dei quali non si hanno informazioni precise in merito allo stato di salute. Tuttavia è noto che in Italia è prassi piuttosto comune effettuare la vaccinazione nei soggetti riproduttori e non negli animali destinati alla macellazione (Tilahun et al., 2013). Inoltre va precisato che questi sieri sono stati prelevati al momento della macellazione contemporaneamente al controllo ispettivo ed i veterinari non hanno segnalato sintomi o lesioni riconducibili a Leptospira. Infine, va sottolineato che in caso di vaccinazione ci si aspetterebbe di trovare positivi tutti i sieri provenienti da animali di uno stesso allevamento, evenienza mai riscontrata nel corso di questa indagine.

In totale sono stati inclusi nello studio 45 allevamenti distribuiti su 4 Regioni (Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia-Romagna). Degli allevamenti analizzati il 62% è risultato positivo per Leptospira spp. al titolo soglia di 1:100. Mentre nel 42% degli allevamenti abbiamo riscontrato una positività in alcuni animali con un titolo maggiore o uguale a 1:400.

Considerando la distribuzione degli allevamenti positivi in relazione alla regione, anche se la Toscana ha mostrato una percentuale maggiore di allevamenti positivi, non è stata rilevata nessuna differenza statisticamente significativa (X2, p<0,05).

Prendendo in esame solo gli allevamenti dove è stata riscontrata positività pari o superiore a 1:400, si può invece evidenziare una differenza statisticamente significativa

(X2, p<0,05) fra le varie regioni ed in questo caso la Toscana risulta la Regione con una percentuale di positività maggiore (66%).

Esaminando la positività in base alle Province analizzate, non è stata evidenziata una differenza statisticamente significativa (X2, p<0,05) né all'interno delle varie regioni né fra le province delle diverse regioni.

Nel corso di quest'indagine è stato analizzato un totale di 874 sieri, di questi il 18% è risultato positivo ed il 7% dei sieri presentava un titolo anticorpale pari o superiore a 1:400.

Queste percentuali sono in linea con quanto riscontrato da studi precedenti, effettuati nella stessa area geografica. Infatti, in uno studio del 2003 Cerri e collaboratori riportano una percentuale del 9,46% di suini positivi per Leptospira con titolo pari o superiore a 1:400 (Cerri et al., 2003). Un altro studio condotto a livello nazionale dal Centro Nazionale di Referenza per la Leptospirosi (NRCL), presso l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell'Emilia Romagna, sezione di Brescia, ha evidenziato una positività sierologica nei suini del 18,6%, considerando come valore soglia 1:100 (Tagliabue et al., 2016), tale risultato è perfettamente in linea con quanto riscontrato nella nostra indagine.

In base ai sieri collezionati provenienti dalle varie regioni, si può evidenziare che in Toscana vi è un'alta percentuale di sieri positivi per Leptospira (37%). La prevalenza di positività negli animali provenienti da questa regione è risultata superiore a quanto riscontrato nelle altre regioni (X2, p<0,05). Anche prendendo in considerazione i sieri che mostravano un titolo maggiore o uguale a 1:400, i campioni provenienti dalla Toscana mostravano una percentuale di positività superiore rispetto alle altre regioni.

Dai dati emersi sembra, quindi, che nella Regione Toscana vi sia una più alta circolazione del batterio in questione all'interno degli allevamenti suini. Questo riscontro potrebbe ricondursi principalmente, da una parte, alla tipologia di allevamento, infatti in allevamenti medio-grandi, come quelli che tipicamente si trovano in Toscana, a conduzione “più rurale”, è decisamente maggiore la probabilità che vi siano contatti con l'ambiente esterno e con altri animali che quindi favoriscono il contagio; dall'altra parte l’entità dei riscontri positivi potrebbe essere ricondotta anche alla peculiare tipologia del territorio toscano che per la sua posizione e per le sue caratteristiche climatiche ed

ambientali (come temperatura mite, ambienti umidi) si predispone ad una maggiore persistenza e circolazione di Leptospira, come segnalato anche da diversi studi eseguiti sul territorio in animali selvatici (Ebani et al., 2003; Fratini et al., 2015).

Considerando la distribuzione dei sieri in base alle Province è possibile evidenziare come, per quanto riguarda la Lombardia e l'Emilia Romagna, l'infezione risulta maggiormente diffusa soprattutto in alcune Province (Brescia, Cremona, Mantova e Modena), tenendo conto sia delle positività 1:100 che delle positività a 1:400. Questi dati indicano che in queste Regioni vi sono territori o zone maggiormente a rischio.

Per quanto riguarda, invece, la Toscana se si considera la positività a 1:100, non vi è differenza statisticamente significativa tra le varie Province, questo dato fornisce un'ulteriore conferma delle ipotesi di un'ampia diffusione sul territorio di Leptospira. Tuttavia considerando i sieri positivi a 1:400, le Province di Arezzo e Pisa mostrano percentuali di positività più alte.

Questo studio si è concentrato sul riscontro della sieropositività nei confronti dei serovars più comuni nella specie suina in Italia (Canicola, Pomona, Tarassovi e Bratislava), così come messo in evidenza da alcuni recenti lavori (Cerri et al., 2003; Tagliabue et al., 2016).

In relazione al numero degli allevamenti saggiati, le serovars Pomona e Bratislava risultano essere le più frequentemente riscontrate, con delle percentuali di positività nettamente superiori alle altre sierovarianti. É interessante notare che per quanto riguarda la serovar Bratislava e la serovar Tarassovi quasi tutti gli allevamenti risultati positivi, mostrano almeno un capo con positività ≥1:400 (Tabella 16), tale dato suggerisce che in questi allevamenti non vi è solo una circolazione del patogeno, ma una vera e propria infezione in atto.

In base alle Regioni, notiamo che le serovars Canicola e Tarassovi erano presenti solo in Lombardia e Toscana senza differenze significative fra le due Regioni, mentre le sierovarianti Pomona e Bratislava sono presenti anche in Emilia-Romagna.

Dai risultati ottenuti non si evidenzia differenza nella percentuale di allevamenti positivi per Bratislava, mentre la serovar Pomona risulta maggiormente diffusa sul territorio toscano; tali riscontri si confermano anche considerando solo i soggetti positivi con titolo ≥1:400. Inoltre si può notare dalla Tabella 19 come tutti gli allevamenti positivi della

Toscana presentano almeno un capo positivo per Pomona a titolo almeno pari a 1:100. Per quanto riguarda la distribuzione delle sierovarianti nelle varie Province, non è stata rilevata differenza statisticamente significativa.

Anche analizzando i risultati in relazione ai sieri, la maggiore positività è stata riscontrata per le serovars Pomona e Bratislava, sia per quanto riguarda una positività di 1:100 che per quanto concerne positività ≥1:400. Si nota, inoltre, che le serovars Pomona e Bratislava sono presenti sul territorio con percentuali simili.

I dati da noi ottenuti si discostano da quanto riportato da altri autori in indagini condotte in Italia. Infatti sia nel lavoro di Cerri e collaboratori (Cerri et al., 2003) che in quello di Tagliabue e collaboratori (Tagliabue et al., 2016), la sierovariante maggiormente riscontrata era Bratislava. Nel corso della nostra indagine è stata rilevata una percentuale di positività per la serovar Bratislava del 9%, mentre nei lavori precedentemente citati le percentuali erano rispettivamente dell’ 8,85% e di circa 15%. Tenendo presente che l'indagine condotta da Cerri e collaboratori è avvenuta sulla stessa area geografica da noi presa in considerazione, le percentuali risultano molto simili, vi è però da precisare che in occasione di quell’indagine erano stati considerati positivi solo i sieri che presentavano un titolo anticorpale ≥1:400. Nella nostra indagine, invece, se si considerano solo i sieri che presentano un titolo ≥1:400, i positivi per Bratislava si riducono al 4%; è possibile, quindi, osservare una diminuzione della diffusione di tale sierovariante negli allevamenti suini.

Considerando, invece, lo studio di Tagliabue e colleghi, i dati ricavati discordano notevolmente, questo potrebbe essere dovuto al fatto che in tale lavoro sono riportati dati raccolti sul territorio nazionale, zona molto più vasta di quella da noi presa in considerazione.

Per quanto riguarda la serovar Pomona le percentuali di positività riscontrate da Cerri e collaboratori (2003) sono dello 0,2%, da Tagliabue e collaboratori (2016) sono invece del 13,5%, mentre dal nostro studio è emersa una positività complessiva del 9% e del 3% considerando solo i sieri con titolo ≥1:400. Da ciò si può evincere che i dati ottenuti dalla nostra indagine si accostano al dato ottenuto da Tagliabue e collaboratori (2016), risultando quindi in linea con la situazione nazionale. Inoltre, confrontando i nostri dati con quelli riportati da Cerri e collaboratori (2003), emerge come la diffusione della

sierovariante Pomona nell'allevamento suino, nel Centro-Nord Italia, abbia subito nel tempo un netto incremento.

Analizzando la distribuzione dei dati per Regione, in relazione ai sieri, la serovar Pomona si conferma più presente in Toscana, mentre non vi è differenza sostanziale per quanto riguarda le altre sierovarianti.

Considerando le positività a titolo ≥1:400, la percentuale maggiore di sieri positivi si ha in Toscana sia per la serovar Pomona che per la serovar Bratislava.

Analizzando i dati in relazione alle Province, si può evidenziare come tra le Province della Lombardia e dell'Emilia-Romagna per quanto riguarda le serovars Pomona e Bratislava, considerando sia positività per titoli pari a 1:100 che per titoli ≥1:400, vi sia una differenza statisticamente significativa. La diffusione di entrambe queste sierovarianti non risulta, quindi, uniforme ed è così possibile individuare, anche in questo caso, aree maggiormente a rischio.

In Toscana invece sono state rivelate delle differenze per quanto riguarda la distribuzione delle due sierovarianti. Per la serovar Pomona non risulta alcuna differenza nella distribuzione sul territorio, mentre la sierovariante Bratislava sembra concentrata in un'area limitata.

In ultima analisi è stato preso in considerazione anche il titolo anticorpale riscontrato per le varie sierovarianti. Quindi per le sierovarianti Canicola e Tarassovi il titolo più alto riscontrato è stato di 1:400, in particolare per Canicola la maggior parte dei sieri presentavano comunque valori inferiori a 1:400 contrariamente a quanto riscontrato per Tarassovi.

Questi dati confermano ulteriormente l'ipotesi secondo la quale queste due sierovarianti stiano gradualmente scomparendo dagli allevamenti suini e che probabilmente non rappresentino più un grosso rischio di infezione per il suino, come avvalorato da altri studi (Cerri et al., 2003; Tagliabue et al., 2016).

I titoli anticorpali più elevati sono stati riscontrati per la sierovariante Bratislava (fino a 1:3200) con il 10% dei sieri positivi che presentavano titoli di 1:1600 e il 4% titoli di 1:3200; mentre solo il 52% dei sieri avevano un titolo pari a 1:100 o 1:200.

Per la sierovariante Pomona il titolo più alto riscontrato è stato di 1:1600 in un solo campione; in questo caso la maggior parte dei sieri positivi (64%) aveva un titolo di

1:100 o 1:200.

Questi risultati riflettono e avvalorano la tesi che la serovar Bratislava, probabilmente meno adattata alla specie suina, possa con più facilità causare infezioni gravi a cui consegue una risposta anticorpale più elevata.

8. CONCLUSIONI

Quest'indagine ci ha permesso di valutare lo stato di una patologia molto importante, quale la leptospirosi, nell'ambito dell'allevamento suino in considerazione del fatto che il maiale rappresenta probabilmente, fra gli animali di allevamento, il più importante serbatoio di Leptospira e che, come emerso da diversi studi, gli operatori del settore suinicolo risultano particolarmente a rischio.

Dai risultati ottenuti è possibile affermare che tale patogeno è ancora largamente diffuso nell'allevamento suinicolo almeno per quanto riguarda il territorio da noi preso in considerazione.

È stato, inoltre, possibile evidenziare come la Toscana sembri essere la Regione maggiormente interessata e con un'ampia ed uniforme diffusione sul territorio; mentre in altre Regioni prese in considerazione, la malattia sembra localizzata in zone più o meno circoscritte.

Come riportato ormai da diversi anni e da differenti autori le serovars Canicola e Tarassovi stanno via via scomparendo; al contrario si è notato un incremento della serovar Pomona. Nonostante il suino rappresenti un ospite di mantenimento per Pomona, particolare rilevanza dovrebbe essere attribuita a questo riscontro, considerando che questa serovar è dotata di elevato potere patogeno intrinseco e può rappresentare un problema sanitario sia per il suino che per l'uomo ed altri animali.

La sierovariante Bratislava si conferma come una sierovariante ampiamente diffusa sia nell'allevamento suino e in generale sul territorio; inoltre, probabilmente, in considerazione del fatto che fra le sierovarianti da noi prese in considerazione è quella meno adattata al suino, è causa di maggiori problemi sanitari negli animali di allevamento.

In considerazione di ogni aspetto riportato emerge come la leptospirosi risulti una malattia ancora considerevolmente diffusa e presente nell'allevamento del suino e quindi, appare necessario da un lato portare avanti un costante monitoraggio epidemiologico, dall’altro procedere con le opportune misure di profilassi negli allevamenti, anche in considerazione del rischio per la salute umana.

Questo studio ha inoltre evidenziato l'importanza del macello come osservatorio epidemiologico anche per malattie non trasmissibili con gli alimenti, ma che possono causare gravi problemi negli animali allevati e che rappresentano un potenziale, ma considerevole rischio di sanità pubblica.

9. BIBLIOGRAFIA

Acha P.N., Szytres B. (2003) Zoonoses and comunicable diseases common to man and animals. Pan American Health Organization, U.S.A. Vol. I:163-167

Adler B., De la Pena Moctezuma A. (2010) Leptospira and Leptospirosis. Veterinary Microbiology 140:287-296

Adler B. (2014) Leptospira and Leptospirosis, Springer 21-41

Alborali L., De Cillà M. (2005) Atti del XXIX corso in patologia suina e tecnica dell'allevamento. Fondazione iniziative zooprofilattiche e zootecniche – Brescia. 125 – 132

Alexander A.D., Yager R.H., Keefe T.J. (1964). Leptospirosis in Swine. Bull. Off. Int. Epiz. 61, 273-304

Angeliki R. Burriel DVM, MSc, MSc, PhD, MRCVS (2010) Leptospirosis: an important zoonotic diseasesis Associate Professor of Veterinary Microbiology, Faculty of Veterinary Medicine, University of Thessaly, Trikalon 224, Karditsa 43100, Greece

Baker T.F., McEwen S.A., Prescott J.F., Meek A.H. (1988) The prevalence of Leptospirosis and its association with multifocal interstitial nephritis in swine at slaughter. Dr. S.A. McEwen

Bharti A.R., Nally J.E., Ricaldi J.N., Matthias M.A., Diaz M.M., Lovett M.A., Levett P.N., Gilman R.H., Willing M. R., Gotuzzo E., Vinets J.M. (2003) Leptospirosis: a zoonotic disease of global importance. THE LANCET infectious Disease – Vol 3 757- 770

Blackmore D.K., Bell L., Schollum L. (1979) Leptospirosis in meat inspectors: preliminary results of a serological survey. NZ. Med. J 415-418

Bolin C.A. (2003) Diagnosis and control of bovine leptospirosis. Proceedings of the 6th western Diary Managemente Conference Reno, NV-156

Bolt I. (1990) Leptospirosis in New Zeland pig herds. A thesis presented for the degree of

Documenti correlati