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1+4 Spazi educativi per la scuola del terzo millennio in Italia

Nel documento The Classroom has Broken (pagine 146-151)

Samuele Borri

4.1 CAMBIARE LA VISIONE: DAL CONTROLLO AL BISOGNO FORMATIVO

Nel corso del ventesimo secolo, la società industriale ha promosso una struttura di edificio scolastico che non è stata mai più messa in discussione nei suoi aspetti funzionali e simbolici. L’organizzazione dello spazio in tale struttura aveva l’obiettivo di creare relazioni gerarchiche basate su criteri di ordine, controllo, sorveglianza, disciplina e competizione (Markus, 1993). Dal punto di vista pedagogico e didattico, l’allestimento dell’aula è funzionale ad un modello “trasmissivo” in cui si enfatizza il fatto che la conoscenza posseduta dall’insegnante viene trasmessa e acquisita dal discente e dove è bene che le interazioni tra gli studenti siano abbastanza ridotte in modo da potersi concentrare esclusivamente su quanto proposto dal docente.

La stragrande maggioranza degli edifici scolastici attualmente in uso è progettata e costruita secondo questo modello, il cui risultato prevede una serie di aule indistinte tra loro (ognuna abitata da un gruppo-classe composto esclusivamente sulla base dell’età anagrafica) e da qualche aula dedicata ad attività speciali (ad es. i laboratori), collegate tra loro da corridoi di passaggio. Tutto questo per rispondere al modello di vita scolastica che prevede un ingresso a scuola, un percorso per raggiunge-re l’aula destinata al proprio gruppo-classe dalla quale non si esce fino al termine dell’orario scolastico, se non per la ricreazione, per il pasto o per fruire dei servizi igienici.

L’aumento della complessità della società in cui viviamo e cresciamo ha sicuramente contribuito a modificare i bisogni formativi dei bambini e degli adolescenti del nostro tempo rendendoli diversi da quelli che ave-vamo quando è nata la scuola “di massa” e quando sono stati costruiti la maggior parte degli edifici scolastici e delle aule in essi contenuti; ciò implica che quegli ambienti, costruiti con criteri dettati da quel modello di scuola, oggi non sono più sufficienti a garantire un ambiente di forma-zione efficace rispetto ai bisogni educativi del terzo millennio.

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La metafora dello spazio come “terzo insegnante”, coniata da Loris Mala-guzzi, rende bene il ruolo dell’ambiente nel sistema-scuola. Non si tratta solo di un ruolo funzionale – rendere possibili determinate attività – ma di rappresentare il modo in cui tali attività possono essere svolte, il sen-so che le funzioni da espletare hanno per i sen-soggetti coinvolti.

Sono sempre più frequenti le iniziative dei governi di vari Paesi volte a promuovere ambiziosi piani nazionali di ristrutturazione e costruzione di nuovi edifici scolastici e che si concretizzano spesso nell’elaborazione di linee guida e standard di riferimento per la progettazione dei nuovi edifi-ci. Non si tratta solamente di interventi di aggiornamento normativo, ma di processi di innovazione culturale, ripensamento del ruolo della scuola e modernizzazione degli ambienti di apprendimento. Da una visione ba-sata su spazi statici, astrattamente definiti in un approccio top-down in cui si replica la medesima struttura, si tende a passare ad una visione dinamica e funzionale dello spazio in cui spesso il territorio e la comunità locale sono coinvolti, anche formalmente, nelle diverse fasi di progetta-zione o quanto meno nella fase di definiprogetta-zione del quadro esigenziale.

4.2 VERSO UN NUOVO MODELLO DI AMBIENTE DI APPRENDIMENTO

Un modello metodologico trasmissivo richiede semplicemente uno spa-zio “fisso” strutturato con cattedre e banchi fissi, ma un quadro metodo-logico che contempla un mix di approcci e strategie didattiche centrate sullo studente richiede un diverso modo di rapportarsi all’ambiente. Le caratteristiche dell’ambiente non sono più rigidamente stabilite a priori ma determinate dal tipo di attività che si intende svolgervi. E poiché le attività sono diversificate anche l’ambiente deve prevedere zone di la-voro e strumenti diversi. Spazi aperti, aree interne, arredi flessibili, tec-nologie mobili sono solo alcuni esempi di un nuovo ambiente didattico che richiede un ripensamento complessivo. In tal senso l’aula didattica generalista perde la sua egemonia gerarchica e il quasi-monopolio del tempo scuola per lasciare spazio ad una serie di ambienti diversificati tra loro e, per quanto possibile, modulabili in base alle esigenze.

A testimoniare la convergenza internazionale su questo nuovo approccio ci sono, oltre a tante altre iniziative promosse in vari Paesi, i documenti pubblicati dall’OCSE (ad es. i lavori attorno al concetto di “Innovative Learning Environment”), dalla Commissione Europea (ad es. i lavori del Joint Research Centre, Institute for Prospective Technological Studies attorno al concetto di “Creative Classroom”), dal consorzio dei ministeri dell’istruzione europea, European Schoolnet (si veda il progetto iTEC e l’iniziativa del Future Classroom Lab), da un pool di stakeholder dell’Australasia (si veda

apprendimento per la scuola in cui il ripensamento degli spazi educativi, il ruolo delle tecnologie digitali e la connettività di rete contribuiscono a delineare una nuova visione.

A ciò si deve aggiungere che la prospettiva del life long learning proietta la scuola in una dimensione dove viene chiamata a fornire le basi affin-ché gli studenti imparino a imparare e possano continuare a farlo inin-terrottamente per tutto l’arco della vita; il tutto anche per essere pronti a svolgere attività o lavori che saranno richiesti e che oggi non esistono nemmeno. L’evidenza delle differenze negli stili di apprendimento degli studenti ha messo definitivamente in crisi il modello di istruzione che prevede stesse modalità e stessi tempi di apprendimento per tutta la classe. Il superamento degli ambiti disciplinari insegnati e vissuti come un compartimento stagno ha aperto la strada a nuove tipologie di per-corsi didattici basati su progetti e sulla risoluzione di problemi in conte-sti complessi. Tutto questo ha evidenziato la necessità di metodologie didattiche centrate sullo studente che possono essere attuate con ef-ficacia solo in ambienti progettati e realizzati per una didattica attiva ed esperienziale e per attività cooperative o collaborative.

All’interno di questo contesto si colloca il percorso di ricerca sulle Archi-tetture scolastiche di Indire21, articolato in periodi di analisi, di confronto e di approfondimento di studi di caso e che ha visto tra i suoi risultati la pubblicazione del manifesto 1+4 Spazi educativi per la scuola del terzo millennio22.

Il Manifesto individua cinque spazi di cui due sono specificamente dedi-cati alla didattica: lo “spazio di gruppo” e lo “spazio esplorazione”.

Lo “spazio di gruppo” è l’ambiente per la didattica quotidiana, il luogo dove gli studenti hanno a disposizione strumenti, contenuti e arredi per lo svolgimento delle varie attività e modalità di interazione con gli altri. È qui che si costruisce l’identità del gruppo classe ed è qui che si

realizza-21 Per il progetto di ricerca sulle Architetture scolastiche si veda: http://www.indire.it/pro-getto/architetture-scolastiche/

22 Si tratta del manifesto 1+4 Spazi educativi per la scuola del terzo millennio, presentato al convegno Räume für Bildung. Räume der Bildung organizzato dall’università di Kassel in Germania da Samuele Borri, Giuseppina Cannella, Giuseppe Moscato, Leonardo Tosi.

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no un insieme di percorsi e strategie didattiche proposte dal docente e centrate sullo studente.

L’allestimento di questo ambiente deve pertanto consentire varie atti-vità tra le quali:

• collaborare e lavorare in gruppi, con postazioni di lavoro solitamente disposte a isola, dotate di accesso alla rete e di strumenti di acquisi-zione ed elaboraacquisi-zione dati, dove è possibile confrontarsi, pianificare, elaborare e analizzare dati in maniera condivisa;

• progettare in gruppo e realizzare prodotti come video col supporto di strumenti autoriali e tecnologie digitali, con strumenti per sce-neggiare, elaborare, assemblare, montare contenuti multimediali in modalità partecipativa;

• svolgere prove individuali, con postazioni isolate in modo da favori-re la concentrazione del singolo e lo svolgimento di elaborati, test o altro tipo di verifiche;

• presentare lavori individuali o di gruppo, con strumenti per la visua-lizzazione condivisa o per la proiezione di contenuti multimediali e sedute disposte per una visione ottimale;

• discutere su problematiche condivise, con un setting che promuova la dimensione comunicativa, i momenti di interazione e scambio fa-vorendo la risoluzione di problemi e l’elaborazione di decisioni.

Questo spazio è rappresentato nel manifesto dal numero “1”, elemento che si somma in un’ottica di complementarietà agli altri 4 spazi previsti (“spazio esplorazione”, “agorà”, “spazio individuale”, “spazio informale”).

Lo “spazio esplorazione” è lo spazio della scoperta, luogo pensato per imparare facendo, dove gli studenti sviluppano competenze per risolvere problemi, osservano fenomeni con strumenti appositi, applicano strategie di intervento, analizzano e descrivono gli esiti delle loro sperimentazioni.

L’“agorà” è l’ambiente pensato per accogliere l’intera comunità scolasti-ca, rappresenta la piazza della scuola, l’area della grande assemblea, il luogo dove è possibile condividere temi che coinvolgono potenzialmen-te tutti gli studenti, il personale della scuola e le famiglie. È il simbolo della scuola come momento di condivisione e spazio reciproco.

Lo “spazio individuale” è l’ambiente dedicato alla concentrazione e allo studio individuale, dove ognuno può ritirarsi, leggere, riflettere, studia-re. Questo ambiente si apre a forme di apprendimento informale, dove

studenti possono utilizzare questi ambienti durante le pause di lezione e nel tempo libero per riflettere, leggere, ascoltare musica o semplice-mente rilassarsi. Sedute morbide, divani, angoli di raccolta, luoghi aperti all’incontro sostituiscono corridoi angusti e strette scale per trasforma-re le zone di passaggio in luoghi per vivetrasforma-re insieme.

Lo scopo del Manifesto è indirizzare, laddove possibile, le azioni politiche e le scelte degli amministratori degli enti locali, ispirare le progettazioni dei professionisti, sostenere gli sforzi profusi dalle scuole sul territorio nel comune intento di promuovere l’innovazione nella scuola attraverso la configurazione di un nuovo spazio educativo integrato e funzionale ad una didattica moderna, centrata sullo studente e in grado di garantire adeguati livelli di comfort e benessere della vita scolastica.

Riferimenti Bibliografia

Markus, T. A. (1993). Buildings and Power: Freedom and Control in the Origin of Modern Building Types. London: Routledge.

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1+4 Learning Spaces for a New

Nel documento The Classroom has Broken (pagine 146-151)