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Progettare nuovi scenari per l’apprendimento

Nel documento The Classroom has Broken (pagine 138-142)

Leonardo Tosi

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Progettare nuovi scenari per l’apprendimento INTRODUZIONE

un nuovo modo di progettare una scuola. La cifra comune è la necessità di mettere a disposizione ambienti e strumenti in grado di accogliere, stimolare e rendere confortevole il percorso di crescita e scoperta che gli studenti iniziano a scuola.

In questa seconda parte del libro, mantenendo come sfondo questo approccio alla progettazione, vengono prese in analisi tre proposte di-verse. La prima si prefigge di tesaurizzare gli esiti della ricerca educa-tiva, di alcune soluzioni innovative adottate sul territorio in una logica

“bottom-up” e di indirizzi di progettazione proposti da alcuni governi nazionali per la costruzione di nuove scuole. È questo il presupposto del manifesto elaborato da Indire e descritto da Samuele Borri. Si tratta di una proposta di ambienti funzionalmente differenziati ma complemen-tari che rispondono a esigenze di comfort, socialità, accoglienza oltre che ad una didattica moderna e centrata sullo studente. Questa ultima in particolare richiede che l’organizzazione degli spazi e degli arredi sia pianificata in prima istanza in funzione dei bisogni degli studenti e del-le loro esigenze nello svolgimento deldel-le attività progettate per loro. Se l’ottica della progettazione degli ambienti è funzionale e prestazionale allora abbiamo bisogno di un ambiente in cui è possibile svolgere una se-rie di attività richieste dai percorsi didattici proposti: presentare, creare, discutere, elaborare, collaborare, esplorare. La proposta di Indire sugge-risce dunque di sostituire la struttura ad “aule e corridoi” con una serie di altri spazi e, in particolare, di superare l’idea di aula prevedendo una serie di spazi individuali e di gruppo (dal piccolo gruppo all’intera comu-nità scolastica) complementari e sinergici tra loro.

Il contributo di Otto Seydel approfondisce invece una serie di soluzioni concrete emerse dalla riflessione sugli spazi educativi in Germania. Se l’aula come la conosciamo non è più sufficiente per rispondere da sola alle esigenze di una didattica attiva come oggi la si può praticare, allora è necessario individuare organizzazioni spaziali in grado di ispirare e gui-dare la realizzazione dei nuovi ambienti. Ecco dunque tre concetti che hanno come scopo il superamento della singola aula: il cluster, l’aula plus e il paesaggio didattico. Con l’aula plus si propone un’estensione della classe convenzionale mediante spazio aggiuntivo e/o aule di gruppo collegate; mentre con il cluster si prefigura una combinazione di diver-se aule spazialmente contigue e accessibili composte da aree funzionali e unità socio-spaziali indipendenti; con il paesaggio didattico si ha una dissoluzione delle aule tradizionali a favore di grandi aree completamen-te o parzialmencompletamen-te apercompletamen-te. Tali soluzioni aprono una serie di incompletamen-teressanti possibilità didattiche e organizzative.

prima alla quinta della sezione “a”) o ancora cluster-dipartimenti in cui gli spazi sono accorpati sotto la stessa area tematica o disciplinare (ad esempio l’area umanistica, scientifica, espressiva). Anche il paesaggio didattico permette molteplici soluzioni organizzative. Esso può essere strutturato liberamente, ma può anche prevedere aree funzionali. In questo caso viene meno la coincidenza tra spazio e gruppo classe (aula tradizionale) oppure tra spazio e disciplina (aula-laboratorio disciplinare) e le aree sono utilizzate in base alla modalità di lavoro e alla dimensione del gruppo di lavoro (possiamo avere, ad esempio, l’area input, l’area per piccoli gruppi, l’area del silenzio).

Come si può ben vedere l’organizzazione degli spazi è strettamente legata ad un cambiamento organizzativo più generale e richiede anche un diverso modo di progettare l’attività didattica. Un tale processo di cambiamento deve necessariamente essere accompagnato. È questa l’idea che sta alla base della creazione di un Future Classroom Lab (FCL) descritto nel contributo di Jim Ayre. Il FCL realizzato a Bruxelles da European Schoolnet è un ambiente prototipale innovativo utilizzato dai docenti per attività di formazione su nuove metodologie didattiche da progettare e condurre in spazi educativi di nuova generazione e con il supporto di tecnologie per la didattica. «Oggi, nel FCL esistono sei zone di apprendimento iniziali e ciascuna di esse si concentra su un diverso approccio o aspetto dell’insegnamento o dell’apprendimento. Esse incoraggiano coloro che sperimentano il FCL a riflettere sullo spazio fisico, sulle risorse, sui ruoli di studenti e insegnanti che cambiano e su come favorire vari stili di apprendimento». Questi ambienti «forniscono spazi di apprendimento flessibili che possono essere facilmente riconfigurati in base alle necessità delle varie attività di apprendimento e che consentono di riposizionare facilmente i setting di lavoro di alunni e insegnanti» (si veda il contributo di Jim Ayre).

A fronte di nuovi modelli di scuola che prevedono ampie intersezioni tra pedagogia e architettura si apre davanti a noi un percorso di cambia-mento culturale ancor prima che normativo. In questo cammino un ruolo di particolare importanza è riservato ai processi di innovazione che de-vono essere adeguatamente introdotti, graduati e accompagnati e che saranno affrontati nella terza parte del libro.

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Riferimenti Bibliografia

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Altralinea Edizioni.

Borri, S. (a cura di), (2016). Spazi educativi e architetture scolastiche: linee e indirizzi internazionali. Firenze: Indire.

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Documents/school/principals/infrastructure/pedagogyspace.pdf

Marcarini, M. (2016). Pedarchitettura. Linee storiche ed esempi attuali in italia e in Europa. Roma:

Studium.

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Harvard: Harvard Education Press.

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Weyland, B. (2014). Fare scuola. Un corpo da reinventare. Milano: Guerini.

Weyland, B. (2015). Progettare scuole – Tra pedagogia e architettura. Milano: Guerini.

Nel documento The Classroom has Broken (pagine 138-142)