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10 RISULTATI DELL’INDAGINE 10.1 Le aziende

10.4 Profilo acidico

Tabella 13: Profilo acidico del latte di alpaca analizzato a 30 e 60 giorni di lattazione. parametro 30 gg 60 gg SEM C4:0 0,05 0,03 0,026 C6:0 0,23 0,2 0,078 C8:0 0,26 0,27 0,111 C10:0 0,8 0,71 0,331 C11:0 0,05 0,03 0,046 C12:0 0,56 0,53 0,153 C13:0 0,12 0,12 0,027 C14:0 8,11 8 1,156 C14:1 0,99 0,99 0,183 C15:0 1,68 1,7 0,264 C15:1 0,57 0,61 0,077 C16:0 34,82 34,55 1,536 C16:1 8,41 7,83 1,739 C17:0 0,7 0,72 0,113 C17:1 0,61 0,56 0,074 C18:0 13,99 15,18 2,18 C18:1 trans-9 3,94b 4,45a 0,815 C18:1 trans -11 0,8 0,64 0,18 C18:1 cis-9 17,1 16,53 1,333 C18:2 trans-9,12 0,35b 0,41a 0,089 C18:2 cis-9,12 0,33 0,33 0,064 C18:3n3 0,15 0,11 0,055 C18:3n6 0,1 0,11 0,043 C20:0 0,19 0,2 0,064 C20:1 1,9 2,04 0,216

CLA cis-9 trans-11 1,88 1,74 0,22

C21:0 0,2 0,23 0,033 C20:2 0,02 0,02 0,006 C20:3n3 0,08 0,08 0,039 C20:3n6 0,07 0,07 0,021 C22:0 0,19 0,22 0,036 C22:1 0,09 0,11 0,028 C20:4n6 0,01 0,01 0,007 C23:0 0,13 0,12 0,044 C22:2 0,1 0,15 0,036 C20:5 0,03 0,04 0,038 C24:0 0,13 0,16 0,044 C24:1 0,04 0,06 0,036 C22:5 0,2 0,2 0,059 C22:6 0,03b 0,05a 0,022

65 parametro 30 gg 60 gg SEM SCFA ( ≤ C10) 1,34 1,2 0,478 MCFA ( ≥C11 ≤ C10) 55,61 55,54 2,959 LCFA ( ≥ C18) 42,05 43,26 3,266 SFA 62,2 62,86 2,139 MUFA 34,45 33,81 2,034 PUFA 3,35 3,33 0,282 Ufa/Sfa 0,61 0,6 0,053 n6/n3 1,91 2,15 0,596

Profilo acidico (g/100g di acidi grassi)

Sulla stessa riga: A,B: P≤0.01 a,b : P≤0.05

In tabella 12 è riportato il profilo acidico del latte di alpaca analizzato in due momenti di lattazione: il trentesimo ed il sessantesimo giorno.

I risultati non mostrano differenze significative, eccezion fatta per gli acidi grassi C18:1 trans 9, C18:2 trans 9,12 e C22:6 che aumentano

significativamente P≤0.01 a 60 giorni di lattazione.

Gli acidi grassi con configurazione trans possono provocare, se assunti in quantità elevata, l’aumento del colesterolo totale, esponedo chi li assume a rischi cardiovascolari, inoltre possono provocare l’insorgenza di malattie come il diabete ed essere responsabili di disfunsioni del sistema

immunitario, come ad esempio l’aumento della proteina C-reattiva e di numerose citochine proinfiammatorie (Willett,2006).

Invece il C22:6, noto anche con l’acronimo DHA (acido docosaesaenoico), insieme al C20:5 o EPA (acido eicosapentaenoico), svolge un ruolo

fondamentale nella crescita e nello sviluppo del cervello , inoltre interviene nel processo di regolazione della pressione sanguigna, della funzione

renale, dei fattori della coagulazione del sangue e nelle reazioni infiammatorie ed immunologiche (www.efsa.europa.eu)

Lo studio ha inoltre evidenziato che nel latte di alpaca c’è una predominanza di acidi grassi a media catena MCFA.

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Dalla letteratura è noto che alcuni tra i MCFA siano dei fattori di

ipercolesterolemia e che determinino un aumento del colesterolo totale, in particolare la concentrazione di LDL (Low Density Lipoprotein), il

principale fattore responsabile di malattie cardiovascolari (Temme et al., 1997).

Tabella 14: profilo acidico del latte bovino ed ovino (g/100g FA)

Acidi grassi g/100g FA

Bovini Ovini Caprini

C4:0 4.29 5.13 2.64 C6:0 2.53 2.75 2.11 C8:0 1.48 2.20 2.41 C10:0 3.41 5.56 9.35 C12:0 4.07 3.51 5.35 C14:0 11.42 9.25 11.99 C14:1 1.32 0.21 0.24 C15:0 1.50 1.23 1.29 C16:0 34.41 23.24 27.47 C16:1 2.54 1.11 0.76 C17:0 0.79 0.78 0.90 C18:0 6.86 9.43 6.92 C18:1 trans 11 2.44 4.00 1.08 C18:1 cis 9 15.83 25.36 16.41 C18:2 trans 9,12 2.05 4.18 1.99 C18:3 0.21 0.83 0.96

CLA cis 9 trans 11 0.50 2.00 0.77

SFA 73.55 62.85 74.46

MUFA 22.95 27.80 21.73

PUFA 3.47 3.89 3.81

n6/n3 3.89 4.97 6.10

(Shingfield et al., 2006) (Signorelli et al., 2008) (Bernard et al., 2005) (Egger et al., 2009) (Lurueña-Martinez et al., 2010) (Pajor et al., 2009)

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In tabella 14 è riportato il profilo acidico del latte di ruminanti e mettendo a confronto tali valori con quelli scaturiti dallo studio si osserva che il tenore in SFA del latte di alpaca è molto simile a quello del latte ovino

(rispettivamente 62.53 g/100g FA e 62.85 g/100g FA - Signorelli et al., 2008-) ed entrambi si discostano dal valore riportato in letteratura per gli SFA del latte bovino e caprino (rispettivamente 73.55 g/100g FA -

Shingfield et al., 2006-; 74.46 g/100g FA -Pajor et al., 2009-).

Dallo studio è emerso che il contenuto in MUFA risulta essere maggiore nel latte di alpaca rispetto a quello riportato in letteratura per il latte dei ruminanti (Shingfield et al., 2006; Signorelli et al., 2008; Pajor et al., 2009).

Mentre il tenore in PUFA è emerso sia simile tra le specie (Shingfield et al., 2006; Signorelli et al., 2008; Pajor et al., 2009).

Il rapporto n6/n3 risulta essere notevolmente inferiore nel latte di alpaca se confrontato con il valore riportato per il latte di vacca e pecora(Egger et al., 2009; Lurueña-Martinez et al., 2010; Pajor et al., 2009), questo denota un maggior contenuto di n6 nel latte di alpaca.

Il tenore in CLA cis9trans11 risulta essere maggiore nel latte di alpaca (1.88 e 1.74 g/100g FA) rispetto a quello contenuto nel latte bovino (0.50 g/100g FA) (Shingfield et al., 2006).

I CLA (isomeri coniugati dell’acido linoleico) sono un gruppo di acidi grassi che hanno dimostrato avere effetti benefici per la salute umana, è stato infatti provato il loro effetto anticarcinogenico (Lock et

Garnsworthy 2003); inoltre possiedono la capacità di inibire lesioni aterosclerotiche, hanno azione immunostimolante e riducono il contenuto di grassi nel corpo, oltre a svolgere azione antidiabetica (Lock et

Garnsworthy 2003).

È da sottolineare che gli studi in merito al profilo acidico del latte di alpaca siano piuttosto esigui e di non facile comparazione con i nostri risultati.

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Lo studio di Barlowska et al. 2011ad esempio, non riporta dati circa il contenuto nel latte di alpaca di acidi grassi con catena inferiore al C14. Ad ogni modo, per quanto riguarda gli acidi grassi maggiori di C14, il profilo si mostra piuttosto in linea, o comunque all’interno dei range di variabilità messi in luce dagli stessi autori, ad eccezione del C18:1 trans9 e del CLA cis9trans11, notevolmente inferiori in letteratura (0.27 g/100g FA e 0.90 g/100g FA rispettivamente) e del C18trans 11 e C18:3n3 che

risultano invece maggiori (2.22g/100g FA e 1.65g/100g FA rispettivamente).

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Tabella 15: Profilo acidico del latte di alpaca analizzato in due diverse aziende

parametro azienda 1 azienda 2 SEM

C4:0 0,05 0,03 0,026 C6:0 0,23 0,21 0,078 C8:0 0,25 0,27 0,111 C10:0 0,71 0,81 0,331 C11:0 0,05 0,04 0,046 C12:0 0,56 0,54 0,153 C13:0 0,1 0,13 0,027 C14:0 7,76 8,26 1,156 C14:1 0,96 1,01 0,183 C15:0 1,51b 1,84a 0,264 C15:1 0,59 0,59 0,077 C16:0 33,56b 35,72a 1,536 C16:1 8,85 7,58 1,739 C17:0 0,59 0,81 0,113 C17:1 0,58 0,6 0,074 C18:0 14,4 14,52 2,18 C18:1 trans-9 4,56 3,79 0,815 C18:1 trans -11 0,9a 0,6b 0,18 C18:1 cis-9 17,3 16,5 1,333 C18:2 trans-9,12 0,46A 0,3B 0,089 C18:2 cis-9,12 0,42A 0,25B 0,064 C18:3n3 0,11 0,14 0,055 C18:3n6 0,1 0,12 0,043 C20:0 0,17 0,21 0,064 C20:1 1,78b 2,11a 0,216 CLA cis-9 trans-11 2,08A 1,6B 0,22

C21:0 0,22 0,2 0,033 C20:2 0,01 0,02 0,006 C20:3n3 0,07 0,08 0,039 C20:3n6 0,07 0,07 0,021 C22:0 0,18 0,22 0,036 C22:1 0,11 0,09 0,028 C20:4n6 0,01 0,01 0,007 C23:0 0,13 0,13 0,044 C22:2 0,1 0,14 0,036 C20:5 0,02 0,04 0,038 C24:0 0,14 0,14 0,044 C24:1 0,05 0,05 0,036 C22:5 0,21 0,2 0,059 C22:6 0,04 0,04 0,022

Profilo acidico (g/100g di acidi grassi)

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parametro azienda 1 azienda 2 SEM

SCFA ( ≤ C10) 1,25 1,31 0,478 MCFA ( ≥C11 ≤ C10) 55,11 57,11 2,959 LCFA ( ≥ C18) 43,64 41,57 3,266 SFA 60,62b 64,08a 2,139 MUFA 35,66a 21,91b 2,034 PUFA 3,72a 3,01b 0,282 Ufa/Sfa 0,65a 0,56b 0,053 n6/n3 2,54A 1,52B 0,596

Profilo acidico (g/100g di acidi grassi)

Sulla stessa riga: A,B: P≤0.01 a,b : P≤0.05

Dallo studio condotto è emerso che il latte di alpaca proveniente dalle due aziende prese in considerazione presenta delle caratteristiche

significativamente diverse:

il contenuto di acidi grassi saturi (SFA) risulta essere significativamente maggiore nel latte dell’azienda 2 rispetto a qullo dell’azienda1, al contrario il contenuto di monoinsaturi (MUFA) e di polinsaturi (PUFA) risulta

maggiore nel latte dell’azienda 1.

In tabella (15) si osserva che il latte dell’azienda 1 presenta contenuti

significativamente superiori di alcuni acidi grassi considerati benefici per la salute umana ed in particolare di C18:1 trans11, di CLA cis 9 trans 1, di C18:2 trans 9, 12 e di C18:2 cis 9,12.

Come noto dalla letteratura il CLA (acido linoleico coniugato) deriva dalla parziale idrogenazione dei grassi che avviene nel rumine (Banni 2002), essendo l’alpaca uno pseudo-ruminante è possibile che tali reazioni biochimiche possano avvenire anche all’interno del C1 (stomaco principale) di questo animale.

Inoltre i risultati dello studio hanno determinato un maggior contenuto di acido vaccenico (C18:1 trans 11) nel latte dell’azienda 1(0.9 g/100g FA) rispetto al latte dell’azienda 2 (0.6 g/100g FA).

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Dagli studi riportati in letteratura si evince che la composizione acidica del latte dei ruminanti è fortemente influenzata dall’alimentazione (Sutton et Morant, 1989; Avila et al., 2000; Chilliard et al., 2001; Sampelayo et al., 2007), essendo l’alpaca uno pseudoruminante è possibile supporre che anche in questa specie animale questo possa essere possibile.

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11. CONCLUSIONI

Gli obiettivi che sono stati posti all’inizio del progetto sono stati

soddisfatti, è stata infatti determinata la composizione del latte di alpaca in termini di qualità, composizione minerale e profilo acidico.

Lo studio pur essendo preliminare permette di delineare, in maniera indiretta, quali potrebbero essere i fabbisogni del cria.

I risultati ottenuti dimostrano che il latte di alpaca ha caratteristiche

intermedie rispetto al latte delle specie zootecniche comuni: il contenuto in grassi infatti, è molto simile a quello del latte bovino, mentre il tenore proteico si avvicina maggiormente a quello del latte di pecora.

È da notare che il latte di alpaca ha un elevato contenuto di Fe, fino a 8 volte maggiore di quello presente nel latte dei ruminanti e che anche il contenuto di altri minerali, quali Ca e Zn, risulta essere elevato.

Infine lo studio ha messo in luce una tendenza del latte di alpaca ad un buon tenore in MUFA oltre che ad un minor contenuto in SFA rispetto al latte di altri ruminanti, quali bovino e capra, inoltre è stato riscontrato possedere un rapporto più elevato di n6/n3.

In conclusione è possibile affermare che nessuna delle specie di interesse zootecnico produce un latte simile a quello di alpaca e quindi si rende

necessaria, come sollecitato dagli allevatori, la formulazione di un adeguato surrogato del latte materno

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RINGRAZIAMENTI

Ringrazio la mia famiglia e Francesco per avermi sempre dato sostegno morale lungo tutto questo percorso universitario.

Ringrazio i miei fedeli compagni di studio Margherita e Michele che hanno reso migliori le lunghe sessioni di studio.

Un grazie sentito va alla prof.ssa Mina Martini che ha creduto nelle mie capacità, alla dott.ssa Federica Salari e alla dott.ssa Iolanda Altomonte per essere state sempre disponibili e sempre disposte a dare utili consigli.

Ringrazio inoltre la prof.ssa Roberta Moruzzo per aver preso visione dell’elaborato e Fabio per avermi guidato nella realizzazione delle analisi di laboratorio.

Un ringraziamento particolare va alla signora Antonella Gistri, alla figlia Carolina e al signor Renè Steiger, sempre gentili e disponibili, i quali hanno messo a disposizione i propri animali per poter condurre lo studio, è grazie anche a loro che è stato possibile realizzare questo lavoro.

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